MORANDINI, Giuseppe
MORANDINI, Giuseppe. – Nacque a Predazzo il 19 maggio 1907 da Nicolò e da Giuseppina De Gregorio.
Frequentò le scuole superiori a Trento e a Rovereto dove, per mantenersi agli studi, fece per qualche anno l’istitutore.
I suoi 60 anni di vita possono essere divisi in tre periodi: il ventennio della giovinezza, fondamentale per l’impostazione dell’uomo e per l’abbozzo dello studioso; il ventennio della maturità, che portò la matricola fiorentina alla cattedra universitaria (è questo il ventennio romano nel quale la vicinanza di tanti insigni e cari maestri – tra i quali in particolare Roberto Almagià e Antonio Renato Toniolo – formò e completò lo studioso, mentre il suo inserimento nel Consiglio nazionale delle ricerche gli diede l’impronta dell’organizzatore); e finalmente, il ventennio di Padova, quello della sua completezza negli istituti di geografia e di geografia fisica, della Casa della gioventù universitaria di Bressanone, di preside di facoltà e di prorettore (Donà, 1970).
Dopo aver ottenuto la licenza liceale si iscrisse al corso di scienze naturali presso l’Università di Firenze, dove frequentò le lezioni di due illustri geografi come Renato Biasutti e Giotto Dainelli, con il quale rimase sempre in stretto contatto. Il conseguimento della laurea avvenne a Napoli, dove gli era stato offerto un posto di tecnico presso l’istituto di geologia e geografia fisica di quell’università, diretto allora da Giuseppe De Lorenzo. Si laureò con lode nel 1931 discutendo una tesi in geografia fisica dal titolo Il catasto degli alti laghi alpini della Venezia Tridentina. I frutti di questo lavoro furono pubblicati con il titolo Considerazioni generali sulla distribuzione dei laghi della Venezia tridentina (Roma 1933) e poi nel volume Ricerche limnologiche sugli alti laghi alpini della Venezia Tridentina (ibid. 1936), con Giovanni Battista Trener, al tempo direttore del museo di storia naturale di Trento. In questi lavori si evidenziarono, oltre a suggestioni da alcuni scritti di Cesare Battisti che ebbero larga parte nella formazione degli studi geografici in Trentino (Il Trentino, saggio di geografia fisica e antropogeografica, Trento 1898), anche le prime tracce di quello si sarebbe rivelato essere il metodo di ricerca e di lavoro di Morandini: l’indagine attorno alla correlazione tra fenomeni fisico naturalistici e fattori umani a scala regionale. In quegli anni inoltre prese avvio la sua prima specializzazione nel campo della limnologia, che successivamente ebbe modo di ampliarsi ad altri aspetti dell’idrologia delle acque continentali e oceaniche.
Alle sue terre di origine, e in particolare alle Dolomiti, rivolse le prime osservazioni naturalistiche e i primi studi. Alla val di Fassa infatti dedicò una prima monografia (Note antropogeografiche sulla val di Fassa, s.l., 1935) sulle forme di insediamento temporaneo legate alla pratica dell’alpeggio, mentre di qualche anno successivo fu lo studio sulla vicina val di Fiemme (Notizie antropogeografiche sulla val di Fiemme, Firenze 1941), che ottenne un premio dalla Società geografica italiana.
La tesi di laurea e l’esperienza maturata nel lavoro sul campo in Trentino lo portarono a ottenere dal 1932 una borsa di studio presso il Regio laboratorio centrale di idrobiologia di Roma, allora diretto da Gustavo Brunelli, dove rimase fino al 1937. Durante la permanenza a Roma perfezionò e proseguì le ricerche limnologiche non più circoscritte però alla sola regione alpina ma estese ai laghi dell’Italia peninsulare e alle fasce costiere del delta padano, della laguna veneta e dell’Agro Pontino. Sempre a Roma, presso l’Istituto di geografia, diretto da Almagià, assunse l’incarico di assistente volontario.
Nel luglio del 1936 lasciò Roma, inviato dall’Accademia d’Italia in Africa Orientale per partecipare, in qualità di limnologo e geografo, alla missione di studio al lago Tana, diretta da Dainelli (La regione del lago Tana, Milano 1939), con il compito di costituire ad Addis Abeba un centro di studio dell’Accademia stessa.
Della monumentale monografia che illustrò i risultati di questa spedizione, si devono a Morandini il capitolo dal titolo Ricerche fisiche sul lago Tana, nel volume Relazioni preliminari, nonché il volume Le caratteristiche geograficofisiche del lago Tana. Queste ricerche permisero di acquisire dati rilevanti e nuove indicazioni circa l’oligotrofia del lago, la sua scarsa profondità, le modalità di trasmissione dell’energia termica, le condizioni dell’emissario.
