MEDA, Giuseppe.
– Nacque a Milano probabilmente nel 1534, come si desume dall’atto di morte (Miller, Gli affreschi…, 1989, p. 220), forse da tal Andrea, artista originario di Meda, più volte documentato negli Annali della Fabbrica del duomo di Milano e abitante nella parrocchia di S. Stefano Nosigia (Baroni, 1933, pp. 454s.). Repishti (2000) segnala invece uno stato d’anime del 1573 in cui il M. indicava di avere quarantacinque anni, il che porterebbe ad anticipare l’anno di nascita al 1528.
Si formò come pittore nella bottega di Bernardino Campi decorando su disegni di quest’ultimo la casa degli armaioli Neroli presso S. Maria Segreta e quella del Castino (Lamo, p. 50). Il 25 ag. 1556 si affrancò da Campi e stipulò con Giuseppe Arcimboldi un contratto per la realizzazione degli affreschi sul soffitto (Evangelisti e angeli) e sulla parete terminale (Albero della Vita di Cristo) del transetto sud del duomo di Monza. Più tardi, nel 1562, il M. venne incaricato della decorazione del transetto nord, che realizzò parzialmente (Miller, Gli affreschi…, 1989).
Le vicende legate alla decorazione delle ante dell’organo Antegnati nel duomo di Milano videro in concorrenza il M. e Campi.
Nell’agosto 1559 la scelta della commissione incaricata era caduta su quest’ultimo, che risultò vincitore anche della successiva prova basata sulla predisposizione di un modello. La questione rimase, però, ancora aperta, tanto che nel 1564 venne bandito un altro concorso al quale parteciparono, oltre al M. e a Bernardino, anche Giulio, Antonio e Vincenzo Campi, Aurelio Luini e Francesco Terzi. La vicenda si concluse nel dicembre 1565 con l’assegnazione dell’incarico al M. per la dipintura di quattro soggetti: Nascita della Vergine, Assunzione, Trasporto dell’arca santa, Davide che suona l’arpa (Ricardi; Bora, 1977, p. 52; Id., Milano nell’età di Lomazzo e s. Carlo…, 1998, p. 43). Le ante furono completate solo nel 1580, dopo l’intervento di Pellegrino Tibaldi nell’anta dell’Assunzione (Della Torre - Schofield, p. 42; Repishti, 2000, pp. 61-63).
Un altro concorso di grande prestigio, bandito dalla Magnifica Comunità di Milano, vide contrapposti in questi anni il M., Arcimboldi e Bernardino Campi per la predisposizione dei disegni per il nuovo gonfalone della città di Milano, raffigurante S. Ambrogio (Baroni, 1933).
Nel 1563 l’incarico era stato affidato al pittore Carlo Urbini da Crema e l’esecuzione al ricamatore Bartolomeo Rainone, sostituito nel 1565 con i più prestigiosi ricamatori di Milano, Scipione Delfinone e Camillo Pusterla, che avrebbero consegnato il gonfalone, modellato come da contratto dal M., nel settembre 1566 (Colombo Fantini, 1987-88, p. 208). La rivalità tra il M. e il suo maestro in questa occasione è testimoniata dal M. stesso, che nel documento del 6 nov. 1564, relativo alle ante dell’organo Antegnati, ricorda come Campi fosse «venuto diverse volte a concorentia con messer Joseph Arcimboldo compagno dil comparente et tra le altre per causa dil gonfalone del novo S.to Ambrosio […] per il qual venero a la prova», prova nella quale il M. uscì vincitore. Il rendiconto economico finale dell’impresa del gonfalone registra due pagamenti al M. il 15 nov. 1565 e il 5 dicembre successivo; mentre Arcimboldi venne pagato nel 1567 «per sua mercede delle fatiche per lui sopportate per causa delli primi dissegni». Quindi ad Arcimboldi spetterebbero i primi disegni e al M. la versione finale (ibid., p. 202), recentemente individuata nel disegno conservato all’arcivescovado di Milano (Miller, Gli affreschi…, 1989, pp. 225 s.).
Un pagamento del 6 febbr. 1572, emesso a favore del M., V. Seregni e Tibaldi per «disegni et modelli et pareri» per il complesso religioso dell’Escorial, costituisce il primo documento dell’attività in campo architettonico del M. di cui si abbia notizia (Repishti, 2000). Del 1576 è la sua iscrizione al Collegio degli architetti e ingegneri milanesi (Baroni, 1933; Gatti Perer, 1965, pp. 122 s.); nel 1587 fu nominato ingegnere civico (Grassi, p. 227) e, il 25 genn. 1588, dopo la morte di Francesco Pirovano, venne eletto architetto e ingegnere del Comune di Milano (Repishti, 2007, p. 24). Dagli anni Settanta quest’ultima attività prevalse su quella di pittore e decoratore.
Del M. sarebbe anche il disegno della nuova chiesa di S. Tommaso in Terramara destinata a essere eretta sul luogo della precedente, demolita nel 1574 secondo Baroni (1933), mentre Daolmi anticipa l’abbattimento al 1550, e di conseguenza, l’esecuzione del progetto del Meda. In occasione della peste del 1576 il M. predispose sistemi di protezione alle porte cittadine e al Castello di Milano a garanzia della salute pubblica (Baroni, 1933, p. 472). Per la Municipalità, dal 1577 al 1595, realizzò i disegni e diresse i lavori di costruzione e decorazione della sala e della cappella del tribunale di Provvisione nel palazzo dei Giureconsulti (Colombo Fantini, 1990, p.2147). È documentata la partecipazione del M. al dibattito sul restauro della basilica di S. Lorenzo successivo al 1577, nel quale fu coinvolto forse da Guido Mazenta o dal fabbriciere P. Visconti, per il quale stava lavorando al palazzo in via Lanzone (Scotti, p. 178).
