PALAZZOTTO TAGLIAVIA, Giuseppe
PALAZZOTTO TAGLIAVIA (Palazzotto e Tagliavia, Pallizzotti, Palazzotti), Giuseppe. – Nacque a Castelvetrano (Trapani). La data di nascita è ignota: Giovanni Battista Ferrigno (1908, p. 159) la pone nel 1597, ma alla luce dell’ordinazione sacerdotale (1608) essa andrà fatta risalire almeno al 1583.
Discendeva, forse per via materna, dall’antica e nobile famiglia dei Tagliavia, conti (poi principi) di Castelvetrano, da cui acquisì il secondo cognome.
Sulla famiglia scrive Francesco Maria Emanuele e Gaetani: «I Signori Tagliavia, pria d’esser stati dichiarati Principi di Castelvetrano, aveano titolo di Conti di essa Terra per concessione fattane a Gio[vanni] Vincenzo Tagliavia dall’Imperat[ore] Carlo V e dalla Regina Giovanna, data in Valenza nel dì 2 marzo 1522» (1757, p. 12).
Già chierico, entrò nella Congregazione dell’Oratorio dei Padri Filippini di Palermo il 24 luglio 1606. Ricevette gli ordini sacerdotali dal vescovo di Cefalù a Tusa (Messina) il 31 maggio 1608. Divenne membro effettivo degli Oratoriani il 17 settembre 1609, ma quattro anni dopo, il 31 maggio 1613, lasciò definitivamente l’Ordine per passare al clero secolare.
Intanto Palazzotto aveva svolto studi musicali sotto la guida di Antonio Il Verso, a sua volta allievo di Pietro Vinci. Tali studi diedero un primo frutto già nel 1603, quando un madrigale di Palazzotto (Amarilli mia bella) fu accolto e pubblicato tra i brani dell’Ottavo libro dei madrigali a cinque voci (Venezia, Ricciardo Amadino) del maestro.
Due anni dopo, un suo ricercare a due voci – intitolato Castelvetrano – fu incluso tra quelli composti da Giovan Battista Calì, che insieme a lui ed altri condiscepoli si era formato alla scuola di Antonio Il Verso (Il primo libro di ricercari a due voci, Venezia, Amadino, 1605).
Nel 1616 fu pubblicato a Palermo, presso Giovan Battista Maringo, il suo Primo libro de’ mottetti ad una, due, e tre voci, con uno a quattro variato nel fine; la dedica (datata 1° aprile) è rivolta ad Antonio d’Aragona e Moncada, duca di Montalto e principe di Paternò, che dalla famiglia paterna (Moncada) aveva ereditato la propensione al mecenatismo musicale.
La scelta di dedicare al nobile una raccolta di musica sacra anziché di madrigali potrebbe essere stata fatta a ragion veduta: dieci anni più tardi il duca e sua moglie, Giovanna de la Cerda, si sarebbero ritirati in convento abbracciando la vita religiosa.
Nell’estate Palazzotto partì per Napoli al seguito di don Pedro Téllez Girón duca di Osuna, che, terminato il mandato di viceré di Sicilia e in procinto di assumere lo stesso incarico a Napoli, lasciò l’isola il 16 luglio (Di Blasi, 1867, p. 291). Al nobile spagnolo Palazzotto dedicò la sua prima raccolta di musica profana: i Madrigali a cinque voci … libro primo, stampati a Napoli da Costantino Vitale nel 1617.
Dalla dedica (6 novembre) si evince che il conte aveva sostenuto il musicista siciliano interessandosi al suo lavoro e sottoponendogli alcuni testi da intonare. La raccolta manifesta un considerevole salto di qualità rispetto ai primi saggi. I Madrigali del 1617 mostrano infatti come già nel primo anno di permanenza a Napoli il compositore avesse assimilato le tendenze stilistiche peculiari di quell’ambiente musicale; l’efficacia espressiva è soprattutto affidata al cromatismo, che crea sonorità ora pungenti ora languide, in perfetta adesione al testo poetico. Gli autori riconosciuti dei testi madrigalistici qui intonati sono Battista ed Alessandro Guarini nonché Giovan Battista Marino.
Nell’estate 1620 il duca d’Osuna fu accusato di congiura con la Repubblica di Venezia ai danni di Filippo III e destituito dall’incarico vicerale (quattro anni più tardi terminerà i suoi giorni carcerato in Spagna). Perso così l’appoggio del potente mecenate, Palazzotto ritornò in Sicilia: a Palermo, sempre per la stamperia Maringo, apparve nel 1620 il secondo libro di Madrigali a cinque voci. La dedica (1° luglio) è indirizzata a Salvatore Requesens, del ramo dei principi di Pantelleria e suo parente acquisito poiché coniugato con Giovanna Gaetani Tagliavia (Emanuele e Gaetani, 1754, p. 50).
Tra i 21 madrigali della raccolta, i pochi non adespoti sono di Battista Guarini, Pietro Petracci, Ridolfo Arlotti e Giovan Battista Strozzi. La raccolta contiene inoltre un brano del musicista genovese Giovanni Battista Fossato.
