PERONI, Giuseppe
– Nacque a Parma nella parrocchia di S. Bartolomeo il 6 maggio 1710 da Luigi, dottore in fisica, e da Maria Maddalena Remesini (o Ramesini), originaria di Colorno.
All’età di quattordici anni, seguendo le orme del fratello maggiore Giulio (1705-1784), parroco della stessa chiesa di S. Bartolomeo e fondatore del conservatorio delle Vincenzine di Parma (Janelli, 1877, p. 506), intraprese la carriera ecclesiastica, ricevendo la prima tonsura il 10 aprile 1724 (Paini, 1987, p. 242). Le sue spiccate qualità artistiche, manifestate fin dall’infanzia, spinsero il padre a mandarlo alla scuola di Pier Ilario Mercanti, detto lo Spolverini, celebre pittore di battaglie e ritrattista di corte e, successivamente, presso Giovanni Bolla, dal quale apprese la tecnica dell’affresco. Su consiglio dello Spolverini lasciò la sua città natale per trasferirsi a Bologna (1731). Nella città felsinea frequentò l’Accademia Clementina ricevendo nozioni di disegno architettonico e prospettiva da Ferdinando Galli Bibiena (Paini, 1987, p. 242) e seguendo gli insegnamenti dell’anatomista Ercole Lelli, di Felice Torelli e di Donato Creti, che «a gara concorsero ad ammaestrarlo» (Scarabelli Zunti, fine sec. XIX, c. 235r). Nel 1733 vinse il premio per la seconda classe di figura grazie a una Visita di s. Elisabetta, disegno oggi perduto e del quale rimane memoria nel carteggio conservato a Parma presso gli eredi del pittore (Paini, 1987, pp. 242 s.). L’anno successivo partì per Roma; nella città papale fu allievo di Agostino Masucci, dal quale mutuò il «fare marattesco» (Scarabelli Zunti, fine sec. XIX, c. 235r), e frequentò per circa un decennio l’Accademia di Francia e l’Accademia di S. Luca in Campidoglio, stringendo rapporti di amicizia anche con Pier Leoni Ghezzi che nel 1736 ne sposò la sorella Maria Caterina (Debenedetti, 1996, p. 119). A questo periodo appartiene la sua prima opera nota, Il martirio dei sette fratelli Maccabei (1738, Roma, Accademia di S. Luca, inv. A 343; I premiati, 1989), disegno a sanguigna di stampo accademico con il quale si aggiudicò il premio di prima classe di pittura (Paini, 1987, p. 244). In occasione della cerimonia di beatificazione di Camillo de Lellis dipinse due medaglioni con Storie di s. Camillo de Lellis (1742) per l’apparato allestito nella basilica di S. Pietro (Fagiolo, 1997). Allo stesso periodo potrebbe appartenere anche il Camillo de Lellis orante davanti al Crocefisso già ricordato da Enrico Scarabelli Zunti (fine sec. XIX, c. 234v) nella chiesa della Visitazione (o della Madonnina) di Ferrara. A Roma entrò anche in contatto con Sebastiano Conca, Corrado Giaquinto e Francesco Trevisani; per la sua pittura si rivelò tuttavia fondamentale l’incontro con Marco Benefial, Raphael Mengs e Pompeo Batoni.
La versatilità artistica non ne ostacolò la carriera ecclesiastica: presi a Roma i quattro ordini minori (13 aprile 1743) e ammesso al suddiaconato in S. Giovanni in Laterano (8 giugno 1743), il 21 marzo 1744 celebrò la prima messa a Parma nella chiesa cistercense di S. Basilide oggi distrutta (Paini, 1987, p. 242), presso il cui convento era monaca sua sorella Angela Maria. Al 1744 appartengono la Madonna del Rosario con i ss. Domenico e Rosa, piccola pala contornata da quindici Misteri del Rosario e da medaglioni ad affresco, pesantemente ridipinti, rappresentanti la Vergine vincitrice della Morte e della Tentazione (Varano de’ Melegari, Parma, chiesa di S. Martino, cappella della Beata Vergine del Rosario) per i quali ricevette un compenso di dodici zecchini di Venezia dal priore della Compagnia del Rosario (Zanzucchi Castelli, 1965, p. 3). Di poco successivi sono la tela con la Sacra Famiglia con s. Giovannino (1745 ca., coll. privata; Bernini, 1974, p. 99), l’affresco con la Madonna col Bambino e s. Francesco da Paola (1745 ca., San Vitale Baganza, Maestà del Borgo), la teletta ovale con S. Vincenzo Ferreri (1748, Varano de’ Melegari, chiesa di S. Martino, cappella di S. Giuseppe), le tele con il Martirio dei ss. Faustino e Giovita (1748, Sorbolo, Parma, chiesa di S. Maria del Rosario) e La Vergine e i ss. Antonio Abate e Luigi Gonzaga (1749, Redondesco, Mantova, chiesa di S. Maurizio).
