RICCIOTTI, Giuseppe
RICCIOTTI, Giuseppe. – Nacque a Roma il 27 febbraio 1890 da Giovanni, impiegato ministeriale, e da Margherita Gasparri.
All’età di quattordici anni iniziò il noviziato nella Congregazione agostiniana dei canonici regolari lateranensi. Il 4 marzo 1906 emise i voti semplici. Dopo aver assolto il servizio di leva (14 ottobre 1911-26 gennaio 1913) il 27 agosto 1913 fece la sua professione solenne e fu ordinato presbitero il 30 novembre. Conseguì la laurea in filosofia e teologia alla Pontificia università Gregoriana; frequentò l’Università di Roma e il Pontificio istituto biblico e nel 1919 ottenne la licenza in Sacra Scrittura. Tra i suoi maestri si annoverano Ignazio Guidi, Giorgio Levi Della Vida e Alberto Vaccari.
Nel 1914 perse prematuramente il padre; da allora si fece carico della tutela economica della madre e di suo fratello Giacomo (che sarebbe morto suicida nel 1943). Allo scoppio della guerra svolse le funzioni di cappellano militare; assegnato a un ospedale da campo, chiese di essere mandato in prima linea, nel corpo scelto dei fanti arditi. Durante il suo incarico svolto in Austria e in Veneto, per un’azione coraggiosa fu decorato con la medaglia al valore; in seguito raccontò di aver maturato in quei luoghi, ferito quasi mortalmente e trasportato in un ospedaletto da campo, il proposito di scrivere una vita di Gesù (una licenza poetica, in quanto non venne mai ferito). Dopo l’armistizio fu trasferito in Libia fino al maggio del 1919. Nel novembre del 1920 fu destinato al seminario di Bologna per insegnare greco, ebraico e Sacra Scrittura. Fra il 1925 e il 1927 gli fu affidato il compito di aprire un piccolo seminario per alunni ginnasiali ad Andora (Savona). Tornato a Roma, dal 1933 al 1935 fu prefetto agli studi dei giovani del suo Ordine religioso; per il 1934-35 dovette svolgere, controvoglia, l’incarico di maestro dei professi. Lasciò l’incarico per assumere, fino al 1946, quello di procuratore generale della propria congregazione presso la S. Sede. Il 3 ottobre 1938 fu insignito della dignità di abate ordinario di Gubbio e, lo stesso anno, fu nominato consultore della Congregazione dei religiosi.
Nel 1924 aveva ottenuto la libera docenza in letteratura ebraica del Vecchio Testamento, esercitata saltuariamente all’Università di Roma e, tra il 1926 e il 1927, all’Università di Genova. All’Università di Roma, venuto meno un iniziale divieto posto dall’autorità vaticana, ebbe l’incarico di storia religiosa dell’Oriente cristiano dal 1933 al 1934 e dal 1939 al 1946; all’Università di Bari fu docente di ebraico e lingue semitiche comparate (1935-60), storia del cristianesimo (1950-60), storia della filosofia antica (1950-53) e storia della filosofia medievale (1951-53).
La fama di Ricciotti è legata alla sua opera di editore, traduttore e commentatore di testi religiosi ebraici, greci e siriaci (per cui vinse per due volte consecutive il premio Rezzi dell’Accademia della Crusca) e soprattutto alle sue Storia di Israele e Vita di Gesù, ancor oggi ristampate e tradotte in numerose lingue straniere, due opere insuperate nel panorama letterario italiano di scrittura storico-esegetica di stampo religioso nel Novecento. Si impegnò nella divulgazione a più livelli, anche partecipando a trasmissioni radiofoniche culturali (fra cui quella denominata Il convegno dei cinque) e scrivendo su quotidiani e riviste di largo consumo. Dal 1926 al 1936, su invito di Alberto Vaccari, lavorò come redattore dell’Enciclopedia italiana. Si deve a lui e a monsignor Pietro Barbieri l’idea iniziale di pubblicare l’Enciclopedia cattolica con l’editore Rizzoli; i due sacerdoti, dal 1939 al 1944, ne gestirono la preparazione, che in seguito passò a un comitato scelto dalle autorità vaticane il quale si appoggiò all’editore Sansoni.
