MIRRI, Giuseppe
– Nacque a Imola il 14 dic. 1834 da Francesco e da Giacoma Antolini.
Durante il periodo francese la sua famiglia era stata fautrice del nuovo ordine e aveva acquistato beni provenienti dall’indemaniamento delle proprietà ecclesiastiche.
Adolescente irrequieto, compì studi umanistici nella città natale sotto la guida del letterato Vincenzo Balestrazzi. L’ondata rivoluzionaria del 1848-49 lasciò una traccia nel giovanissimo M., che iniziò a frequentare i democratici imolesi e romagnoli. Il padre, per allontanarlo da tali ambienti e volendo destinarlo alla professione di veterinario, nel 1853 lo inviò a Roma, dove si era già trasferito il fratello Pietro per studiare architettura. Tuttavia, a causa delle sue frequentazioni, il M. destò i sospetti della polizia pontificia, in particolare del colonnello F. Nardoni.
A Roma conobbe Francesca Scarsella, che sposò nel 1861 e con la quale ebbe, nel 1862, l’unica figlia, Maria, morta quattro anni dopo.
Nel 1856 il M. interruppe gli studi e tornò a Imola, perché la famiglia era preoccupata sia del legame con la Scarsella – che contrastava – sia delle segnalazioni della polizia. Nel 1857 il M. si trasferì, per completare gli studi, a Torino, dove si rafforzarono le sue convinzioni di patriota. Riuscì a mantenere molti contatti politici grazie alla sua attività di spedizioniere, avviata a Bologna nel 1858, fallita la quale tentò il commercio della canapa.
A Imola i suoi ideali patriottici erano condivisi da molti che avevano sposato la causa monarchica di casa Savoia e della Società nazionale di G. La Farina: G. Scarabelli, il conte A.D. Gamberini, P. Galeati, la marchesa Ginevra Zappi Dal Pero, i conti Luigi e Vincenzo Dal Pero, L. Cerchiari, l’avvocato A. Cardinali, G. Liverani, M. Mambrini; ma anche O. Pirazzoli, il dottor L. Lolli, G. Calderoni, I. Guichard.
Alla partenza degli austriaci da Bologna, il 12 giugno 1859, la Romagna insorse e a Imola si costituì un corpo di volontari sotto la guida del maggiore O. Pirazzoli e del capitano Guichard. Il M. si arruolò e con decreto 5 luglio 1859 fu nominato luogotenente. Il suo reparto rimase a lungo nella zona di Rimini e i volontari furono inquadrati nell’esercito regolare solo per un breve periodo. Il 1° ott. 1859 entrò nel 26° reggimento fanteria dell’Emilia e il 1° genn. 1860 fu trasferito all’8ª compagnia del 48° reggimento fanteria, brigata di Ferrara. Quando il generale E. Cialdini ebbe poi l’ordine di sciogliere la brigata il M. presentò le sue dimissioni dal reggimento.
Il 2 luglio 1860 il M. partì da Genova per la Sicilia con la spedizione guidata da E. Cosenz. Sbarcato a Palermo il 6 luglio, ottenne, nell’esercito siciliano di G. Garibaldi, il comando della 1ª compagnia bersaglieri, nel battaglione del maggiore E. Spech. Insieme con la 2ª guidata da P. Bronzetti, partecipò alla battaglia di Milazzo (20 luglio) in cui si registrarono gravi perdite (76, tra morti e feriti, su 170 effettivi). In quella circostanza il M. stesso fu leggermente ferito e poi promosso maggiore. Il 1° ottobre, durante la battaglia del Volturno, si distinse a Castel Morrone, dove poco più di 200 volontari vennero circondati e le perdite furono altissime. Rimase alla guida dei garibaldini dopo la morte di Bronzetti, ma venne ferito e fatto prigioniero. Condotto a Gaeta e curato in maniera impropria, fu liberato il 14 nov. 1860 grazie a uno scambio di prigionieri. Nei mesi successivi prestò servizio a Napoli con compiti di polizia e nel gennaio 1861 fu inviato a Isernia per sedare una rivolta contadina guidata da ufficiali borbonici.
Con l’Unità d’Italia entrò, nel 1862, nell’esercito regolare: per il M. si profilò una brillante carriera militare culminata con la nomina, nell’aprile 1889, a tenente generale. Nel 1866 partecipò alla battaglia di Custoza nel 53° reggimento granatieri e quindi alle campagne per la repressione del brigantaggio (1868-69) e per fronteggiare il colera in Sicilia (1869).
Comandò, nell’ordine, la brigata Casale (1883) e la Acqui (1887), la divisione Ravenna (1888), la divisione militare di Bologna (1890) e infine il VI corpo d’armata (1893).
Nel 1886 fu eletto deputato nel II collegio di Bologna con 4809 voti. Tuttavia non prese parte attiva ai lavori parlamentari e nel 1889, dopo la sua promozione a luogotenente generale, vista l’incompatibilità, optò per la carriera militare. Si ripropose nelle elezioni del 26 maggio 1895 come candidato nei collegi di Imola e Budrio, ma fu sconfitto al ballottaggio da A. Costa.
