RIGUTINI, Giuseppe
RIGUTINI, Giuseppe. – Nacque il 31 agosto 1829 a Lucignano di Val di Chiana, in provincia di Arezzo, da Lorenzo, fabbro, e da Assunta Marsili, primogenito di sette figli.
Dal 1843 frequentò il Seminario di Arezzo, che lasciò nel 1849 anche a causa delle sue idee liberali. Iniziati gli studi di legge presso l’Università di Siena, li abbandonò nel 1850 quando entrò come convittore alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Laureatosi in lettere e filosofia, dal 1853 fu maestro di retorica nel Collegio Forteguerri di Pistoia. Nel 1855 sposò Laura Rebecca Meozzi, dalla quale ebbe quattro figli: Silvio (1856), Elvira (1858), Elisa (1859) e Ugo (1861). Nel 1860 fu trasferito al liceo di Arezzo come professore di greco e, dall’anno successivo, al liceo Dante di Firenze. Nel 1861 fondò, con Silvio Pacini, il quotidiano La Gazzetta del popolo e collaborò attivamente con numerosi altri periodici.
Il primo lavoro lessicografico di Rigutini, apparso nel 1864 nel periodico fiorentino La Gioventù e poi in volume, è legato all’uscita, nel 1863, del Vocabolario dell’uso toscano di Pietro Fanfani: le Giunte ed osservazioni al vocabolario dell’uso toscano muovono da una critica di fondo all’impostazione dell’opera di Fanfani, che aveva mescolato le voci dell’uso vivo – le sole che avrebbero dovuto figurarvi, secondo Rigutini – a quelle della tradizione letteraria o a quelle uscite dall’uso; ma il contributo di maggiore interesse è costituito dal notevole arricchimento del repertorio di Fanfani attraverso un’ampia messe di dati di prima mano: vi figura, per esempio, la prima attestazione italiana della voce cacciucco (cfr. Cortelazzo-Zolli, 1999, s.v.).
Nel 1866 Rigutini fu nominato membro residente dell’Accademia della Crusca, nella quale per trentuno anni ricoprì la carica di accademico bibliotecario, senza peraltro abbandonare l’attività di insegnamento fino al 1875. Prese parte ai lavori per la quinta edizione del Vocabolario, il cui primo volume era uscito nel 1863 e che, nel corso dei quarant’anni successivi, procedette, con la sua collaborazione, fino all’inizio della lettera M: possono essere ascritti al contributo di Rigutini il maggior peso riservato al toscano dell’uso vivo e l’inclusione delle opere manzoniane tra le fonti del vocabolario.
A partire dal 1871 lavorò insieme a Fanfani, il cui apporto fu però marginale, alla compilazione del Vocabolario italiano della lingua parlata (Firenze 1875).
L’opera, che fin dal titolo esibisce un’adesione al programma manzoniano nel riferimento all’uso parlato, si ispira nei criteri e nell’impostazione al Nòvo vocabolario della lingua parlata di Giorgini e Broglio, che aveva avviato la pubblicazione nel 1870: le due opere condividono l’eliminazione degli esempi d’autore, l’abbondante fraseologia e soprattutto il riferimento alla lingua parlata, sebbene Rigutini non guardi, come il Giorgini-Broglio, al solo fiorentino, ma più in generale al toscano, sull’esempio del Vocabolario dell’uso toscano di Fanfani. Le divergenze più rilevanti tra il Rigutini-Fanfani e il Giorgini-Broglio «si riducono a due, una in superficie: l’introduzione delle etimologie; l’altra in profondità: l’intento prescrittivo» (Serianni, 2013, p. 75). Sono infatti numerosi i neologismi dei quali è sconsigliato l’uso: le parole censurate sono in gran parte francesismi (esternare, felicitazione, inqualificabile, massacrare, pepiniera ‘vivaio’, rimarchevole) o voci del linguaggio burocratico (prendere visione); non mancano però notevoli aperture ad alcuni francesismi entrati nell’uso toscano, come canapè, cupè, estradizione o parterre. Diverso è anche l’atteggiamento nei confronti delle forme popolari: Rigutini non accoglie le forme monottongate novo, bono, omo e dichiara di aver «scartato tutti i riboboli e le fiorentinerie» (Prefazione, p. IX), non includendo perciò voci registrate dal Giorgini-Broglio, come arcova per alcova, mana per mano, gna per bisogna. Inoltre, il riferimento all’uso parlato «non implicava, per il Rigutini, il rifiuto della lingua degli scrittori» (Vitale, 1967, p. 448): per esempio, a proposito di collegato si dice che è «dai buoni scrittori usato in forza di sost. per quel che oggi dicesi Alleato».
