MASTROLEO, Giuseppe
– Nacque a Napoli il 16 marzo 1676 da Stefano e da Domenica Di Donato, in una famiglia forse originaria di Maiori (Camera; Prota Giurleo).
La fonte principale per ricostruire l’attività pittorica del M. è rappresentata dalla biografia scritta da Bernardo De Dominici, inserita in coda a quella di P. De Matteis, di cui egli sarebbe stato il miglior discepolo. Al seguito di De Matteis il M. si recò a Parigi tra il 1703 e il 1705 (Santucci); di nuovo con il maestro, avrebbe soggiornato a Roma tra il 1723 e il 1726 (Prota Giurleo). Forse grazie alla mediazione di De Matteis – che nel 1702 firmava e datava una paletta per la chiesa dell’abbazia di Montecassino – il M. ottenne la commissione di sei grandi dipinti raffiguranti episodi legati alla storia dell’abbazia, già nelle sale dell’archivio cassinese (Descrizione istorica…; Ceci), verosimilmente distrutti o dispersi in occasione dei bombardamenti del febbraio 1944.
Fin verso i cinquant’anni sembra dunque che la carriera del M. si sia svolta all’ombra del celebratissimo De Matteis, sotto la cui direzione egli dipinse molte tele, «e massimamente in figure picciole, che erano credute di mano del Maestro» (De Dominici, p. 545); tra queste il biografo ricorda due «tavolette» eseguite per l’abate Nicolò Giovo. Le opere databili su base documentaria sono, in effetti, quasi tutte posteriori al 1728, anno di morte di De Matteis. Già nel 1726, tuttavia, il M. portava a termine un’importante commissione pubblica a Napoli, ovvero l’affresco della volta della chiesa di S. Brigida, distrutto nel 1889 in seguito ai danni riportati per la costruzione dell’adiacente galleria Umberto I; nella stessa chiesa sono documentate altre opere su tela, oggi non più rintracciabili (Ferraironi).
L’attività del M. a Napoli nel quarto decennio del Settecento può essere ricostruita in base alla presenza di riferimenti cronologici sicuri: al 1730 risale il pagamento di una pala d’altare raffigurante S. Irene per la chiesa di S. Maria degli Angeli a Pizzofalcone (Rizzo); reca la data 1733 una delle tele con Storie della Vergine e di s. Anna nella chiesa della Pietà dei Turchini (Galante, 1985, p. 215); la firma del M. e le date 1736 e 1738 compaiono infine in due delle tre cappelle da lui decorate con tele e affreschi nella chiesa della Nunziatella (ibid., p. 252). A questi stessi anni è databile il Martirio di s. Erasmo in S. Maria la Nova, nel quale è stata rilevata la ripresa di modelli seicenteschi – e in particolare ribereschi – sull’esempio di altri pittori napoletani d’inizio Settecento, tra cui lo stesso De Matteis (Spinosa). Altri dipinti in chiese napoletane sono menzionati da De Dominici e da G.A. Galante.
Al di là del recupero della tradizione naturalistica seicentesca ravvisabile nella pala di S. Maria la Nova, opera tra le più lodate del M., il suo stile non si discosta mai dai toni devozionali e dalla resa purista e accademizzante propri della produzione finale di De Matteis, al quale è accomunato anche dall’uso di una gamma cromatica ridotta e rischiarata (Galante, 1984-89; Spinosa).
Nell’ultima fase della sua carriera il M. ottenne diverse commissioni per chiese di provincia, soprattutto in Puglia, dove peraltro si trovano ancora numerose opere del suo maestro. È firmata e datata 1740 la tela con la Ss. Trinità e la Vergine in S. Domenico a Taranto, nella quale L.C. Coccorante dipinse la veduta di Taranto in basso (Paone; Pasculli Ferrara; Nappi).
Al M. è stato attribuito, su basi stilistiche, un Compianto sul Cristo morto nella chiesa di S. Domenico a Gallipoli, verosimilmente eseguito nello stesso periodo della pala tarantina. Nella solidificazione delle forme che caratterizza entrambe le tele è stata ravvisata la spia di un avvicinamento ai modi di F. Solimena (Galante, 1984-89).