Una lacuna di circa un decennio nasconde gli eventi biografici del compositore siciliano. Sappiamo nondimeno che nel 1628 pubblicò a Venezia un libro di Canzoni da sonare a quattro voci e uno di Concerti musicali a due, tre e quattro voci, noti soltanto attraverso un catalogo librario olandese del 1639.
Nel 1631 a Messina pubblicò per l’editore messinese Pietro Brea – esibendo nel frontispizio il recentissimo titolo di «dottore» – un’altra raccolta di mottetti concertati, le Sacre canzoni musicali a due, tre, quattro e cinque voci, dedicata ad Antonio Pagano barone di San Domenico (Messina, 21 novembre; ed. moderna a cura di S. Di Martino, Firenze 1999). La silloge è dichiarata come libro terzo, opera ottava: il riferimento implicito è ai Mottetti del 1616 e, si presume, ai perduti Concerti del 1628.
L’anno successivo vennero stampate altre due raccolte: i Madrigali concertati a tre voci libro terzo opera 9 (perduti) e le Messe brevi concertate a otto voci … opera decima, entrambe per i tipi di Ottavio Beltrano a Napoli. Quest’ultima raccolta è dedicata a don Ottavio Branciforte, che era stato da poco nominato vescovo di Cefalù, città in cui Palazzotto dimorò per cinque anni, tra il 1633 e il 1638, in qualità di arcidiacono ed esaminatore sinodale.
Probabilmente in questo periodo Palazzotto ebbe per discepolo il conterraneo Francesco Di Maggio, che nel 1670 avrebbe pubblicato a Milano una raccolta di mottetti (Sacra armonia di musicali concenti… con una messa a 5 concertata, fratelli Camagni).
Quindici anni dopo, tra i nomi elencati in un documento del 1° dicembre 1653 conservato nell’Archivio di Stato di Palermo (cfr. D’Arpa, 1988, pp. 29-31; A. Tedesco, 1992, pp. 10, 242s.), in cui i padri teatini della chiesa palermitana di S. Giuseppe concedevano alla corporazione dei musicisti della città una cappella con diritto alla sepoltura, quello di Giuseppe Palazzotto Tagliavia risulta marcato da una croce: segno che a quella data non era più in vita.
Palazzotto fu compositore prolifico e di riconosciuta perizia ed ingegno, autore di almeno dieci raccolte di musica sacra e profana, di cui solo cinque sono pervenute. Questo compositore – scrive il teorico Giovanni d’Avella a proposito dei suoi madrigali – «fa sì bell’armonia che ho ardir di dire, tra musici moderni, che sia la Fenice, ordinando il suon all’affetto, et il modo al senso delle parole» (d’Avella, 1657, p. 75). Secondo il canonico Giovan Battista Noto, poi, i suoi mottetti furono ammirati «dal Carissimo maestro di cappella dell’Apollinare e dal Graziani maestro di cappella nel Gesù in quest’alma città di Roma» (Noto [1732]).
Fonti e Bibl.: Castelvetrano, Biblioteca comunale, 21.X.14: G.B. Noto, Platea della palmosa città di Castelvetrano, [1732] (pubbl. in R. Cancila, Gli occhi del principe. Castelvetrano: uno stato feudale nella Sicilia moderna, Roma 2007, p. 352); G. Palazzotto Tagliavia, Sacre canzoni musicali a due, tre, quattro e cinque voci, a cura di S. Di Martino, Firenze 1999, pp. VII-XI; B. Passafiume, De origine Ecclesiae Cephaleditanae, Venezia 1645, p. 25; G. d’Avella, Regole di musica, Roma 1657, pp. 71-75, 102 s.; A. Mongitore, Bibliotheca sicula sive de scriptoribus siculis … Tomus primus, Palermo 1708, p. 395; F.M. Emanuele e Gaetani, Della Sicilia nobile … parte seconda, nella quale si ha la storia del baronaggio di questo Regno di Sicilia […], Palermo 1754, p. 50; Id., Della Sicilia nobile … continuazione della parte seconda …, Palermo 1757, pp. 12 s.; G.E. Di Blasi, Storia cronologica dei viceré luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia, Terza edizione, volume unico, Palermo 1867, p. 291; G.B. Ferrigno, Castelvetrano. Dizionario illustrato dei comuni siciliani, Palermo 1908, p. 159; V. D’Arpa, Notizie e documenti sull’Unione dei musici, in I Quaderni del Conservatorio. Musica ed attività musicali in Sicilia nei secoli XVII e XVIII, a cura di G. Collisani - D. Ficola, Palermo 1988, pp. 19-36; A. Tedesco, Il Teatro S. Cecilia e il Seicento musicale palermitano, Palermo 1992, pp. 10, 242 s.; The Catalogus librorum musicorum of Jan Evertsen van Doorn (Utrecht 1639), a cura di H. Vanhulst, ’t Goy-Houten 1996, ad ind.; A. Pugliese, G. P. e T. musicista siciliano, in Ruggero Giovannelli «musico eccellentissimo e forse il primo del suo tempo», a cura di C. Bongiovanni - G. Rostirolla, Palestrina 1998, pp. 573-600; Diz. encl. univ. della musica e dei musicisti, V, p. 523; The New Grove dict. of music and musicians (ed. 2001), XVIII, pp. 929 s.