MARCHIORI, Giuseppe
Nacque a Lendinara (Rovigo) da Ferruccio e da Concetta Callegari, il 18 marzo 1901. Appartenente a una facoltosa famiglia di farmacisti veneziani che aveva raccolto presso la dimora cinquecentesca di proprietà, Ca' Dolfin, una collezione d'arte, poi dispersa, e una ricca quanto eterogenea biblioteca, il M. avvertì precoce un desiderio di evasione da quell'ambiente attardato e provinciale cui va riconosciuto il merito di averne stimolato il giovanile avvicinamento alla pratica letteraria e artistica (G. Marchiori, Il santo dei bastioni, Venezia 1932, pp. 17 s.; Cavellini). Poco più che ventenne, impiegato presso la Biblioteca civica di Lendinara e iscritto alla facoltà di scienze sociali di Venezia, espose i suoi paesaggi alla collettiva di Ca' Pesaro del 1925 - partecipando anche alle edizioni del 1926, 1928, 1929 e 1930 (Di Martino; Cent'anni di collettive; si veda anche La pittura a Venezia. Dagli anni di Ca' Pesaro alla nuova oggettività, 1905-1940 [catal., Modena], a cura di L.M. Barbero, Venezia 1999) - e pubblicò la prima raccolta di poesie nel 1926. La decisione di abbandonare le velleità artistiche per cimentarsi nella scrittura, non solo storico-critica, maturò sia attraverso quelle prime esperienze espositive e il conseguente instaurarsi di rapporti personali con artisti più aggiornati come J. Ravenna e F. De Pisis (F. Tibertelli), sia a seguito dell'impressione provata per le opere di V. Van Gogh alla XV Biennale di Venezia (1926) e del successivo soggiorno formativo a Parigi.
Alla fine del 1930 avviò la collaborazione con il quotidiano ferrarese Corriere padano, diretto da N. Quilici, affermandosi presto tra i principali referenti per il settore artistico, insieme con i più noti V. Cardarelli, A. Venturi, A. Capasso e G. Scheiwiller.
I suoi articoli in terza pagina, se all'inizio si limitarono a indagini sulla realtà artistica locale, prendendo in esame l'attività di giovani veneti, presto dilatarono la prospettiva di analisi al territorio nazionale (le Quadriennali romane, le gallerie milanesi) ed europeo (P. Bonnard, A. de Segonzac, G. Rouault), il tutto sempre esperito attraverso un infaticabile lavoro sul campo. Il M. non perse mai occasione per entrare in contatto con artisti discutendone intenti, visitandone studi e intessendo con loro rapporti epistolari.
Intanto dedicava particolari energie alle Edizioni Nord-Est da lui fondate, presso le quali uscirono nel 1932 L'Almanacco del Polesine (con E.F. Palmieri), la monografia di G. Cavicchioli Filippo De Pisis, la sua su Juti Ravenna e Il santo dei bastioni: un'avventura che si concluse a causa di alcune incomprensioni con il direttore artistico, Ravenna, interrompendo la programmata pubblicazione di un trattato di De Pisis sull'eleganza.
Negli stessi anni iniziò la collaborazione con la rivista L'Orto, creata nel 1931 da C. Corazza e G. Vecchietti. Un coinvolgimento che si intensificò, quando, tra ottobre 1932 e maggio 1933, il M. fece stampare la neonata rivista dalle Edizioni Nord-Est presso la piccola tipografia di sua proprietà, Spighi di Lendinara, assumendone la condirezione. Tra le pagine si moltiplicarono le riproduzioni di P. Semeghini e De Pisis, di H. Daumier e H. Matisse, di O. Rosai e R. Birolli, di M. Larinov e O. Licini: una linea editoriale che svecchiò la rivista fornendole un respiro cosmopolita, immediatamente dissoltosi con il rientro della redazione a Bologna.
La II Quadriennale di Roma del 1935 influenzò gli orientamenti critici del M.; lo si constata scorrendo le monografie e gli articoli pubblicati prima della guerra: nella collana "Arte moderna italiana" della Hoepli uscivano gli studi su Luigi Bartolini (Milano 1936) e Scipione (ibid. 1939), artisti a cui l'esposizione romana aveva dedicato una sala e una retrospettiva; Gino Rossi, presente nel 1935, veniva introdotto alla galleria Arcobaleno quattro anni più tardi (Venezia 1939); gli astrattisti, pressoché ignorati durante la manifestazione nazionale, sarebbero stati difesi in una incalzante serie di interventi nel Corriere padano e ne L'Orto, tra i quali una recensione a Kn di C. Belli ("Kn" o della pittura astratta, in L'Orto, V [1935], 1, pp. 19-23).