Divenuto uomo di fiducia di F. Crispi, nel settembre del 1894 il M. assunse il ruolo di commissario straordinario in Sicilia, dove in quel periodo comandava il XII corpo d’armata.
Nonostante nelle sue mani fossero accentrati tutti i poteri prefettizi, le decisioni sui movimenti delle truppe, il controllo sugli affari di polizia, il M. scrisse a Crispi che la pacificazione dell’isola si sarebbe raggiunta solo dopo un’epurazione del personale di pubblica sicurezza e dei tribunali. La sua attività si indirizzò verso la repressione dei reati della malavita organizzata, secondo lui ascrivibili in parte allo stato di malessere dei contadini e dei lavoratori delle zolfare. Cercò di migliorare le condizioni di lavoro nelle campagne e nelle miniere, di avviare cucine economiche e di interpretare il suo ruolo come un amministratore piuttosto che come un comandante militare. Nell’estate del 1895 chiese e ottenne lo scioglimento del Circolo socialista elettorale permanente di Palermo e raccomandò ai prefetti siciliani la massima vigilanza nei confronti delle persone che professavano idee ritenute sovversive e che turbavano l’ordine pubblico. Il 27 nov. 1895 fu sostituito nel comando del XII corpo d’armata e riprese il suo posto al VI corpo.
Nel 1898 ricoprì la carica di commissario straordinario per la provincia di Bologna con ampi poteri politici e di polizia, che esercitò soprattutto nella sua Imola, dove si registrarono alcuni arresti. Il 17 novembre dello stesso anno fu nominato senatore e nel maggio successivo entrò nel gabinetto Pelloux come ministro della Guerra.
Nel 1899 testimoniò a Milano al processo per l’omicidio del notabile siciliano E. Notarbartolo avvenuto nel 1893. In quella sede criticò la magistratura palermitana, e uno dei procuratori da lui chiamati in causa rese pubblica una lettera dell’agosto 1895 in cui il M. chiedeva la libertà provvisoria per una persona in odore di mafia, un tale Saladino, implicato nel processo, grande elettore del deputato crispino A. Damiani.
Il 5 genn. 1900 fu costretto a rassegnare le dimissioni, concludendo di fatto la sua carriera politica ma non quella militare. Dapprima sostituì al comando del X corpo d’armata Vittorio Emanuele III di Savoia, salito al trono dopo l’uccisione del padre (29 luglio), poi fu posto in posizione ausiliaria nel gennaio 1902 come comandante di un possibile corpo di spedizione italiano in Tripolitania e Cirenaica; fu collocato a riposo nel febbraio 1903 e in pensione nell’aprile 1907.
Dopo essersi stabilito a Roma, il M. si trasferì per motivi di salute a Bologna, dove morì il 5 sett. 1907.
Fonti e Bibl.: Necr., in Resto del Carlino, 6-7 sett. 1907; L’Illustrazione italiana, 15 sett. 1907, p. 258; Roma, Arch. centr. dello Stato, Carte Crispi, Archivio di Stato di Roma, b. 37, 648; ibid., Deputazione di storia patria di Palermo, b. 156, 1738; Arch. di Stato di Palermo, Prefettura, Gabinetto (1860-1905), b. 146, cat. 16, 30; Bologna, Museo civico del Risorgimento, Fondo G. M.; Posizione d’Archivio G. M.; Imola, Arch. stor. comunale, Carte di G. M., b. 1; Breve rapporto del magg. G. Mirri al gen. Damiano Assanti, comandante la 1ª brigata della 16ª divisione dell’esercito meridionale, Gaeta, 7 ott. 1860, in Giornale officiale di Napoli, 24 ott. 1860; Ai caduti di Castel Morrone il 1° ott. 1860. I superstiti delle patrie battaglie dal 1820 al 1870 di Napoli, Portici 1887, pp. 14-18, 23-30; G. Leti, Roma e lo Stato pontificio dal 1849 al 1870. Note di storia politica, II, Roma 1909, p. 196; R. Galli, Il generale G. M. (1834-1907). Con lettere e documenti inediti, Bologna 1938; A. Marra, Pilade Bronzetti un bersagliere per l’Unità d’Italia. Da Mantova a Morrone, Milano 1999, pp. 222-224, 322-324; D. Adorni, Francesco Crispi. Un progetto di governo, Firenze 1999, pp. 426 s.; D. Adorni, L’Italia crispina. Riforme e repressione 1887-1896, Milano 2002, pp. 209-310; S. Lupo, Storia della mafia. Dalle origini ai nostri giorni, Roma 2004, pp. 123, 129 s.; D. D’Urso, G. M., in Camicia rossa, XXV (2005), 2, pp. 21 s.; A. De Gubernatis, Piccolo Diz. dei contemporanei italiani, Roma 1895, p. 614; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale …, Roma 1896, p. 670; Enc. militare, V, Milano 1933, p. 177; Diz. del Risorgimento nazionale, III, Le persone, Milano 1933, pp. 599 s. (G. Maioli); Elenchi storici e statistici dei senatori del Regno dal 1848 al 1° genn. 1937, Roma 1937, p. 133; A. Bignardi, Diz. biografico dei liberali bolognesi (1860-1914), Bologna 1956, p. 32.