Il Vocabolario ebbe un’immediata fortuna commerciale, che portò già nel 1876 alla pubblicazione da parte dell’editore Barbera di una seconda edizione e di un’Appendice a nome del solo Rigutini, alla quale fu premesso il discorso Si dice o non si dice?, pronunciato l’anno precedente al Circolo filologico fiorentino. Inoltre, ancor prima della pubblicazione del vocabolario, nel 1874, era stata stampata un’edizione scolastica, il Vocabolario della lingua italiana, che ebbe notevole successo.
Anche negli anni successivi Rigutini si dedicò a opere di divulgazione destinate alla scuola, come gli Elementi di rettorica (Firenze 1878, poi 1882), grammatica che riserva particolare attenzione agli aspetti sintattici e propone numerosi esercizi pratici di addestramento alla scrittura. Risale allo stesso anno la prefazione alla seconda edizione del Giannettino di Carlo Collodi, di cui Rigutini fu fraterno amico (dopo la morte dello scrittore, curò i due volumi di prose sparse Note gaie e Divagazioni critico-umoristiche, Firenze 1892); tra il 1881 e il 1882, nel Giornale per i bambini, negli stessi numeri che ospitavano il Pinocchio di Collodi, Rigutini pubblicò Un viaggetto per la casa, racconto a puntate finalizzato all’insegnamento della nomenclatura domestica toscana, ma allo stesso tempo volto alla censura di alcuni francesismi. Fortemente permeato delle idee manzoniane è La unità ortografica della lingua italiana (Firenze 1885), che pone la pronuncia toscana a fondamento dell’ortografia italiana, come si legge fin dal frontespizio, con una stretta saldatura tra la questione ortografica e quella ortoepica; largo spazio è riservato alla punteggiatura, anche con intenti prescrittivi: si criticano, per esempio, l’uso combinato di punti esclamativi e interrogativi e l’abuso di puntini di sospensione. I materiali rifluirono più tardi nel Dizionarietto italiano di ortografia e di pronunzia, preceduto da regole grammaticali (Firenze 1893; poi 1897 e 1903).
Tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta si collocano anche i principali contributi di Rigutini come dantista, con saggi di tipo linguistico (Del vero senso della maniera dantesca ‘femmine da conio’ nel verso 67 c. XVIII della Commedia, Firenze 1876) e filologico (Le varianti al testo della D.C. escogitate dal prof. Giambattista Giuliani ed esaminate da G.R., Firenze 1880); nel 1888 fu tra i fondatori della Società Dantesca.
Dopo la morte della moglie, nel 1876, Rigutini sposò, nel 1884, Giulia Weismann, dalla quale l’anno successivo ebbe il figlio Enrico. In quegli anni si dedicò sempre più al tema dei neologismi, di cui scriveva regolarmente nella rubrica Note di lingua della Domenica letteraria di Ferdinando Martini. Da qui nacque il volume I neologismi buoni e cattivi più frequenti nell’uso odierno (Roma 1886): pur rifiutando esplicitamente l’etichetta di purista, Rigutini si «inscrive a pieno nella corrente» (Serianni, 2013, p. 79), anche se il suo repertorio si colloca nella linea meno intransigente della lessicografia puristica, che aveva avuto il suo capostipite in Giovanni Gherardini e il suo maggiore esponente in Prospero Viani: l’opera, pur censurando un ampio numero di francesismi, mostra infatti un «maggiore equilibrio rispetto al lavoro di Fanfani e Arlia, col quale anzi entra talora in una civile ma ferma polemica» (Zolli, 1974, p. 34).
Nella prefazione si afferma dapprima il principio della sovranità dell’uso, ma lo si limita poi a quello del «vero popolo» (p. 11), che sarebbe meno propenso all’accoglimento di neologismi e francesismi alla moda.
