PICA, Giuseppe
Deputato e patriota, nacque a L'Aquila il 13 settembre 1813 e morì a Napoli il 31 dicembre 1887. Si laureò in legge a Napoli ed esercitò la professione forense. Per le sue opinioni liberali, venne arrestato nel 1845, ma, dopo otto mesi di prigionia, venne rimesso in libertà. Concesso lo statuto nel regno di Napoli, propugnò in un opuscolo la necessità d'un piccolo censo per gli elettori politici, eliminando ogni condizione eccezionale per gli eleggibili. Deputato dell'Aquila, nelle riunioni del 12-14 maggio 1848 propose una formula di giuramento - che si richiedeva dai membri del parlamento - tale da assicurare ai medesimi il diritto di modificare lo statuto, ma nella mattina del famoso 15 maggio fece di tutto per impedire il conflitto fra la piazza e la corona. Sciolta la camera, ebbe riconfermato il mandato, e, poiché coraggiosamente continuava a criticare il governo, fu arrestato nel giugno 1848, processato nel 1852, condannato a ventisei anni di ferri e chiuso prima nel bagno di Procida, poi in quelli di Montefusco e di Montesarchio. Graziato nel gennaio 1859, fu tra coloro che invece di recarsi in America, come aveva predisposto il governo borbonico, riuscirono ad approdare in Irlanda e di là si recarono a Londra. Liberato il Mezzogiorno, rappresentò L'Aquila al parlamento del regno d'Italia e legò il suo nome alla famosa legge Pica (1863), che, pur peccando d'eccessiva severità, ebbe la forza di sgominare il brigantaggio nelle provincie meridionali. Il laticlavio, ottenuto nel novembre 1873, chiuse la sua carriera politica.