BRESSA, Giuseppe Maria (al secolo Angelo Pietro)
Nato a Venezia il 26 apr. 1742 dal patrizio Pier Girolamo e da Orsola Morosini, entrò tra i benedettini nel monastero di S. Giorgio Maggiore, ove ricevette un insegnamento improntato alla teologia positiva, fondato sulla Sacra Scrittura più che sulla teologia speculativa scolastica. Ordinato sacerdote il 6 aprile 1765, fu per parecchi anni lettore di filosofia e poi maestro di teologia. Su designazione del Senato veneto fu elevato al vescovato di Concordia e consacrato a Roma il 18 luglio 1779 dal cardinale Borghese.
Entrato nella diocesi il 25 gennaio 1780, il B. dedicò subito cure particolari alla formazione di un clero colto, sollecitando nel 1786il Senato veneziano a fornire adeguati sussidi al seminario locale, unica scuola (con quaranta convittori) in tutta la diocesi. In una circolare del 30 genn. 1789stabilì norme più severe per il conseguimento degli ordini sacri: per gli ordini minori diveniva necessario aver compiuto i corsi di filosofia e di retorica; per il suddiaconato almeno "mezzo corso di Teologia dogmatica"; per il diaconato e il primo anno della Morale Teologia" (E. Degani, Le nostre scuole..., p. 181). Inoltre per migliorare il livello degli studi dotò il seminario di buoni professori, fra i quali spicca il nome del valente canonista Giovanni Politi, che dopo avervi insegnato retorica, umanità e greco, ricoprì la cattedra di diritto canonico.
Istituì a Portogruaro, il Monte di Pietà, i cui capitoli furono approvati dal Senato il 4 genn. 1793, e in questo stesso anno, il 4 agosto, pose la prima pietra della concattedrale di S. Andrea in Portogruaro, che sarà terminata soltanto nel 1833.
Di fronte ai rivolgimenti politici di fine secolo, il B. mostrò dapprima apertamente le sue tendenze conservatrici (non si dimentichi che egli, di famiglia nobile, esercitava la giurisdizione con le stesse prerogative dei signori feudali nei territori che gli competevano e non sempre riusciva a controllare gli "sbirri" armati, che commettevano frequenti prepotenze nei pressi di Portogruaro per cui giungevano lamentele a Venezia; cfr. Venezia, Arch. di Stato, Inquis. di Stato, busta 350, disp. luogotenente Zan Battista Redetti 30 agosto 1789): nel 1796 affrontò e riuscì a "sciogliere" dinanzi all'episcopio una sedizione democratica con la sola forza della sua presenza. Si adattò poi, come altri vescovi, a sostenere il nuovo regime filofrancese, anche se aveva prescritto nel 1796 pubbliche preghiere e offerto un cospicuo contributo in denaro per la conservazione della Repubblica veneta.
Dopo Campoformio, però, con più sincerità, pur conservando nostalgia per la caduta Repubblica, il B. mostrò la sua adesione al passaggio del Veneto alla monarchia austriaca (pastorale del 14 gennaio 1798). Ciò non gli impedì in seguito, vedendo in Napoleone il restauratore dell'ordine dopo la Rivoluzione, e il grande eroe e il grande genio" che "non seppe mai separare gli interessi del Governo da quei della Religione" (pastorale: "Un nuovo Imperatore ed un nuovo Re ha innalzate sopra di noi le sue Auguste Insegne...", Venezia 1806, p. V), di sostenere il governo del Regno italico, da cui ebbe in premio il titolo di barone. Ciò nonostante, dopo la Restaurazione, nel 1815 fu designato al patriarcato di Venezia; ma egli lo rifiutò sia per la tarda età, sia per i sentimenti di attaccamento alla diocesi che governava da ormai trentacinque anni.
Il B. morì il 13 febbr. 1817 e fu sepolto nel monastero delle salesiane di S. Vito al Tagliamento.
