MANGIAROTTI, Giuseppe
Nacque a Broni, cittadina dell'Oltrepò Pavese, il 27 maggio 1883 da Carlo, avvocato di famiglia facoltosa, e da Adelina Sthele, soprano lirico di una certa notorietà. Frequentate le scuole superiori a Losanna, si dedicò al commercio, viaggiando in Germania, Francia, Inghilterra.
Di prestante corporatura e dotato di grande agilità, il giovane M. amò cimentarsi in varie discipline sportive: alpinismo, ginnastica, tennis, canottaggio. Alla scherma arrivò piuttosto tardi, all'età di ventiquattro anni, grazie al fortuito incontro con il maestro siciliano E. Lancia di Brolo, che lo impostò soprattutto alla spada. Di forte muscolatura, braccio poderoso, ferrea impugnatura, a partire dal 1906 diede inizio all'attività agonistica e, appena due anni dopo, partecipò all'Olimpiade di Londra, classificandosi quarto nel torneo a squadre. Sempre nel 1908, ritornato Lancia di Brolo a Buenos Aires, si trasferì a Torino presso il club schermistico dove insegnava suo cugino L. Colombetti, vero pioniere della spada in Italia, formatosi alla Scuola magistrale militare di Roma. Nel giro di due anni ottenne il diploma di maestro, continuando a cimentarsi in tornei e accademie in Italia e fuori.
Facendo tesoro anche degli insegnamenti che in quegli anni provenivano dalla Francia, il M. dette forte impulso alla trasformazione della spada da "arte del duello", come si usava definirla, ad autentico sport. Pioniere, in particolare del cosiddetto "spadismo agonistico", trasformò il modo di tirare, fino ad allora statico e accademico, in una disciplina basata sulla velocità e la prestanza atletica, sorrette, ovviamente, da una perfetta padronanza tecnica. Non si trattava più di toccare l'avversario senza essere toccati, ma di toccare per primi. Fu, per questo, deciso sostenitore dell'impugnatura cosiddetta alla francese, che aveva il manico dritto in contrapposizione all'impugnatura con il manico ad archetti allora in uso in Italia, scelta che lo mise in contrasto con Agesilao Greco. Per migliorare preparazione atletica e tono fisico dei suoi allievi, il M. li incoraggiava a esercitarsi anche in altre discipline come il podismo, il nuoto, la bicicletta.
Nel 1909 fondò a Milano la Sala Mangiarotti, che divenne in breve tempo uno fra i più rinomati centri di attività schermistica. A frequentarla erano non solo i ragazzi dell'aristocrazia lombarda, ma anche imprenditori, notabili e professionisti. Dal 1938 gli sarebbe stata affidata anche la direzione della non meno importante Società del Giardino, sempre a Milano. Nel contempo il M. si fece promotore di grandi riunioni a livello nazionale e internazionale.
Vi si esibirono i migliori atleti, da A. Nadi a G. De Montigny, da Greco a G. Barbier. Molto seguiti, in particolare, gli incontri da lui disputati con il fuoriclasse francese L. Gaudin, che lo giudicava uno degli avversari più tenaci che si potessero incontrare.
Dal 1906 al 1927 il M. fu campione italiano di spada dei maestri, con la sola eccezione del biennio 1913-14, nel corso del quale insegnò a Budapest l'arte della spada presso la scuola del maestro italiano I. Santelli, specializzato nella sciabola. Nel 1919, al termine della prima guerra mondiale, ripresa in pieno l'attività, fu campione d'Europa di spada sia nel torneo individuale sia in quello a squadre. Dall'Olimpiade di Parigi (1924) fino a quella di Roma (1960) rimase allenatore della squadra olimpica di spada, ottenendo grandi soddisfazioni.
Per quasi cinquant'anni gli atleti da lui formati dominarono nelle diverse competizioni nazionali e internazionali (basti rammentare i nomi di G. Carnaggia, F. Riccardi, R. Minoli, C. Agostoni, G. Basletta, R. Marini); complessivamente la sua scuola collezionò 29 titoli olimpici, 43 campionati del mondo e 39 campionati italiani.
Il M. morì a Bergamo, il 24 ott. 1970.
Nel 1917 aveva sposato Rosetta Pirola, nata a Renate, in Brianza, nel 1900, che divenne, sotto la sua guida, schermitrice di notevole valore.
La Pirola cominciò a battersi nel 1920, spesso confrontandosi in pedana con soli uomini; nel 1923, ottenne il titolo di campionessa italiana di spada e fu finalista al torneo Ostali, gara nazionale maschile che si teneva ogni anno a Milano. Nel 1925, ottenne il quarto posto al torneo internazionale maschile di spada di Le Mont d'Or per poi conseguire il secondo posto nella spada femminile al torneo internazionale di Berna e il primo posto al torneo femminile di San Remo. Nel 1931 vinse la medaglia d'oro, sempre nella spada, alle cosiddette Olimpiadi della Grazia, tenutesi a Firenze; l'anno seguente risultò finalista al torneo internazionale maschile di Pallanza. Nel corso della sua carriera prese anche parte a molte accademie, cimentandosi con i più famosi spadisti dell'epoca (Riccardi, Agostoni, Marini). Morì a Bergamo il 22 sett. 1974.
Dall'unione fra il M. e la Pirola nacquero tre figli: Dario, (Milano, 18 dic. 1915), Edoardo (Renate, 7 apr. 1919) e Mario (12 luglio 1920), i primi due anch'essi schermitori professionisti. Edoardo in particolare è stato il più insigne schermitore italiano e uno dei migliori a livello mondiale. In venticinque anni di attività ottenne infatti 6 allori olimpici e 13 mondiali. Se a questi si aggiungono 13 medaglie d'argento e 7 di bronzo, riportate sempre nelle due manifestazioni, si arriva a un totale di 39 medaglie: non vi è schermitore che possa vantare un simile curriculum.
Fonti e Bibl.: Alcuni dati sono dovuti alla cortese disponibilità di Edoardo Mangiarotti e della figlia Carola; per gli anni dell'attività agonistica è indispensabile la consultazione ad annos dei quotidiani sportivi dell'epoca, in particolare La Gazzetta dello sport, Il Littoriale, Il Corriere dello sport, ma utili riferimenti si trovano anche in testate di carattere nazionale, come Corriere della sera, La Stampa, Il Messaggero.
Si vedano inoltre: S. Jacomuzzi, Gli sport, I, Torino 1964, pp. 414-421; A. Volpini, La spada, Milano 1975, pp. 5-8, 181; G. Necchi, La scherma del fioretto, Milano 1976, pp. 24 s.; Società del Giardino (1783-1983), Milano 1983, pp. 85-89; Federazione italiana scherma, Scherma azzurra, Roma 1984, ad ind.; A. Santini, N. Nadi, Livorno 1989, ad ind.; A. Spallino, Pagine di scherma e di vita, Milano 1997, passim; L. Rossi, Sessant'anni di pedana. Intervista al maestro Perno, in Lancillotto e Nausica, XV (1998), 1, pp. 48-51; Id., Scherma, in Storia degli sport in Italia, a cura di A. Lombardo, Cassino 2004, p. 288; Centodieci anni di gloria: 1951-1955, a cura di E. Trifari, Milano 2006, p. 40.