Tutti i suoi scritti hanno uno stile chiaro, piacevole e brillante, e contribuirono a diffondere l’interesse per la conoscenza della Bibbia e del cristianesimo antico. Nello studio delle Scritture volle applicare un metodo scientifico, abbandonando la stretta osservanza al testo latino della Vulgata e certe esegesi allegoriche e apologetiche, segnando così un limite di correttezza storico-critica al di là del quale non si potesse più recedere. Si trovò però a operare negli anni immediatamente successivi alla crisi modernista, sotto il controllo inquisitorio dell’autorità ecclesiastica: la sua apertura gli causò opposizioni da parte dell’ala cattolica più conservatrice e un’aura di sospetto dentro le mura vaticane.
Fin dalla pubblicazione del suo Cantico dei Cantici, giudicato scandaloso a motivo di alcune poesie erotiche riportate nell’introduzione, la produzione di Ricciotti fu attentamente vagliata e un veto impedì la sua nomina a consultore della Pontificia commissione biblica. Altro motivo di critica fu il suo ricorrere, per i suoi primi scritti, a editori laici (Zanichelli, Bocca, Rizzoli), fatto che l’autore giustificava dicendo di non aver trovato alcun editore cattolico disposto a stamparli. La sua traduzione delle Cronache per la Sacra Bibbia del Pontificio istituto biblico dovette attendere quasi trent’anni prima di essere stampata. Le opposizioni portarono ad alcuni provvedimenti nei suoi confronti: la proibizione ufficiosa di pubblicare in seconda edizione il Cantico dei Cantici, il mancato imprimatur al Diario romano di Giacinto Gigli e la condanna di due sue interpretazioni bibliche da parte della Pontificia commissione biblica. Quest’ultimo evento, che colpiva alcuni passaggi del suo Bibbia e non Bibbia, fu per l’abate dolorosissimo. Ricciotti fu anche pesantemente attaccato, in forma anonima, da Dolindo Ruotolo; questa volta, tuttavia, la Pontificia commissione biblica intervenne in suo favore.
A dispetto delle critiche di chi lo considerava un cripto-modernista o un cripto-protestante, Ricciotti tenne un atteggiamento polemico rispetto all’esegesi degli studiosi non cattolici, dei quali non accolse la maggioranza delle istanze critiche. Questo fece sì che certi suoi lavori, innovativi per l’epoca in cui furono scritti, invecchiassero rapidamente non appena la Chiesa si aprì senza remore all’uso della metodologia storico-esegetica di stampo scientifico.
La sua Vita di Gesù – un successo editoriale straordinario, che si attirò anche le lodi di Benito Mussolini – nel suo genere è il miglior documento di un’epoca, ma ne segna al contempo la fine. Il lavoro è serio e prezioso, ma con diversi limiti e non immune da semplificazioni apologetiche, specie quando risolve ogni difficoltà adottando soluzioni concordiste e armonizzanti. Ingenerosa e per certi versi caricaturale è la sua critica alle scuole esegetiche contemporanee non allineate all’ortodossia cattolica.
Condannò apertamente il razzismo e verso gli ebrei mostrò un’apertura maggiore rispetto a molti suoi contemporanei. Durante la guerra assicurò la protezione a perseguitati razziali e politici. Nel 1956 cominciarono i suoi problemi fisici, aggravatisi nel 1959, fino a fargli perdere l’uso delle gambe. Contemporaneamente si faceva silente la sua attività di studioso. Morì a Roma il 22 gennaio 1964.
