SAMONÀ, Giuseppe
(App. III, II, p. 656)
Architetto e urbanista italiano, morto a Roma il 30 ottobre 1983. Nel 1946-47 fu membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, dal 1960 al 1964 di commissioni del ministero dei Lavori Pubblici. Dal 1972 al 1976 fu Senatore della repubblica. Socio di accademie e associazioni italiane e internazionali (Royal Institute of British Architects, Congreso Internacional de Arquitectura Moderna, Accademia di belle arti di Venezia, Accademia di San Luca), ebbe numerosi premi e riconoscimenti (Grand Prix all'esposizione internazionale dell'urbanistica e dell'abitazione di Parigi, 1947; premio Olivetti per l'architettura e l'urbanistica, 1958; Diploma di prima classe ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte, 1959; premi In. Arch. per la ricerca scientifica e tecnica, per la centrale di Termini Imerese, 1964, e per il progetto della nuova sacca del Tronchetto a Venezia, 1964). Nel 1938 fu chiamato alla cattedra di Elementi di architettura dell'Istituto universitario di architettura di Venezia, che diresse poi dal 1945 al 1971.
L'assunzione della direzione dell'Istituto di Venezia è atto rilevante nella vicenda intellettuale di Samonà. Alla formazione di quella che sarà la sua ''scuola'', chiama alcune tra le personalità più stimolanti dell'ambiente culturale dell'architettura del dopoguerra − tra gli altri: F. Albini, G. Astengo, G. De Carlo, L. Belgioioso, I. Gardella, S. Muratori, L. Piccinato, C. Scarpa, B. Zevi − e altre ne formerà tra le nuove generazioni nell'arco del quarto di secolo del suo mandato. È nella ''scuola'' che S. dilatò e articolò la riflessione teorica che lo propose come ''produttore di contesti culturali'' di profonda incidenza nelle vicende dell'architettura. Un percorso che si dipana a partire dalla questione epocale del rapporto ''cultura-società'' per riproporsi con diversi gradi di specificità: nel conflitto permanente tra ''tradizione'' e ''innovazione''; nell'attenzione per le poetiche dell'''architettura spontanea''; nella critica delle metodologie razionaliste − incapaci di cogliere l'individualità storica e ambientale dei contesti insediativi − e nel rifiuto dello zoning che ne costituisce la ''normale'' estensione urbanistica; nell'analisi delle interazioni tra fenomeni urbani e tra questi e lo svolgersi della vita quotidiana; nell'insistente interrogarsi sull'irrisolto rapporto ''architettura-urbanistica''. Una problematica che si condensa, infine, nella questione del ruolo che ''morfologia'' e ''tipologia'' svolgono nella determinazione degli assetti e della forma urbana, tema che verrà assunto in forma emblematica nelle ricerche della ''scuola di Venezia'' − anche oltre la lunga stagione della direzione di S. −, dando luogo alla costituzione di un corpus disciplinare che rappresenta uno dei contributi più rilevanti della cultura architettonica italiana. Alcuni di questi temi sono già rintracciabili nei primi scritti, altri vengono precisandosi nelle relazioni svolte in numerosi convegni nazionali e internazionali, altri ancora prendono forma nei saggi pubblicati, tra i quali richiamiamo: Tradizionalismo e internazionalismo architettonico, in Rassegna di Architettura, 12 (1929); Architettura spontanea: documenti di edilizia fuori della storia, in Urbanistica, 14 (1954); Problemi urbanistici ai margini del Convegno di Lucca, ibid., 23 (1958); Introduzione, in AA.VV., Teoria della progettazione architettonica (1968); Una valutazione del futuro della città come problema del suo rapporto con l'architettura, in Il Mulino, 218 (1971); L'unità architettura-urbanistica. Scritti e progetti 1929-1973 (1975); La cultura della città, in AA.VV., La trasformazione urbana (1987).
Meno facile è rintracciare in S. una corrispondenza diretta tra elaborazione teorica e prassi professionale. Ai suoi piani S. attribuisce più il valore di ''esperienze'' che quello di ''modelli esemplari'', tant'è che ne trascura la pubblicazione. Degli oltre trenta piani e dei numerosi studi elaborati, si richiamano: il concorso per il Piano regolatore generale di Messina, 1° premio (1960); i Piani regolatori di Villa S. Giovanni (1963-77), Scilla (1964), Cefalù (1965-67), Meda (1965-68), Palmi (1966); il Piano provinciale di Trento (1962); il Piano territoriale dell'area industriale Milazzo-Messina (1964); il Piano comprensoriale del Vajont (1965-71); il Piano territoriale del Veneto (1967-68); il concorso per il Piano particolareggiato del Tronchetto a Venezia (1964); il concorso per un collegamento stabile tra Sicilia e continente, 1° premio (1969); il Piano per il centro storico di Montepulciano (1975-78); il Piano-programma per il centro storico di Palermo (1983). Per quanto attiene a progetti e opere di ambito architettonico posteriori al 1958, si richiamano: gli uffici ENEL a Palermo (1959-63); la centrale termoelettrica TIFEO ad Augusta (1960-64), la sede della Banca d'Italia a Padova (1968-71); il Centro civico di Gibellina (1970-80); il Teatro popolare di Sciacca (1974-78), il Municipio di Codoneghe, Padova (1981-88); inoltre i concorsi per la Biblioteca nazionale a Roma (1959), per il Centro direzionale di Torino (1962), per la Camera dei Deputati a Roma (1967), per l'Università di Cagliari (1972), per il Centro direzionale di Firenze (1976), per la Tête Défense a Parigi (1982). Vedi tav. f.t.
Bibl.: Giuseppe Samonà: la casa popolare degli anni '30, a cura di M. Manieri Elia, Padova 1972; AA.VV., Giuseppe Samonà 1923-1975. Cinquant'anni di architetture, Roma 1975 (19802); F. Tentori, Giuseppe Samonà e i suoi maestri, in Bollettino dell'Istituto Gramsci siciliano, 2 (1984); A. Belluzzi, Giuseppe Samonà, in A. Belluzzi, C. Conforti, Architettura italiana 1944-1984, Bari 1985; M. Montuori, Studi in onore di Giuseppe Samonà, Milano 1988; C. Balistreri, A. Mambriani, Dialogo. Due progetti inediti di Giuseppe Samonà, Venezia 1990; F. Infussi, Giuseppe Samonà. Una cultura per conciliare tradizione e innovazione, in Urbanisti italiani, a cura di P. Di Biaggi, P. Gabellini, Bari 1992.