PERUZZI, Giuseppe Maria
PERUZZI, Giuseppe Maria. – Nacque a Venezia il 21 novembre 1746 da Giacomo e Maria Grandis. Nel 1761 entrò come novizio fra i canonici regolari lateranensi nel monastero di S. Michele di Candiana, dove studiò retorica e filosofia sotto la guida dell’abate Matteo Tassinari. Ordinato sacerdote il 22 dicembre 1770, si perfezionò presso lo Studio teologico padovano dei Lateranensi. Pur conseguendo il grado di lettore, non ebbe opportunità di insegnamento. Attivo nella predicazione a Venezia e a Padova, autore di orazioni panegiriche, nel marzo 1773 fu nominato dal suo ordine vicario della chiesa di S. Andrea apostolo di Pontelongo, nella diocesi patavina, incarico che conservò per 23 anni. Nominato vicario foraneo, entrò nella terna per l’elezione ad abate commendatario della prelatura nullius dioecesis di Asola, ma il 6 agosto 1795 fu scelto come vescovo di Caorle. Nell’autunno si recò a Roma, dove ottenne l’istituzione canonica nel concistoro del 22 settembre e la consacrazione episcopale da Giovanni Battista Caprara Montecuccoli, il 27 settembre 1795; lo stesso giorno inviò la sua prima lettera pastorale al clero e al popolo di Caorle.
Durante l’episcopato caorlino, Peruzzi si trovò a dover gestire il complesso passaggio storico determinato dalla caduta della Repubblica di Venezia (12 maggio 1797). Conformandosi agli ammonimenti che il patriarca veneziano Federico Maria Giovanelli rivolse ai vescovi suffraganei, dapprima si sottomise alla dominazione francese e, dopo la pace di Campoformio, all’autorità austriaca, interpretando gli eventi del 1797-98 come «un monito della Provvidenza alla conversione morale», un richiamo che perdurò anche con l’occupazione delle province venete da parte degli austriaci nel gennaio 1789.
L’11 gennaio 1807 Napoleone soppresse la diocesi di Caorle e nel concistoro del 18 settembre successivo Pio VII trasferì Peruzzi alla vicina sede di Chioggia.
Avendo lasciato il povero vescovado di Caorle per assumerne un altro «egualmente scarso», Peruzzi ottenne di limitare il versamento alla Curia romana per le spese correnti a soli 400 scudi e di sussidiare, con decreto vicereale del 18 ottobre 1807, la mensa di Chioggia con i ‘residui’ di quella vacante di Caorle calcolati in 2280 lire lorde, mentre il 5 novembre 1807 fu accordato un assegno di lire 6000. Peruzzi fu così rassicurato sulla conservazione dei patrimoni, perdendo tuttavia libertà d’iniziativa nella gestione dei beni, ma stabilizzando le entrate, giunte nel 1813 a una rendita netta di lire 4813.
Pur governando una diocesi duramente provata dalle spogliazioni francesi e risiedendovi per brevi periodi, dalla fine del 1807 al 1815 Peruzzi cooperò con le autorità governative divenendo testimone e interprete delle complesse e articolate riforme volute da Napoleone in ambito ecclesiastico, giuridico e sanitario.
Già il 26 dicembre 1807 pubblicò la prima lettera pastorale indirizzata al clero e al popolo, a cui seguì quella del 16 gennaio 1808, con cui denunciava gli abusi ecclesiastici e promuoveva la formazione alla cresima. Il 14 febbraio entrò ufficialmente in diocesi.
Accogliendo le disposizioni che, nei decreti imperiali dal 1805 al 1808, ridefinirono le circoscrizioni parrocchiali di numerose città del Regno d’Italia, egli riorganizzò il sistema ecclesiastico clodiense, ripartendo la città in tre parrocchie ed erigendo a parrocchia autonoma la chiesa di S. Martino di Sottomarina. Il 30 aprile 1808 con una lettera pastorale emanò il regolamento per le scuole della dottrina cristiana. Una delle sue prime preoccupazioni riguardò l’aggiornamento del clero secolare. Ricostituì la congregazione dei casi di coscienza (25 luglio 1808). Spronò i sacerdoti a impegnarsi nell’istruzione, sostenendo l’apertura di «una gratuita quotidiana scuola di leggere, e scrivere, di aritmetica, di grammatica italiana, carteggio in lettere commerciali, e di caligrafia» (Calcagno, 1834, p. 91). Nei seminari volle qualificati docenti per i chierici che tenne tutti al servizio della cattedrale per avere «ciascuno sotto l’occhio ed esaminare la loro condotta». Nonostante il divieto del 23 marzo 1811 di ammettere alle scuole dei seminari giovani non incamminati verso lo stato ecclesiastico, Peruzzi invocò un’eccezione affinché anche i laici potessero accedere a un decoroso grado d’istruzione; in quell’anno istituì una biblioteca e nel 1817 gettò le basi per il gabinetto di antichità e di storia naturale, nel quale si tenevano lezioni pubbliche. Nel luglio 1808 aprì la visita pastorale, che concluse nel 1812. Fu attivo nel contrasto della mendicità.
Fu nominato barone del Regno Italico (1809) e cavaliere dell’Ordine della Corona di ferro (1812). Verso il potere napoleonico conservò un atteggiamento ossequiente e difese i princìpi gallicani. Dal maggio al novembre 1811 partecipò a Parigi al Concilio nazionale dei vescovi francesi e italiani che, presieduto dal cardinale Joseph Fesch, zio materno di Napoleone, non approdò a nessun risultato in mancanza della firma papale sugli atti. Durante l’assedio di Chioggia (1814), ricevette l’omaggio del generale di brigata René Joseph Dupeyroux per il comportamento esemplare del clero.