Il principio al quale Rigutini dichiara di attenersi è che non tutti i neologismi sono da respingere, ma solo quelli che non rispettano le leggi di formazione dell’italiano, come acclimatare e lampista in luogo di acclimare e lampadista: accetta dunque alcune italianizzazioni di forestierismi, come tranvai per tramway e registra senza particolari note di biasimo voci come ballottaggio, bancarotta, bastimento, borseggiare; in molti casi, dunque, «sembra ormai arrendersi di fronte all’ineluttabilità di un processo inarrestabile, e all’imporsi dell’uso» (Della Valle, in Storia della lingua italiana, 1993, p. 74). Sono combattuti invece con maggiore decisione i «nuovi parlari figurati», cioè gli usi metaforici o estensivi, ad esempio ambiente ‘stanza’ («una di quelle metafore che le discipline morali prendono con la pala dalle fisiche», ad vocem) ed espressioni come accaparrare le amicizie o il terreno dei diritti storici.
L’opera riscosse un buon successo e conobbe altre cinque edizioni aggiornate, tre in vita dell’autore (Firenze 1891, 1898 e 1902) e altre due successive, curate da Giulio Cappuccini (Firenze 1912 e 1926), tutte precedute dal discorso Si dice o non si dice?, già pubblicato nella seconda edizione del Vocabolario.
Il tema della lotta ai neologismi assunse maggior peso anche nella nuova edizione del Vocabolario italiano della lingua parlata (Firenze 1893), la cui premessa rappresentò per Rigutini un’occasione per rispondere polemicamente a Emilio Broglio (morto nel 1892), che nell’introduzione al terzo volume del Nòvo vocabolario aveva fortemente criticato l’opera, accusando l’autore di «indeterminatezza di criteri e di pensiero» (p. XXIX) e rilevando la contraddizione tra la dichiarata fedeltà all’uso e la censura di neologismi e francesismi ormai comuni nel toscano vivo; Rigutini difese le proprie scelte, accusando a sua volta il Giorgini-Broglio di aver registrato troppo largamente voci plebee e di essere un «diffonditore semi-ufficiale di neologismi» (Introduzione, p. VII).
La nuova edizione adottò il simbolo grafico della croce, tradizionalmente riservato agli arcaismi, per segnalare tutti i neologismi condannati: furono dunque inseriti nel lemmario, al solo scopo di sconsigliarne l’uso, francesismi come abortire ‘fallire’, bomboniera, celebrità ‘persona celebre’, deragliare, insuccesso e voci burocratiche come degente, evadere ‘sbrigare’, reperto; in qualche caso, sono censurate forme che nell’edizione precedente erano registrate senza commenti, come esercente, parterre, revoca. La censura può investire anche tratti sintattici, come la frase scissa (s.v. essere): «Sono neologismi fuori di ogni buona regola, e tolti dal fr. i seguenti modi: È a lui che si deve la nostra salvezza; È a voi ch’io parlo; Fu lui che me lo disse; Fu allora che egli partì, ec. Più corretto è il dire: A lui si deve, ec.; Parlo a voi; Me lo disse lui, ec.». Furono incrementate anche le voci dei lessici settoriali, le etimologie e le indicazioni di pronuncia. Anche questa nuova edizione ebbe notevole successo, in particolare nella sua versione ridotta destinata alle scuole elementari, il Vocabolario diamante della lingua italiana (Firenze 1895), in formato 8 × 12,5 cm, ristampato fino alla metà del Novecento.
Per tutta la sua vita, Rigutini coltivò anche un’intensa attività di traduttore, principalmente dalle lingue classiche (Senofonte, Plauto, Svetonio, Catullo, Fedro, Cicerone), ma anche dall’inglese (il romanzo Lorenzo Benoni di Giovanni Ruffini), adottando sempre un modello di italiano fortemente toscaneggiante. Compilò un Vocabolario della lingua classica latina (Firenze 1880), un Vocabolario greco-italiano e italiano-greco (Firenze 1889), un Vocabolario francese-italiano e italiano-francese (Milano 1889), un Dizionario tascabile inglese-italiano e italiano-inglese (Milano 1895) e, con il genero Oskar Bulle, il Nuovo dizionario italiano-tedesco e tedesco-italiano (Lipsia 1896-1900), a lungo ristampato e oggi considerato una pietra miliare della lessicografia bilingue italo-tedesca. Molto ricca è anche la sua produzione di antologie e di edizioni commentate per la scuola, che va dai classici greci e latini (Omero, Tito Livio, Cicerone) a quelli italiani (Castiglione, Giusti, Petrarca).
