ORUS, Giuseppe
ORUS, Giuseppe. – Nacque a Parma il 26 febbraio 1751 da Giacomo, ufficiale ispettore delle scuderie ducali, e da Anna Privat.
Avviato agli studi, vi si applicò con grande profitto, dimostrando particolare interesse per la botanica e la chimica. Frequentò anche l’Accademia di pittura, scultura e architettura, ricavandone poi una grande destrezza nel disegno anatomico e una straordinaria abilità nel forgiare i metalli.
A indirizzare la sua scelta professionale furono l’intenzione del governo illuminato di Léon Guillaume du Tillot di aprire a Parma una scuola di veterinaria sul modello delle prime sorte a Lione nel 1763 e ad Alfort nel 1765, e la conseguente delibera di inviare in una di queste scuole un giovane che, terminato il corso pluriennale, attivasse in patria una simile istituzione. La scelta cadde su Orus che, in forza del decreto ducale del 30 luglio 1770, lasciò Parma per Alfort, rivelandosi subito un eccellente allievo. Dopo due anni, gli venne a mancare la sovvenzione governativa a causa della caduta del governo ma riuscì ugualmente a terminare brillantemente il corso, perché il padre si accollò le spese nonostante fosse venuta meno la prospettiva di trovare lavoro in patria.
Fu poi Claude Bourgelat, direttore della scuola di Alfort, a segnalare Orus alla Repubblica di Venezia, intenzionata a sua volta ad aprire a Padova una scuola sul modello di quelle francesi. La proposta fu accolta e, raggiunta la nuova destinazione nell’ottobre 1773, Orus si mise all’opera, sotto l’egida del magistrato ai Beni inculti e deputati all’agricoltura, per adattare l’ex convento delle Maddalene alle esigenze del Collegium zoojatricum patavinum, istituito con decreto del 9 settembre 1773.
Il compito fu oltremodo gravoso, dovendo Orus effettuare anche, per conto del magistrato alla Sanità, frequenti sopralluoghi in località impervie dell’Istria e della Dalmazia colpite da epizoozie. Da subito, tuttavia, dimostrò non comuni doti organizzative oltre che scientifiche, tanto che nel febbraio 1774 l’Accademia di agricoltura patavina l’annoverò tra i suoi soci.
Frequenti richieste di diagnosi su mali del bestiame gli giungevano altresì da privati cittadini anche di Stati esteri, compreso il ducato di Parma.
Nonostante i cambiamenti politici che lo avevano portato a Padova, Orus mantenne sempre ottimi rapporti con le autorità parmensi. Fu proprio lui, infatti, il 22 ottobre 1781, a ricevere e accompagnare in visita all’Università la granduchessa di Parma, Maria Amalia, di passaggio da Padova. Nella città natale, del resto, Orus passava puntualmente le ferie estive assieme alla moglie, Antonia Porta, pure di Parma.
Il 1° ottobre 1774 il Collegium zoojatricum patavinum aprì ufficialmente i battenti e da subito vi affluirono studenti anche da altri Stati italiani, quasi tutti a spese dei rispettivi governi. L’avvenimento più importante che suggellò il brillante esordio di Orus fu la visita che l’imperatore d’Austria Giuseppe II fece alla scuola il 29 maggio 1775, intrattenendosi a lungo a parlare dell’importanza della veterinaria nell’economia degli Stati moderni. Eccellenti furono sempre i rapporti con i colleghi dello Studio, che gli decretarono un vero trionfo quando il 6 marzo 1776 tenne a palazzo del Bo la sua pubblica prolusione.
Il 1° maggio 1779, poco prima del termine del corso, la scuola passò alle dipendenze dei Riformatori dello Studio di Padova. Questo passaggio, che in altri tempi avrebbe significato una prestigiosa promozione, avvenne in piena crisi delle istituzioni della Serenissima e segnò l’inizio di un declino che gli incombenti capovolgimenti politici di fine secolo avrebbero reso irreversibile.
