PASSERI, Giuseppe
PASSERI, Giuseppe. – Figlio di Cesare, nacque a Roma il 12 marzo del 1654 (Pascoli, 1730-36, 1992, p. 301).
La datazione è confermata dalla biografia di Nicola Pio (1724, 1977, p. 104) e dall’iscrizione sul ritratto eseguito da Pier Leone Ghezzi, conservato all’Accademia di S. Luca, che ne ricorda la scomparsa nel 1714 all’età di sessantuno anni.
Apprese i rudimenti del mestiere nella bottega dello zio, il pittore e storiografo Giovanni Battista, ma il suo vero maestro fu Carlo Maratti che lo fece studiare sui testi canonici del classicismo da Raffaello ad Annibale Carracci, da Guido Reni a Nicolas Poussin. Le qualità di Passeri si rivelarono presto anche grazie a un ritratto del padre, oggi perduto, «che i professori più esperti se ne stupirono» (Pascoli, 1730-36, 1992, p. 302), e le prime importanti commissioni pubbliche non tardarono ad arrivare. Al 1675 risale la richiesta da parte del cardinale Francesco Barberini di eseguire due affreschi per il palazzo alle Quattro Fontane, portati a termine entro il 1678 (Montagu, 1971) e raffiguranti Gli Argonauti e Bellerofonte che uccide la Chimera. Soprattutto in quest’ultima opera si rivela una cultura figurativa ancora in formazione in cui sono evidenti echi cortoneschi a fianco di riferimenti al cromatismo di Luca Giordano (Romano, 1977).
Una definizione sempre più marattesca del linguaggio pittorico si configura nelle pale eseguite verso il 1680, raffiguranti l’Immacolata Concezione già per la chiesa di S. Tommaso in Parione (poi segnalata in palazzo Maffei, Titi, 1674-1763, 1987, n. 587) e l’Incredulità di s. Tommaso per la basilica di s. Croce in Gerusalemme (primo altare a sinistra). Analoga ispirazione a certe soluzioni compositive del maestro risulta evidente negli affreschi della volta della galleria di palazzo Patrizi a Castel Giuliano (Guerrieri Borsoi, 1988), in cui è rappresentata un’Allegoria dell’esistenza, trasposizione in formato orizzontale dell’affresco di Maratti in palazzo Altieri (1673-75); completano la decorazione quattro medaglioni a monocromo raffiguranti Apollo e Dafne, Selene e Endimione, Diana e Atteone, Diana e Pan, sorretti da putti con ali di farfalla.
Nel 1686 iniziarono i lavori di restauro della chiesa di S. Maria in Aracoeli promossi da fra Vincenzo da Bassiano; all’impresa, oltre a Giovanni Odazzi e fra Umile da Foligno, partecipò anche Passeri che eseguì sulla parete sinistra della navata centrale i due affreschi con la Morte e l’Assunzione della Vergine (quarta e quinta arcata) e le figure di Augusto e una Sibilla ai lati dell’arco del presbiterio (Casimiro, 1736; Romano, 1977). Le fonti ricordano anche l’esistenza di un S. Luca (navata centrale, parete sinistra prima dell’organo), andato probabilmente distrutto nel XIX secolo (Malmstrom, 1973).
Di poco posteriore, poiché non ricordata dalla guida di Filippo Titi nell’edizione del 1686, è la presenza del pittore in S. Francesco a Ripa; nella terza cappella a destra, edificata per volontà di Anna Maria Ludovisi a partire dal 1685, Passeri affrescò sulle pareti le scene con S. Giuseppe avvisato dall’angelo di fuggire e la Fuga in Egitto e nella volta Putti e angeli in volo, opere poco leggibili per il cattivo stato di conservazione.
Nel 1690 lasciò Roma alla volta di Milano al seguito di Sebastiano Resta: il padre oratoriano, grande conoscitore e collezionista di disegni, intraprese il viaggio di studio verso la città nativa e si avvalse delle doti di disegnatore del maestro per raccogliere le copie dei capolavori incontrati lungo il percorso (Fusconi - Prosperi Valenti Rodinò, 1983-1984, p. 237; Graf, 1996). Durante la sosta a Parma, Resta procurò a Passeri anche la commissione di un dipinto per monsignor Thomas Saladini (Pizzoni, 2013, pp. 92-94).