Dal 1750 al 1752 Peroni è documentato di nuovo a Roma (Allegri Tassoni, 1955, p. 230), città in cui eseguì in questo periodo la pala con la Predica di s. Vincenzo de’ Paoli (1751 ca., Piacenza, chiesa di S. Lazzaro) commissionatagli dal cardinale Giulio Alberoni e il Martirio di s. Bartolomeo (1752, Parma, chiesa di S. Bartolomeo).
Nel 1756 per la duchessa di Parma Luisa Elisabetta di Borbone-Francia dipinse il S. Luigi re di Francia che dona al beato Bartolomeo di Breganze le reliquie della Passione (Parma, Vescovado); la tela era in origine posta nella cappella di S. Lodovico nella chiesa di S. Pietro Martire (distrutta) per la quale aveva realizzato anche l’Uccisione di s. Pietro Martire (1751-1755, Parma, Galleria nazionale). Al 1757 risale il Cristo in casa di Marta e Maria Maddalena (Pavia, certosa, cappella della Maddalena), dal forte sapore batoniano e opera paradigmatica nella produzione dell’artista (Bianchi, 2006, p. 108).
Nel 1758 fu nominato professore di pittura all’Accademia di belle arti della sua città, carica che mantenne fino alla morte. Risale a questo stesso anno la tela con la Madonna del Suffragio per l’altare maggiore della chiesa di S. Vitale con, ai lati, i riquadri ad affresco con Storie di s. Vitale. Tra il 1761 e il 1766 dipinse le Storie di s. Giovanni Battista e le Storie di S. Antonio Abate sulle volte e sull’abside della chiesa di S. Antonio Abate e, per la stessa chiesa, la tela con Gesù crocifisso tra Maria Vergine e la Maddalena. Dalla Cronaca parmigiana di Antonio Sgavetti (Archivio di Stato di Parma, ms. 27: A. Sgavetti, Cronaca, 10 luglio 1766) risulta che quest’ultima opera era stata realizzata dal pittore nel 1766 a Milano, dove probabilmente aveva soggiornato per un certo periodo, ed era poi giunta a Parma nel luglio dello stesso anno (Riccomini, 1977b, p. 99). L’opera riscosse grande successo tanto da essere riproposta in seguito a stampa come frontespizio per alcuni messali per defunti editi a Parma già a partire dalla fine del XVIII secolo (Bartolotti, 2005, p. 394).
La presenza di Peroni in Lombardia è ulteriormente confermata dall’affresco con la Gloria di s. Paolo eseguito a Lodi nel palazzo di S. Filippo Neri (Cirillo, 2004, p. 85).
Tra il 1762 e il 1763 su commissione della Confraternita degli Umiliati di Parma decorò a tempera, entro fastose cornici a stucco, la volta (Glorificazione del Santissimo Nome della Vergine) e le pareti della navata dell’oratorio della Madonna di Capodiponte oggi non più esistente; di queste ultime decorazioni restano cinque lacerti con S. Bernardo di Chiaravalle, S. Gregorio Magno, S. Cirillo, S. Tommaso d’Aquino, Ss. Trinità e angeli che incoronano il Santo Nome di Maria, staccati e trasportati su tela (Parma, Galleria nazionale); per lo stesso edificio firmò anche le tele poste ai tre altari: Madonna col Bambino e s. Bonaventura che scrive su un libro «Mariae nomen gloriosum» (altare maggiore), S. Giuseppe col Bambino e i ss. Antonio e Giovanni Nepomuceno e Condanna di s. Lucia (Parma, Galleria nazionale).
Si collocano nel settimo decennio anche la pala con il Cristo e la Samaritana al pozzo (1763 ca., Parma, chiesa di S. Sepolcro), lo Sposalizio della Vergine (1764 ca., Pontremoli, duomo), l’Estasi di s. Filippo Neri (1765-66 ca., Milano, chiesa di S. Maria presso S. Satiro), la Madonna e s. Francesco Saverio (1767, Crema, Chiesa della Ss. Trinità, prima cappella a sinistra), mentre appartengono all’ottavo la Vergine con i ss. Anna e Giuseppe e L’Immacolata Concezione (1771, Torino, chiesa di S. Filippo), la Madonna della neve tra gli angeli (certosa di Casotto, Garessio Cuneo, affresco nella cupola), S. Domenico (1773, Garessio, chiesa dell’Assunta), la Madonna fra i ss. Gregorio e Vitale e una S. Lucia (1774, San Vitale Baganza, Parma, chiesa di S. Vitale Martire) e lo Sposalizio di s. Caterina (1775 ca., Parma, Galleria nazionale).
Della sua attività di ritrattista si ricordano il vivace Autoritratto (post 1758; Parma, Galleria nazionale) e un interessante Ritratto di donna (1772, Firenze, Museo Bardini e Galleria Corsi). Scarabelli Zunti (fine sec. XIX, c. 234r) nomina il ritratto, non rintracciato, del celebre giureconsulto Paolo Politi, poi tradotto in incisione per il frontespizio delle sue celebri Dissertationes selectiores, et tractatus pubblicate a Lucca tra il 1759 e il 1762 (I. Affò, Memorie degli scrittori e letterati parmigiani […] continuate da Angelo Pezzana, VII, Parma 1833, p. 105).