Il bilancio del primo ciclo di attività, altamente positivo sul piano culturale, non lo fu su quello economico, al punto da mettere in discussione la sopravvivenza della scuola. Prescindendo dall’iniziale gravoso ammortamento di pubblico denaro, l’affluenza al Collegium era stata di molto inferiore alle aspettative, tanto che le rette non avevano mai coperto i costi di gestione. La durata quadriennale del corso si era rivelata troppo onerosa per i pubblici erari, su cui gravavano le spese dei convittori e la legislazione della Serenissima non prevedeva, diversamente da quella francese, l’obbligatorietà per le varie amministrazioni locali di farsi carico di un numero prestabilito di studenti. La scuola veterinaria padovana, rigidamente conformata al modello di quelle francesi, doveva quindi essere ristrutturata. Per Orus si aprì un periodo difficilissimo che lo vide impegnato a elaborare a più riprese proposte di riforma per ridurre a due anni la durata del corso, alla cui frequenza dovevano essere obbligati anche gli aspiranti chirurghi della facoltà medica. In attesa dell’approvazione del nuovo piano, senza alcuna sovvenzione, dovette provvedere alla manutenzione delle strutture del collegio presso il quale era rimasto funzionante l’ospedale. Questo stato di incertezza e di grande frustrazione si protrasse fino all’inizio del 1788, quando Orus tenne in Bo la prolusione del nuovo corso riformato di medicina comparata.
Anche nella veste di professore universitario, continuò a svolgere molte impegnative missioni per conto del magistrato alla Sanità e mantenne sempre la sua abitazione presso il collegio delle Maddalene dove svolgeva l’insegnamento pratico, curando personalmente l’annesso giardino.
La giovanile passione per la botanica non gli era mai venuta meno tanto da marcarne la personalità. Un cronista scrisse di lui che era «di carattere generoso e dotato di urbanità singolare e di maniere piacevolissime, benché menasse una vita circoscritta e privata, occupandosi grandemente della coltura di un suo giardino ed orto domestico doviziosissimo di fiori e piante fruttifere d’ogni maniera» (Padova, Biblioteca civica, ms. BP, 847/VII: G. Polcastro, Compendio istorico degli avvenimenti accaduti nella città di Padova …, p. 193).
Per i suoi meriti scientifici fu annoverato tra i soci anche dell’Accademia di agricoltura di Belluno, della Società georgica dei Sollevati di Montecchio e della Società patriottica di Milano.
Morì improvvisamente a Padova, il 27 settembre 1792, tra le braccia dell’allievo e successore Antonio Rinaldini.
La morte prematura gli impedì di portare a compimento molte opere e di vedere finalmente pubblicato il Trattato medico pratico di alcune malattie interne degli animali domestici,la cui stampa era stata più volte rimandata in attesa dell’approvazione della riforma del corso di veterinaria e che uscì postumo (Bassano 1793) per interessamento della devota moglie Antonia. Lui vivente, furono pubblicati il libro I delle Osservazioni fisico-pratiche sopra alcuni animali domestici villerecci (Padova 1770) e due memorie (Del cancro volante, sintomi di questa malattia, metodi curativo e preservativo attualmente praticati dal pubblico professore del Collegio zoojatrico di Padova, in Il Nuovo Giornale d’Italia spettante alla scienza naturale e principalmente all’agricoltura, alle arti e al commercio, I [1777], pp. 362-363; Della peripneumonia, ovvero infiammazione di petto negli animali bovini…, ibid., p. 339-341). Alle poche opere a stampa si contrappone un nutrito corpus di manoscritti, tra i quali un’opera di ampio respiro, Istruzioni di economia veterinariain forma di catechismo, due serie di Lezioni sull’anatomia e le malattie degli animali domestici, un incompiuto Dizionario veterinario, dove le voci scientifiche sono correlate ai corrispettivi nomi ‘triviali’ in uso in diversi paesi, e gli appunti in lingua francese delle lezioni di Bourgelat e di Filippo Chabert. Di grande interesse sono anche le Relazioni inviate al magistrato alla Sanità, che riportano le diagnosi formulate in base agli esami autoptici e i rimedi curativi e preservativi prescritti.
Dotato di cultura eclettica, Orus amava la musica ed era uno scrittore brillante che, all’occorrenza, sapeva cimentarsi anche nella poesia aulica. La sua abilità in fucina era tale da fargli approntare una serie di modelli di ferri correttivi per piedi difettosi di cavallo a uso dei maniscalchi che non si erano dimostrati capaci di forgiarli partendo dai suoi disegni.
Fonti e Bibl.: P. Del Prato, Note storiche sulla seconda scuola veterinaria d’Italia e su G. O., Torino 1862; A. Veggetti - B. Cozzi, G. O., fondatore del “Collegium Zooiatricum patavinum” e socio della locale Accademia di agricoltura, in Atti e memorie dell’Accademia patavina di scienze, lettere e arti, CVIII (1996), pp. 65-81; V. Giormani - A. Veggetti, La travagliata riforma del corso di medicina veterinaria nell’Università di Padova (1779-1787), in Annali di storia delle università italiane, VII (2003), pp. 307-324; A. Veggetti - B. Cozzi, La Scuola di medicina veterinaria dell’Università di Padova(1773-1873), Treviso 2010, passim.