MILESI FERRETTI, Giuseppe
MILESI FERRETTI (Milesi Pironi Ferretti), Giuseppe. – Nacque ad Ancona il 9 marzo 1817 dal conte Francesco – console veneto e gonfaloniere di Ancona, fedele alla Chiesa ed estraneo alle idee liberali –, e dalla nobile Laura Strina.
I Milesi erano una nobile e antica famiglia bergamasca, attestata nel XIV secolo, un ramo della quale si era stabilito a Spalato e poi ad Ancona. Un Pietro sposò nel 1729 la contessa Lidia Ferretti, mentre suo figlio Giuseppe ebbe nel 1764 dall’avo materno, privo di discendenza maschile, il diritto di unire al proprio cognome quello dei Ferretti e di inquartare lo stemma. Il M. era nipote del cardinale anconetano Gabriele Ferretti, lontano parente del pontefice Mastai Ferretti, Pio IX.
Compì gli studi tra Ancona, Ravenna e Roma: qui frequentò l’Accademia pontificia dei nobili ecclesiastici e si laureò alla Sapienza in utroque iure con onore. Il 15 marzo 1838 gli fu conferita dal Consiglio comunale di Ancona la prelatura Pironi, rimasta vacante per la morte del cardinale C. Gonzaga Nembrini. Nel 1839 divenne prelato domestico di Gregorio XVI e, tra il 1839 e il 1842, fu assessore dei tribunali criminali e segretario dei confini. Nel 1842 fu ordinato sacerdote. Fu delegato apostolico ad Ascoli (1843), a Civitavecchia (1844), a Macerata (1845-49), a Urbino (1849-51) e a Forlì (1852-54). Nel 1854 Pio IX lo nominò ministro del Commercio e dei lavori pubblici e nel concistoro del 15 marzo 1858 gli conferì la porpora cardinalizia, con il titolo di cardinale prete di S. Maria in Aracoeli.
Le nomine cardinalizie effettuate in questo frangente rivelavano «l’antico connubio» tra promozione per anzianità di servizio, riconoscimento di meriti pastorali e scelte di uomini capaci. Ma il M. rappresentava una figura secondaria e probabilmente sulla sua designazione influirono le parentele altolocate.
Dal marzo 1858 al giugno 1860 fu legato a Bologna. Il 26 sett. 1860 fu nominato abate della chiesa dei Ss. Vincenzo e Anastasio alle Tre Fontane a Roma. Il 25 giugno 1869 divenne camerlengo del S. Collegio cardinalizio. Il 21 marzo 1870 optò per l’Ordine dei cardinali vescovi e per la sede suburbicaria di Sabina e, il 3 aprile seguente, fu consacrato vescovo di Porto e S. Rufina dal cardinale C. Patrizi Naro, incarico che tenne fino alla morte. Tra le onorificenze, ricevette quella di commendatore della Corona ferrea (17 marzo 1852), di cavaliere di devozione dell’Ordine di Malta (22 febbr. 1858) e di patrizio di Ancona, Spalato, Macerata, Ascoli, Montalto, Sassoferrato e Senigallia. Fu anche membro di diverse congregazioni (Concilio, Cerimoniale, Indulgenze e Sacre Reliquie, Lauretana), visitatore apostolico, presidente di diverse commissioni, protettore di ordini e monasteri. Dall’11 genn. 1855 fu socio della Pontificia Accademia romana di archeologia: nel 1858 P.E. Visconti, commissario delle Antichità romane, festeggiò il suo berretto cardinalizio pubblicando la Descrizione della solenne legazione del cardinale Carlo Barberini a Filippo V, ristampa di un’opera di F. Bianchini, edita nel 1702.
