PALANTI, Giuseppe
– Nacque a Milano il 30 luglio 1881 da Giovanni, ebanista, e da Virginia De Gaspari, sarta.
Compiute le scuole elementari e tecniche, nel 1895 s'impiegò come disegnatore di stoffe presso la ditta Scotti di Milano. Nel frattempo frequentava due scuole serali: la Scuola superiore d'arte applicata all'industria al Castello Sforzesco, sotto la guida di Luigi Cavenaghi, e la Scuola degli artefici di Brera. Nel 1898 s'iscrisse ai corsi di pittura dell'Accademia di Brera, e seguì le lezioni di Cesare Tallone, Giuseppe Mentessi, Vespasiano Bignami, Lodovico Pogliaghi. Nel 1899, ancora studente, vinse il concorso per la copertina della rivista milanese La promessa, e disegnò i manifesti per l'Esposizione floricola di Monza. L'anno seguente vinse il concorso Zogheb quale migliore allievo della Scuola d'arte applicata, ottenendo in premio un viaggio d'istruzione a Parigi; poté così visitare l'Esposizione universale del 1900, di cui scrisse un minuzioso resoconto indicativo dei suoi interessi per la cartellonistica, di Alfons Mucha in particolar modo, e per le soluzioni tecniche delle arti applicate all'industria.
Conseguito il diploma nel 1901, fu chiamato da Cavenaghi a insegnare composizione nella Scuola d'arte applicata. Il lavoro per l'Unione cooperativa – i grandi magazzini milanesi per cui illustrò le copertine dei cataloghi di vendita dal 1901 al 1912 – fu l'avvio a una brillante carriera di cartellonista, decoratore, disegnatore industriale. Dal 1902 iniziò l'attività di figurinista e cartellonista per il teatro alla Scala, esperienza conclusa nel 1916.
Risalgono al 1904 i costumi e i dettagli di scena per Madama Butterfly; alla stagione lirica 1905-06 i costumi per Le nozze di Figaro e per La dama di picche; a quella del 1910-11 per Simon Boccanegra, Giulietta e Romeo, l'Armida; al 1912 per Don Carlos; al 1913 i costumi e le attrezzerie per Oberon; al 1916 per La battaglia di Legnano. Suoi celebri cartelloni furono: La fanciulla del West (1911), Isabeau (1912), Parsifal (1914). Nel 1911 una raccolta di costumi teatrali disegnati da Palanti per la Scala venne pubblicata in Domini e maschere, rivista edita da Sonzogno, ricca di suggerimenti per abiti di carnevale. In linea con tal gusto, Palanti collaborò all'allestimento e ai costumi dei veglioni organizzati alla Scala dall'Associazione dei giornalisti dal 1907 al 1940.
Contemporaneamente, la collaborazione con l'architetto Gaetano Moretti offrì a Palanti l'occasione di esprimersi come designer, realizzando mobili presentati con successo a Torino nel 1902, e oggetti d'arredo fra cui le lampade per il palazzo di giustizia di Roma (1907), tuttora in situ. Nel 1905 ottenne la medaglia d'oro per la réclame degli inchiostri Huber della ditta Augusto Baelz di Milano alla I mostra d'arte applicata alla pubblicità.
Nel 1906 sposò Ada Romussi, figlia di Carlo il direttore del Secolo, da cui ebbe due figli, Giancarlo, architetto, e Maria Virginia. Nominato coadiutore di Pogliaghi alla Scuola di decorazione di Brera, all'Esposizione per il traforo del Sempione presentò alcuni mobili e un modello di scala in ceramica, realizzata dalle Manifatture delle ceramiche di Faenza, di gusto dichiaratamente liberty.
Nel 1907 divenne insegnante aggiunto alla Scuola degli artefici di Brera e alla Scuola superiore d'arte applicata all'industria, impegni che avrebbe assolto con entusiasmo e coscienza, convinto che la padronanza tecnica del mestiere fosse indispensabile per l'acquisizione dello stile (Crespi Morbio, 2001, p. 11).
Nel 1910 decorò la facciata del padiglione italiano all'Esposizione internazionale di Buenos Aires (La terra madre; Trionfo delle arti; Progresso dei mezzi di trasporto), e il soffitto di quello italiano dell'Esposizione internazionale di Bruxelles. Nello stesso anno iniziò a lavorare alla progettazione di una vera e propria città per le vacanze sul litorale romagnolo, Milano Marittima, in prossimità di Cervia, realizzando il piano regolatore, ultimato nel 1912.
Trattenuto nell'insegnamento dal ministero della Pubblica Istruzione , non prese parte alla guerra, sebbene nel 1916 avesse presentato la domanda come allievo aviatore; illustrò cartoline e opuscoli celebrativi e di propaganda antitedesca, e nel 1917 insieme al fratello Mario elaborò il progetto di una macchina navale: il 'Distruttore invulnerabile'.
Nel dopoguerra si dedicò con più assiduità alla pittura, incontrando, grazie alla stesura spigliata dei suoi soggetti, il favore della borghesia emergente della Lombardia postbellica di cui divenne privilegiato ritrattista.
Ne sono una conferma i tanti ritratti eseguiti per la Ca' Granda e il diploma d'onore ottenuto nel 1923 alla Mostra del ritratto femminile contemporaneo (Monza, Villa Reale). Fra i generi da lui trattati vi furono infatti anche il paesaggio e la natura morta, ma ebbero particolare successo i nudi e le raffigurazioni femminili.
