FRASSINETTI, Giuseppe Paolo Maria
Nacque a Genova il 15 dic. 1804 da Giovanni Battista e Angela Viale, primogenito di cinque figli.
Furono tutti destinati alla vita ecclesiastica: Francesco entrò in giovane età nei canonici regolari lateranensi e fu parroco al santuario di Nostra Signora Incoronata presso Genova; Giovanni e Raffaele furono coadiutori del F. come viceparroci di S. Sabina; la sorella Paola, fondò l'Ordine delle dorotee.
Di famiglia moderatamente agiata, dopo la prima educazione in casa, il F. fu affidato alle cure di un frate dei minori osservanti e poi degli scolopi, per entrare finalmente come alunno esterno nel seminario di Genova. Nel 1824 divenne chierico e catechista nella basilica di S. Stefano. Fu ordinato sacerdote il 22 sett. 1827. Nei primi due anni di sacerdozio si dedicò alla predicazione, all'educazione e all'istruzione catechistica dei giovani negli oratori, all'assistenza spirituale nelle carceri.
La vita della diocesi aveva particolarmente risentito delle turbolente vicende politiche dei primi anni dell'Ottocento, quando la Liguria era stata unita all'Impero francese (1805-14). In quegli anni il seminario urbano era stato ripetutamente chiuso.
La formazione culturale e spirituale del giovane clero divenne la principale preoccupazione del F., che nel 1830 fondò con i sacerdoti L. Sturla e G.B. Cattaneo la Congregazione del beato Leonardo da Porto Maurizio, cui si aggiunse un'accademia di sacri studi (ascetica, sacra scrittura, storia ecclesiastica, dogmatica e morale). La Congregazione fu incaricata dell'istruzione catechistica dei giovani in tutte le parrocchie della città. Nel 1831 il F. venne nominato parroco di S. Pietro di Quinto al Mare, dove presto lo raggiunse la sorella Paola. Nel 1834 aiutò questa a gettare le basi delle figlie di Santa Fede per l'apostolato tra la gioventù femminile. Frattanto nel 1829 lo Sturla aveva introdotto in Liguria la Pia Unione di S. Raffaele e di S. Dorotea per l'educazione giovanile, fondata a Bergamo dai fratelli Marco e Luca Passi. Nel 1835 quest'ultimo si recò in visita a S. Pietro di Quinto e affidò al F. e alla sorella la direzione della Pia Unione. Divenuta Congregazione religiosa a opera del F. e dello Sturla, con sede a Genova, essa si trasformò poi nell'Istituto di S. Dorotea, approvato nel 1863 da Pio IX.
L'assiduo impegno pastorale del F. fu accompagnato dalla pubblicazione di scritti, volti alla formazione del clero. Destarono scalpore le Riflessioni proposte agli ecclesiastici (Genova 1837), una raccolta di testi utilizzati dalla Congregazione del beato Leonardo, con fervide espressioni di devozione al papa e alla Chiesa cattolica e indicazione dei mezzi atti a contrastarne gli avversari. Il libro provocò una violenta reazione da parte degli ambienti liberali contro il F. e lo Sturla. Questi furono accusati di essere sostenitori dei gesuiti, mentre altri religiosi spargevano voci che i membri della Congregazione fossero avversi al clero genovese e stilassero elenchi di sacerdoti tacciati di giansenismo. Per sedare la polemica sviluppatasi all'interno del clero fu necessario un intervento dell'arcivescovo nel 1838.
Nel 1839 il F. fu chiamato a Genova a reggere la chiesa priorale di S. Sabina. Gli furono accanto, come coadiutori, i fratelli Giovanni e Raffaele e lo Sturla.
Nel 1847 fu nuovamente attaccato insieme con lo Sturla come partigiano dei gesuiti e avverso alle idee liberali per aver criticato le idee neoguelfe nel Saggio intorno alla dialettica e alla religione del Gioberti (Oneglia 1847). Gli istituti di S. Dorotea e del beato Leonardo vennero chiusi e nel marzo 1848, il F. e lo Sturla, temendo l'arresto, furono costretti alla clandestinità. Egli si rifugiò, sotto il cognome materno di Viale, nella villa dell'abate A.M. Campanella a San Cipriano, presso Pontedecimo in Val di Polcevera, da dove continuò a occuparsi del priorato di S. Sabina tramite una fitta corrispondenza con i fratelli. Vi rimase fino al maggio 1849, cominciando a lavorare alla sua opera maggiore, il Compendio della teologia morale di s. Alfonso de' Liguori… (Genova 1865-66).
