PALUMBO CARDELLA, Giuseppe
PALUMBO CARDELLA, Giuseppe. – Nacque a Girgenti, ora Agrigento, il 9 marzo 1856.
Discendente da una famiglia borghese, Giuseppe conseguì la laurea in ingegneria presso l’Università di Palermo. Stimolato dall’ambiente culturale e politico palermitano, fin da studente partecipò alle lotte politico-amministrative, avvicinandosi agli ambienti crispini. Divenne il corrispondente da Palermo della Riforma e collaborò con i giornali cittadini locali attraverso contributi sull’industria zolfifera, sui problemi agricoli e sul latifondo. Nel 1882, durante la preparazione delle celebrazioni per il centenario dei Vespri siciliani e le elezioni politiche dello stesso anno, conobbe Francesco Crispi, che per la prima volta si candidava nel collegio di Palermo. Quell’incontro condizionò in modo decisivo le sue scelte successive.
Dopo l’occupazione francese di Tunisi, lo statista siciliano, pensando di incoraggiare la penetrazione economica in Africa, fondò la Società geografica di Palermo, presieduta da Giulio Benso Sammartino duca della Verdura. Alla carica di segretario fu chiamato Palumbo Cardella, che a partire da quel momento divenne uno dei più devoti seguaci di Crispi.
Nel 1882-83 la Società allestì un progetto di intervento in Cirenaica, elaborato nelle linee generali dal suo segretario, che prevedeva la coltivazione di alcune zone e lo sfruttamento dei giacimenti minerari. Lo scarso spirito di iniziativa e il mancato incoraggiamento da parte dei pubblici poteri impedirono, tuttavia, alla Società geografica di raggiungere risultati di rilievo.
Divenuto nel 1887 ministro dell’Interno e poi presidente del Consiglio, Crispi chiamò Palumbo Cardella come suo segretario particolare, confermandolo nella carica anche durante i suoi successivi governi. A differenza di Alberto Carlo Pisani Dossi, Abele Damiani, Roberto Galli, Giuseppe Pinelli, tutti appartenenti alla ristretta cerchia crispina, Palumbo Cardella non svolse particolari compiti istituzionali. Si distinse, però, per il suo attivismo e la conoscenza degli apparati pubblici. Palumbo Cardella curava l’attività professionale forense di Crispi, manteneva i rapporti con la stampa e con i crispini più fedeli, e forniva di tutto il necessario Lina Barbagallo, la seconda moglie di Crispi. Per queste ragioni si trovò al centro di numerose e spinose vicende (fu, tra l’altro, accusato di aver scontato su incarico della Barbagallo delle cambiali emesse dalla Banca romana).
Dopo l’uscita di scena di Crispi a seguito del disastro di Adua del 1896, Palumbo Cardella gli fu sempre vicino. Lo accompagnava a Roma in occasione dei lavori parlamentari e in varie città italiane per lo svolgimento dell’attività professionale.
Negli ultimi anni della sua vita, Crispi si trovò in difficoltà finanziarie. Lo statista siciliano pensò che una fonte di reddito, come per il passato, potesse essere la stesura delle sue memorie, per le quali diversi editori in Italia e all’estero avevano manifestato un grande interesse. Palumbo Cardella, allora, lavorò alacremente al riordino del suo archivio. Crispi, per le precarie condizioni di salute, scrisse alcune parti delle memorie, ma non riuscì a portarle a compimento. Nel testamento, redatto nel febbraio del 1897, stabilì che, dopo la morte, Palumbo Cardella, Damiani e Carlo Giampietri avrebbero avuto il compito di esaminare le sue carte e di decidere cosa andava distrutto e cosa andava conservato per un’eventuale pubblicazione. Nonostante le liti giudiziarie sull’eredità di quelle carte, Palumbo Cardella riuscì a conservarne una parte consistente, che i suoi parenti donarono poi all’Archivio centrale dello Stato.
