ORIOLI, Giuseppe
ORIOLI, Giuseppe. – Nacque a Mantova, da Anselmo e da Laura Antonioli, il 17 luglio 1681 e fu battezzato il medesimo giorno, come «Joseph Camillus» (Mantova, Archivio storico diocesano, Liber baptizatorum ecclesiae parochialis Sancti Stephani, ad diem).
ll padre fu marangone (maestro d’ascia) e morì prima del 23 settembre 1695, quando Giuseppe, ancora «pupillus», fu affidato alla madre (Archivio di Stato di Mantova, Notarile, Gian Francesco Lorenzi, b. 5253). Probabilmente in giovane età intraprese la carriera di pittore trasferendosi a Bologna, dove è da identificare con il «Giuseppe mantovano» ricordato, seppure a date imprecisate, tra gli allievi di Gian Gioseffo Dal Sole (Tambini, 1999, p. n.n.).
I suoi primi passi autonomi si datano con certezza al 1713, quando dipinse per la chiesa del Suffragio di Faenza una Madonna col Bambino e i ss. Giuseppe, Apollonia, Carlo Borromeo, Caterina da Bologna e Francesco da Paola e un S. Francesco da Sales, opere in cui si adeguò all’interpretazione della tradizione classica bolognese, carraccesca e reniana, della quale mantenne il solenne impianto. È possibile che sia opera di Orioli anche la pala posta sull’altare maggiore, raffigurante l’Apparizione della Madonna col Bambino a s. Filippo Neri, databile ad appena prima delle due tele testé citate e per l’esattezza tra il 1710 e il 1712 (Tambini, 1999; 2011). È altresì possibile che in questi anni abbia inviato alla chiesa di S. Domenico di Ancona una tela raffigurante S. Vincenzo Ferrer e due sante domenicane, attestata dalle fonti locali come opera settecentesca di «Giuseppe Oriola» e accompagnata in origine da altre due tele «rappresentanti due miracoli del Santo, nelle pareti laterali»; tutte e tre sono andate perdute nel 1943 (Elia, 1955, p. 67). In questa fase gli è attribuita una seconda Apparizione della Madonna col Bambino a s. Filippo Neri, nel monastero di S. Stefano delle carmelitane di Ravenna, un’opera che mostrerebbe un accostamento ai modi di Girolamo Donnini (Tambini, 2011, p. 105).
Sono quindi erronee le affermazioni di Pasquale e Luigi Coddè (1837, p. 123) circa un tirocinio di Orioli nella «primitiva accademia di Mantova», sorta solo nel 1752, e di Carlo d’Arco (1857, p. 83), il quale lo pose sulla scia di un estroso anticlassico come Francesco Maria Raineri (detto lo Schivenoglia),
Verso la fine del secondo decennio del Settecento, Orioli tornò nella città natale, dove è documentato almeno dal maggio 1719 (L’Occaso, 2005, p. 225); da allora sembra aver operato solo a Mantova e nel Mantovano. Tra le sue prime prove in patria è la luminosa e ampia Immacolata Concezione tra i profeti Elia ed Eliseo che orna l’altare maggiore della chiesa del Carmine a Canneto sull’Oglio; l’opera, firmata e datata 1722, mostra una piacevole freschezza cromatica in una struttura compositiva debitrice di Dal Sole e di Carlo Cignani.
Nel 1722 sposò Teresa Tridi, veronese, morta a 47 anni il 12 agosto 1749 (Id., 2011, p. 127 n. 36). Del 1724 è sicuramente il S. Paolo primo eremita posto nel presbiterio della parrocchiale di Portiolo, realizzato su committenza del marchese Giovanni Gonzaga. Verso il 1725 si data il S. Antonio di Padova, su tela ovale, posto sulla cimasa dell’altare di S. Margherita nella basilica di S. Barbara a Mantova. Intorno al 1726 o subito dopo si può collocare un ‘trittico’ realizzato da Orioli per una cappellina del palazzo ducale (distrutta agli inizi del XX secolo), oggi conservato nella pinacoteca del Museo all’interno del palazzo stesso (inv. statale 730, 773 e 774); l’insieme è costituito da una paletta con l’Immacolata Concezione tra i ss. Anselmo, Luigi Gonzaga e Giovanni Bono e da due ovali laterali, rappresentanti S. Longino e la Beata Osanna Andreasi: una sorta di pantheon mantovano e soprattutto un’attestazione della fiducia che il pittore godé presso la committenza ufficiale, che in quegli anni lo preferì allo Schivenoglia e all’emergente Giuseppe Bazzani. In palazzo ducale vi era anche una Susanna e i vecchioni, ricordata nel 1739 da Charles de Brosses e non rintracciata.
