MEINI, Giuseppe
– Nacque a Firenze, nel sobborgo di S. Maria al Pignone, il 19 marzo 1810, da Francesco e Maddalena Lazzeri, in una famiglia di umili condizioni (la madre era cantante, oltre che poetessa all’improvviso). Trasferitasi ben presto in città la famiglia, il M. fu ammesso al collegio Laurenziano, dove ebbe come insegnante di musica il sacerdote G. Taddei, riuscendo «molto abile nel canto e più che discreto sonatore di organo» (Lasinio, p.14). Per queste doti fu presto impiegato nella cappella di corte (1831), anche se la sua vera passione era lo studio della letteratura, in particolare quella greca, alla quale fu avviato dal canonico P. Boni, divenendo ben presto un valente grecista.
Appunto nella scia dell’insegnamento di Boni si inquadra l’esordio letterario del M., che ebbe parte significativa nella redazione e nella cura editoriale della Storia di Tucidide tradotta dallo stesso Boni (Firenze 1835). Nella prefazione del traduttore (in cui è indicato come «giovine che sente molto addentro nelle lettere greche e italiane», p. VIII), infatti, gli sono riconosciuti la versione della solenne orazione funebre pronunciata da Pericle nel secondo libro e, soprattutto, il Catalogo di voci, modi e frasi italiane corrispondenti a voci, modi e frasi greche. Quest’ultimo in particolare, posto in appendice alla traduzione (pp. 641-664) con l’intento di «dimostrare quante maniere di dire sieno passate dalla greca nella nostra lingua» (p. VIII), costituisce la prima manifestazione di quegli interessi linguistico-lessicografici che sarebbero ben presto diventati prevalenti nella sua attività. La traduzione, salutata con favore da N. Tommaseo e G. Capponi che ne misero in evidenza i pregi linguistico-stilistici, fu uno dei primi e più riusciti tentativi ottocenteschi (Treves, 1962) di versione filologicamente accurata ma in una veste linguistica moderna e viva, priva di orpelli classicistici e pedanterie antiquarie (aprendo in tal modo la strada a quella successiva e più nota di A. Peyron, Torino 1861).
Assunto sin dal 1834 come funzionario delle Biblioteche pubbliche, tra gli altri incarichi ebbe quello di riordinare la biblioteca privata del granduca Leopoldo II Asburgo Lorena. Nel 1840 entrò nella soprintendenza agli Studi, ben presto divenuta ministero della Pubblica Istruzione, in cui svolse per lungo tempo l’ufficio di segretario generale. Avviata (con decreto granducale del 28 nov. 1847) la riforma dell’ordinamento scolastico secondario, fu nominato segretario della commissione incaricata di predisporre il piano di riforma e in tale veste provvide a redigere la bozza del relativo disegno di legge, che venne poi approvato dal granduca.
Nel frattempo aveva stretto con Tommaseo, che dal 1827 si era stabilito a Firenze, rapporti di amicizia e collaborazione che non s’interruppero neppure dopo la partenza da Firenze dello scrittore all’inizio del 1834. Nella Prefazione all’edizione del Nuovo Dizionario dei sinonimi pubblicata nel 1838 a Firenze dall’amico G.P. Vieusseux, Tommaseo ricorda (p. LXI) la preziosa opera prestatagli da F.L. Polidori e dal M. a «sopravvedere la stampa, a ordinare le materie a compensare soprabbondantemente i leggeri inconvenienti della [sua] lontananza» e, soprattutto, a «offrir[gli] giunte pregevolissime». Il M., in particolare, continuò a collaborare intensamente all’opera anche nelle sue edizioni successive, sicché nella sua ed. definitiva (Milano 1865-66) circa 350 voci portano la sua firma (benché riviste e adattate da Tommaseo, cfr. De Biase, p. 136). Il M. collaborò anche a un’altra opera di Tommaseo, la raccolta dei Canti popolari toscani, corsi, illirici e greci (Venezia 1841); Tommaseo, ricordandolo come «quegli al quale i miei Sinonimi debbono tanto», lo ringrazia per i testi da lui raccolti «dalle colline pisane e da Porto Ferraio» (p. 385).
Caduta la dinastia asburgo-lorenese nel 1859, il M. dapprima fu sospeso dall’ufficio di segretario generale della soprintendenza agli Studi, poi, nel maggio di quello stesso anno, fu sollevato dall’incarico e collocato in pensione.
