MARTUCCI, Giuseppe
Pianista e compositore, nato a Capua il 6 gennaio 1856, morto a Napoli il 1 giugno 1909. Suo padre, professore di tromba, fu il suo primo maestro di musica, e il M. fece progressi così rapidi che nell'aprile del 1867 poteva già presentarsi in pubblico ottenendo buonissima accoglienza. Entrò, in quel medesimo anno, al Conservatorio di Napoli, dove ebbe a maestri B. Cesi, C. Costa, P. Serrao e L. Rossi. Ne uscì con tutti gli onori nel 1872. Cominciò allora la sua carriera di concertista e nel 1875 intraprese un importante giro in Francia, Germania e Inghilterra. Nel 1875, A. Rubinstein, udendolo, ebbe a proclamarlo gloria italiana. Nel 1880 venne nominato insegnante di pianoforte al Conservatorio di Napoli. E, nel medesimo anno, fondò quella "Orchestra napoletana" che ebbe vita breve ma intensa sotto la sua direzione, tanto da venire considerata la migliore italiana, quando si presentò a Torino nel 1884. Nel 1886, fu chiamato a dirigere il Liceo musicale di Bologna, dove rimase sino al 1902. Durante quel tempo, per opera sua, Bologna acquistò il primato musicale fra le città italiane. Nel 1888, egli diresse al Comunale di Bologna (facendo in favore di Wagner eccezione alla sua regola di non dirigere mai in teatro) la prima rappresentazione italiana del Tristano, coronando così il suo apostolato wagneriano (l'Italia deve in gran parte al M. la rivelazione della musica wagneriana). Egli si dedicava intanto sempre più alla composizione, e all'insegnamento della medesima (sono suoi discepoli B. Mugellini, G. A. Fano e O. Respighi). Nel 1902, già malfermo di salute, lasciò la direzione del Liceo di Bologna per quella del conservatorio di Napoli. Due volte ancora, egli diresse in quella città rappresentazioni wagneriane, e furono il Tristano (dicembre 1907) e il Crepuscolo degli Dei (dicembre 1908). Le fatiche dell'ultima concertazione al S. Carlo aggravarono irreparabilmente la grave malattia che minava la sua esistenza.
Come compositore, l'opera di Martucci è piuttosto abbondante. Essa comprende due sinfonie: una in Re minore, eseguita per la prima volta a Mi lano nel 1895 e una in Fa maggiore, anche questa eseguita per la prima volta a Milano nel 1904, 4 pezzi per orchestra, un concerto per pianoforte e orchestra, un quintetto per pianoforte e archi, due trii, una sonata e sei pezzi per pianoforte e violoncello, numerose liriche per una voce e pianoforte (delle quali la Canzone dei ricordi, trascritta poi per voce e orchestra), e infine sei volumi (ed. Ricordi) di musica pianistica.
Delle varie attività musicali del M., quella che maggiormente gli valse larga e indiscussa fama fu quella di pianista. Come direttore d'orchestra egli limitò la sua azione alla sola Italia, svolgendovi però opera di alta utilità culturale. Egli infatti fece conoscere gran parte della musica sinfonica tedesca, sino allora poco nota - per non dire addirittura ignota - in Italia. Come compositore, non raggiunse mai una vera popolarità, né poteva aspirarvi il pensiero suo, scarso di personalità e di audacia e troppo ossequiente alle forme allora imperanti dappertutto (e non solamente in Italia) del grande sinfonismo germanico. Fu nondimeno l'arte di M. compositore quella di un nobile e peritissimo musicista, di altissime aspirazioni e di totale disinteresse.
Bibl.: R. Prati, G. M., Torino 1914; L. Torchi, La sinfonia in re di G. M., in Rivista mus. ital., III, p. 120; id., La seconda sinfonia... di G. M., ibid., XII, p. 131; L. Perrachio, L'opera pianistica di M., in Il Pianoforte, marzo 1922. V. inoltre il volume commemorativo Capua a M., 1914.