SAMMARTINO, Giuseppe
Scultore, nato a Napoli nel 1720, ivi morto il 12 dicembre 1793. Si hanno scarsissimi dati sulla sua vita, né la sua opera è stata sinora sufficientemente studiata. Le fonti gli dànno a maestro Felice Bottiglieri, mediocre scultore; comunque, quando a Napoli compaiono i nuovi orientamenti della scultura settecentesca italiana con i decoratori della cappella Di Sangro (il Corradini veneziano, e il genovese Queirolo), egli sa parteciparne più vitalmente d'ogni altro traendo dallo stesso virtuosismo incentivo alla sua sensibilità pittorica nella bella figura del Cristo velato (dopo il 1752; bozzetto al Museo di S. Martino). Per essa dà vita ai nuovi canoni di grazia nelle quattro statue e nei putti in due cappelle della Certosa di S. Martino (1757), nelle grandi figure allegoriche in stucco presso i pilastri della crociera dell'Annunziata (intorno al 1780-81), nel monumento al principe di San Nicandro (morto nel 1782) in S. Maria della Stella, nelle figure dei Ss. Pietro e Paolo (iniziate dal Fanzaga) e di Mosè ed Aronne (1792) sulla facciata della chiesa dei girolomini, nei due begli angeli reggicandelabro (1788) all'interno della stessa chiesa. Più d'ogni altro scultore del suo tempo contribuisce a liberare la scultura napoletana da un angusto regionalismo e farne originale episodio di quella italiana ed europea, senza ricusarne, se pure originalmente affinandole, le spontanee qualità: il vivace gusto del chiaroscuro e della policromia, l'acuta osservazione naturalistica che impronta nei bei ritratti, quelli, ad es., sui monumenti ad A. SS. Mazzocchi (morto nel 1771) in S. Restituta, dell'arcivescovo Sersale (morto nel 1775) nel duomo, di Carlo e Baldassarre Cito sulle loro tombe in S. Chiara (intorno al 1792) dov'è anche il sepolcro del primogenito di Carlo III (morto nel 1777) su pesante disegno dell'architetto militare Attigiati; ricchezza di carattere e di fantasia che segnala le figure in legno policromato da lui scolpite per i Presepi (Monaco, Museo Nazionale; Napoli, Certosa di S. Martino e collez. Gatti Farina e Catello).
Tra le molte opere riferitegli dalle fonti, ricordiamo ancora gli stucchi nell'androne del palazzo Sansevero, alcune statue in alto del prospetto di Piazza Dante (1757), un busto nella cappella Caracciolo di Vico a S. Giovanni a Carbonara, la tomba di Vincenzo Ippolito ai Ss. Apostoli, alcune figure di stucco in S. Giovanni Battista delle Monache (anteriori al 1788), i ritratti di Lorenzo e Francesco Saverio Paternò in S. Teresa agli Studî, un altare in S. Maria delle Grazie a Caponapoli, busti nei musei Filangieri e di S. Martino dove sono anche alcuni suoi bozzetti in terracotta, e una statua in argento di S. Vito nella sua chiesa (Forio-Ischia), fusa dai fratelli del Giudice (1787).
G. Sigismondo, Descrizione della città di Napoli, ecc., Napoli 1788-1789, passim; C. Celano, Notizie del bello dell'antico, ecc., (1692), 4ª ed., ivi 1792, passim; L. Napoli-Signorelli, Vicende della coltura nelle Due Sicilie, ivi 1810-1811, VI, pp. 257 segg., 302 segg.; P. Zani, Enciclopedia metodica, ecc., Parma 1819-22, I, pp. 24-25; L. Cicognara, Storia della scultura, Prato 1823-24, p. 203; G. B. D'Addosio, Origine e progressi .... dell'Annunciata, Napoli 1883, p. 475; G. Filangieri, Documenti per la storia, le arti nelle prov. napoletane, ivi 1883-1891, VI, pp. 414-15; L. Correra, Il presepe a Napoli, in L'Arte, II (1899), p. 340 segg.; A. E. Brinkmann, Baockskulptur, Berlino-Neubabelsberg s. a. (1919), p. 380 segg.; G. Morazzoni, Il presepe napoletano, in Dedalo, II (1921), p. 380 segg. (recens. di A. De Rinaldis, in Napoli nobilissima, n. s., III [1923], p. 30); R. Berliner, Denkmäler der Krippenkunst, Augusta s. a.; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIX, Lipsia 1935 (con bibl.).