Rientrato in Italia, ottenne nel 1937 la libera docenza in geografia e, grazie a questa, prima l’incarico nella facoltà di magistero e in quella di scienze a Messina nell’anno accademico 1938-1939, e poi l’insegnamento di geografia fisica presso la facoltà di lettere dell’Università di Roma nell’anno accademico successivo. Sempre nel 1938 avviò la sua attività al CNR, dove venne assunto nel 1939 come segretario aggiunto dapprima del Comitato nazionale per la geografia e successivamente del Comitato talassografico italiano. Ancora a Roma lavorò presso l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana dal 1937 al 1946 redigendo numerosissime voci. Qualche anno dopo, nel 1942, in seguito a un concorso, venne nominato relatore ricercatore geografico, ma gli eventi bellici e il trasferimento del CNR da Roma a Venezia rallentarono la sua attività, obbligandolo a ritornare a Predazzo. Nel paese natale fu prima presidente del Comitato di liberazione nazionale e poi primo sindaco democraticamente eletto, carica che mantenne fino all’agosto del 1945. Nell’ottobre dello stesso anno riprese servizio a Roma e la riforma del CNR lo condusse a ricoprire un ruolo transitorio di ricercatore del Ministero della Pubblica Istruzione, comandato a prestare la propria attività presso il Centro di studi per la geografia antropica, fondato da Almagià nel 1945, per accordi intervenuti fra l’Università e il CNR, nell’istituto di geografia dell’Università di Roma (Almagià, 1951, p. 11).
La monografia di Morandini sui monti Lepini nel Lazio (I monti Lepini. Studio antropogeografico, in Memorie di geografia antropica, Roma, CNR, 1947), segnò, tra l’altro, l’avvio delle attività scientifiche del Centro e di una serie di indagini di geografia regionale nell’Italia peninsulare. Morandini fu inoltre promotore, a partire da questo periodo, di una maggiore e più intensa collaborazione tra il comitato scientifico del Club alpino italiano, del quale era stato nominato presidente (L’attività geografica del Comitato scientifico del Club alpino italiano, in Atti del XIV Congresso geografico italiano, Bologna 1947; L’attività geografica del Comitato scientifico centrale del Club alpino italiano, in Atti del XV Congresso geografico italiano, Torino 1950), e il CNR. In questo quadro si adoperò inoltre per la realizzazione nel museo di storia naturale a Trento del centro studi alpini, al quale venne assegnato il compito di realizzare un’inchiesta sull’erosione del suolo nelle Alpi italiane.
Primo classificato al concorso per la cattedra di geografia di Cagliari, venne chiamato, nel febbraio del 1947, dalla facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Pisa a occupare, per poco più di un anno, l’insegnamento di geografia. Con l’avvio della carriera universitaria si concluse di fatto il periodo romano, ricco di una notevole produzione scientifica. Chiamato a raccogliere dapprima l’eredità scientifica di Luigi De Marchi, Giovanni Battista Castiglioni e Francesco Vercelli alla cattedra di geografia fisica dell’Università di Padova nel 1946, passò alla morte di Arrigo Lorenzi, nel 1948, alla cattedra di geografia (Croce - Varotto, 2001, p. 182).
Proprio da Padova, dove si era già inserito come incaricato di geografia fisica e geofisica nella facoltà di scienze, iniziò una nuova fase scientifica della vita di Morandini che ebbe come uno degli elementi principali il progetto d’integrazione e di rinnovamento della disciplina geografica non solo nell’ateneo patavino. Morandini credeva in una geografia integrale: per lui il dissidio fra la geografia fisica e quella umana non aveva senso e lo combatté con vigore guardando più ai risultati pratici che agli indirizzi metodologici e alle disquisizioni teoriche. Preponeva senz’altro una geografia di ricerca sul terreno a una geografia fatta nelle biblioteche o negli archivi (Bonapace, 1970, p. 1419).
Eletto preside della facoltà di lettere dal 1951, rimase in carica per due mandati consecutivi fino al 1957, per poi venire eletto prorettore, rimanendo in carica per due trienni consecutivi dal 1961 al 1967. In quegli anni partecipò ad alcuni importanti viaggi scientifici: in primo luogo, alla spedizione di Alberto Maria De Agostini alla Terra del Fuoco (1955-1956), dove seguì come capo tecnico-scientifico le attività degli alpinisti verso la conquista del monte Sarmiento e diverse indagini sulle coste e sui ghiacciai di queste terre (Bollettino Società Geografica Italiana, 1957, pp. 237-272; La Ricerca scientifica, Roma 1957, pp. 2953-2975); successivamente, nel 1957, nella regione iraniana del Belucistan al fine di predisporne un piano di sviluppo con un gruppo di esperti italiani inviati dalla società Italconsult (con G.B. Castiglioni, Plan organisation of Iran. Socio-economic development plan for the South-Eastern region. Geographical outline, Roma 1959).
