GIOVENE, Giuseppe Maria
Nacque a Molfetta il 23 genn. 1753, da Giovanni, di famiglia nobile del luogo, e Antonia Graziosi. Ebbe almeno due fratelli (Graziano Maria, il primogenito, barone, e Michele) e una sorella, Anna Maria. All'età di sette anni perse il padre, che in punto di morte lo affidò alla protezione del vescovo di Molfetta Celestino Orlandi, uomo di vasti e aggiornati interessi filosofici e scientifici, il quale poi, in anticipo rispetto ai tempi usuali e nonostante la salute malferma del G., si adoperò per farlo ammettere al noviziato dei gesuiti di Napoli, dove entrò il 15 maggio 1766. L'anno seguente, quando l'Ordine fu espulso dai territori borbonici, il G., pur intenzionato con i compagni a seguire i padri della Compagnia nell'esilio dal Regno, fu costretto da una grave malattia a rimanere a Napoli, dove fu assistito dal conterraneo Ciro Saverio Minervini, e in seguito tornò a Molfetta. Qui compì i primi studi di filosofia e matematica, ma dal 1771 fu di nuovo a Napoli per studiare le leggi (si laureò in utroque iure), e nel tempo che vi soggiornò si appassionò alle scienze naturali e in particolare ai fenomeni elettrici, sotto la guida del dotto conterraneo Giuseppe Saverio Poli. Al ritorno nella città natale, nel 1773, l'Orlandi ne assecondò le doti intellettuali affidandogli incarichi di rilievo: tra l'altro lo incluse tra i canonici della cattedrale e, prima che assumesse gli ordini, gli affidò una sorta di reggenza nella parrocchia di S. Stefano. Alla morte del vescovo, nel 1774, fu proprio il giovane chierico a comporne l'Elogio (Napoli 1775; in Raccolta, III, pp. 3-25). Il G. ricevette gli ordini sacri dal successore dell'Orlandi, G. Antonucci, e nel 1781 divenne vicario generale della diocesi.
Il G. godette presto di grande prestigio non solo nell'ambito cittadino; poté così intervenire con autorevolezza nei dibattiti culturali, come testimonia una Lettera del 25 nov. 1775 a Saverio Mattei sul volgarizzamento del libro dei Salmi (pubblicata nei Paralipomeni dello stesso Mattei, Napoli 1788, pp. 261 ss.; in Raccolta, I, pp. 26-30). Nel 1783, tramite il Minervini, il G. entrò in contatto con l'abate A. Fortis, grazie al quale rese nota l'importante scoperta geologica e chimica d'un sito presso Molfetta, da lui identificato come "nitriera naturale".
Nel Pulo - questo il nome del sito - il G. rinvenne anche attrezzatura neolitica (prodromo a rinvenimenti successivi); esso fu visitato dal Fortis, da M. Delfico e da altri studiosi, anche stranieri, e attirò anche l'attenzione del ministro J.F.E. Acton per le prospettive di sfruttamento industriale che faceva intravedere. La scoperta suscitò interesse tra i naturalisti non solo in Italia: "Il Fortis, Anton Carlo Dondi-Orologio sottoponevano ad esatte esperienze la terra della nitriera; lo Zimmermann recitava alla Real Accademia delle Scienze di Parigi il suo viaggio, l'Hawkins, l'Hamilton, il De Salis, il Thouvenel venivano in Molfetta per osservarla, sicché ebbe il G. a conversare con costoro, a scriversi con quelli e […] ad acquistar fama di perito naturalista" (Filioli, p. 40). All'argomento il G. dedicò più memorie, tra le quali spiccano le Osservazioni sulla nitrosità naturale della Puglia, indirizzate nel 1784 al Fortis, pubblicate a Milano nel 1789 e inserite dallo Zimmermann nel suo Voyage à la nitrière naturelle qui se trouve à Molfetta dans la Terre de Bari en Pouille (Venezia 1790; in Raccolta, II, pp. 548-556). Negli anni successivi il G. estese le proprie osservazioni e descrizioni geologiche a tutta la Puglia e ad altre regioni del Regno (esposte parzialmente in Notizie d'un banco di tofo lacustre in riva al mare nelle vicinanze di Trani, in Atti della Società italiana delle scienze, XIV [1809], pp. 114-121; Notizie geologiche e meteorologiche della Iapigia, ibid., XV [1810], pp. 274-290, in Raccolta, II, pp. 421-439; Notizie geologiche sulle due Puglie, ibid., XIX [1825], pp. 476-500, in Raccolta, II, pp. 440-467).