Il nuovo decennio si aprì per il pittore con una serie di importanti commissioni a partire dal dipinto con la Morte di Giacinta Marescotti per la collegiata di Vignanello (terza cappella a destra; Cola, 2008, p. 149), da mettere probabilmente in relazione con la biografia della futura santa data alle stampe nel 1695 (G. Ventimiglia, Vita della venerabile serva di Dio…, Roma 1695). Allo stesso periodo, secondo la proposta di Giancarlo Sestieri (1994, p. 143), risalgono gli affreschi nel coro del duomo di Viterbo, il cui rinnovamento fu promosso da Urbano Sacchetti, vescovo della città dal 1683 al 1699. Passeri vi dipinse Cristo fra angeli e santi nel catino absidale e l’Ascensione di s. Lorenzo, accompagnata, quest’ultima, da figure monocrome e allegorie di Virtù.
Nel 1699 Passeri era di nuovo a Roma, impegnato nei lavori per la navata di S. Maria in Vallicella voluti da padre Resta in vista dell’anno giubilare: in questa sede realizzò due dipinti raffiguranti Gesù Cristo dà le chiavi a s. Pietro e Mosè rompe le tavole della legge, collocati rispettivamente sopra la terza arcata a destra e a sinistra della navata (Romano, 1977, p. 160). Di poco successivo, e sicuramente terminato entro il 1703 (p. 160), è l’intervento in S. Caterina a Magnanapoli, ricordato anche da Lione Pascoli (1730-36, 1992, p. 302).
Si tratta dei due affreschi con S. Caterina sorpresa in preghiera dal padre e La santa riceve le due corone, rispettivamente a destra e a sinistra della tribuna, e del quadro d’altare della terza cappella di sinistra con la Madonna con Bambino, s. Domenico e s. Caterina, di cui esiste un modello preparatorio in una collezione privata fiorentina (Voss, 1924, fig. 359). Non segnalato da Pascoli, ma presente nella cappella Patrizi della medesima chiesa almeno dal 1721 (Titi, 1674-1763, 1987, p. 146), è il dipinto con Tre arcangeli (Romano, 1977, p. 161).
Al 1701 si può datare la pala con Gesù Cristo fra i ss. Savino e Nicola da Tolentino con le anime del purgatorio inviata al duomo di Fermo per l’altare fatto erigere dal cardinale Baldassarre Cenci, arcivescovo della città (Dania, 1987).
Nel 1705 l’artista era impegnato nella decorazione ad affresco della cappella Altieri in S. Maria in Campitelli, in cui eseguì l’Assunzione di Maria nella volta, quattro Angioletti nei pennacchi e altri Angeli nel catino absidale (Anselmi, 1993).
Membro della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon (Tiberia, 2005, pp. 424 s.) dal 1688, nel 1700 fu nominato da papa Clemente XI pittore della Camera apostolica e, il 28 agosto del 1707, prese possesso della carica di accademico di S. Luca (Sestieri, 1977, p. 136). Da questo anno in avanti la sua attività si fece ancora più intensa come testimonia la fitta sequenza di opere destinate alle chiese dell’Urbe o inviate altrove, come le tre tele per la chiesa di S. Salome a Veroli realizzate su interessamento del vescovo Domenico Zauli e raffiguranti Cristo in croce con la Maddalena, s. Giovanni e la Madonna, S. Giacomo e S. Giovanni Evangelista (Cannatà, 1985). Tra il 1707 e l’anno seguente i documenti di pagamento (in Salerno - Spezzaferro - Tafuri, 1973, p. 401) attestano la sua presenza nella chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani a via Giulia, in cui affrescò la cupola con la Trinità in gloria tra santi e angeli e gli Evangelisti nei pennacchi, questi ultimi scomparsi sotto le ridipinture del XIX secolo (Braham - Hager, 1977). Legate ad altrettanti progetti di papa Clemente XI furono le due commissioni successive, per le quali Passeri fu pagato ben 500 scudi (Pascoli, 1730-36, 1992, p. 302): per la cappella Albani in S. Sebastiano fuori le Mura la pala con Papa Fabiano che battezza Filippo l’Arabo (un bozzetto alla Staatsgalerie di Stoccarda; Sestieri, 1977, p. 133), e un quadretto ‘ricordo’ entrato nelle raccolte dell’Accademia di S. Luca nel 1753 (Ferrari, 1990, p. 197; Curzi, 2001). Nel 1709 fu coinvolto nella decorazione pittorica della cappella del Battesimo in S. Pietro; il soprintendente, Maratti, dipinse il Battesimo di Cristo per l’altare maggiore (oggi Roma, S. Maria degli Angeli) e affidò le due pale laterali agli allievi Andrea Procaccini e Passeri, cui spetta il quadrone con il Battesimo dei ss. Processo e Martiniano.