Sempre legate a esperienze di ricerca sono da ricordare le numerose attività organizzative nell’ambito del CNR e degli enti direttamente dipendenti (Relazione sul programma di lavoro del Centro di Studio per la Geografia fisica del CNR con particolare riguardo all’erosione accelerata, in Atti del Congresso Geografico Italiano, Bari 1957). Nel 1956 fu nominato direttore del ricostituito Centro di studi per la geografia fisica del CNR, già diretto da Toniolo a Bologna. Assunta la carica, negli anni 1956- 1964 Morandini diede forte impulso alle ricerche limnologiche, agli studi sull’erosione (Aspetti e riflessi geografici dell’erosione del suolo in Italia, Trieste 1962), alle indagini di glaciologia e nivologia, in particolare nelle zone montane da cui proveniva, stringendo rapporti di intensa collaborazione con il Comitato scientifico del Club alpino italiano e la Società di alpinisti tridentini (Croce -Varotto, 2001, p.182).
Tra le numerose opere riconducibili a questo periodo vanno sicuramente ricordate la monografia sul Trentino Alto Adige, pubblicata dalla casa editrice UTET nel 1962 nella collana «Le Regioni d’Italia» diretta da Almagià, e i volumi sul tema della limnologia dei laghi di Caldonazzo e Levico nell’ambito di una ricerca interdisciplinare del Centro studi per la geografia fisica del CNR e del Centro studi alpino (Ricerche limnologiche, I, I laghi di Caldonazzo e di Levico, 2 voll., Bologna 1952).
Morì a Padova il 12 novembre 1969.
Nel 1976, il congresso dell’Associazione italiana insegnanti di geografia inaugurò a Predazzo un’epigrafe dove si legge: «L’Associazione italiana insegnanti di geografia riunita per il XXI Convegno Nazionale a perenne ricordo del prof. Giuseppe Morandini suo consigliere e organizzatore del I Convegno pose sulla casa che gli diede i natali» (Il XXI Congresso dell’A.I.I.G a Predazzo, 25-29 agosto 1976, in Geografia nelle scuole, XXII, 1, gennaio- febbraio 1977, pp. 28-39).
Opere: per la bibliografia completa delle opere di Morandini si veda: Università di Padova, Istituto di Geografia, Trecento tesi di laurea in geografia, volume pubblicato in onore di G. M. in occasione del suo 60° compleanno e di un ventennio di insegnamento nell’Università di Padova (1948-1967), Padova 1969; vanno aggiunte le pubblicazioni apparse successivamente: Natura e misura della neve al suolo in relazione alla sua influenza sui processi di erosione accelerata, in Accad. naz. dei Lincei, Problemi attuali di scienze e cultura, Quaderno n. 12, Atti del Convegno sul tema: Le scienze della natura di fronte agli eventi idrogeologici (Roma 8-10 nov. 1967), Roma 1968, pp. 21-30; L’Oceano Atlantico e mari dipendenti: geografia e L’Oceano Indiano e mari dipendenti, «Enciclopedia della Natura», Roma 1969; La nuova carta ecometrica del Lago di Garda, in Atti del XX Congresso geografico italiano, III, Roma 1970, pp. 117-119.
Fonti e Bibl.: R. Almagià, L’Istituto di geografia dell’Università di Roma, Roma 1951; F. Donà, G. M. (1907-1969), in Rivista Geografica Italiana, LXXVII (1970), 3, pp. 225-238; G.B. Castiglioni, G. M., in Bollettino della Società geografica italiana, 1-2 (1970), pp. 3-20; Id., La scomparsa di G. M., in La Geografia nelle scuole, XV (1970), 2, pp. 59-63; U. Bonapace, Ricordo di G. M., in L’Universo, I (1970), 6, pp. 1417-1420; Il XXI Congresso dell’A.I.I.G a Predazzo, 25-29 agosto 1976, in La Geografia nelle scuole, XXII (1977), 1, pp. 28-39; Il Dipartimento di geografia «G. M.» 1992-1995, a cura di A. Bondesan, in Quaderni del Dipartimento di geografia, n. 17, Padova 1995; D. Croce - M. Varotto, Il polo di Padova, in Cento anni di geografia in Italia, a cura di D. Ruocco, Novara 2001, pp.179-184.
marco maggioli