GIBERTI, Giuseppe Nicola
Nacque a San Ginesio, nel Maceratese, intorno al 1631 da Teofilo e Maria Passari. Nei primi anni di vita seguì il padre, uomo colto e raffinato, nei suoi spostamenti, dovuti ai vari incarichi ricoperti in diverse città del centro Italia: Teofilo fu auditore di Rota a Perugia, quindi auditore generale del duca di Bracciano e, infine, luogotenente di Macerata e Jesi.
Intrapresi gli studi a Bologna presso il collegio di Montalto, il G. dovette sospenderli per il sopraggiungere di una grave malattia; tuttavia, il 29 apr. 1655, si laureò in utroque iure presso l'Università di Macerata. Il 21 sett. 1658 fu promosso all'ordine del suddiaconato e il 20 ottobre fu ordinato presbitero. Dal 1660 al 1665 ricoprì la carica di pretore di Foligno, quindi fu vicario generale del vescovo di Città di Castello, Francesco Boccapaduli e, dopo la rinunzia di questo al vescovato nel 1671, del vescovo di Spoleto cardinale Cesare Facchinetti (1655-83), con il quale restò per quasi dieci anni, fino al momento della sua nomina a vescovo di Teano, il 12 maggio 1681.
All'arrivo del G. a Teano le principali istanze di riforma indicate dal concilio di Trento avevano trovato pratica applicazione grazie all'opera dei predecessori. A lui, quindi, spettava il compito di consolidare quanto già acquisito, e fu su questa strada che egli indirizzò i suoi primi atti. Preso possesso della diocesi, il 13 giugno 1681, il 4 luglio emanò il suo primo editto di riforma: ai laici impose il divieto di lavorare nei giorni festivi e proibì il porto delle armi in chiesa; agli ecclesiastici proibì il porto delle armi, il gioco delle carte e dei dadi. Richiamava, inoltre, a una più stretta osservanza dell'obbligo dell'abito clericale, della tonsura, del servizio nelle chiese, dell'uso della cotta e berretta durante la celebrazione degli uffici divini, dell'insegnamento della dottrina e dell'assistenza ai moribondi. Vietò la coabitazione con donne sospette di meretricio; infine convocò entro due mesi tutti coloro che, secolari e regolari, avessero ricevuto licenza di confessare, per sostenere un nuovo esame di idoneità. Il 27 luglio indisse la prima visita pastorale e generale della diocesi, da intraprendersi l'8 settembre, poi prorogata al 4 novembre.
Prima che, nel 1686, il G. fosse nominato presso il S. Uffizio di Napoli con l'obbligo di residenza, emanò ancora diversi altri editti generali. Il 23 sett. 1683 convocò in congregazione generale i vicari foranei della diocesi e pubblicò sedici decreti. Nel 1684 procedette personalmente alla seconda visita pastorale e negli anni successivi, nonostante l'impegno del Tribunale nel S. Uffizio, continuò a occuparsi della diocesi, delegando la terza visita pastorale "ad huomini sapienti" (Editto indittivo, in Constitutiones synodales dioecesis Theanensis…, Maceratae 1694, p. 2).
Il 21 marzo 1688 il G. raccolse la denuncia di Francesco Paolo Manuzzi con la quale si dava inizio al processo contro gli ateisti (1688-97); la questione lo impegnò fino al maggio 1690, quando fu sostituito, perché non allineato alle posizioni intransigenti della Curia romana, da Giovanni Battista Giberti.
Il 10 marzo 1690 il G. emanò da Napoli l'editto per la convocazione del suo secondo sinodo diocesano. Il testo, comprendente 40 capitoli e 100 documenti in appendice, fu stampato nel 1694 a Macerata per i tipi di G. Sasso. Ampio, completo, circostanziato, con numerose citazioni, rappresenta il testamento spirituale del Giberti. Rientrato in sede nel 1690, il G. portò a compimento la quarta visita pastorale tra aprile e giugno 1691.
Uomo dotto e di vita irreprensibile, incrementò le rendite del seminario, aumentando il numero dei suoi allievi; fece ricostruire la chiesa cattedrale, riformò il clero, dedicò particolari cure ai poveri della diocesi e istituì una congregazione di sacerdoti per l'educazione cristiana del popolo. Durante il suo governo spirituale il G. presentò sei relazioni (1681, 1685, 1688, 1690, 1692 e 1696).
Il 29 nov. 1697 rinunziò, a causa della cecità, al governo spirituale della Chiesa di Teano e si ritirò a Napoli. Qui morì, il 4 ott. 1699, e fu sepolto nella chiesa di S. Antonio.
Fonti e Bibl.: Arch. segreto Vaticano, Congr. Conc., Rel. Lim., Theanen., 793/A-B, ad annum; Arch. Cons., Acta Cam. 23, c. 70v; Proc. Dat., 59, cc. 43r-49v; 74, c. 410r; F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra, VI, Venetiis 1720, coll. 577 s.; M. Broccoli, Teano Sidicino sacro antico, e moderno, pt. III, t. II, Napoli 1823, pp. 77-81, 90; G. Cappelletti, Le chiese d'Italia dalla loro origine sino ai giorni nostri, XX, Venezia 1866, pp. 207 s.; L. Osbat, L'Inquisizione a Napoli: il processo agli ateisti 1688-1697, Roma 1974, ad indicem; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia catholica, V, Patavii 1952, p. 373.