Nella restaurazione postnapoleonica collaborò con gli austriaci. Tra il 7 giugno 1814 e l’8 dicembre 1815 fu amministratore apostolico della diocesi di Torcello e del patriarcato di Venezia, con il delicato compito di ricomporre lo strappo consumatosi tra la S. Sede e il Capitolo patriarcale, sostenitore dell’antipatriarca Stefano Bonsignore, nominato da Napoleone. Si prodigò per la restaurazione degli ordini religiosi, soppressi dai francesi nel 1810, affiancato tra gli altri dal camaldolese Mauro Cappellari (il futuro Gregorio XVI), con il quale stabilì un legame di buona amicizia.
L’8 dicembre 1815 l’imperatore Francesco I nominava Francesco Maria Milesi patriarca di Venezia e nello stesso giorno trasferiva Peruzzi alla sede di Vicenza, ma Pio VII confermò il trasferimento solo nel concistoro del 26 giugno 1818. Il 3 gennaio 1819 entrò solennemente in diocesi all’età di 73 anni.
All’indomani del suo ingresso indisse la visita pastorale, aperta il 25 aprile 1819 e conclusa nel 1825. Fu l’opera più significativa del suo episcopato; in essa, oltre agli aspetti tradizionali relativi all’organizzazione ecclesiastica delle parrocchie visitate, approfondì importanti questioni demografiche e sociali, non trascurando di curare la formazione spirituale, teologica e culturale del clero, e l’istruzione cristiana dei fedeli.
Pose al centro della sua attività pastorale l’istruzione religiosa, la formazione spirituale del clero e il ripristino delle congregazioni religiose. Sulla scia dell’attività avviata durante gli anni clodiensi, si impegnò in particolare per reintrodurre nella diocesi vicentina i cappuccini e auspicò una comunità di religiosi per il servizio al santuario della Vergine di Monte Berico sul modello degli oblati di Rho fondati da Carlo Borromeo.
Nel corso della visita pastorale, Peruzzi si convinse dell’urgenza di un sinodo, celebrato per l’ultima volta a Vicenza nel 1689, e ne avviò i preparativi, interrotti dalla sua morte. In quegli stessi anni seguì la rinascita della Congregazione lateranense e gli avvenimenti ecclesiastici romani, servendosi specialmente di Vincenzo Garofali, abate generale lateranense, attraverso il quale seguì il processo di beatificazione del suo predecessore, il benedettino Giovanni de Surdis Cacciafronte, vescovo di Vicenza nel XII secolo.
L’impegno della visita alla diocesi minò la sua salute e gli indebolì la vista. Il 25 agosto 1830 sottoscrisse l’ultima lettera pastorale, dedicata alla scuola della dottrina cristiana. Morì a Vicenza il 25 novembre 1830.
Fonti e Bibl.: Di Peruzzi si conservano a stampa omelie e lettere pastorali, reperibili presso gli archivi storici delle diocesi di cui fu vescovo (Archivio storico del Patriarcato di Venezia, fondi Episcopato di Caorle e Actorum generalium Curiae patriarchalis; Archivio storico diocesano di Chioggia; Archivio storico diocesano di Vicenza), dove si custodiscono anche i documenti del suo governo. Ulteriore documentazione è rinvenibile nell’Archivio generale dei Canonici regolari lateranensi presso S. Pietro in Vincoli a Roma, e nella Biblioteca Bertoliana di Vicenza. Z. Bricito, Orazione detta dall’Ab. Zaccaria Bricito nelle esequie che si celebrano dalla Confraternita del SS. Sacramento nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano di Vicenza il giorno 12 dicembre 1830 al defunto confratello M. Giuseppe Maria Peruzzi Vescovo, Vicenza 1831; C. Bologna, Elogio funebre per Monsignor Giuseppe Maria Peruzzi vescovo di Vicenza, tradotto in lingua italiana da G. Girolamo Varagnolo […], Chioggia 1834; A.M. Calcagno, Saggio delle azioni di Monsignor Giuseppe Maria Peruzzi vescovo di Chioggia compilato nell’anno 1818 […], Chioggia 1834; G. Mantese, Corrispondenza inedita di papa Pio VII, del cardinale Ercole Consalvi e di mons. Mauro Cappellari poi Gregorio XVI con Giuseppe Maria Peruzzi vescovo di Chioggia e amministratore ap. di Venezia, in Archivum Historiae Pontificiae, IV (1966), pp. 259-280; Id., Documenti del vescovo di Caorle G.M. Peruzzi sulla restaurazione religiosa a Venezia durante il patriarcato di L. Flangini (1801-1804), in Aspetti di vita pubblica ed amministrativa nel Veneto intorno al 1866, a cura di A. Diani, Vicenza 1969, pp. 241-311.
Hierarchia Catholica…, VII, a cura di R. Ritzler - P. Sefrin, Patavii 1968, pp. 153, 395; La visita pastorale di Giuseppe Maria Peruzzi nella diocesi di Vicenza (1819-1825), a cura di G. Mantese - E. Reato, Roma 1972, pp. IX-CV; D. De Antoni, Dal regime napoleonico al concilio Vaticano II, in Diocesi di Chioggia, a cura di Id., Padova 1992, pp. 158-164; G. Cisotto, Gli anni della Restaurazione, in Diocesi di Vicenza, a cura di E. Reato, Padova 1994, pp. 296-300.