Palumbo Cardella era ancora giovane alla morte di Crispi, avvenuta nell’agosto 1901. Chiamato alla guida del governo nel marzo 1905, Alessandro Fortis lo volle segretario alla presidenza del Consiglio e capo di gabinetto. Nel dicembre 1905 lo nominò prefetto di Chieti. Palumbo Cardella, però, mantenne il precedente incarico fino al 10 febbraio 1906, quando il nuovo presidente del Consiglio, Sidney Sonnino, lo inviò a prendere servizio nella sede assegnata. Era stato riammesso nella vita politica e istituzionale da due ministri con i quali aveva stretto legami durante i governi di Crispi.
Ritornato al potere Giovanni Giolitti, nell’ottobre 1907 fu collocato a disposizione. Per l’ex segretario di Crispi iniziò un lungo periodo di attesa fino a quando Luigi Luzzatti, presidente del Consiglio e ministro dell’Interno, lo inviò nel settembre 1910 a reggere la prefettura di Caltanissetta. Faceva così ritorno in Sicilia, e in una provincia che in quel momento presentava delicati problemi politici e amministrativi.
Fin dal 1905, lavorando con Fortis, Palumbo Cardella aveva difeso il sindaco crispino di Caltanissetta, Berengario Gaetani, durante lo svolgimento di un’inchiesta svolta dal ministero sulle irregolarità amministrative di quel Comune. Sarebbe toccato proprio a lui, nominato prefetto di quella provincia, il compito di sciogliere il Consiglio comunale di Caltanissetta e di porre ai margini le élites crispine. Palumbo Cardella aveva ormai appreso la lezione che il prefetto era il rappresentante del governo e doveva seguire le sue direttive politiche. Appena arrivato a Caltanissetta, consigliò al governo la nomina di un regio commissario per porre fine ai conflitti esistenti nel capoluogo. Favorì poi la formazione di una coalizione clerico-moderata, che vinse le elezioni generali amministrative del 10 dicembre 1911. Finiva così il controllo della provincia da parte del crispino Gaetani e cominciava quello del clerico-moderato conte Ignazio Testasecca che, con il contributo del prefetto, era stato anche riconfermato deputato del collegio di Caltanissetta in occasione di un’elezione suppletiva svoltasi il 25 giugno 1911.
Proprio per aver organizzato i nuovi equilibri di potere, Palumbo Cardella diresse la provincia di Caltanissetta per altri due anni. Nel frattempo, il 30 aprile 1911 si era sposato con Angela Adele Moretti, originaria di Domelletto (Novara) dove era nata il 19 maggio 1857.
Nell’agosto 1914, durante una normale ‘traslocazione’ dei prefetti, Palumbo Cardella fu inviato nella provincia di Grosseto. Il suo impegno – come avrebbe ricordato successivamente in un lungo memoriale inviato a Benito Mussolini – fu quello di organizzare la resistenza morale, la disciplina delle popolazioni e la mobilitazione durante il periodo della guerra. Alla fine del conflitto, il governo predieduto da Francesco Saverio Nitti lo collocò a riposo. Secondo Palumbo Cardella, si trattava di un provvedimento punitivo, perché la prefettura proprio in quel periodo «aveva colpito gli elementi locali del disfattismo, le cooperative di produzione sorte fra operai socialisti, allegramente costituite, male organizzate e amministrate» (Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale degli affari generali e del personale, Personale fuori servizio, Versamento 1933, b. 50). La carriera di Palumbo Cardella si fermava così definitivamente. Alla fine di luglio del 1919, il prefetto a disposizione fu collocato a riposo a decorrere dal 10 agosto successivo con soli quindici anni di servizio utile e con una pensione di appena 394 lire.
