VOLPI, Giuseppe Rocco.
– Nacque a Padova il 16 agosto 1692 dallo speziale Giovanni Domenico e da Cristina Zeno, quintogenito di otto fratelli tra cui l’accademico della Crusca Giovanni Antonio (v. la voce in questo Dizionario) e il sacerdote Gaetano (1689-1761), editori fondatori della tipografia cosiddetta Volpi-Cominiana (dal nome del coeditore Giuseppe Comino), e il professore di anatomia Giambattista (1687-1757).
Avviato al sacerdozio, fu educato da bambino in un collegio di sacerdoti secolari e da adolescente alla scuola dei gesuiti, dove maturò la vocazione a entrare nella Compagnia. Poiché nella Provincia veneta non vi erano posti liberi, compiuti i quindici anni fu mandato per il noviziato a Roma. Entrato nella Compagnia il 12 maggio 1708 studiò e insegnò a Frascati, Siena, Livorno e Roma. Nel 1720 ricevette l’ordinazione sacerdotale ed emise la professione solenne il 15 agosto 1725.
Avrebbe voluto fare il missionario nelle Indie o il predicatore, ma per la sua attitudine agli studi e la conoscenza delle lingue classiche nel 1722 fu destinato al Collegio greco di S. Atanasio come prefetto degli studi, funzione che esercitò per ventiquattro anni. L’incarico, svolto in un luogo allora decentrato e non affollato, gli permise di dedicarsi anche a un’intensa attività pubblicistica e di assumere vari incarichi nella Compagnia (fu confessore, direttore spirituale e predicatore degli esercizi ignaziani a nobili e prelati di rango, teologo del cardinale Francesco Barberini jr) e in Curia (revisore di libri, consultore dell’Indice, esaminatore di vescovi sotto il pontificato di Clemente XII). Fu anche accademico arcade e delle antichità etrusco-romane.
L’arrivo dei gesuiti alla direzione del Collegio greco, nel 1591, aveva segnato l’avvio di una fase di progressiva latinizzazione dell’istituto, nato nel 1577 per la formazione di alunni provenienti dalle zone dove si praticava il rito greco-bizantino con l’ambizioso scopo di facilitare la riunificazione dei cristiani orientali con i cattolici, contenendo la pressione turca e l’avanzata del protestantesimo. Questo obiettivo si scontrò soprattutto con le difficoltà di far arrivare gli studenti dai territori controllati dagli ottomani e doverli rimandare poi nei luoghi di provenienza, di tradizione ortodossa. Gli alunni di estrazione ortodossa, infatti, a Roma venivano educati al cattolicesimo di rito greco-bizantino, ma una volta in patria sarebbero stati costretti a farsi ordinare tenendo nascosta la loro adesione al cattolicesimo oppure a rivelarla non venendo accettati dai fedeli e ritrovandosi costretti a cercare una sistemazione in Occidente, cosa che di fatto li obbligava a passare al rito latino tradendo il giuramento prestato in Collegio di mantenere sempre quello greco-bizantino.
Volpi, eccettuati alcuni brevi viaggi nel Lazio per le sue ricerche di archeologia e l’annuale villeggiatura a Tivoli, restò sempre a Roma, visitando i familiari in Veneto solo tre volte nel corso della sua vita.
Morì il 27 settembre 1746 a causa di febbri contratte assistendo l’amico marchese Gregorio Alessandro Capponi. È sepolto nella chiesa di S. Atanasio.
Fu letterato, poeta e scrittore prolifico di archeologia, agiografia e storia ecclesiastica (il catalogo in Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, VIII, a cura di C. Sommervogel, 1898, con la bibliografia precedente). La sua opera maggiore furono i volumi III-X (quest’ultimo in due tomi) del Vetus Latium profanum et sacrum, pubblicati tra il 1726 e il 1745 a Padova, nella stamperia di famiglia (III-VII), e a Roma (VIII-X), un’accurata rassegna storico-archeologica delle località e delle antiche popolazioni laziali. L’opera era stata iniziata dal cardinale Pietro Marcellino Corradini che dopo aver pubblicato i primi due volumi nel 1704 e nel 1705 e raccolto molto materiale per i successivi, gravato dai suoi numerosi incarichi chiese al generale dei gesuiti, Michelangelo Tamburini, di individuare un continuatore. Quest’ultimo segnalò Volpi. Metodico e diligente, egli portò a termine l’opera, apprezzata anche per la bellezza dell’edizione, tipica dei volumi della Volpi-Cominiana, curandone pure le illustrazioni anche se non sempre in maniera fedele alla realtà. Sebbene gli studi successivi abbiano fatto emergere errori e imprecisioni del testo, dovuti a carenze di metodo e alla disomogeneità dei materiali, nell’insieme il Vetus Latium resta un’importante pubblicazione enciclopedica ancora citata dagli archeologi.
