MOJON, Giuseppe
– Nacque a Genova, il 27 ag. 1772, da Benedetto e Paola Canossi, originaria di Novi. Il padre, di nazionalità spagnola, aveva gestito la farmacia del collegio gesuitico di Alcalá de Henares, una cittadina nei pressi di Madrid, ma con la soppressione dell'Ordine, avvenuta nel 1766, si era trasferito a Genova, dove aveva aperto una propria farmacia.
Perfettamente inserito nella nuova patria, Benedetto era diventato dimostratore di chimica all'Università nel laboratorio diretto da G. Batt e, dopo il M. primogenito, aveva avuto altri quattro figli, due maschi e due femmine. Nel 1784 Benedetto pubblicò a Genova una Pharmacopea manualis reformata che gli conferì un’ottima reputazione scientifica; tuttavia, quando nel 1788 Batt rinunciò alla cattedra, il suo successore C. Canefri, già professore di storia naturale, non lo confermò nell’incarico.
Il M. crebbe non solo con un preciso orientamento professionale, ma anche con un vivo interesse per i progressi che la chimica stava compiendo sotto l'influsso di A. Lavoisier. Quanto l’ambiente familiare fosse interessato alla scienza è confermato dal fatto che, dei due fratelli, Antonio divenne anch’egli farmacista, e Benedetto fu un celebre professore di anatomia e fisiologia. Fu così che, in buona parte autodidatta e a diciotto anni appena compiuti, il M. superò brillantemente l'esame per la professione davanti al collegio farmaceutico della sua città, nel febbraio del 1791.
La prima opera a stampa rispecchia ancora una cultura di impronta illuministica. Si tratta di un libriccino di una quarantina di pagine in cui sono esposte in modo aforistico le Leggi di fisica e matematica (Genova 1799). La trattazione spazia dalla geometria all’idrostatica, dalla meccanica all’elettricità e rappresenta comunque una testimonianza interessante della preparazione scientifica dell’autore.
Dopo l'arrivo dei Francesi, il M. divenne membro dell'Istituto nazionale ligure (sorto nel 1797), e successivamente della Società medica d'emulazione. Quest’ultima iniziò la sua attività nel 1803 per opera di giovani medici, fra cui il fratello del M., Benedetto. L’Istituto nazionale era rigidamente strutturato sul modello d'Oltralpe, con compiti rilevanti anche quanto alla scelta dei docenti universitari: nel 1805, con l’annessione della Liguria all’Impero, divenne una Accademia imperiale di scienze e belle lettere. Per conto dell'Istituto ligure, il M. fece parte della commissione che doveva condurre esperienze sul confronto dei pesi e misure di Parigi con quelle di Genova, i cui risultati furono pubblicati nel 1811. L’Istituto nazionale era finanziato dall’amministrazione comunale di Genova ma, pur priva di finanziamenti pubblici, la Società medica d'emulazione risultò ben più attiva ed ebbe una rigogliosa vita scientifica fino al 1814. Fu comunque negli atti di questi istituti scientifici che il M. pubblicò la maggior parte dei suoi contributi.
Il M. si era avviato alla pratica dell'analisi chimica frequentando, anche come loro amico personale, i medici L. De Ferrari e A. Mongiardini, allora di ritorno dal laboratorio pavese di L.V. Brugnatelli. Dopo un'indagine sulle malattie epidemiche a Genova, nel 1802 la collaborazione con De Ferrari si concretò in una notevole ricerca analitica sulle acque sulfuree di Voltri, corredata di casi sui suoi effetti terapeutici (Analisi delle acque solforee, e termali di Voltri, ibid. 1804). Fu allora che il M. realizzò l'esperimento con cui magnetizzò alcuni aghi mediante la corrente galvanica che J. Aldini citò in un testo importante (Essai théorique et expérimental sur le galvanisme, Paris 1804, pp. 339 s.). In nessun caso, tuttavia, quest'esperienza può essere ritenuta una anticipazione delle scoperte di H.C. Ørsted annunciate nel 1820, come poi si sostenne nel corso di successive polemiche.
La carriera universitaria del M. si sviluppò nel periodo concitato e istituzionalmente instabile dell’epoca napoleonica e della Restaurazione, che vide il susseguirsi di ordinamenti diversi dei raggruppamenti disciplinari e di variazioni nel numero e nella denominazione delle scienze assurte alla dignità di una cattedra. Nel regolamento universitario del 1803, il M. compare come dimostratore di chimica nella classe medica, la stessa cui appartengono Mongiardino, professore di materia medica, e De Ferrari, professore di chimica. Con la legge del 4 luglio 1805 Napoleone ristrutturava profondamente l'Università di Genova, e il M., che manteneva il ruolo di dimostratore di chimica nella neonata scuola di scienze fisiche e matematiche, colse l'occasione per offrirsi di coprire gratuitamente la cattedra di chimica farmaceutica presso la scuola di medicina. La richiesta venne accettata con un decreto emesso a Parigi il 15 novembre, cosicché egli si trovò in una situazione privilegiata quando, per un successivo regolamento del 1806, gli fu attribuita la cattedra con stipendio pieno. Il 10 ott. 1810 l'ennesima riforma lo confermò sulla cattedra di chimica farmaceutica presso la facoltà di medicina.