Nel 1728 dipinse per la famiglia Rizzini una pala per l’altare di S. Pietro nella parrocchiale di Cavriana, perduta (Cavagnari, 1945). Entro il 1730 realizzò la pala della Pentecoste in S. Egidio, quadro giudicato nel 1775 «bellissimo» da Marcello Oretti (Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio, ms. B 96 bis, c. 473v). Tra il 1730 e il 1742 si pone l’esecuzione di una seconda pala per la stessa chiesa, una Madonna col Bambino e s. Egidio sostanzialmente ripresa da un’incisione del 1695 di Biagio Puccini. Proprio in quegli anni Orioli è menzionato nelle manoscritte Vite di pittori (circa 1730-42, p. 228) del fiorentino Francesco Maria Niccolò Gabburri: «Giuseppe Orioli pittor mantovano, viveva in patria nel 1733 in florida età, occupando uno dei primi posti nell’arte della pittura in quella città».
La chiesa servita di S. Barnaba accolse negli anni Trenta varie opere di Orioli: la bella Madonna col Bambino e s. Filippo Benizi (1730); sette immagini dei Ss. fondatori dell’Ordine servita, del 1732, poste a decorare la cappella dell’Addolorata (ma quattro sono state rubate nel marzo 1981); la pala con la Madonna col Bambino, s. Giovanni Nepomuceno e un s. vescovo, ora nella canonica e databile attorno al 1730; un ovale rappresentante un Santo in preghiera davanti a un teschio.
Nel 1733 dipinse un S. Giacomo, perduto, per il marchese Tommaso Arrigoni (L’Occaso, 2011, p. 117), che è possibile Orioli abbia ritratto in una tela ovale, parte alcuni anni fa della collezione Cavriani ma ora dispersa (Id., 2012).
Tale opera sarebbe una rara testimonianza del tentativo di cimentarsi con temi diversi dai soggetti sacri che oggi costituiscono l’unica prova della sua attività; tra i suoi limiti sembra esserci anche non l’aver mai dipinto ad affresco.
Per la chiesa della Ss. Trinità dei gesuiti (ora sconsacrata) dipinse nel 1736 la Madonna col Bambino e i ss. Stanislao Kostka e Francesco Borgia, siglata e datata sul retro e ora nel Museo di palazzo ducale (inv. statale 727). Entro il 1738 eseguì l’Immacolata con i ss. Anna, Benedetto e Girolamo della parrocchiale di Boccadiganda; si ignora se fossero di Orioli gli altri dipinti raffiguranti S. Luigi Gonzaga, Beata Osanna Andreasi, S. Antonio di Padova, S. Francesco da Paola, S. Benedetto e S. Anselmo – in parte su muro in parte su tela – che si trovavano nel Settecento (Id., 2011, pp. 117-120) nella medesima cappella e che risultano dispersi. Perduta è anche una pala con la Beata Osanna Andreasi e i ss. Vincenzo Ferreri e Antonio Abate, dipinta entro il 1738 per la parrocchiale di Buscoldo.
Ancora nel 1738 l’inventario dei beni del fu Ferdinando Arrivabene (ibid., pp. 120, 124) menziona due sovrapporte a chiaroscuro, dipinte a imitazione di tre tele di Domenico Fetti conservate nella stessa quadreria (due delle quali sono oggi in collezioni private:E.A. Safarik, Fetti, Milano 1990, pp. 278-282 nn. 124 s.); di Orioli erano inoltre, nella medesima collezione, due «ovati in tela rappresentanti uno Lot colle figlie et l’altro il casto Giuseppe nelle carceri» (L’Occaso, 2011, p. 120), ma sia questi sia le due sovrapporte sono perduti. Tra le opere disperse si segnalano infine «il gran Cenacolo, che è nel Refetorio de’ PP. Carmelitani» (Volta, 1777, p. 167), talvolta identificato (Perina, 1965, p. 569) con l’Ultima cena del Museo diocesano di Mantova (inv. 646), e «un quadretto, rappresentante S. Anna, e la Madonna» già in S. Francesco (Cadioli, 1763, p. 59).