Tra il 1941 e il 1943 fu inviato come ufficiale presso il Governatorato di Tripoli. Dopo il rientro in Italia collaborò con quotidiani (Il Mattino del popolo), settimanali (Cronache veneziane, Fiera letteraria) e periodici (Domani, Terraferma, La Vernice, Arti, La Biennale di Venezia, Letteratura, Panorama delle arti); curò diverse esposizioni personali e impostò una riflessione generale sulla situazione artistica all'indomani del conflitto, promuovendo un necessario confronto internazionale (Pittura moderna italiana, con U. Apollonio, Trieste 1946; Pittura moderna in Europa, Venezia 1950) e stimolando un'azione comune di rinnovamento (la Nuova Secessione artistica italiana, poi Fronte nuovo delle arti).
Il M. assumeva il difficile compito di mediatore tra artisti con indirizzi estetici diversi, anche in nome di un'indipendenza critica voluta e di un integrale rifiuto di sistemi ideologici: "Nove artisti italiani, sostituendo all'estetica delle forme, una dialettica delle forme, intendono far convergere le loro tendenze, solo apparentemente contrastanti, verso una sintesi riconoscibile soltanto nel futuro delle loro opere, e ciò in contrasto con tutte le precedenti sintesi verificatesi per decisione teorica o comunque aprioristica" (Manifesto del Fronte nuovo delle arti, 1° ott. 1946). La compagine iniziale del Fronte - Birolli, G. Santomaso, E. Morlotti, A. Viani, A. Pizzinato, E. Vedova, R. Guttuso, B. Cassinari, Leoncillo Leonardi - subiva qualche modifica già in occasione della mostra d'esordio, nel giugno 1947 alla galleria Spiga di Milano, esponeva poi con successo alla Biennale del 1948 con una selezione di opere effettuata dallo stesso M., per sciogliersi nel 1950 tra le polemiche. La profonda spaccatura, imposta politicamente, tra realismo e astrattismo si insinuò tra gli esponenti del Fronte, innescando quel rapido naufragio.
Nominato ispettore onorario ai Monumenti per la provincia di Rovigo all'inizio degli anni Cinquanta, il M. partecipò al primo censimento delle ville venete.
L'esperienza del Fronte avviò un periodo di meditate ridefinizioni storico-critiche, impostate su singole personalità approfondite nella loro realtà umana, intellettuale e creativa: approccio verificabile in Arte e artisti d'avanguardia in Italia 1910-1950 (Milano 1960), Spazzapan (Torino 1960), I cieli segreti di Osvaldo Licini (Venezia 1968), Una finestra su Birolli (Ancona 1963), Hartung (Galleria Civica d'arte moderna, Torino 1966), testi nei quali il discorso critico trova complementi necessari in lettere, taccuini, poesie, confessioni e note biografiche degli artisti, materiali minuziosamente raccolti dal M. nel suo archivio. Tale impostazione si conservò anche nei saggi sulla scultura: Scultura italiana dell'Ottocento (Milano 1960), Scultura francese moderna (ibid. 1964) e nei due contributi per L'Arte moderna curata da F. Russoli (La scultura in Europa tra le due guerre, Milano 1967, VIII, pp. 129-160 e Aspetti della scultura del dopoguerra in Europa, XIII, pp. 1-32). Allo studio della scultura il M. avrebbe dedicato un'attenzione crescente, prima come ispiratore delle Biennali del bronzetto di Padova, poi in veste di consulente della società Henraux e collaboratore alla sua rivista, Marmo, entrando in contatto con artisti quali H. Moore, H.J. Arp, C. Brancusi, L. Chadwick, H.G. Adam, A. Bloc (Da Rossi a Morandi…, pp. 97-109).