Ritiratosi a vita privata, poté con più agio dedicarsi agli studi, pubblicando nel mensile Il Pievano Arlotto, fondato e diretto (1858-62) da P. Fanfani, alcuni saggi di traduzione dai dialoghi di Platone che furono accolti con favore, in particolare da A. Rosmini, che promise un suo scritto introduttivo alla pubblicazione in volume di quelle versioni (cfr. Lasinio, p. 20). Il progetto dovette però ben presto essere accantonato dal M., che fu coinvolto da Tommaseo, tornato definitivamente a Firenze, nella redazione del Dizionario della lingua italiana, progettato sin dal 1857 d’intesa con l’editore G. Pomba di Torino, condiretto da B. Bellini e ormai in fase di piena realizzazione (le prime dispense uscirono nel giugno 1861 e la pubblicazione dell’opera proseguì a dispense fino al suo completamento, nel 1879).
Il M. divenne una figura centrale nella complessa organizzazione del lavoro redazionale del Dizionario, così esposta da lui stesso nella successiva Prefazione all’opera ormai completata: «Il professore Bernardo Bellini […] preparava mano a mano in Torino, e passava colà alla stamperia i primi materiali greggi del lavoro […]. Le bozze di cotesti primi materiali venivano poi spedite al Tommaseo, in Firenze; il quale le correggeva, le riordinava, le rifondeva, secondo il bisogno. […] Queste bozze, così riordinate e rifuse, venivano in ultimo dal Tommaseo inviate a me, che pur vi facevo le mie osservazioni, correzioni e aggiunte, e poi andavo a conferire di tutto con lui: e raro era che in cinque o sei giorni non ne sbrigassimo una buona mandata, e la rinviassimo a Torino» (pp. XV s.). Il contributo del M. al Dizionario (segnalato dalla sigla [M.]), peraltro, non si limitò a queste mansioni: con la sopravvenuta cecità di Tommaseo prima, con la sua scomparsa nel 1874 e con la malattia e la morte di Bellini (1876), non solo la direzione dell’opera ma di fatto l’intera compilazione ricaddero sulle sue spalle. Dal lemma si (l’ultimo licenziato da Tommaseo) redasse personalmente tutte le voci restanti servendosi, con scrupolosa aderenza all’impostazione dell’opera, dei materiali lasciati da Tommaseo, degli spogli di Bellini e dei contributi dei numerosi collaboratori sparsi in tutta Italia. Oltre alla laboriosissima compilazione della Tavola delle abbreviature degli autori e dei testi citati negli esempi (stampata alla fine dell’opera, IV, pt. 2, 1879, pp. 1982-2052), toccò a lui anche la stesura della ricordata Prefazione, datata 19 marzo 1879 e pubblicata nel primo volume del Dizionario (pt. 1, pp. XIII-LII), che porta la data emblematica del 1861, ma che fu stampato, come gli altri dell’edizione rilegata, nella primavera del 1879. Nella Prefazione, che segna il culmine della sua attività di filologo e letterato, il M., illustrando i criteri ispiratori e l’impostazione lessicografica dell’opera, si colloca nel solco del neotoscanismo insieme naturalistico e tradizionalista propugnato da Tommaseo (e dal gruppo dell’Antologia di Vieusseux); tutta sua appare invece la declinazione delle tesi neotoscaniste in senso spiritualistico-cattolico (con evidenti influssi rosminiani), a cominciare dallo stesso concetto della lingua, considerata «istrumento dell’umana intelligenza, pubblico patrimonio, eredità de’ nostri maggiori, testamento divino […] sacro deposito comunicato all’uomo dall’alto» (pp. XX s.).
Pur assorbito quasi completamente dalla compilazione del Dizionario, nel ventennio 1859-79, il M. trovò modo di dedicarsi ad altre attività. Venne raccogliendo i materiali per un Dizionario di arti e mestieri, che rimase inedito (Lasinio, p. 17); pubblicò il volume Il commendatore Alessandro Manetti e le sue opere (Firenze 1867), ampia biografia, puntualmente documentata, dell’ingegnere (1787-1865) che dagli anni Trenta era stato il responsabile tecnico delle principali opere pubbliche granducali; e tradusse in versi italiani i Proverbi di Salomone (ibid. 1871), versione riccamente annotata, nella quale il suo tradizionalismo linguistico ancora una volta era inscritto e si risolveva nelle sue convinzioni cattoliche.