Importante per la formazione scientifica del G. fu Giuseppe Toaldo, dal quale ebbe appoggio morale e materiale e che lo incoraggiò a compiere le osservazioni meteorologiche poi raccolte nei Discorsi meteorologico-campestri (pubblicati a Milano e Napoli tra 1788 e 1797; in Raccolta, II, pp. 3-278) e nelle Osservazioni elettrico-atmosferiche e barometriche insieme paragonate, che furono citate da P. Thouvenel e presentate dal Fortis alla Società italiana delle scienze, o Accademia dei XL, che le pubblicò nelle proprie Memorie (VIII [1799], pp. 85-118; in Raccolta, II, pp. 279-324). Nel 1800 l'Accademia associò il G. (nel posto che era stato di L. Spallanzani); nelle Memorie furono poi pubblicati altri sedici suoi lavori, dal 1802 a uno apparso postumo nel 1841. L'archivio dell'Accademia conserva corrispondenza del G. degli anni 1814-32 (Lettere dei soci nazionali, scatola 30).
Anch'egli, come molti intellettuali meridionali dell'epoca, pose i problemi dell'agricoltura al centro dei propri interessi scientifici e civili: buona parte dei suoi scritti di igrometria e meteorologia è infatti orientata in tal senso. Tra i numerosi scritti editi e inediti vi sono operette agronomiche dedicate alla coltura più importante della Terra di Bari: Memoria sulla rogna degli ulivi (Napoli 1789; in Raccolta, I, pp. 1-26); Avviso per la distruzione de' vermini che rodono la polpa delle olive (Napoli 1792; in Raccolta, I, pp. 52-70); Descrizione storica della cocciniglia dell'ulivo (in Atti e memorie della Società italiana delle scienze, XIV [1809], 2, pp. 128-135; in Raccolta, I, pp. 71-80), ma anche scritti di fisiologia vegetale come la memoria Sopra la caduta delle foglie degli alberi in autunno (negli stessi Atti e memorie, XIII [1807], pp. 161-188) e numerosi lavori zoologici (quali le Notizie sull'argonauta Argo del Linneo, ancora negli Atti e memorie, XIV [1809], pp. 122-127).
Dal 1796 o 1797 il G. fu a Napoli per tutelare gli interessi di Molfetta in una vertenza contro un conte Scotti di Milano; allo scoppio della Rivoluzione il Poli (che aveva deciso di seguire il re in Sicilia) lo incaricò di custodire i propri beni. Egli stesso, che non ignorava i guasti della feudalità, auspicava per la sua terra la formazione d'un ceto di piccoli proprietari ed era in contatto, come anche il fratello Graziano, con Eleonora de Fonseca Pimentel, visse in modo appartato le vicende del 1799 e l'anno successivo fece ritorno a Molfetta, dove cominciò a comporre un'opera autobiografica d'ambientazione agreste e gusto sentimentale, intitolata La mia villeggiatura, pubblicata in parte e anonima a Parma nel 1804 (riedita a Roma nel 1805, e poi in Raccolta, III, pp. 52-118). A questo periodo di riflessione seguì, durante il Decennio francese, un'intensa stagione di responsabilità ecclesiastiche e civili: a partire dal 1806 il G. fu vicario apostolico a Lecce e vicario capitolare di Otranto e Oria; presiedette la Pubblica Istruzione per il Salento e la Lucania, il Consiglio di beneficenza e la Società economica, contribuendo inoltre alla fondazione della Società agraria di Lecce; il re Gioacchino Murat lo nominò dapprima cavaliere (maggio 1813), e nel maggio 1815 lo insignì della Legion d'onore.