Socio della Famiglia meneghina, e della Società artistica e patriottica, nel 1921 si unì al movimento artistico e letterario Chiaro di luna impegnandosi contro le 'stramberie' delle avanguardie in nome di uno stile che esaltasse il sentimento nell'arte.
Nel 1923 divenne titolare della cattedra di decorazione pittorica a Brera.
Nel 1924 eseguì il ritratto di Pio XI per la nunziatura apostolica di Buenos Aires, nel 1925 quelli di Vittorio Emanuele III e della regina Elena e nel 1930 quelli di Umberto e Maria José (collezione privata). Il ritratto di Mussolini (1928) divenne una delle immagini ufficiali del duce, riprodotta sui giornali e sull’Enciclopedia Treccani. Realizzò anche quello di Alessandro Volta per la sede della Electrical Engineers Institution di Londra.
Nel 1928, su incarico del Comune di Cervia, realizzò il Manifesto destinato a pubblicizzare Milano Marittima per il cui sviluppo egli ideò anche un torneo di tennis, la Coppa Palanti, che si ripeté fino al 1935. Al 1929 risale la decorazione del padiglione della stampa italiana all'Esposizione mondiale di Barcellona, per cui Palanti disegnò il manifesto ufficiale.
Nel frattempo la sua attività espositiva diveniva vivace. Presentò opere a Brera (Il veto della comare, 1923, Asciugandosi, 1925); alla Famiglia Meneghina (1926, Donna russa), alle Sindacali fasciste milanesi (1934, La terra riposa, Ermanna, Ritratto dell'allieva E. Trezzi; 1935, La donna e il burattino), e intersindacali (1936, Firenze: La morte e la sua carne; 1937, Napoli: L'oblio nel bicchiere); alla Primaverile della Permanente (1936, Capanno di Romagna); alla Sindacale nazionale (Milano 1941, il Ritratto di Achille Ricci).
Nominato da Pio XI cavaliere dell'ordine di S. Silvestro nel 1927, nel 1933 - eseguito il Cristo re per i cavalieri del S. Sepolcro di Gerusalemme - ottenne il titolo di commendatore dell'ordine.
Nel 1933 divenne membro del Consiglio superiore dell'Educazione nazionale che nel 1934 lo nominò vicepresidente di Brera, motivo per cui partecipò al comitato organizzatore della mostra su Hayez.
La sua carriera proseguì con successo fino ai primi anni Quaranta quando le difficoltà della guerra ridussero drasticamente le sue possibilità di lavoro.
Morì a Milano il 23 aprile 1946, dopo aver esposto un'ultima volta alla Società patriottica.
Fonti e Bibl.: L. Beltrami, L'esposizione della Ditta Ceruti, in L'edilizia moderna, XII (1903), 5, p. 31; G.P. figurinista della Scala, in L'Illustrazione italiana, 3 genn. 1909; Un artista proteiforme, in Ars et Labor, 15 dic. 1912; E. Piccoli, L'esposizione nazionale d'arte del Chiaro di Luna, in Emporium, LIII (1921), pp. 328-332; E. Julitta, Pittori italici: P., in Novara, 4 aprile 1930; R. Zezzos, Lettere milanesi. La pittura religiosa di G. P., in Il nuovo Cittadino, 6 luglio 1933; E. Julitta, Pomeriggio alla 'Permanente', in La Sera, 14 dicembre 1935; Nello studio di G.P., in Famiglia meneghina, 1935; Profili d'artista. P., in L'Italia, 11 aprile 1939; M.G. Borghi, Incontri ideali: G.P. e gli allievi di decorazione dell'Accademia di belle arti di Brera, Milano 1946; Il manifesto italiano nel centenario del manifesto litografico (catal.), a cura di G. Veronesi, Milano 1965, pp. 46 s.; G. Bocca, I manifesti italiani fra Belle Époque e fascismo, Milano 1971, pp. 85, 98; Settant'anni di manifesti italiani (catal.), a cura di C. Alberici - G. Lise, Milano 1972, pp. 46, 78; R. Bossaglia - L. Giordano, G. P.: un pittore a Milano tra Scapigliatura e Novecento, Milano 1972; G. P. 1881-1946 (catal.), con presentazione di F. Solmi, Bologna 1973; Pittura e scultura italiana fine ’800 primi ’900 (catal.), Roma 1974, p. 3; L. Cogliati Arano, Note in margine a G. P., in Situazione degli Studi sul Liberty, Atti del Convegno internazionale, ... 1973, a cura di R. Bossaglia, Firenze 1976, pp. 275-280; Arte a Milano 1906-1929 (catal.), a cura di P. Biscottini, Milano 1995, pp. 27, 61; G. P.: Pittura, teatro, pubblicità, disegno (catal.), a cura di V. Crespi Morbio, con ricerche d'archivio di S. Massari, Torino 2001; G. P. opere inedite dal Museo alla Scala e da collezioni private (catal.), a cura T. Giansiracusa, Brescia 2003; G. P. pittore urbanista illustratore (catal.), a cura di A. Villari, con una nota sui documenti d'archivio di S. Massari, Cinisello Balsamo 2012.