STAMPA, Giuseppe Maria
– Nacque il 28 gennaio 1666 a Gravedona, oggi in provincia di Como, dal nobile Alessandro Francesco e da Cecilia Corti. Fu battezzato tre giorni dopo nella chiesa di S. Maria del Tiglio dall’arciprete Valerio Valeriano (Archivio parrocchiale di Gravedona).
Il fratello Antonio Maria (m. 1734), appassionato di storia locale, ebbe carattere irrequieto e perciò fu detenuto nel forte di Fuentes, nel Lecchese, dove morì; un altro fratello, Giovanni Battista, sacerdote secolare, fu vicario generale della diocesi e arcidiacono della cattedrale di Como.
A partire da tredici anni Stampa studiò nel collegio Gallio di Como, di cui era allora rettore il somasco Luigi Primo Tatti (1616-1687). Incoraggiato dai superiori, a sedici anni entrò fra i chierici regolari somaschi ed emise la professione religiosa nel 1684. Nel 1696, quando il seminario di Vigevano fu affidato dal vescovo Pier Marino Sormano alla direzione dei somaschi, Stampa v’insegnò retorica; fu a Pavia, nella casa di S. Maiolo; passò quindi a Milano per insegnare belle lettere ai chierici della sua congregazione. Fu poi inviato a Roma per insegnare eloquenza nel collegio Clementino, che papa Clemente VIII nel 1595 aveva assegnato ai somaschi per la formazione della gioventù romana (fra i suoi alunni vi furono il futuro cardinale Giuseppe Ferroni; il generale Carlo Emanuele d’Este, più noto come marchese di Santa Cristina e, in Arcadia, con il nome di Ateste Mirsinio; e il bresciano Giovanni Antonio Fenaroli, che fu gentiluomo di camera di Carlo di Borbone, a Napoli).
Negli anni romani Stampa si avvicinò all’Arcadia ed entrò a farne parte nella colonia milanese con il nome di Euristeo Parebasio (1704). Si legò di amicizia con numerose personalità ecclesiastiche, tra cui spiccava il cardinale Ludovico Pico della Mirandola. Tenne corrispondenza con alcuni dei maggiori intellettuali del tempo, come Ludovico Antonio Muratori e Pier Caterino Zeno (fratello di Apostolo).
Ritornato a Milano, non più impegnato nell’insegnamento, si dedicò agli studi storici.
Fu consigliere generale dell’Ordine e rettore del collegio di S. Pietro in Monforte, dove si costituì una colonia arcade, cui appartenne con i confratelli Giuseppe Girolamo Semenzi, Alessandro Maria Borsa, Giuseppe Maria Conti e Giovanni Antonio Mezzabarba (di questi, che era stato suo alunno a Pavia, scrisse un denso ricordo funebre nelle Notizie degli Arcadi morti, II, Roma 1720, pp. 291-295). Eletto vocale della provincia lombarda nella congregazione generale di S. Maria Segreta di Milano (1704), poté intervenire a otto capitoli generali: S. Giorgio di Novi (15 maggio 1707), Vicenza (11 maggio 1710), S. Maria Segreta di Milano (27 maggio 1714), S. Maria Maddalena di Genova (18 aprile 1717), Ss. Filippo e Giacomo di Vicenza (21 aprile 1720), S. Maria Segreta di Milano (18 aprile 1723), S. Giorgio di Novi (12 maggio 1726), S. Maria Segreta di Milano (4 maggio 1732). Eletto definitore lombardo per la morte del confratello Gianantonio Borsa (8 maggio 1718), intervenne al definitorio del collegio di S. Giustina di Salò (30 aprile 1719); rieletto due anni dopo (21 aprile 1720), prese parte a quello di S. Maria Segreta di Milano (26 aprile 1722).
Prossimo ai settant’anni, rientrato a Milano nel collegio di Monforte dopo un soggiorno a Gravedona, dove sperava di ritemprare le forze, morì il 15 novembre 1734.
Opere. I primi scritti di Giuseppe Maria Stampa furono un’orazione per l’elezione a procuratore di S. Marco di Luigi Pisano (Aloisio Pisano D. Marci procuratori pro meritis electo oratio, Venetiis 1692) e un panegirico in lode del già ricordato vescovo di Vigevano (Petro Marino Sormano episcopo Viglevanensi oratio panegyrica, Mediolanum 1696). Seguì un trattatello intitolato Organum academicum (Mediolani 1699). Si dilettò di poesia arcadica, componendo in varie circostanze versi e canzonette musicali. Ebbe interesse anche per le scienze matematiche, come documenta un suo trattatello latino sull’aritmetica progressiva (Ludus serio expensus, Mediolani 1700), dedicato al cugino, il conte Filippo Maria Stampa, e ispirato ai giochi dello ‘sbaragliono’ o tavola reale, al lotto, alla morra.