Non gli erano stati computati agli effetti della liquidazione i sette anni passati nei vari gabinetti del ministero dell’Interno. Secondo le norme entrate in vigore dopo il pensionamento, Palumbo Cardella chiese il richiamo in servizio, anche per un solo giorno, oppure in alternativa la variazione della decorrenza del collocamento a riposo dal 29 luglio al 10 ottobre 1919 per potere riscattare il periodo trascorso al ministero dell’Interno. La pratica, segnalata da vari deputati ed ex presidenti del Consiglio (da Paolo Boselli a Luzzatti), si fermò negli uffici del ministero dell’Interno.
Il 23 luglio 1923, a quasi un anno dall’avvento del fascismo, l’ex prefetto e l’ex segretario di Crispi si rivolse direttamente a Mussolini, chiedendo le modifiche necessarie al suo collocamento a risposo. La domanda fu accolta.
Ritiratosi a vita privata, Palumbo Cardella pubblicò nel 1928 sulla rivista Politica alcuni saggi su Crispi e la politica mediterranea e coloniale. Il 15 novembre 1941 si rivolse a Luigi Federzoni per inserire nella Nuova Antologia un suo studio dedicato allo statista siciliano. Era una delle sue ultime lettere, perché poco dopo sarebbe deceduto a Roma, dove ormai risiedeva, il 16 luglio 1942.
Opere: si segnalano i seguenti saggi: Crispi e i tempi nuovi, in La rivista d’Italia, V (1902), 8, pp. 272-307; Crispi e la politica mediterranea e coloniale, in Politica, X (1928), 81, pp. 150-179; 82, pp. 350-380; 83, pp. 387-431; L’Istituto di sanità pubblica da Crispi a Mussolini, Roma 1934; Francesco Crispi nel «Diario» di Alessandro Guiccioli, in Nuova Antologia, LXXVI (1941), 3, pp. 303-306.
Fonti e Bibl.: Le carte di Palumbo Cardella, conservate nel Fondo G. P.C. dell’Archivio centrale dello Stato di Roma, si riferiscono alla sua attività di segretario di Crispi. Il fondo consta di diciotto buste e comprende anche la corrispondenza di Crispi con personalità politiche e con la moglie Lina Barbagallo. Presso l’Archivio centrale dello Stato si trovano due fascicoli personali sulla carriera di Palumbo Cardella (Ministero dell’Interno, Direzione generale degli affari generali e del personale, Personale fuori servizio, Versamento 1933, b. 50; Versamento 1930, serie riservata, b. 86) oltre che un’ampia documentazione circa la sua attività di prefetto di Caltanissetta (Ministero dell’Interno, Fondo Comuni, bb. 391 ter, 679, 681). Lettere e documenti di Palumbo Cardella si possono altresì reperire in: Roma, Arch. centr. dello Stato, Fondo Crispi; Carte Abele Damiani; Carte Alberto Carlo Pisani Dossi; Carte Giuseppe Pinelli; Ibid., Museo centrale del Risorgimento, Fondo Domenico Farini; Arch. di Stato di Forlì, Fondo Alessandro Fortis; Venezia, Ist. Veneto di scienze, lettere ed arti, Fondo Luigi Luzzatti. Inoltre: D. Farini. Diario di fine secolo, a cura di E. Morelli, I-II, Roma 1961-62, ad indicem; M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato e prefetti del Regno d’Italia, Roma 1978, ad indicem; G. Barone, Notabili e partiti a Caltanissetta da Crispi a Mussolini, in Economia e società nell’area dello zolfo (secoli XIX-XX), a cura di G. Barone - C. Torrisi, Caltanissetta-Roma 1989, pp. 271-330; R. Romanelli, Il comando impossibile. Stato e società nell’Italia liberale, Bologna 1995, pp. 279-351; D. Adorni, Francesco Crispi. Un progetto di governo, Firenze 1999, pp. 86 s., 347, 403; C. Duggan, Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi, Roma-Bari 2000, pp. 549, 746, 759, 683, 870 s.; G. Giarrizzo, Francesco Crispi e gli storici, in Partiti e movimenti fra Otto e Novecento. Studi in onore di Luigi Lotti, a cura di S. Rogari, I, Firenze 2004, pp. 1231-1260.