Già da alcuni anni aveva pronto uno studio sulla dottrina morale di s. Alfonso in lingua latina. Decise di rielaborarlo e tradurlo in italiano, con l'intento di diffondere una morale lontana da un eccessivo rigore e fondata su larghezza di giudizio (egli era un probabilista convinto), preoccupandosi di studiare l'uomo nella sua realtà psicologica e nelle sue tendenze. L'opera ebbe grande successo: fino al 1906 nella diocesi di Genova i sacerdoti non venivano abilitati al ministero dalla confessione senza la sua conoscenza. Sempre nel solco dell'antirigorismo seguì il Convito del divino amore (ibid. 1868), nel quale il F. presentava l'eucarestia non come premio alla perfezione, ma come mezzo per arrivarvi e antidoto al peccato.
Intorno al 1855 a Mornese, nella diocesi di Acqui, nacque a opera del F. la Pia Unione delle figlie dell'Immacolata, che professavano tutti i voti della vita religiosa pur continuando a vivere in seno alle loro famiglie. Esse si riunivano in giorni stabiliti, vivevano del loro lavoro e prestavano la loro opera nelle parrocchie, principalmente nell'istruzione catechistica delle giovinette. Ebbero nel 1857 l'approvazione vescovile e il 4 dic. 1860 aprirono la prima casa sotto la guida della madre superiora Virginia Avio. Si diffusero in altre città d'Italia fondendosi poi con la Compagnia di S. Orsola, fondata da S. Angela Merici a Brescia.
Durante il suo ministero il F. fondò numerose associazioni religiose, tra cui l'Associazione cattolica per la difesa e conservazione della fede (dal 1865 Associazione cattolica di S. Francesco di Sales), la Missione delle fanciulle e la Pia Unione delle anime che desiderano farsi sante.
Il F. si adoperò assiduamente per favorire le vocazioni sacerdotali. Istituì un'unione maschile, i religiosi al secolo, che raccoglieva chi per condizioni familiari non poteva abbracciare direttamente lo stato religioso, e nel gennaio 1865 fondò i figli di Maria Immacolata, alla cui guida gli successe nel 1867 il padre A. Piccardo.
Il F. nutrì notevole attenzione per le forme della comunicazione, dalla predicazione alla diffusione della stampa cattolica. Nel Manuale pratico del parroco novello (Genova 1863) raccomandò l'istituzione di biblioteche parrocchiali circolanti; coltivò anche il proposito di fondare un quotidiano cattolico, ritenendolo l'unico mezzo capace di arrivare nelle mani di tutti. Tali convinzioni lo legarono di stretta amicizia a s. Giovanni Bosco, che, recatosi a Genova nel 1857, gli richiese alcuni scritti per la sua Associazione delle letture cattoliche. Il F. ne compose otto tra il 1857 e il 1866.
Colto il 27 dic. 1867 da una grave forma di broncopolmonite il F. morì a Genova il 2 genn. 1868 e fu sepolto a Staglieno. Per l'intensità della vita pastorale si era guadagnato la fama di "curato d'Ars" italiano. Presso la S. Congregazione dei riti fu introdotta la causa di beatificazione.
Gli scritti del F. (oltre cento) furono raccolti in edizione completa a cura di G. Capurro (Genova 1908); Prediche e scritti d'ascetica (senza il Compendio di teologia morale, pubblicato a parte) furono editi in tredici volumi dalla Tipografia poliglotta vaticana (1908 ss.). Tema saliente degli scritti del F. fu il disegno della perfetta vita sacerdotale. Opera principale di teologia pastorale fu il Manuale pratico del parroco novello, ampiamente apprezzato e consigliato da teologi e vescovi per la formazione del clero.
Fonti e Bibl.: F. Poggi, Della vita e degli scritti di G. F. priore di S. Sabina in Genova…, Genova 1868; D. Fassiolo, Memorie stor. intorno alla vita del sacerdote G. F., priore di S. Sabina in Genova, Genova 1879; L. Traverso, G. F., Genova 1918; C. Olivari, Della vita e delle opere del servo di Dio G. F., Roma 1928; G.B. Revelli, Breve vita del servo di Dio G. F. priore di S. Sabina in Genova, Roma 1940; V. Vailati, Un maestro di vita sacerdotale, il servo di Dio G. F., Alba 1948; E.F. Faldi, Il priore di S. Sabina, il servo di Dio G. F., Genova-Sampierdarena 1964; Teodosio da Voltri, Un prete rinnovatore, Genova 1968; Enc. catt., V, col. 1703.