Agli ultimi anni di attività del M. sono ascrivibili la Moltiplicazione dei pani, il S. Francesco e la Pietà della chiesa della Pietà di Maiori, dove il M. avrebbe anche ritoccato gli affreschi tardomanieristi nella volta (Guarino).
Iscrizioni antiche con il nome del M. figurano su un disegno a penna del Musée Calvet ad Avignone, raffigurante Mosè e il serpente di bronzo (Arbace), e su un altro disegno a matita rossa con una Deposizione conservato al Louvre (inv. 9706); benché in entrambi i casi le attribuzioni appaiano plausibili, nessuno dei due fogli può essere ricondotto ad alcuno dei dipinti finora noti, fatta salva l’analogia iconografica tra il disegno del Louvre e la tela di Gallipoli.
Il M. morì il 24 maggio 1744 a Napoli, dove fu sepolto presso la Congregazione di S. Carlo nel vicolo del Carminiello.
Nella bottega del M. si formò il pittore José Luzán Martínez di Saragozza, presente a Napoli nel quarto decennio del Settecento: una sua tela raffigurante S. Girolamo che presenta la Vulgata a papa Damaso (1762-64) nella cattedrale di Huesca riprende fedelmente, nella composizione, un settore della cupola affrescata dal M. nella cappella di S. Ignazio alla Nunziatella (Ansón Navarro, pp. 24-26, 101 s.).
Fonti e Bibl.: B. De Dominici, Vite de’ pittori, scultori ed architetti napoletani, III, Napoli 1743, pp. 545 s.; Descrizione istorica del sacro real monistero di Monte Casino, Napoli 1775, pp. 215 s.; G.A. Galante, Guida sacra della città di Napoli (1872), a cura di N. Spinosa, Napoli 1985, pp. 79, 82, 130, 213, 215, 219, 236, 252; M. Camera, Memorie storico-diplomatiche dell’antica città e ducato di Amalfi, II, Salerno 1881, p. 535; G. Ceci, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, Leipzig 1930, p. 230; F. Ferraironi, Il santuario di S. Brigida in Napoli. Storia, arte, culto, Roma 1931, pp. 88 s., 123, 140, 154; U. Prota Giurleo, Un complesso familiare di artisti napoletani del secolo XVII, in Napoli. Riv. municipale, LXXVII (1951), 7-8, pp. 31 s.; M. Paone, Storielle salentine, in La Zagaglia, XV (1973), 59, pp. 43, 46; V. Rizzo, Notizie su artisti e artefici dai giornali copiapolizze degli antichi banchi pubblici napoletani, in Le arti figurative a Napoli nel Settecento (documenti e ricerche), a cura di N. Spinosa, Napoli 1979, p. 234; M. Pasculli Ferrara, Arte napoletana in Puglia dal XVI al XVIII secolo, Fasano 1983, pp. 207-209; E. Nappi, ibid., p. 314; L. Galante, Per la fortuna della pittura napoletana in Puglia, in Ricerche sul Sei-Settecento in Puglia, III (1984-89), pp. 234-236; A. Ansón Navarro, El pintor y profesor José Luzán Martínez (1710-1785), Zaragoza 1986, ad ind.; P. Santucci, De Matteis, Paolo, in Diz. biogr. degli Italiani, XXXVIII, Roma 1990, p. 610; N. Spinosa, Pittura napoletana del Settecento, I, Dal Barocco al rococò, Napoli 1993, pp. 35, 96, 138; L. Arbace, in Dessins de la donation Marcel Puech au Musée Calvet, Avignon, a cura di S. Béguin - M. di Giampaolo - P. Malgouyres, Napoli 1998, p. 206; A. Guarino, Alla riscoperta del patrimonio pittorico dei complessi monastici di Maiori legati al culto di s. Francesco, in Apollo. Boll. dei Musei provinciali del Salernitano, XVIII (2002), pp. 76 s.