Morì a Parma il 22 settembre 1776 e fu sepolto in S. Bartolomeo.
Il 2 settembre dello stesso anno aveva stilato, con atto del notaio parmigiano Lorenzo Bocelli, il proprio testamento nel quale trasmetteva in parte al fratello Giulio e in parte ai vari nipoti le opere ancora presenti nel suo studio (Scarabelli Zunti, fine sec. XIX, c. 235v.).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Parma, Compensi ricevuti dalle monache di S. Basilide da parte di quelle dell’oratorio di S. Giuseppe delle monache agostiniane (dal 1643 al 1805), Conventi e Confraternite, s. XIV, Monastero di S. Basilide, b. 785; Parma, Biblioteca della Soprintendenza per i beni storici e artistici di Parma e Piacenza, ms. 104: E. Scarabelli Zunti, Documenti e memorie di belle arti parmigiane (fine sec. XIX), vol. VIII (1751-1800), cc. 234-236r; I. Affò, Il parmigiano servitor di piazza, Parma 1796, pp. 43, 103 s., 108-110, 121 s., 126, 134; G.B. Janelli, Dizionario biografico dei parmigiani, Genova 1877, pp. 306, 504-506; G. Allegri Tassoni, L’abate G. P. e una controversia accademica, in Aurea Parma, 1955, n. 4, pp. 228-237; M. Zanzucchi Castelli, Storia e arte nella chiesa di Varano, in Gazzetta di Parma, 28 novembre 1965, p. 3; A. Palestra, Il ritrovamento di una pala d’altare dipinta da G. P. nella chiesa di S. Satiro a Milano, in Arte lombarda, XII (1967), pp. 152 s.; G.P. Bernini, Tre inediti di G. P., in Aurea Parma, 1974, n. 2, p. 99; E. Riccomini, I fasti, i lumi e le grazie. Pittori del Settecento parmense, Cinisello Balsamo1977a, pp. 59-67; Id., Vaghezza e furore: la scultura del Settecento in Emilia, Bologna 1977b, p. 99; T. Coghi Ruggiero, Una inedita Trinità del ’700. Ritrovato il suo autore: l’abate G. P., in Aurea Parma, 1978-79, n. 3, pp. 194-196; G. Cirillo - G. Godi, Apporti al catalogo e alla storia della pittura parmense del ’700, in Parma nell’arte, XI (1979), 1, pp. 25 s.; R. Rota Jemmi, G. P., in L’arte a Parma dai Farnese ai Borbone (catal., Parma), Bologna 1979, pp. 70-74; E. Paini, L’abate G. P., pittore di Parma, in Aurea Parma, 1987, n. 3, pp. 242-250; I premiati dell’Accademia (1682-1754), a cura di A. Cipriani, Roma 1989, p. 140; C. Barelli, P. G., in La pittura in Italia. Il Settecento, a cura di G. Briganti, II, Milano1990, p. 828; E. Debenedetti, Artisti e mecenati: dipinti, disegni, sculture e carteggi nella Roma curiale, Roma 1996, pp. 128 s., 199; R. Bossaglia, Due secoli di pittura barocca a Pontremoli, Genova 1997, pp. 29, 43, 165-167; M. Fagiolo, Corpus delle feste a Roma, Roma 1997, pp. 123, 438; P. Sivieri, in Galleria nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Settecento, a cura di L. Fornari Schianchi, Milano 2000, pp. 41-51; L. Fornari Schianchi, Tagliasacchi, P., Callani: aggiunte al catalogo della pittura parmense del Settecento, in Scritti di storia dell’arte in onore di Sylvie Béguin, Napoli 2001, pp. 505-514; G. Cirillo, Nuovi apporti al catalogo e alla storia della pittura parmense del Settecento, in Parma nell’arte, n.s., X (2004), 1-2, pp. 83-86; F. Barocelli, S. Vitale: le opere e gli interni, in La chiesa di S. Vitale: il monumento ritrovato, a cura di F. Barocelli, Milano 2005, pp. 29-36; p. 129; M. Bartolotti, in Le trame della storia fra ricerca e restauro, II, Risultati di un censimento nei Comuni di Langhirano, Lesignano, Tizzano e Corniglio, a cura di L. Fornari Schianchi, Parma 2005, p. 394; A. Mavilla, ibid., p. 10; M.C. Testa, ibid., p. 129; E. Bianchi, in Certosa di Pavia, Parma 2006, pp.107 s.; M. Belvedere, Crema 1774. Il libro delli quadri di Giacomo Crespi, Crema 2009, pp. 70, 73, fig. 5.; S. Pierguidi, Nel colorito non cede ai più valenti professori G. P., accademico professore a Pontremoli (e non solo), in Aurea Parma, 2014, n. 2, pp. 255-268.