Tra le altre sue opere di archeologia si segnala l’edizione della Tabula Antiatina (Romae 1726), mentre fra le numerose vite di santi, composte in italiano per un pubblico più vasto, quelle di s. Margherita di Cortona (Roma 1728), s. Sinforosa con i martiri della città di Tivoli (Roma 1730), s. Magno patrono di Anagni (Roma 1732, ed. anast. Roma 2002). Curò anche, sempre nella tipografia di famiglia, la riedizione della biografia di s. Ignazio di Pietro Maffei (De vita et moribus Divi Ignatii Loyolae [...] auctore Petro Maffeio, Patavii 1727). Della vasta corrispondenza con i dotti del suo tempo, tra cui Ludovico Antonio Muratori, il cardinale Angelo Maria Querini fece raccogliere le Epistole Tiburtinae (Brixiae 1743). Su richiesta di Querini preparò anche una rassegna dei vescovi e cardinali veneti, le Thiara et ourpura veneta, che uscì postuma (Romae 1750). Molti anche i manoscritti che non riuscì a pubblicare, tra i quali uno studio sull’antichità dei riti latini della Chiesa cattolica confrontati con i greci, la traduzione di una relazione francese sullo stato della Chiesa ortodossa nell’Impero ottomano, una Collegii Graecorum [...] historia (terminata nel 1728 e custodita nell’Archivio del Collegio romano) e una della famiglia romana dei Crescenzi. Secondo Antonio Calogerà, scrisse anche uno studio di geometria sul sollevamento dei pesi. È provato che le sue convinzioni religiose influenzarono il fratello Gaetano nelle scelte editoriali della tipografia, di cui fu il divulgatore a Roma, senza però riuscire mai a farle raggiungere il successo commerciale sperato.
Fonti e Bibl.: Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, a cura di C. Sommervogel, VIII, Bruxelles-Paris 1898, coll. 896-902; XII, Supplement, a cura di E.M. Rivière, Louvain 1960, coll. 862-866; V. Venditti, Pietro Marcellino Corradini archeologo laziale nel Settecento, in Lazio ieri e oggi, XVI (1980), 6, pp. 138 s.; Edizione nazionale del carteggio di Ludovico Antonio Muratori, a cura di M.L. Nichetti Spanio, XLV, Firenze 1982, pp. 366 s.; Z.N. Tsirpanlis, Gli alunni del Collegio greco di Roma (1576-1700), dati statistici e constatazioni generali, in Il Collegio greco di Roma. Ricerche sugli alunni, la direzione, l’attività, a cura di A. Fyrigos, Roma 1983, p. 12; M. Callegari, “Tipografi-umanisti” a Padova nel ’700: i fratelli Volpi e la stamperia cominiana, in Archivio veneto, CXXVI (1995), pp. 32, 41, 43; Id., Dal torchio del tipografo al banco del libraio. Stampatori, editori e librai a Padova dal XV al XVIII secolo, Padova 2002, pp. 119, 131, 139 s.; S. Ferrante - N. Cesaroni, Il Settecento, in Tra memoria dell’antico e identità culturale, tempi e protagonisti della scoperta dei Monti Lepini, a cura di M. Cancellieri et al., Roma 2012, pp. 157, 160-165 e passim; A. Pasqualini, Latium vetus et adiectum. Ricerche di storia, religione e antiquaria, Tivoli 2013, pp. 214-216, 227, 347; C. Santus, Tra la Chiesa di Sant’Atanasio e il Sant’Uffizio: note sulla presenza greca a Roma in età moderna, in Chiese e nationes a Roma: dalla Scandinavia ai Balcani, sec. XV-XVIII, a cura di A. Molnár et al., Roma 2017, p. 203.