Personalità di secondo piano, mite e avulsa dalla mondanità, il M. assolse agli incarichi di governo con rigore ma anche con qualche indecisione. Così, sul finire del 1848 si allontanò con un pretesto da Macerata, dove si era insediato il 31 maggio 1845, per timore delle reazioni conseguenti alla fuga di Pio IX a Gaeta; rientratovi il 14 dicembre, si dimise dall’incarico il 2 genn. 1849 per evitare di pubblicare la convocazione dell’Assemblea costituente romana. A Forlì, dove il 25 giugno 1852 la cittadinanza aveva risposto alla fucilazione di quattro cittadini disertando le strade e chiudendo i negozi, intimò con una notificazione la riapertura degli esercizi «sotto pena del massimo rigore» entro le cinque pomeridiane (Leti, p. 241); 72 negozianti, che avevano risposto a quel provvedimento con la chiusura delle botteghe, furono condannati a diversi gradi di multa e, essendosi in seguito rifiutati di pagare, furono rinchiusi nelle carceri della rocca. Ai primi del giugno 1859, a Bologna, di fronte all’intenzione del comandante austriaco di procedere a «perquisizioni personali e domiciliari» (ibid., p. 372), il M. rispose invocando tolleranza e mitezza. Ma una volta partito, nella notte tra l’11 e il 12 giugno, il presidio austriaco, egli si trovò in evidente confusione: la mattina del 12, mentre dettava al segretario un manifesto ai Bolognesi in cui si rammentava che la sovranità del pontefice era protetta «dalla fede dei due imperatori cattolici belligeranti» (ibid., pp. 374 s.), dovette ricevere una deputazione di cittadini che, a seguito della grande dimostrazione popolare guidata dai moderati, espresse la volontà di affidarsi alla dittatura di Vittorio Emanuele II, «illustre campione d’Italia». Sopraffatto dagli eventi, il M. partì in tutta fretta per i più sicuri territori imperiali (Ferrara, Padova e Trieste). Solo più tardi fece ritorno a Roma.
Come ministro del Commercio e dei lavori pubblici, promosse l’introduzione nello Stato pontificio del telegrafo elettrico che collegò tutti i territori della Chiesa, l’allargamento delle franchigie commerciali, il potenziamento della marineria e gli interventi in favore dell’agricoltura e delle belle arti (con incentivazione degli scavi delle antichità etrusche e romane e la realizzazione e inaugurazione di monumenti come quello sepolcrale a Torquato Tasso e quello in onore dell’Immacolata Concezione). Il M. legò il suo nome anche a provvedimenti in favore dei suoi luoghi di origine, come quelli a sostegno del porto di Ancona e della nascita, il 15 luglio 1856, della Società commerciale senigalliese (tra i cui dirigenti spiccavano alcuni congiunti del pontefice); fu inoltre lui a ricevere, insieme con lo zio cardinale G. Ferretti, Pio IX ad Ancona tra il 22 e il 24 maggio 1857. Il settore che lo vide maggiormente coinvolto fu quello delle strade ferrate, oggetto negli anni Cinquanta di un serio sforzo innovatore del governo; ma i vari provvedimenti da lui presi in materia furono frustrati dalla complicatezza delle procedure amministrative, dall’inerzia delle autorità, dalla lentezza attuativa dei programmi e da una sfortunata serie di imprevisti.
Fu il M. che l’11 febbr. 1856 ricevette Pio IX durante una visita improvvisa al cantiere della stazione romana di Porta Maggiore e a partecipare con altri cardinali, il 7 luglio seguente, al convoglio inaugurale della Roma-Frascati. Maggiore assiduità gli richiese la realizzazione della Roma-Civitavecchia, suggerita da finalità commerciali e militari: approvate le richieste della Società Casavaldés & C. – dietro la quale si celava la casa reale di Spagna – il ministero pontificio stipulò con quest’ultima una convenzione a Parigi (4 ag. 1856) per la costruzione di quattro linee (Roma-Civitavecchia; Bologna-Ancona; Falconara-Foligno; Foligno-Roma), ratificando di lì a poco (16 agosto) lo statuto della società. L’8 ott. 1856 il M. inaugurò ufficialmente i lavori della Roma-Civitavecchia: nei tre anni successivi sollecitò più volte le autorità periferiche ad assicurare la maggiore collaborazione possibile all’impresa, aprendo 27 cantieri e intervenendo personalmente sul titolare della società perché, onde evitare il ripetersi degli incidenti verificatisi a Roma nel gennaio 1859, concedesse agli operai una più equa retribuzione. Il M. si occupò anche della costruzione della Roma-Ceprano: un capitolato tra il ministro e l’ingegnere G. Ducrois, in rappresentanza della società concessionaria, venne stipulato il 25 febbr. 1858; di fatto, malgrado gli sforzi, le linee ferroviarie dello Stato erano solo due (per Frascati e per Civitavecchia), mentre procedevano a rilento i lavori del prolungamento per Napoli. Il M. supervisionò anche le diverse pratiche per la realizzazione della Roma-Ancona-Bologna: inviò agli amministratori della Società generale una lettera con cui comunicava l’autorizzazione papale a «eseguire gli studi» sul tronco Bologna-Ferrara (24 dic. 1856; Pianconesi, pp. 209 s.); fissò un capitolato d’appalto composto da 62 articoli per la costruzione e l’esercizio della Roma-Bologna «passando per Ancona» (31 maggio 1856); infine annunciò l’inizio della nuova strada ferrata (4 ag. 1857). Ma il primo convoglio che con 300 invitati percorse la Bologna-Faenza (primo tronco della Bologna-Ancona) si ebbe sotto il Regno d’Italia (2 giugno 1861), al pari del tragitto inaugurale che da Bologna raggiunse Forlì (12 ag. 1861).
