ALBERTI, Giuseppe Matteo
Nacque a Bologna circa il 1685, e vi morì nel febbraio del 1751. Nel 1713 sonatore di violino della Perinsigne collegiata di S. Petronio di Bologna e membro dell'Accademia filarmonica di Bologna; nel 1721 principe di essa rieletto nel 1746. Fu allievo, per il violino, di Carlo Manzolini e Pietro Minelli.
Il Burney (General History of music, Londra 1776-1789, III, p. 560) scrive che l'Alberti era, insieme con l'Albinoni, il Vivaldi e il Tessarini, uno dei musicisti le cui composizioni strumentali erano più eseguite in Inghilterra. Difatti la sua op. 1, i dieci Concerti per chiesa e per camera, per violino primo obbligato, violino primo e violino secondo di rinforzo, alto viola, violone o tiorba, organo (Bologna 1713) fu riprodotta a Londra e ad Amsterdam, ed ebbe successo notevolissimo, per quell'epoca. La sua op. 2 è di Sinfonie a quattro, stampate a Londra, ed è, forse, op. 3 perché vi è un'op. 2 di Sonate per violino che porta un privilegio datato: Bologna 1720, il quale autentica anche il numero di opera. Ma questa opera è ristampata quale op. 3 a Londra. Confusione non insolita, nel '700. Il Moser (Geschichte des Violinspiels, Berlino 1923) non ne parla. Secondo lo Schering (Geschichte der Instrumental-Konzerts, Lipsia 1927), il suo stile è aristocratico, i suoi assoli eleganti e fini; egli evita le arditezze del Torelli e le capricciosità del Vivaldi, e rifugge, soprattutto, dal cadere nell'operismo crudo (come invece, in parte, fa l'Albinoni). Nello stesso modo che il Dall'Abaco mescola lo stile da chiesa con quello da camera, l'Alberti scrive il concerto in stile severo e la sinfonia in stile più leggiero; questa cioé è diventata già sinfonia da camera.