La promozione dell'arte italiana, il suo inserimento in una prospettiva internazionale, in particolare europea e balcanica, la sua analisi in chiave di processi di produzione e tecniche impostarono un atto critico dialogico e sensibile a ricerche diverse, elementi che contribuirono a distanziare il M. dalla critica ufficiale e accademica: "Gli scrittori d'arte inglesi, quelli che si definiscono con molta modestia degli "empirici" e che non hanno molta fortuna nell'ambiente degli storici italiani, parlano molto spesso di mestiere, di tecnica, del "fare" (e sappiamo benissimo che cosa vogliono dire). Avvicinano l'artista all'artigiano. Demoliscono il mito delle personalità sovrumane (e talora esagerano, perché Michelangelo incute sempre un timore reverenziale). Ma la verità è piuttosto dalla loro parte, dal lato di Bell, di Fry, di Read, che usano pochi aggettivi e che discorrono con semplicità inconsueta ai professori di estetica. C'è ben posto per gli "empirici" in un mondo dove abbondano i filosofi confessi. E c'è posto anche [continuava con chiara allusione personale] per i filosofi "indiretti", che si affidano al buon senso e che il saggissimo Croce, con tolleranza napoletana, non condannava, benché fossero sprovvisti di rigore metodologico" (Arte e artisti d'avanguardia…, cit., p. 301).
Membro dell'Accademia Ligustica di belle arti di Genova e dell'Accademia dei Concordi di Rovigo, il M. morì a Lendinara il 5 dic. 1982.
Tra le sue pubblicazioni - di cui si conservano molti autografi nella Biblioteca civica di Lendinara - oltre a quelle citate, si ricordano: Follia di Van Gogh, in La Voce del mattino, 26 apr. 1930; Juti Ravenna, in Corriere padano, 21 genn. 1931; Anonimo del Novecento, in L'Orto, II (1932), 2, pp. 1-4; 3, pp. 13-18; III (1933), 7, pp. 15-18; 9, pp. 1-4; Disegni di Pio Semeghini, con D. Valeri, Bologna 1933; Un pittore dimenticato: Gino Rossi, in Corriere padano, 20 dic. 1933; Breve storia della pittura astratta in Italia, ibid., 9 ott. 1937; Disegni di Scipione, Bergamo 1944; Giorgio Morandi, Genova 1945; Prima mostra del Fronte nuovo delle arti (galleria Spiga), Milano 1947; Guttuso (galleria Sandri), Venezia 1947; Adam (galleria Sandri), ibid. 1947; Il Fronte nuovo delle arti, in Catalogo della XXIV Biennale internazionale d'Arte, Venezia 1948, pp. 166 s.; Scultura italiana moderna, ibid. 1953; Santomaso, ibid. 1954; XI Biennale d'arte triveneta - I Concorso nazionale del bronzetto, Padova 1955, pp. 17-20; La pittura moderna straniera nelle collezioni italiane, Torino 1960; Arp, Milano 1964; Artisti polacchi d'oggi, con D. Valeri, Nocera 1967; Polesine, con S. Zanotto, Venezia 1971; Voci segrete. Dodici poesie, ibid. 1980; Morra: scultura e pittura, Milano 1982.
Fonti e Bibl.: S. Samek Ludovici, Storici, teorici e critici delle arti figurative (1800-1940), Milano 1942, p. 221; A. Cavellini, Arte astratta, Milano 1958, pp. 137-142; E. Di Martino, L'Opera Bevilacqua La Masa 1908-1983, Venezia 1984, pp. 57, 60, 174; G. M., a cura di E. Crispolti - G. Nonveiller, in La Vernice, XXIII (1984), 1-2, pp. 16 s.; Bibliografia dell'opera di G. M., a cura di A. Benvenuti, Oderzo 1984; Il Fronte nuovo delle arti alla Biennale di Venezia del 1948 (catal., Aosta), a cura di E. Di Martino, Milano 1988; G. M. e il suo tempo. Mezzo secolo di cultura artistica e letteraria europea vista da un critico d'arte (catal.), a cura di S. Salvagnini, Rovigo 1993; F. Fergonzi, La critica militante, in La pittura in Italia. Il Novecento/2, a cura di C. Pirovano, Milano 1993, pp. 569-591; Renato Birolli 1935 (catal., Verona, galleria dello Scudo), a cura di F. Lanza Pietromarchi, Verona 1996, pp. 105-119; Il Fronte nuovo delle arti. Nascita di un'avanguardia (catal.), a cura di L.M. Barbero - E. Crispolti, Vicenza 1997; Cent'anni di collettive (catal., Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa), a cura di L.M. Barbero, Venezia 1999, pp. 32, 34, 40, 42, 47; S. Salvagnini, Il sistema delle arti in Italia, 1919-1943, Bologna 2000, pp. 35, 284, 319, 456-459; Da Rossi a Morandi, da Viani ad Arp. G. M. critico d'arte (catal., Venezia, Fondazione Bevilacqua La Masa), Venezia 2001.