Opere. Dalla Bibbia: antologia letteraria, Bologna 1922; Il libro di Geremia, Torino 1923; Le Lamentazioni di Geremia, Torino 1924; Il libro di Giobbe, Torino 1924; Sant’Efrem Siro. Biografia, scritti, teologia, Torino 1925; S. Efrem Siro. Inni alla Vergine tradotti dal siriaco, Torino 1925; S. Afraate o il sapiente persiano: le più belle pagine tradotte dal siriaco, Milano 1926; Il Cantico dei Cantici, Torino 1928; S. Afraate il sapiente persiano: la dimostrazione della fede; la dimostrazione dell’acino, Firenze 1929; Nomocanone di Bar-Hebreo, Roma 1931; L’Apocalisse di Paolo siriaca, Brescia 1932; Bibbia e non Bibbia, Brescia 1932; Storia d’Israele, Torino 1932-1934; Apocalypsis Pauli syriaca iuxta codices Vaticanos nunc primum edita, in Orientalia, II (1933), pp. 1-25, 120-149; Michael von Faulhaber: Giudaismo, Cristianesimo, Germanesimo, Brescia 1934; Roma cattolica e Oriente cristiano, Firenze 1935; Il cantiere di Hiram: materiali per costruzioni spirituali, Torino 1936; Flavio Giuseppe tradotto e commentato, Torino 1937; Vita di Gesù Cristo con introduzione critica e illustrazioni, Milano 1941; Questioni giudaiche, Roma 1945; Paolo Apostolo: biografia con introduzione critica e illustrazioni, Roma 1946; Le lettere di San Paolo tradotte e commentate, Roma 1949; Gli Atti degli Apostoli tradotti e commentati, Roma 1951; La «Era dei martiri»: il cristianesimo da Diocleziano a Costantino, Roma 1953; L’imperatore Giuliano l’Apostata secondo i documenti, Milano 1956; La Bibbia e le scoperte moderne, Firenze 1957; Giacinto Gigli: Diario Romano (1608-1670), Roma 1958.
Fonti e Bibl.: A. Donini, G. R. storico delle origini cristiane, in Annali della facoltà di lettere e filosofia di Bari, IX (1964), pp. 9-17; A. Penna, G. R. semitista, ibid., pp. 21-33; A. Quacquarelli, G. R., in Orpheus, XI (1964), 1, pp. 155-165; A. Penna, G. R.: profilo e bibliografia, in Ordo Canonicus, 1974, pp. 102-135; M. Pesce, in I cattolici nel mondo contemporaneo, a cura di M. Guasco - E. Guerriero - F. Traniello, Cinisello Balsamo 1991, pp. 593-598; C. Egger, L’abate R.: un nome legato ad una ricerca sempre affascinante, in L’Osservatore romano, 7-8 febbraio 1994; M. Durst, Il contributo di G. R. all’Enciclopedia Italiana, in Il Veltro, XXXIX (1995), pp. 134-147; P. Sacchi, Presentazione, in G. Ricciotti, Storia d’Israele, Torino 1997, pp. IX-XXVII; A. Erba, Metodo critico e cultura biblica in Italia negli anni ’30, ibid., pp. XXIX-LXXVIII; L. Bedeschi, Don G. R. con i complimenti di Mussolini, in Vita pastorale, XCI (2003), 6, pp. 86-89; P. Guglielmi, L’abate G. R. Una vita con la Bibbia e per la Bibbia, Roma 2004; A. Nicolotti, G. R. in Biographisch-Bibliographisches Kirchenlexikon, XXIII, a cura di F.W. Bautz, Hamm 2004, pp. 590-592 (trad. it. in Al primo posto le Scritture: biblisti italiani del Novecento, a cura di R. Fabris - G. Ghiberti - E. Manicardi, Caltanissetta 2014, pp. 246-251); G. Michelini, La Vita di Gesù Cristo di G. R., in Convivium Assisiense, I (2005), pp. 225-238; G. Rigano, La Chiesa cattolica e il popolo d’Israele, in Le chiese e gli altri, a cura di A. Riccardi, Milano 2008, pp. 57-95; R. Pertici, E Mussolini lesse (inutilmente) la “Vita di Gesù Cristo”, in L’Osservatore romano, 27 gennaio 2011.