Con la Restaurazione il G., che nel 1817 era di nuovo a Molfetta, tornò a occuparsi della vita della diocesi e dell'insegnamento, ma il suo impegno civile riprese durante la Rivoluzione del 1820: dopo aver partecipato alle varie fasi dell'elezione del Parlamento, il 22 luglio fu eletto deputato proprietario per la provincia di Terra di Bari. Partecipò a tutte le adunanze e anche ai lavori della Commissione V (di commercio, agricoltura, arti ed industria), ricoprendo inoltre l'incarico di ufficiale per i registri di corrispondenza e spedizione. Alla fine del marzo 1821, mentre incalzava la reazione, "per quanto di carattere mite ed alieno dalle esaltazioni e dalle intemperanze, pure, deluso nelle sue aspirazioni e sconfortato nel vedere tanta perversità nell'animo umano, si ritirò in vita privata" (S. La Sorsa); alla delusione politica si aggiunse nel 1823 il dolore per la morte del fratello Graziano.
Nonostante le sopravvenute difficoltà economiche, il G. legò poi al seminario, oltre a collezioni di archeologia, geologia e storia naturale, anche la sua biblioteca, accresciuta da manoscritti tratti da quella del Minervini (tra essi uno dei più importanti codici con lavori matematici di Francesco Maurolico). Ormai membro di diverse accademie scientifiche (nel 1803 era stato associato dall'Accademia di religione cattolica di Roma, nel 1804 dai Fisiocritici di Siena), si dedicò principalmente alla composizione di opere di erudizione: Kalendaria vetera… aliaque monumenta ecclesiarum Apuliae et Iapigiae (Napoli 1828); Vita beati Conradi Bavari civitate Melphicti patroni (ibid. 1836). Con due memorie inedite presentate all'Accademia di religione cattolica (Della pretesa antichità del tempo e Delle lave dell'Etna e degli argomenti che si pretende tirare per la molta antichità della terra) intervenne polemicamente nel dibattito sulle prove geologiche dell'età della terra.
Gli ultimi anni del G. furono gravati da molte malattie. Morì a Molfetta il 2 genn. 1837, assistito da Vito Fornari, suo ultimo discepolo.
I suoi scritti furono pubblicati a cura di L. Marinelli Giovene: Raccolta di tutte le opere, I, Memorie fisico agrarie, Bari 1839; II, Memorie fisiche, ibid. 1840; III, Memorie diverse, ibid. 1841. In epoca recente è stato pubblicato, a cura di M. Del Vescovo, Dell'influenza dello spirito della religione cristiana sull'agricoltura, un inedito…, Roma 1979.
Fonti e Bibl.: P. Filioli, G.M. G. arciprete della cattedrale chiesa di Molfetta(Necrologia), in Annali civili del Regno delle Due Sicilie, XIII (gennaio-aprile 1837), pp. 35-41; Annali di scienzereligiose, 1837, pp. 452-462; Diario del Parlamentonazionale delle Due Sicilie, a cura di C. Colletta, I, Napoli 1864, adindicem; Il Parlamento nazionale napoletano per gli anni 1820 e1821, a cura di V. Fontanarosa, Roma 1900, pp. 36, 57, 81; Atti del Parlamento delle Due Sicilie, 1820-1821, a cura di A. Alberti, I-III, Bologna 1926-1941, ad indicem; E. Sassoli, G.M. G., in E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri…, VI, Venezia 1838, pp. 277-280; C. Minieri Riccio, Memorie storichedegli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, s.v.; L. Marinelli Giovene, Elogio storico del cavaliere G.M. G., Napoli 1860 (gli è unito, pp. 41-44, un Elogio del barone Graziano Maria Giovene); L. Volpicella, Bibliografia storica della provinciadi Terra di Bari, Napoli 1884-87, ad indicem; R. D'Addosio, Trecentoquaranta illustri letterati edartisti della provincia di Bari, Bari 1894, p. 70; P.A. Saccardo, La botanica in Italia. Materiali per lastoria di questa scienza, in Memorie del R. Istitutoveneto di scienze, lettere ed arti, XXV (1895), 4, p. 83; C. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi antichi, moderni e contemporanei, Trani 1904, pp. 438-441; F. Samarelli, La Biblioteca del Seminario di Molfetta e la provenienza di taluni suoi codici e manoscritti, in Rivista delle biblioteche e degli archivi, XXVIII (1917), 5-7, passim; S. La Sorsa, La carboneriain Terra di Bari, Bari 1920, pp. 409 s.; Id., Storia di Puglia, V, Bari 1960, ad indicem; A. Piolanti, L'Accade-mia di religione cattolica, Roma 1977, p. 84; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, III, c. 1433 (data erroneamente la nascita del G. al 1752).