BRAVI, Giuseppe Maria
Nato il 16 dic. 1813 a Montesanto, l'attuale Potenza Picena (Macerata), da Giovanni Battista e Serafina Belletti, entrò a diciassette anni nella Congregazione benedettina silvestrina, pronunziando i voti a Fabriano nel 1831. Compì i suoi studi a Perugia, Fabriano ed Osimo, ove divenne nel 1837 lettore di teologia. Manifestata la vocazione missionaria, nel settembre 1844 venne inviato a Roma, dove, nell'attesa di partire, insegnò teologia nel monastero di S. Stefano. Destinato a Ceylon, vi giunse il 14 ag. 1845. Dapprima curato della parrocchia di Negombo, fu nel maggio 1846 chiamato a Colombo nella chiesa di S. Filippo Neri. Apprese le lingue del luogo (tamil, singalese, inglese, portoghese) e le usò correntemente nell'istruzione e predicazione.
Nel quadro della libertà religiosa instaurata dagli Inglesi, fece valere i diritti della minoranza cattolica: in particolare, chiamato a far parte del comitato per le scuole governative, ottenne l'esenzione degli alunni cattolici dal corso di religione protestante, propugnando il principio, più tardi adottato come legge, della "conscience clause" (clausola di coscienza), per cui non si doveva insegnare ai giovani una religione diversa da quella da ciascuno praticata.Nominato vescovo di Tipasa il 13 ag. 1849 e coadiutore del vicario apostolico, l'oratoriano Gaetano Antonio Perera, fu da questo consacrato il 13 genn. 1850. Nel 1854 e, di nuovo, dall'agosto 1855 all'ottobre 1856 si recò in Italia, ottenendo l'invio a Ceylon di monaci del suo Ordine, per i quali fondò il monastero di S. Antonio in Kandy; fece anche costruire la bella cattedrale di Colombo e altre chiese. Alla morte del Perera nel 1857, gli successe come vicario apostolico di Ceylon, ma intanto i disagi climatici acuirono le sofferenze fisiche lamentate fin dalla giovinezza, inducendolo, per cercar sollievo, ad un nuovo viaggio verso l'Italia. Sopravvenuta l'idropisia mentre era in navigazione, morì il 15 ag. 1860. I resti, traslati a Colombo nel 1863, dal cimitero cattolico di Suez, ebbero solenne sepoltura nella chiesa di S. Filippo Neri.
La missione del B., feconda di risultati, si svolse in un momento particolarmente delicato della storia del cristianesimo singalese.
Al distacco dalla giurisdizione ecclesiastica portoghese di Goa, decretato dalla S. Sede nel 1836, era infatti seguito uno scisma, in parte alimentato dal Portogallo. L'assunzione dell'isola a vicariato apostolico non aveva d'altronde appagato il clero indigeno, che vedeva sempre più passare il potere ecclesiastico in mano ai missionari europei. Questi, a prescindere dalla volontà d'accentramento della S. Sede e da una certa mentalità di conquista europea, comune anche ad ambienti religiosi, erano forniti di una migliore preparazione e, essendo più accetti alle autorità inglesi, offrivano più valide garanzie di successo nei rapporti col governo locale. La stessa successione del B. al vicario Perera accentuò chiaramente la direzione europea del cattolicesimo singalese, ma il prelato italiano riuscì in breve, col suo tatto, a placare il malcontento e a comporre il piccolo scisma. Veramente notevoli furono, durante la sua missione, i progressi della Chiesa di Ceylon: i cattolici salirono da 50.000 nel 1850 a 123.000 nel 1859, le chiese e cappelle da 118 a 170e analogamente aumentò il numero delle scuole confessionali e dei loro alunni.
Bibl.: Album (Roma), 13 ott. 1860; A. Bravi, Reminiscenze recanatesi, Recanati 1878, pp. 132-140; L. Cingolani, Trent'anni di missione al Ceylon, Napoli 1890, passim; P. Courtenay, Le Christianisme à Ceylon, II, Lille-Paris-Rome 1900, pp. 906, 907, 912, 978, 985, 1025; F. Schwager, Die Kath. Heidenmission der Gegenwart, Steyl 1907, pp. 357, 358; J. B. Kuruppu, The Catholic Church in Ceylon. A brief account of its history and progress, Colombo1923, pp. 13, 17; I monaci benedettini silvestrini e la loro opera missionaria nell'isola di Ceylon, in Riv. ill. dell'espos. miss. vat., II(1925), 11, pp. 353-355; P. Lugano, L'Italia benedettina, Roma 1929, pp. 459-463; B. Danzer, Die Benediktinerregel in der obersee, St. Ottilien Oberbayern 1929, pp. 21 ss.; H. Rudolph, The incorrupt body of M B., in Inter fratres, 25 luglio 1951, II, pp. 5-11: S. G. Perera, Historical sketches (Ceylon Church history), Colombo 1962, p. 26; O. Filipponi, Ceylon,l'isola risplendente, Milano 1963, pp. 97, 100-103; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., X, coll. 458 s.; Enc. cattolica, III, coll.49 s.