SACRIPANTI, Giuseppe
SACRIPANTI, Giuseppe. – Nacque a Narni il 19 marzo 1642 da Giacinto e da Vittoria Basili. Apparteneva a una famiglia di origini modeste, che nel corso del Seicento aveva avviato una promettente ascesa sociale. Il nonno, Anselmo, era un sarto e commerciante, mentre il padre, Giacinto, oltre a condurre attività commerciali, assunse alcune cariche amministrative e giudiziarie di rilievo locale.
Fu avviato agli studi giuridici insieme al fratello Filippo (1653-1714), che sarebbe diventato un affermato avvocato romano. Un altro fratello, Giacinto, entrò nell’Ordine dei carmelitani scalzi, arrivando a diventarne procuratore generale, mentre Gregorio rimase a Narni a curare gli interessi familiari e diverse sorelle presero i voti in comunità religiose locali.
Laureatosi in legge a Roma nel 1663, divenne aiutante di studio dell’uditore di Rota Girolamo Priuli, di cui, in seguito, avrebbe curato la pubblicazione delle Decisiones (Decisiones Sacrae Rotae Romanae coram bo. me. r.p.d. Hieronymo Priolo nobili Veneto… indice locupletissimo ornatae a Iosepho Sacripante Narniense, Romae 1681). Nel 1674 divenne avvocato concistoriale, ufficio che mantenne fino al 1687, quando fu nominato sottodatario, responsabile cioè delle concessioni beneficiali e di grazia riconosciute dal pontefice. Nello stesso 1687 prese gli ordini religiosi e anche un canonicato di S. Giovanni in Laterano. Nel 1689 Alessandro VIII lo confermò nella carica e lo nominò segretario della congregazione di Avignone e della congregazione Lauretana, organi curiali che amministravano due circoscrizioni amministrative minori dello Stato della Chiesa.
L’elezione, nel luglio 1691, di Innocenzo XII portò Sacripanti ad assumere una posizione di spicco nel governo pontificio. Il nuovo pontefice apprezzò la cultura giuridica del prelato, gli conferì l’interim della Segreteria dei memoriali e se ne valse nella stesura dei principali atti del suo pontificato. Secondo la nota Relazione del conte Orazio Pannocchieschi D’Elci, Sacripanti «compose tutte quelle gran bolle, che fece nei primi anni del suo pontificato, benché in realtà le distese molto ordinarie, et in puri termini legali» (Seidler, Il teatro del mondo, 1996, p. 450). A dire il vero, sembra che Sacripanti abbia svolto un ruolo incisivo in diversi delicati snodi, tra i quali l’elaborazione della bolla Romanum decet pontificem del 1692, con la quale fu abolito il nepotismo. In questa occasione Sacripanti fu tra l’altro incaricato di vincere le opposizioni di due ex cardinali nipoti, Pietro Ottoboni e Paluzzo Alteri.
Divenuto sacerdote nel 1694, Sacripanti fu nominato cardinale il 12 dicembre 1695. La nomina premiava la sua lunga carriera curiale e suscitò qualche critica, che troviamo riflessa in alcune pasquinate dell’epoca, che lamentavano che la penuria di prelati meritevoli avesse portato a concedere la berretta cardinalizia a «giuppon da Narni» (Ademollo, 1888).
Oltre ad aver realizzato una brillante carriera, poté godere di una crescente disponibilità di risorse finanziarie, che gli consentì uno stile di vita raffinato. Nel 1696 prese in affitto dalla famiglia Buti un palazzo nella zona della colonna di Traiano, dove rimase fino al 1706, quando acquistò il prestigioso palazzo Ruiz, nel rione Ponte. Anche il fratellastro laico, Filippo, compì una parallela ascesa sociale, sposando Vincenza Vituzi, erede di un’importante famiglia di Narni e affermandosi come uno dei principali avvocati romani.
Sacripanti fece parte delle congregazioni straordinarie promosse da Innocenzo XII per avviare una complessiva riforma del sistema giudiziario, e rimase anche nel ristretto gruppo dei diretti collaboratori dell’anziano pontefice. Nel dicembre 1699 fu nominato cardinale datario, carica che mantenne anche dopo che, nel 1700, fu eletto pontefice Clemente XI, al termine di un conclave nel corso del quale Sacripanti si era unito all’ampia maggioranza di cardinali 'zelanti' e 'innocenziani'.
Anche corso del pontificato clementino mantenne uno stretto rapporto con il papa, divenendo, insieme all’uditore Pietro Marcellino Corradini, uno dei suoi più ascoltati consiglieri in materie giuridiche e beneficiali. Nel dicembre 1704 Clemente XI gli conferì la prefettura della congregazione di Propaganda Fide, scelta che provocò un contrasto con il cardinal Francesco Barberini, che aspirava alla medesima carica.
Grazie alla sua solida posizione in Curia, Sacripanti assunse anche un ruolo di protettore della città di Narni. Proprio su sua richiesta, nel 1708 Clemente XI assoggettò al governo di Narni una serie di centri minori dell’Umbria.
Soprattutto nei primi due decenni del Settecento, Sacripanti praticò un cospicuo mecenatismo artistico, espressivo della importante posizione raggiunta dalla sua famiglia. Tra il 1709 e il 1712 fece realizzare nella chiesa di S. Ignazio la fastosa cappella di S. Giuseppe, abbellita da affreschi di Giuseppe Trevisani, Giuseppe Chiari e Luigi Garzi, che costituisce l’espressione più importante del mecenatismo del cardinale. Nel 1714-15 fece realizzare nella cattedrale di S. Giovenale di Narni una cappella dedicata alla beata Lucia da Narni, il cui culto era stato riconosciuto ufficialmente dal papa Clemente XI nel 1710.