Nella sua opera pastorale il B. mostrò propensioni giansenistiche, ma è difficile, allo stato attuale delle ricerche, dire una parola definitiva in proposito. Si possono tuttavia notare la continua esaltazione della "augusta antichità", l'ostilità alla filosofia scolastica, al molinismo e al probabilismo (pastorale: "Il nuovo catechismo...", Pordenone 1807, p. V), l'accentuato rigorismo morale che lo spinge a denunciare con veemenza la corruzione del clero che non viveva secondo "la decenza di vita" della missione sacerdotale (pastorale: "È gran tempo...", Pordenone 1808). Egli ebbe anche stretti legami con alcuni giansenisti. Il bergamasco G. G. Calepio dedicò l'edizione italiana delle Istruzioni per le domeniche e feste (Venezia 1781) del vescovo giansenista di Soissons, Fitz-James, proprio al B., ritenuto "capace di esortare conformemente alla dottrina sana". Un altro noto giansenista, G. M. Puiati, testimonia del favore che il B. ha nei confronti delle "buone dottrine" (lettere al Guadagnini, 27 ott. 1794 e iI apr. 1800, in D. Federici, Echi di giansenismo in Lombardia, in Archivio storico lombardo, LXVII[1940], pp. 127 e 146), giungendo anche a sperare in una lettera di comunione del vescovo di Concordia con la Chiesa di Utrecht (M. Vaussard, Le jansénisme vénitien à la fin du XVIIIe siècle: G. M. Pujati, in Revue historique, CCXXVII [1962], p. 428). Ma il B. evitò sempre di compromettersi apertamente, astenendosi anche dal formulare un giudizio sugli Attidel sinodo di Pistoia, inviatigli dal de' Ricci (Portogruaro, Arch. della Curia vescovile: copia di lettera al Pujati del 10 nov. 1788, in cui afferma che "dal solo Giudice competente, che è il tempo, se ne debba attendere l'irrevocabile giudizio"); e soprattutto si mostrò sempre alieno dalla polemica anticuriale e antipapale.
Fonti e Bibl.: Nell'Archivio della Curia vescovile di Portogruaro si conservano numerosidocumenti riguardanti le visite Pastorali del B. nella diocesi e varie lettere Pastorali pubblicate a stampa. Tra le fonti si vedano: Allocuzione di mons. G. M. B. ed orazione dell'arciprete Brustoloni, Padova 1816, e Testamento di mons. G. M. B. vescovo di Concordia,steso in Portogruaro il giorno 6 settembre 1811 (registrato in Portogruaro il 17 gennaio 1817), s.n.t. Inoltre: G. Annoniani, Orazione funebre per la morte di... G. M. B..., Udine 1817; E. A. Cicogna, Delle Inscriz. venez., IV, Venezia 1834, pp. 335, 487, 524; A. Zambaldi, Mommenti storici di Concordia,ed annali della città di Portogruaro, S. Vito al Tagliamento 1840, pp. 121-124, 133, 244-245; G. Roder, Memoria stor. sull'origine... del seminario vescovile, Portogruaro 1846; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, X, Venezia 1854, pp. 469-471; E. De Tipaldo, Biografia degli Italiani illustri..., VIII, Venezia 1808, pp. 503 s.; E. Degani, Note di cronaca (1797-1805), Udine 1892, pp. 12, 19; Id., Le nostre scuole nel Medio Evo e il seminario di Concordia, Portogallo 1904, pp. 1178-182; A. Zambaldi, Annali di Portogruaro (1140-1797), a cura di M. Belli, Portogruaro 1923, pp. 116-131; E. Degani, La diocesi di Concordia, a cura di G. Vale, Udine 1924, pp. 250, 292, 311, 609 s.; M. Berengo, La società veneta alla fine del '700, Firenze 1956, p. 233; G. Alberigo, Lo sviluppo della dottrina sui poteri nella Chiesa universale, Roma 1964, p. 351; I. Nievo, Le confessioni d'unitaliano, a cura di S. Romagnoli, Milano-Napoli 1952, pp. 377-79; P. Zovatto, Introd. al giansenismoital. (Appunti dottrinali e critico-bibliogr.), Trieste 1970, pp. 65 s.; Dictionn. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., X, col. 607; R. Ritzler-P. Seftin, Hierarchia catholica medii et recentiorisaevi VI, Patavii 1958, p. 178.