Gli interessi spirituali e religiosi (venati, di nuovo, di forti suggestioni rosminiane) risultano ormai prevalenti su quelli linguistici e filologici nell’impresa più impegnativa dell’ultimo decennio dell’opera del M.: quella traduzione dei dialoghi di Platone che aveva dovuto interrompere e a cui ora poteva dedicarsi pienamente. Dopo aver pubblicato alcune versioni in opuscoli a sé (Apologia di Socrate e Fedone, entrambi Prato 1883), iniziò a raccorglierle in volume: ai primi due volumi (Torino, 1887 e 1888), che ebbero ottimo esito e che vennero ristampati sino agli anni Trenta del Novecento, doveva seguire un terzo, mai pubblicato, in cui dovevano essere accolte le versioni già completate (e rimaste manoscritte, cfr. Lasinio, p. 20) di Protagora, Eutidemo, Teeteto e Sofista.
Per le sue molteplici attività il M. ebbe diversi riconoscimenti: fu professore onorario dell’Università di Siena, membro dell’Ateneo italiano e di diverse accademie italiane, tra cui la Colombaria e la Crusca, della quale fu nominato socio corrispondente nel 1888. Con quest’ultima nomina, in particolare, si riconoscevano non solo il suo ruolo determinante nella redazione del Dizionario di Tommaseo, ma anche il suo significativo contributo all’altra fondamentale impresa della lessicografia postunitaria, la redazione di quel Novo vocabolario della lingua italiana secondo l’uso di Firenze, che doveva essere il principale strumento della riforma linguistica manzoniana, ma la cui travagliata compilazione finì per trascinarsi fino al 1897. Sin dal 1868, infatti, il M. era stato inserito dal ministro della Pubblica Istruzione E. Broglio nella commissione incaricata della redazione del vocabolario; di tale commissione fu dall’inizio componente fattivo e non meramente onorario, ma la sua collaborazione all’opera andò intensificandosi dal II volume (1877). Da allora e fino agli ultimi giorni della sua esistenza, dovette sobbarcarsi praticamente per intero, insieme con A. Gelli e A. Gotti, la fatica della compilazione del vocabolario, dapprima sotto il coordinamento di G.B. Giorgini, poi (dal 1884) dello stesso Broglio.
Il M. morì a Firenze il 24 giugno 1889.
Fonti e Bibl.: Oltre ai documenti nell’Archivio dell’Accademia della Crusca, quello che resta dei carteggi del M. è alla Biblioteca nazionale di Firenze (Carteggio Vieusseux., 69, 80-86; 126, 15: corrispondenza con G.P. Vieusseux, 1847-57; Carteggio Tommaseo, 104, 40-46, Cart. vari, 62, 180-181: corrispondenza con N. Tommaseo, 1846-1872, 491.96: lettere a G. Pelagatti, 1883). Necrologi: A. Gotti in La Nazione, 1° luglio 1889; F. Lasinio, Rapporto degli anni accademici 1888-89 e 1889-1890 e commemorazioni degli accademici corrispondenti G. M. e L. Venturi, Firenze 1891 (estr. dagli Atti della R. Accademia della Crusca, 1890), pp. 13-20. Oltre che nel Dizionario biografico degli scrittori contemporanei di A. De Gubernatis, Firenze 1879, pp. 707 e 1210, testimonianze sulle attività e gli interessi filologico-linguistici del M. si trovano in: A. Bonucci, Avvertimento, in L.B. Alberti, Opere volgari, I, Firenze 1843, pp. 3 s.; L.F. Polidori, Prefazione, in Archivio stor. italiano, 1849, t. 1, p. 51; Carteggio N. Tommaseo - T. Gar (1840-1871), a cura di M. Allegri, Trento 1987, p. 126; Carteggio Capponi - Vieusseux, III (1851-1863), a cura e con intr. di A. Paoletti, Firenze 1996, p. 256. Sulla traduzione di Tucidide: N. Tommaseo, in Ricoglitore italiano e straniero, IV (1837), parte II, p. 585; l’ampia recensione di G. Capponi in Il Progresso delle scienze, delle lettere e delle arti, t. XIII, n. 26, gennaio-febbraio 1836, pp. 146-153 (ma cfr. anche G. Gentile, in Le più belle pagine di G. Capponi, a cura di G. Gentile, Milano 1940, p. 260); N. Tommaseo - G. Capponi, Carteggio inedito dal 1833 al 1874, a cora di I. Del Lungo / P. Prunas, I, Bologna 1911, p. 512; Lo studio dell’antichità classica nell’Ottocento, a cura di P. Treves, Milano-Napoli 1962, p. 913; Carteggio inedito fra N. Tommaseo e G.P. Vieusseux, a cura di V. Missori, Firenze 1965, pp. 130 s. Sull’attività del M. come segretario della Commissione per la riforma degli studi secondari: T. Chiesi, Istruzione primaria, scuola normale teorica e pratica in Toscana, in Letture di famiglia, 15 febbr. 