La cappella, realizzata da Nicola Michetti e arricchita da un dipinto di Francesco Trevisani, riprendeva moduli tipici del gusto tardo barocco romano. Nel complesso, si trattava di un episodio di mecenatismo importante, che si unì ad altri minori interventi, destinati a valorizzare nella città d’origine la posizione assunta da Sacripanti e dalla sua famiglia. Tra questi si ricordano in particolare alcuni lavori compiuti nel monastero di S. Bernardo, di cui era badessa la sorella del cardinale, Caterina Giacinta, e la fondazione di una scuola di avviamento artigianale, l’ospizio di Gesù e Maria, e di una scuola femminile, affidata alle maestre pie Venerini. Al 1722 risale invece il completamento di un oratorio in un’area prospiciente la chiesa di S. Maria in Traspontina, che fu arricchito da dipinti di Giovanni e Sebastiano Conca. L’architetto preferito di Sacripanti fu il già citato Michetti, un allievo di Carlo Fontana che fu a servizio del cardinale almeno dal 1710. Oltre a impiegarlo direttamente, lo raccomandò per diverse committenze pubbliche, come l’ospizio del S. Michele, a Roma. Nel complesso il gusto artistico di Sacripanti sembra orientato verso realizzazioni particolarmente ricche e opulente, con una marcata funzione celebrativa e ornamentale, fortemente allineate al gusto ufficiale corrente.
Non risulta che Sacripanti sia stato particolarmente attivo in ambito culturale. Emerge tuttavia un suo rapporto abbastanza stretto con un grande animatore culturale come il cardinale Pietro Ottoboni e una vicinanza ad ambienti letterari e artistici dell’Arcadia.
Nel conclave del 1721 la sua candidatura, pur non essendo particolarmente forte, fu avanzata, ma il governo asburgico vi si contrappose. Identica contrarietà a una sua possibile elezione fu posta anche nel successivo conclave del 1724.
Durante il pontificato di Benedetto XIII, ormai anziano, rimase sostanzialmente ai margini del governo, pur mantenendo la prefettura della congregazione di Propaganda Fide. Continuò invece a dedicarsi all’affermazione della propria famiglia, ormai entrata nei ranghi del patriziato romano, e istituì, con il proprio patrimonio, una primogenitura e una prelatura.
Morì a Roma il 4 gennaio 1727.
Fonti e Bibl.: F. Valesio, Diario di Roma, I-IV, a cura di G. Scano, Roma 1977-78, ad ind; S.M. Seidler, Il teatro del mondo. Diplomatische und journalistische Relationen vom römischen Hof aus dem 17. Jahrhundert, Frankfurt am Main 1996, pp. 450-452.
G. Eroli, Miscellanea storica narnese, Narni 1858, pp. 486-499; A. Ademollo, I teatri di Roma nel secolo decimosettimo, Roma 1888, p. 203; L. von Pastor, Storia dei papi, XIV, 2, Roma 1932, ad ind., XV, 1933, ad ind.; F. Di Federico, Trevisani’s pictures at Narni and the state of roman painting in 1715, in Storia dell’arte, 1972, n. 15-16, pp. 307-313; Sacrae Congregationis de Propaganda Fide memoria rerum. 350 anni al servizio delle missioni, 1622-1972, a cura di J. Metzler, II, 1700-1815, Rom-Freiburg-Wien 1973, ad ind.; J. Pinto, An early design by Nicola Michetti: the Sacripante chapel in the Roman church of S. Ignazio, in Journal of the society of architectural historians, XXXVIII (1979), pp. 375-381; G. Tancioni, Oratorio di Santa Maria in Traspontina: la commissione del cardinal S. e l’attività di Michetti, Garzi e Giovanni Conca, in Carlo Marchionni: architettura, decorazione e scenografia contemporanea, a cura di E. Debenedetti, Roma 1988, pp. 155-157; C.C. Kelly, Carlo Rainaldi, Nicola Michetti and the patronage of cardinal G. S., in Journal of the society of architectural historians, L (1991), pp. 57-67; Riforme, religione e politica durante il pontificato di Innocenzo XII (1691-1700). Atti del Convegno di studio… 1991, a cura di B. Pellegrino, Lecce 1994, ad ind.; C. Weber, Die päpstlichen Referendare, 1566-1809. Chronologie und Prosopographie, Stuttgart 2003, p. 870; R. Barbiellini Amidei, La cappella Sacripante. L'Arcadia religiosa in Sant'Ignazio, in Studi sul Barocco romano: scritti in onore di Maurizio Fagiolo dell'Arco, Milano 2004, pp. 373-380; F. Luisi, Nuovi accertamenti sui quadri e sui violini di Corelli. Storie di collezionismo al tempo di Clemente XI, in Recercare, XXI (2009), pp. 177-227; Id., I Sacripante. Storia di una famiglia e memorie di Narni da documenti inediti dei secoli XVII-XVIII, Amelia-Narni 2012; Id., Luigi Garzi e i Conca nell’oratorio della Traspontina a Roma. Note sulla committenza e sull’attribuzione delle opere, in Le due muse. Scritti d’arte, collezionismo e letteratura in onore di Ranieri Varese, a cura di F. Cappelletti et al., Ancona 2012, pp. 298-308.