L’opera, di cui Maratti curò l’invenzione e il disegno, fu terminata nel 1711 e, insieme a quella di Procaccini, fu inviata dal cardinale Annibale Albani nella chiesa di S. Francesco a Urbino, ove è ancora conservata, e sostituita in S. Pietro da una copia a mosaico (Di Federico, 1968). Un bozzetto preparatorio si trova presso l’Accademia di S. Luca (Ferrari, 1990, pp. 196 s.).
Negli ultimi anni della carriera, continuò a lavorare intensamente per la committenza pubblica e privata. Tra il 1711 e il 1714 fu attivo in S. Giacomo degli Incurabili nella cappella di Antonio de Filippo, referendario di Innocenzo XI, per la quale dipinse i due quadri laterali con S. Francesco di Paola resuscita due muratori e S. Francesco di Paola e il miracolo dell’acqua (Romano, 1977, p. 162). Al 1713 risale il suo intervento, su commissione di monsignor Giovan Battista Patrizi, nel salone al primo piano di palazzo Patrizi a S. Luigi dei Francesi (Pascoli 1730-36, 1992, p. 302) dove decorò il soffitto ligneo con sette tele raffiguranti l’Immortalità (al centro; nella stessa sala si conserva il bozzetto preparatorio), la Carità e il Tempo, la Poesia, l’Astrologia e la Storia, tutte annunciate dalla Fama (Guerrieri Borsoi, 1988, pp. 386 s.).
A questo elenco di opere ancora esistenti, si deve aggiungere la lista altrettanto copiosa di lavori segnalati dalle fonti, ma perduti o non ancora identificati. Pascoli (1730-36, 1992, p. 302) cita «la soffitta, ed alcuni putti per ornamento dell’altar maggiore» della chiesa di S. Nicola in Arcione, eseguiti prima del 1686 (Titi, 1674-1763, 1987, p. 301), e andati distrutti con l’edificio negli anni Venti del Novecento, ma testimoniati da un disegno preparatorio al Victoria and Albert Museum di Londra (Ward-Jackson, 1980, p. 73). Prima del 1697, affrescò «l’aurora che precede il carro del sole, e l’altre figure della volta» nella sala del casino di villa Corsini (demolito nel 1849), fuori porta S. Pancrazio, costruito su progetto di Mattia de Rossi per Lorenzo Corsini, futuro papa Clemente XII (Roma antica e moderna, 1745). Radicalmente modificato tra la fine del Settecento e l’inizio del secolo successivo risulta il palazzo Vidman (o Widman, oggi in via XXIV maggio, sede di uffici della Banca d’Italia) in cui il pittore eseguì, presumibilmente ad affresco, «un’altra soffitta», mentre sempre Pascoli (1730-36, 1992, p. 302) ricorda la «volta della galleria» del casino della villa dei Torre, modificata internamente da Alessandro Galilei (oggi villa Abamelek). Sulla facciata esterna della chiesa di S. Caterina da Siena a via Giulia affrescò un’immagine della santa titolare (perduta; Borghini, 1984), mentre «in un cantone della piazzetta dietro la chiesa di S. Vincenzio, ed Anastasio a Fontana di Trevi», oggi piazza Scanderbeg, dipinse un’edicola con un’immagine della «beata Vergine» (Pascoli, 1730-36, 1992, p. 302). Nella chiesa di S. Francesca Romana a via Sistina (demolita), dipinse nel coro alcuni medaglioni (Pascoli, 1730-36, 1992, p. 302; Venuti, 1766, p. 83), e nelle nicchie tra le finestre «delle mura laterali della chiesa di S. Eusepio alcune virtù» (ibid.), distrutte durante i restauri dell’edificio (1753-56; Titi, 1674-1763, 1987, p. 227). In palazzo Trulli (demolito) nei pressi di S. Andrea della Valle vi era una volta dipinta da Passeri, il cui bozzetto fu esposto dai proprietari alla mostra di S. Salvatore in Lauro del 1702 (De Marchi, 1987, p. 167); la stessa famiglia Trulli, a dimostrazione