Non si conoscono opere di Orioli sicuramente databili al quinto decennio del secolo. Morì, secondo le fonti locali, a Mantova nel 1750 (L’Occaso, 2011, pp. 128 s. n. 55).
Alcune attribuzioni sono state espunte dal catalogo (ibid., pp. 121-123): a Mantova, in S. Caterina, il Martirio di s. Caterina e il Trasporto del corpo di s. Caterina sul monte Sinai (resi al veronese Giorgio Anselmi); in S. Maurizio il S. Luigi Gonzaga che bacia la mano di Gesù Bambino e altri santi (del viadanese Francesco Chiocchi); in S. Apollonia la Sacra Famiglia con s. Simone Stock (del mantovano Leonardo Micheli); a Nuvolato, nella parrocchiale la Madonna col Bambino e i ss. Francesco e Lucia (del pavese Antonio Brunetti).
Fonti e Bibl.: Oltre alle fonti documentarie citate nel testo si vedano: Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Palatino E.B.9.5.: F.M.N. Gabburri, Vite di pittori (circa 1730-42), III, p. 228; Ch. de Brosses, Lettres familières (1739-40), a cura di G. Cafasso, note e bibl. di L. Norci Cangiano de Azevedo, I, Napoli 1991, p. 226; G. Cadioli, Descrizione delle pitture..., Mantova 1763, pp. 59, 84, 110, 124; [L.C. Volta], Diario di Mantova..., Mantova 1777, p. 167; P.J. Mariette, Abecedario... (sec. XVIII), IV, Parigi, 1858, pp. 61, 400; P. Zani, Enciclopedia metodicacritico-ragionata delle belle arti, XIV, Parma 1823, p. 159; P. Coddè - L. Coddè, Memorie biografiche..., Mantova 1837, p. 123; C. d’Arco, Delle arti e degli artefici di Mantova, Mantova 1857, I, p. 83; L. Cavagnari, La chiesa parrocchiale di Cavriana, Mantova 1945, p. 15; R. Elia, La chiesa di S. Domenico in Ancona..., in Studia picena, XXIII (1955), p. 67; C. Perina, La pittura, in E. Marani - C. Perina, Mantova. Le arti, III, Mantova 1965, pp. 568-569; C. Tellini Perina, Traccia per il Settecento pittorico mantovano, in Arte lombarda, XIV (1969), 2, pp. 133, 136; Id., in S. Maurizio in Mantova... (catal., Mantova), Brescia 1982, p. 97; Id., O., G., in La pittura in Italia. Il Settecento, Milano 1990, II, pp. 813 s.; A. Tambini, Me pinxit: una pala di G. O., in La fiera di S. Rocco, Faenza, Faenza 1999, pp. n.n.; R. Dugoni, in I dipinti della galleria Nuova, a cura di G. Rodella, Mantova 2002, pp. 116-121 nn. 24-25; F. Mondadori, La famiglia Rizzini dal XVII al XX secolo. Apogeo e declino di una famiglia, Guidizzolo 2003, p. 21; S. L’Occaso, in Osanna Andreasi da Mantova 1449-1505. La santità nel quotidiano (catal.), a cura di R. Casarin, Mantova 2005, pp. 222-227 n. 27; A. Tambini, La prima attività di G. O. a Bologna e in Romagna, in Civiltà mantovana, s. 3, XLVI (2011), 131, pp. 97-108; S. L’Occaso, L’attività di G. O. a Mantova e i rapporti tra Mantova e l’Emilia nellla prima metà del Settecento, ibid., pp. 109-129; Id., Museo di palazzo ducale di Mantova. Catalogo generale delle collezioni inventariate, Mantova 2011, ad ind.; Id., I Cavriani: committenza e raccolte artistiche..., in I Cavriani. Una famiglia mantovana..., a cura di D. Ferrari, Mantova 2012, p. 134.