La recente storiografia (Giacomini, 2003 e 2007) ha chiarito il ruolo del M. nella storia di questo palazzo: non più autore, ma eventualmente continuatore di un progetto che Pellegrino Tibaldi aveva predisposto e diretto fino alla sua partenza per la Spagna nel 1586.
In qualità di continuatore dei cantieri pellegriniani, il M. è presente nel tempio di S. Sebastiano incaricato della stima della porta principale e, il 5 genn. 1590, di quella dei lavori di allungamento del coro, nei quali risulta coinvolto; controversa invece è l’attribuzione allo stesso M. del disegno raffigurante l’alzato e la semisezione della chiesa, conservato nell’archivio della Rettoria di S. Sebastiano (Rovetta; Antonini; Scotti - Antonini). La costruzione del portico della chiesa pellegriniana di S. Carlo al Lazzaretto venne condotta tra il 1588 e il 1591, quando, in assenza di Tibaldi, spettarono al M. la definizione della copertura a volte del portico stesso e la modifica dei pilastri (Della Torre - Schofield). Nel 1580 l’abate del convento benedettino di S. Simpliciano gli affidò la direzione delle opere di ristrutturazione della chiesa romanica.
Tali lavori consistevano nell’apertura di ampie finestre nelle pareti e nel tiburio, nella realizzazione di nuove cappelle nel fianco sinistro, nella trasformazione dei pilastri polistili in sostegni cruciformi e nella predisposizione di un nuovo coro, eseguito su disegni del M. da Anselmo e Virginio Del Conte (Baroni, 1933 e 1968). La vigilia di Natale del 1582 egli fu pagato per i disegni degli archi trionfali allestiti in occasione della traslazione delle reliquie conservate in S. Simpliciano, che si svolse nel maggio del 1581.
Altri apparati effimeri furono da lui progettati nel 1583, per celebrare l’ingresso in città dell’arcivescovo Gaspare Visconti (Baroni, 1933, pp. 474-476), e nel 1594 per festeggiare l’arrivo a Milano della nuora del governatore spagnolo Juan Fernández de Velasco (Morandotti, pp. 51 s.). La costruzione della cappella Trivulzio in S. Stefano in Brolio, sul luogo di quella dedicata a S. Vincenzo, per disposizione testamentaria di Teodoro Trivulzio, impegnò il M. dalla fine del 1594 (Baroni, 1933, p. 479). Le maestranze incaricate avrebbero dovuto attenersi al «dissegno sopra ciò fatto dall’architetto Meda» (il progetto è perduto, ma se ne conserva una copia di E. Turati nella Bibl. Ambrosiana: Gatti Perer, 1964, p. 156) e ai sessantadue «capitoli» del 15 febbr. 1595, contenenti precise disposizioni circa l’esecuzione (Arch. di Stato di Milano, Trivulzio, architetto milanese, c. 424: Devoti).
Si tratta di un importante esempio di cappella centralizzata a baldacchino, certamente debitore nei confronti del S. Fedele di Tibaldi. Dal 1596 si pose mano all’ampliamento del presbiterio della chiesa di S. Stefano in Brolio, sempre su progetto del M., resosi necessario dopo che il coro, che si trovava davanti all’altare maggiore, venne spostato nell’abside (Baroni, 1933, p. 480).
Il M. dedicò gran parte della propria attività professionale a opere di ingegneria idraulica. Già nel 1551 aveva sottoposto al tribunale di Provvisione un rapporto sui canali cittadini; e nel 1574 aveva presentato una relazione anonima al Consiglio dei Sessanta, inerente al progetto più importante della sua carriera di ingegnere idraulico, quello di un canale parallelo al fiume Adda nella zona di Paderno, che consentisse di superare con un «percorso corto» il tratto non navigabile del fiume (Pagnani).
Il sistema costruttivo (dettagliatamente spiegato nei suoi Capitoli dell’impresa della nova navigazione del fiume Adda, Milano, Leonardo Pontio, s.d., ma 1574) era assolutamente innovativo e si avvaleva di due sole conche di grande salto (m 18 e m 6) per ovviare al forte dislivello. Nel 1580, dopo essersi dichiarato autore del memoriale, il M. dovette attendere altri dieci anni per ottenere l’approvazione governativa e iniziare i lavori, affidandoli al bergamasco F. Valezzo. Sin dall’inizio, difficoltà di natura politica e tecnica e conflitti con i colleghi P.A. Barca (sostituito da A. Bisnati) e T. Rinaldi rallentarono le operazioni e coinvolsero il M. in questioni legali tali da determinarne la carcerazione (Dozio). L’impresa del naviglio di Paderno, ampiamente criticata dai contemporanei, fu riabilitata e ammirata dai tecnici che dopo il M. si occuparono del suo proseguimento.
Il M. morì a Milano il 18 ag. 1599 (Miller, Gli affreschi…, 1989).
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M. Resmini