L'annessione della Liguria al Regno di Sardegna, sancita al Congresso di Vienna, colpì in modo terribile anche l'Università di Genova, che, pur equiparata a quella di Torino, si vide privata di quasi tutti i suoi beni, devoluti in favore dei gesuiti. In tale situazione di grave impoverimento, il regolamento reazionario di Vittorio Emanuele I, emanato il 23 ag. 1816, assegnò al M. la cattedra di chimica nella nuova facoltà di filosofia e belle arti, mentre erano soppresse molte cattedre scientifiche, fra cui quella di chimica farmaceutica presso la facoltà di medicina e chirurgia. Negli anni successivi, il M. sopperì in parte di tasca propria alla mancanza di fondi per le dimostrazioni sperimentali da fare a lezione, e nel 1820 inviò una memoria alla Delegazione che reggeva l'Università illustrando le condizioni miserabili in cui era ridotto il laboratorio chimico. Le sue richieste furono accolte solo in minima parte ed egli fu costretto a cessare ogni attività di ricerca, pur mantenendo a un buon livello i suoi interessi didattici.
Nel 1806 il M. aveva pubblicato a Genova un Corso analitico di chimica dove si qualificava come professore di chimica farmaceutica e dimostratore di chimica. La seconda edizione (ibid., 1808) fu scelta come testo di chimica in tutti i licei del napoleonico Regno d'Italia. Una terza edizione fu pubblicata a Livorno nel 1815, e infine, la quarta e ultima edizione fu edita nel 1825 (Genova). Una edizione spagnola fu curata da F. Carbonell y Bravo, farmacista di Barcellona, (Curso analítico de química, Barcelona 1818). Il testo del M. fu anche tradotto in francese da J.-B. Bompois, farmacista capo degli Ospedali militari di Genova, ed edito a Genova e a Parigi (Cours analytique de chimie, I-II, Gênes 1807; Paris 1808).
Sul piano sperimentale, il M. pubblicò numerosi contributi, spesso legati a questioni di carattere economico, come l'indagine su una miniera di carbon fossile in Lunigiana o sulla sorgente di petrolio ad Amiano. Rilevante la ricerca sulla produzione del solfato di magnesio, per cui indicava notevoli miglioramenti e l'associazione con la produzione di solfato di rame (Memoria sopra il solfato di magnesia che si prepara al monte della Guardia nella Liguria letta alla Società medica di emulazione il giorno 10 marzo 1803..., Genova 1803, 16 pp.; dopo un incontro nel 1815 a Genova con il medico inglese sir H. Holland, scrisse di queste ricerche anche nelle Philosophical Transactions del 1816). In altri casi l'attenzione del M. fu attratta dai problemi posti dalle merci in transito nel porto di Genova (Memoria sulla natura del borace brutto o «tinkal», in Memorie dell'Acc. delle scienze, lettere ed arti di Genova, 1814, vol. 3, pp. 280-283; Osservazioni sull'etere acetico, ibid., pp. 284-288).
Il contributo scientifico più importante del M. è, tuttavia, probabilmente quello in cui descrive la natura e l'ubicazione di molti minerali e rocce della Liguria, in un'opera di una trentina di pagine corredata da una bella incisione che può essere considerata la prima carta descrittiva dei minerali e dei giacimenti di un'area ligure: Descrizione mineralogica della Liguria (Genova 1805; la tavola è intitolata Carta fisica della valle di Polcevera).
Il M. lasciò l'insegnamento nel 1836 e i servigi resi all'Università gli furono riconosciuti con il mantenimento dell'intero stipendio.
Rimasto celibe, il M. morì a Genova il 20 marzo 1837.
Fonti e Bibl.: Notizie sulla carriera accademica del M. in Arch. di Stato di Genova, Università, nn. 66, 84, 97. Numerosi sono gli elogi, le necrologie e le biografie: A. Omodei, Cenni necrologici sopra G. M., in Annali universali di medicina, LXXXII (1837), pp. 643-647 (con ampia bibl.); G. M., in Biblioteca Italiana ossia Giornale di letteratura scienze ed arti, LXXXVI (1837), pp. 289-291; I. Cantù, G. M., in Riv. europea, I (1838), p. 86 ; R. Alby, M. (Joseph), in Biographie universelle, ancienne et moderne. Supplement, LXXIV (MEU-MOZ), Paris 1843, pp. 157-159; M. (Joseph), in Biographie universelle, Bruxelles 1843-47, XIII (Met.-Mys.), p. 146; G.B. Canobbio, G. M., in Elogi di liguri illustri, a cura di L. Grillo, III, Torino 1846, pp. 277-290; G.L. Bruzzone, G. M. (1772-1837), farmacista in Genova ed alcuni suoi familiari, in Atti e memorie dell'Acc. italiana di storia della farmacia, I (1994), pp. 1-26. Ulteriori notizie rilevanti in: L. Isnardi - E. Celesia, Storia della Università di Genova, II, Genova 1867, passim; P.F. Mottelay, Bibliographical history of electricity and magnetism, London 1922, p. 366; G. Dillemann, L'École de Pharmacie de Gênes à l'époque napoléonienne, in Revue d'histoire de la pharmacie, LXXII (1984), 262, pp. 257-266 (in cui sono citati importanti documenti conservati presso gli Archives Nationales di Parigi); J. Gutiérrez Cuadrado, F. Carbonell y Bravo y su texto Curso analítico de química escrito en italiano por G. Mojón, in Actas del IV congreso internacional de historia de la lengua española, Logroño… 1997, a cura di C. García Turza - F. González - J. Mangado, La Rioja 1998, pp. 219-230; M.C. Bonci - M. Firpo, Dalla prima cattedra di storia naturale al Dip.Te.Ris.: il percorso delle scienze della terra nell’Ateneo genovese, in La Berio, XLVII (2007), 2, pp. 12-17 (con un ritratto del M.); A.M. Pastorini - M.C. Di Santo, G. M., ibid., p. 114; A. Ronco, Pietre di Liguria dal Quattrocento ad oggi, in La Casana, XLIX (2007), 4, p. 36-43.