di un rapporto di stima con l’artista, era proprietaria anche di un altro modello, inviato questa volta alla mostra del 1716 (ibid., p. 326), per l’affresco con l’Angelo che annuncia a Giovacchino e Anna la nascita di Gesù, già nella volta della chiesa di S. Anna dei Funari, distrutta nel 1887, nella quale Passeri aveva anche dipinto «ne’ pilastri le figure a olio de’ santi Pietro e Paolo» (Titi, 1674-1763, 1987, p. 92). Poco dopo il 1710, lavorò nella chiesa di S. Elisabetta dei Fornai Tedeschi (distrutta verso la fine dell’Ottocento), nei pressi di S. Andrea della Valle, in cui dipinse «sulle tavole del coro […] quattro santi Greci» (Pascoli, 1730-36, 1992, p. 302). Negli stessi anni affrescò anche «la volta d’una stanza del casino […] a S. Pietro in montorio» che il cardinale Pietro Ottoboni aveva acquistato nel 1710 (Pascoli, 1730-36, 1992, p. 302). Il legame particolare con l’Ottoboni è confermato dall’esecuzione dell’apparato delle Quarantore per la basilica di S. Lorenzo in Damaso del 1700 (Weil, 1974, p. 245) e dalla presenza di almeno due dipinti del maestro ricordati nell’inventario dei beni del prelato, e cioè uno Sposalizio della Vergine e un S. Matteo. Al 1713 risale anche un grande telero (perduto) con la Madonna col Bambino, s. Francesca Romana e altre sante esposto nella prima anticamera di palazzo Muti Papazzurri in piazza dell’Olmo (Primarosa, 2014). Dell’artista rimane una grande quantità di disegni (un nucleo cospicuo è conservato presso il Kunstmuseum di Düsseldorf; Graf, 1995).
Tra i numerosi committenti privati, Pascoli (1730-36, 1992, p. 302) ricorda il marchese Niccolò Maria Pallavicini (Rudolph, 1995, pp. 212 s.), che possedeva almeno cinque dipinti dell’artista e Decio Ancaiani di Spoleto, per il quale Passeri aveva realizzato la decorazione della cappella di famiglia dedicata a S. Benedetto eretta nel 1680 circa (distrutta; Maggiori, 1832). Numerose furono inoltre le opere inviate all’estero tra cui si cita l’Entrata di s. Bernardo a Citeaux (Digione, Musée des beaux-arts) ordinata da padre Etienne Prinstet.
Morì a Roma, nella sua casa di piazza S. Caterina della Rota, il 2 novembre del 1714 lasciando eredi la moglie, Margherita Lutji, e la figlia Maria Petronilla; all’altra figlia Anna Cecilia, professa nel monastero di S. Anna, lasciò in legato un quadro (De Marchi, 1987, p. 41; Pascoli, 1730-36, 1992, p. 310 n. 55).
La presenza a Roma negli stessi anni di un architetto di nome Giuseppe Passari (1636-1687) ha ingenerato qualche errore attributivo, come nel caso del restauro della chiesa di S. Barbara dei Librai, assegnato tradizionalmente al pittore ma effettuato da Passari (M.B. Guerrieri Borsoi, L’architetto Giuseppe Passari…, in Bollettino d’arte, s. 7, XCVII (2012), 16, pp. 87-106).
Fonti e Bibl.: F. Titi, Studio di pittura… (1674-1763), a cura di B. Contardi - S. Romano, Roma 1987, ad. ind.; N. Pio, Le vite di pittori… (1724), a cura di C. Enggass - R. Enggass, Città del Vaticano 1977, pp. 104 s.; L. Pascoli, Vite de’ pittori… (1730-36), ed. critica dedicata a Valentino Martinelli, introd. di A. Marabottini, Perugia 1992, pp. 301-310; P. Casimiro, Memorie istoriche della Chiesa e convento di S. Maria in Araceli di Roma, Roma 1736, p. 35; Roma antica e moderna, I, Roma 1745, p. 141; R. Venuti, Accurata e succinta descrizione topografica, e istorica di Roma moderna, Roma 1766, p. 83; A. Maggiori, Dell’itinerario d’Italia e sue più notabili curiosità, I, Ancona 1832, p. 187.