Negli anni romani compose orazioni di occasione di carattere sacro (Romæ 1705 e 1706). Attingendo più a leggendarie tradizioni sei-settecentesche che a documenti storici, dedicò due volumi agli Atti del beato Miro eremita (Milano 1723), particolarmente venerato nelle campagne del Comasco. Compose una miscellanea di Epigrammata sacra, heroica, ethica (Mediolani 1727) e qualche favoletta. Sollecitato da Filippo Argelati, curò l’Opera omnia di Carlo Sigonio, integrandola e in parte continuandola (Mediolani 1732). Curò pure gli Annali sacri della città di Como, lasciati inediti dal dotto maestro e confratello Tatti quasi cinquant’anni prima, e li integrò, premettendovi un cenno biografico sull’autore (Milano 1734). Nei Rerum italicarum scriptores inserì, «con assai erudite note» – come scriveva Girolamo Tiraboschi (Storia della letteratura, VI, Firenze 1776, p. 299) –, l’edizione di un poema latino in esametri conservato presso la casa milanese di S. Pietro in Monforte, opera di un anonimo letterato duecentesco di area lombarda che si era occupato della guerra tra comaschi e milanesi (ibid., V, Mediolani 1734, pp. 399-459).
Gli scritti di Stampa furono elogiati dalle Novelle della Repubblica letteraria (1732) e dal Giornale de’ letterati d’Italia (1722-1724). Ne parlarono con buona considerazione Filippo Argelati, nella Bibliotheca scriptorum mediolanensium, e Ludovico Antonio Muratori, con il quale intrattenne uno scambio epistolare, presentando la sua opera.
Lasciò diverse opere inedite, alcune di carattere scientifico (sugli orologi orizzontali, sulle sezioni coniche ecc.) e altre letterarie, come testi filosofici, versi, orazioni, un manuale di arte oratoria (1706), la traduzione italiana dell’Aulularia di Plauto e una commedia in dialetto lombardo, La comar Travacca, oggi presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano. Non sono invece da attribuire a lui, come ritenevano Giovanni Battista Giovio e Baldassare Lambertenghi, le rime sui soprannomi del Lario, bensì al fratello Antonio Maria, edite con corretta attribuzione da Giovanni Battista Bolza (Poesie giocose, Como 1867).
Fonti e Bibl.: Cenni documentari su Stampa e la maggior parte delle sue opere inedite si conservano a Roma, presso l’Archivio generale dei chierici regolari somaschi, incluse alcune lettere a Giovanni Antonio Volpi e altri. Diverse sue opere manoscritte sono custodite presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano. La corrispondenza con Pier Caterino Zeno – un complesso di oltre seicento lettere in ordine cronologico, alcune in originale e altre in copia, provenienti dalla casa veneziana dei somaschi di S. Maria della Salute – è conservata a Venezia, presso la Biblioteca nazionale Marciana, It.10.62 (= 6708).
In assenza di uno studio complessivo su Stampa e la sua opera, bisogna far ricorso ai vari riferimenti a lui dedicati in opere generali: G.M. Crescimbeni, L’Arcadia, Roma 1711, p. 332; A.G. della Torre di Rezzonico, Oratio in funere Josephi Mariæ Stampæ, in appendice a P.L. Tatti, De gli annali sacri della città di Como, III, Milano 1735, pp. 1-18; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum mediolanensium, II, 2, Mediolani 1745, coll. 2175-2178; F.S. Quadrio, Dissertazioni critico-storiche intorno alla Rezia di qua dalle Alpi, oggi detta Valtellina, III, Milano 1756, pp. 453-455; G.B. Giovio, Gli uomini della comasca diocesi, Modena 1784, pp. 24 s., 64 s., 225, 256 s.; G. Rovelli, Storia di Como, III, 3, Como 1803, p. 172; G.A. Oldelli, Dizionario storico-ragionato degli uomini illustri del Canton Ticino, Lugano 1807, p. 80; G.B. Giuliani, Elogio storico del p. don G.M. S. C.R. somasco, in Giornale arcadico, 1843, t. 96, pp. 148-164 (poi in volume con lo stesso titolo, Roma 1843); Biographisches lexikon des Kaiserthums Oesterreich, XXXVII, Wien 1878, p. 116; V. Lancetti, Pseudonimia, Milano 1886, p. 101; P.S. Pasquali, Note e postille su leggende agiografiche, in Lares, 1940, vol. 11, n. 6, pp. 435-443; M. Tentorio, Lettere di P. S. G.M. somasco a L.A. Muratori con un po’ di A. Manzoni, Genova 1979; Acta Congregationis, III, a cura di M. Brioli, Roma 2006, pp. 107, 113, 129, 134, 137-139, 141, 143, 146, 151, 166; F. Milani, G.M. S. e il rifacimento comasco della ‘Sposa Francesca’ del Lemene, in Rivista di letteratura italiana, XXXIV (2016), 2, pp. 85-98.