1847, pp. 53-55 e Miscellanea del giorno, I (1847), pp. 161 s.; A. Linaker, La vita e i tempi di E. Mayer: con documenti inediti della storia della educazione e del Risorgimento italiano (1802-1877), Firenze 1898, pp. 249, 349, 567. Per le vicende del M. nel 1859-60: I casi della Toscana nel 1859 e 1860 narrati al popolo da una compagnia di toscani. Con note e documenti, a cura di A. Guerrini, Firenze 1864, p. 118. Sulle versioni da Platone: A. Conti, Cose di storia e d’arte, Firenze 1874, pp. 392 ss.; G. Oliva, in La Nazione, 13 ag. 1884 e 25 maggio 1889. Sui rapporti con N. Tommaseo e sull’attività lessicografica del M., oltre alle testimonianze dello stesso Tommaseo (Nuovo dizionario de’ sinonimi, I, Firenze 1838, p. LXI; Canti popolari toscani, corsi, illirici e greci, Venezia 1841, p. 385), v.: A. Duro, Linguistica e poetica del Tommaseo, Pisa-Roma 1942, pp. 76, 93 s.; R. Ciampini, Vita di Niccolò Tommaseo, Firenze 1945, pp. 151, 278, 325, 439-443, 446, 449-451; M.L. Astaldi, Tommaseo come era, Firenze 1967, p. 655; C. Di Biase, Il Dizionario dei sinonimi di N. Tommaseo, Napoli 1967, pp. 123 s., 134, 136; G. Debenedetti, L’esordio, in Id., N. Tommaseo, Milano 1973, pp. 119-132; G. Folena, Presentazione di N. Tommaseo - B. Bellini, Dizionario della lingua italiana, I, Milano 1977, p. 8; Catalogo storico delle edizioni Pomba e Utet. 1791-1990, a cura di E. Bottasso, Torino 1991, pp. 101 s.; Niccolò Tommaseo e Firenze. Atti del Convegno di studi... 1999, a cura di R. Turchi - A. Volpi, Firenze 2000, ad ind.; P. Trifone - A. Mura Porcu, Il Dizionario della lingua italiana del Tommaseo e la lessicografia dell’Ottocento, in I mari di N. Tommaseo e altri mari. Atti del Convegno … 2002, a cura di M. Čale - S. Roić - I. Jerolimov, Zagreb 2004, pp. 275-293; C. Marazzini, I dizionari dei sinonimi e il loro uso nella tradizione italiana, in International Journal of Lexicography, XVII (2004), pp. 385-412; E. Lanfranchi, La storia dell’opera, in N. Tommaseo- B. Bellini, Dizionario della lingua italiana. Edizione in cd-rom, Bologna 2004, pp. 4-6; D. Martinelli, Nell’officina lessicografica del Tommaseo, in La lessicografia a Torino dal Tommaseo al Battaglia. Atti del Convegno per il bicentenario della nascita di N. Tommaseo, Torino-Vercelli… 2002, a cura di G.L. Beccaria - E. Soletti, Alessandria 2005, pp. 151-177. Sul contributo del M. al Novo vocabolario della lingua italiana secondo l’uso di Firenze: A. Manzoni, Lettere, a cura di C. Arieti, III, Milano 1957, p. 782 (ma cfr. anche M. Dell’Aquila, Manzoni: la ricerca della lingua nella testimonianza dell’epistolario ed altri saggi linguistici, Bari 1984, pp. 305, 311); E. Broglio, Prefazione, in Novo vocabolario …, III, Firenze 1897, p. XXI; A. Gotti Lettera a G.B. Giorgini, ibid., IV, ibid. 1897, pp. XXXVI-XXXVIII; G. Ghinassi, Presentazione del Novo vocabolario della lingua italiana, I, Firenze 1979, pp. III-LXVIII. Si vedano, infine: G. Mazzoni, L’Ottocento, Milano 1938, pp. 357 s., 483, 1355; G. Nencioni, Manzoni e il problema della lingua tra due centenari (1973-1985), in Manzoni: «l’eterno lavoro». Atti del Congresso internazionale sui problemi della lingua e del dialetto nell’opera e negli studi del Manzoni … 1985, Milano 1987, p. 24; L. Serianni, Il secondo Ottocento, Bologna 1990, pp. 69-71; C. Marello, Le parole dell’italiano. Lessico e dizionari, Bologna 1996, pp. 96 ss.; F. Bruni, Prosa e narrativa dell’Ottocento: sette studi, Firenze 1999, p. 24; M. Aprile, Dalle parole ai dizionari, Bologna 2005, ad ind.; V. Della Valle, Dizionari italiani: storia, tipi, struttura, Roma 2005, p. 37.
D. Proietti