H. Voss, Die Malerei des Barock in Rom, Berlin 1924, pp. 505-507, 607; F. Di Federico, Documentation for the paintings and mosaics of the Baptismal Chapel in Saint Peter’s, in The Art Bulletin, L (1968), pp. 194-198; J. Montagu, Exhortatio ad Virtutem…, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, 1971, vol. 34, pp. 366-371; R.E. Malmstrom, S. Maria in Aracoeli at Rome, Diss., New York University, 1973 p. 76; L. Salerno - L. Spezzaferro - M. Tafuri, Via Giulia, Roma 1973, p. 401; M.S. Weil, The devotion of the Forty Hours and Roman baroque illusions, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, 1974, vol. 37, pp. 218-248; E.K. Waterhouse, Roman baroque painting, Oxford 1976, pp. 101-103; A. Braham - H. Hager, Carlo Fontana: the drawings at Windsor Castle, London 1977, p. 73; S. Romano, Contributi a G. P., in Ricerche di storia dell’arte, 1977, n. 6, pp. 159-174; G. Sestieri, G. P. pittore, in Commentari, n.s., XXVIII (1977), pp. 114-136; G.P.W. Ward-Jackson, Italian drawings, II, London 1980, ad ind.; G. Fusconi - S. Prosperi Valenti Rodinò, Note in margine ad una schedatura: i disegni del Fondo Corsini nel Gabinetto nazionale delle stampe, in Bollettino d’arte, s. 6, LXVII (1982), 16, pp. 81-118; Eaed., Un’aggiunta a Sebastiano Resta collezionista, in Prospettiva, 1983-1984, nn. 33-36, pp. 237-256; G. Borghini, S. Caterina da Siena a Via Giulia (1766-1776), in Storia dell’arte, 1984, n. 52, p. 215; R. Cannatà, Tre dipinti di G. P. in S. Salome a Veroli, ibid., 1985, n. 53, pp. 103-107; L. Dania, An altar-piece by G. P. and its preparatory drawing, in The Burlington Magazine, 1987, vol. 129, pp. 456 s.; G. De Marchi, Mostre di quadri a S. Salvatore in Lauro: (1682-1725), Roma 1987, pp. 41, 167, 326; M.B. Guerrieri Borsoi, Alcune opere di G. P. per i marchesi Patrizi, in Carlo Marchionni…, a cura di E. Debenedetti, Roma 1988, pp. 381-403; S. Prosperi Valenti Rodinò, in Bozzetti, modelli e grisailles dal XVI al XVIII secolo (catal., Torgiano), a cura di M. Di Giampaolo - M. Bon Valsassina, Perugia 1988, pp. 68 s.; O. Ferrari, Bozzetti italiani dal manierismo al barocco, Napoli 1990, ad ind.; A. Anselmi, Sebastiano Cipriani: la cappella Altieri e ‘I pregi dell’architettura’ oda di Giambattista Vaccondio, in Alessandro Albani patrono delle arti, a cura di E. Debenedetti, Roma 1993, pp. 203-217; G. Sestieri, Repertorio della pittura romana della fine del Seicento e del Settecento, Torino 1994, pp. 143-145; D. Graf, Die Handzeichnungen des G. P., Düsseldorf 1995; S. Rudolph, Niccolò Maria Pallavicini…, Roma 1995, pp. 212 s., 217, 235-237; D. Graf, G. P. als Kopist, in Ars naturam adiuvans, a cura di V. von Flemming - S. Schütz, Mainz 1996, pp. 529-547; V. Curzi, in Papa Albani e le arti a Urbino e a Roma 1700-1721 (catal, Urbino-Roma), a cura di G. Cucco, Venezia 2001, pp. 296 s.; S. Pierguidi, An unpublished ‘Crucifix’ by G. P., in Master drawings, XLIII (2005), pp. 208 s.; V. Tiberia, La Compagnia di S. Giuseppe di Terrasanta da Gregorio XV a Innocenzo XII, Martina Franca 2005, ad ind.; M.C. Cola, La committenza Ruspoli a Vignanello, in Bollettino d’arte, s. 6, XCIII (2008), 143, pp. 143-164; R. Maffeis, Benedetto Luti, Firenze 2012, ad ind.; M.R. Pizzoni, Resta e Magnavacca…, in Dilettanti del disegno nell’Italia del Seicento, a cura di S. Prosperi Valenti Rodinò, Roma 2013, pp. 92-94, 120, 124; S. Prosperi Valenti Rodinò, Seventeenth-century Italian drawings in Prague…, G. P., in Umění, LXI (2013), pp. 163-171; Y. Primarosa, Parati, arazzi e cortine in palazzo Muti Papazzurri in piazza dell’Olmo, in Vestire i palazzi, a cura di A. Rodolfo - C. Volpi, Città del Vaticano 2014, pp. 401-412.