Il M. morì a Roma il 2 ag. 1873.
Fonti e Bibl.: Una parte dell’Archivio Milesi Ferretti, composta da 130 pezzi tra buste e registri e contenente documentazione relativa all’Età contemporanea, di proprietà delle figlie del conte Giambattista, è conservata presso villa Verdefiore ad Appignano (Macerata). L’Archivio Milesi Ferretti de Foras è conservato presso l’Archivio di Stato di Ancona: contiene 124 tra buste e registri e documentazione relativa ad altri membri della famiglia (secoli XIX-XX). E. Masi, Pio IX pontefice ottimo massimo in Ancona nei giorni 22, 23, 24 maggio 1857. Relazione storica, Ancona 1857, pp. 29 s.; Arch. storico italiano, 1858, t. 7, parte 1a, pp. 171 s. (rassegna bibliografica); Giornale arcadico di scienze, lettere ed arti, n.s., 1858, t. 153, p. 230 (varietà); Annuario pontificio, 1868, pp. 75, 89, 325, 329, 476 s., 507; La gerarchia cattolica e la famiglia pontificia per l’anno 1876, Roma 1875, p. 135; R. De Cesare, Roma e lo Stato del papa. Dal ritorno di Pio IX al XX settembre, Roma 1907, I, pp. 154, 180-206; N. Roncalli, Cronaca di Roma 1844-1870, III, 1852-1858, a cura di D.M. Bruni, Roma 2006, pp. 179, 652; G. Leti, Roma e lo Stato pontificio dal 1849 al 1870, Ascoli Piceno 1911, ad ind.; M. Natalucci, Ancona attraverso i secoli, Città di Castello 1960, III, pp. 173, 304; E. Di Nolfo, Storia del Risorgimento e dell’Unità d’Italia, Milano 1965, VIII, pp. 245-247; C. Weber, Kardinäle und Prälaten in den letzten Jahrzehnten des Kirchenstaates, Stuttgart 1978, pp. 487, 646; P. Sabbatucci Severini, Le istituzioni finanziarie a Jesi e Senigallia nel «tramonto» dello Stato pontificio, in Nelle Marche centrali. Territorio, economia, società tra Medioevo e Novecento: l’area esino-misena, a cura di S. Anselmi, Jesi 1979, II, pp. 1245 s.; G. Ancidei, Il 1849 nelle carte della Delegazione apostolica di Macerata, in Studi maceratesi, XIII (1979), p. 412; La Pontificia Accademia romana di archeologia. Note storiche, a cura di C. Pietrangeli, Roma 1983, p. 82; G. Martina, Pio IX (1851-1866), Roma 1986, p. 669; M.G. Tolomeo, Il monumento dell’Immacolata Concezione di Luigi Poletti. Arte e architettura della Restaurazione, in Bollettino dei Musei comunali di Roma, IV (1990), p. 93; L. Pupilli, Il patriota, in Patrioti e repubblicani nelle Marche tra Otto e Novecento, a cura di M. Severini, Ancona 2004, pp. 30 s.; M. Pianconesi, Le ferrovie di Pio IX. Nascita, sviluppo e tramonto delle strade ferrate dello Stato pontificio (1846-1870), Cortona 2005, pp. 49, 69-73, 84, 108, 209-225; G. Moroni, Diz. di erudizione storico-ecclesiastica, CI, pp. 93 s.; V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, IV, pp. 593-595.
M. Severini