Morì a Firenze il 23 maggio 1903.
Lasciò incompiuta un’edizione rivista e accresciuta dei Sinonimi di Tommaseo, volta da un lato a incrementare i riferimenti al toscano parlato, anche di livello popolare (ad esempio: «Nell’uso popolare toscano Far la ricevuta, e con più efficacia Far la ricevuta di saldo, dicesi solo di chi, avuta un’ingiuria, un affronto, anche una percossa, non ne fa alcun risentimento per viltà d’animo o per pazienza», N. Tommaseo, Dizionario dei sinonimi della lingua italiana, Milano 1905, p. 16), dall’altro a rafforzare l’atteggiamento prescrittivo: «Parlandosi di debito specialmente pubblico, in luogo di ammortizzare e ammortizzamento, voci francesi (amortir, amortissement), si potrebbero e si dovrebbero adoperare le voci nostre estinguere ed estinzione in tutti i casi nei quali que’ due termini vengono usati nel linguaggio più che altro delle banche e dei burocratici» (p. 11). Il lavoro fu portato a termine da Ernesto Giacomo Parodi e pubblicato a Milano nel 1905.
Fonti e Bibl.: Per la bibliografia: A. Gotti, I due lessicografi italiani, P. Petrocchi e G. R., in Nuova Antologia, XCX (1903), pp. 674-686; L. Pesini, G. R., vita e opere di un letterato dell’Ottocento, in L’opera di G. R. a cento anni dalla sua scomparsa (1903-2003), Annali aretini, XII (2004), pp. 327-380.
Per l’opera: M. Vitale, La questione della lingua, Palermo 1967; P. Zolli, Saggi sulla lingua italiana dell’Ottocento, Pisa 1974; L. Serianni, Norma dei puristi e lingua d’uso nell’Ottocento, Firenze 1981; C. Giovanardi, Procedure lessicografiche e ideologia nel «Vocabolario» di Pietro Fanfani, in Otto/Novecento, VI (1982), pp. 1-42; Storia della lingua italiana, a cura di L. Serianni - P. Trifone, I, Torino 1993 (in partic. V. Della Valle, La lessicografia, pp. 29-91; N. Maraschio, Grafia e ortografia: evoluzione e codificazione, pp. 139-227); M. Cortelazzo - P. Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, Bologna 1999; T. Poggi Salani, Sul crinale. Tra lingua e letteratura. Saggi otto-novecenteschi, Firenze 2000; P. Manni, Policarpo Petrocchi e la lingua italiana, Firenze 2001; D. Corno, La scrittura in grammatiche dell’Ottocento. Proposta per una ricerca, con un esempio: “Gli elementi di rettorica” di G. R., in Per una storia della grammatica in Europa. Atti del Convegno... 2003, a cura di C. Milani - R.B. Finazzi, Milano 2004, pp. 287-306; L’opera di G. R., cit. (in partic. M. Fanfani, Un vocabolarista temperato. R. fra Crusca e neologismi, pp. 381-402; S. Kolb, Il Riguti-ni/Bulle: una pietra miliare nella lessicografia bilingue italo-tedesca, pp. 403-415; A. Nocentini, R. dialettologo a suo malgrado, pp. 417-424); C. Marazzini, L’ordine delle parole. Storie di vocabolari italiani, Bologna 2009; L. Serianni, Storia dell’italiano nell’Ottocento, Bologna 2013; F. Loparco, Educare alla lingua italiana nell’Italia post-unitaria. Dante e il Giornale per i Bambini (1881-1883), in Virtute e canoscenza. Per le nozze d’oro di Luigi Scorrano con Madonna Sapientia, a cura di G. Caramuscio, Lecce 2014, pp. 167-191.