MAGNETTO, Giuseppe
Nacque a Genova il 27 ag. 1793, da Carlo, negoziante, e da Nicoletta Piccardo. Sposato con Francesca Traverso, non ebbe figli. Poco si conosce della sua infanzia e dei suoi studi, e poche notizie si hanno su alcuni viaggi in Siria e Palestina intrapresi con il fratello per affari commerciali.
Le prime notizie ufficiali risalgono al 1825, quando il 6 aprile venne nominato viceconsole sardo di 4ª classe al Cairo, sede istituita il 12 genn. 1825 e dipendente dal consolato generale di Alessandria, avente giurisdizione sull'intero Egitto e le coste del Mar Rosso.
La gestione del viceconsolato risultò particolarmente difficile, soprattutto a causa della mancanza dei fondi necessari alle normali regole di rappresentanza. In varie note il M. fece richiesta al ministero degli Affari esteri di un aumento del trattamento (un console di 4ª classe guadagnava all'epoca 2100 franchi contro i 7800 di un console generale) e gli fu concesso di ricorrere a spese straordinarie per "conformarsi agli usi del paese". Fu proprio l'uso delle risorse finanziarie a mettere in cattiva luce il M. agli occhi del console di Alessandria che presentò rapporto contro di lui e, oltre a costringerlo a giustificarsi più volte, ottenne che venisse richiamato a Torino e messo a disposizione il 29 marzo 1827.
Dopo essere stato riabilitato, il 27 febbr. 1830 il M. fu nominato console di 2ª categoria per il consolato generale di Gibilterra, e nel 1833 fu promosso console generale per la stessa destinazione.
Fra i compiti da lui svolti in questa sede, quello di maggiore rilievo riguardò la gestione di trattative commerciali con il Marocco in seguito alle quali gli venne proposto il consolato generale di Lisbona; tuttavia il M. rifiutò la nuova destinazione giacché il compenso sarebbe stato inferiore a quello da lui al momento percepito.
Nuove questioni di gestione, questa volta del personale, e forse anche una certa incompatibilità ideologica fecero sì che il M. fosse richiamato in patria dal conte C. Solaro della Margarita, il 27 ag. 1837, e dispensato dal servizio il 7 sett. 1838, lasciando aperte alcune controversie di carattere economico con il ministero. Seguì un periodo di dieci anni di inattività in campo diplomatico, ma probabilmente fruttuoso dal punto di vista delle relazioni con l'apparato politico piemontese, tanto che il 18 ott. 1848 gli venne affidato l'incarico di recarsi in missione in Francia e Inghilterra per studiare i sistemi postali di quei Paesi in vista della riorganizzazione delle Regie Poste sarde.
Ricevuto l'apprezzamento sull'esito della missione da parte del governo presieduto da G. De Launay, il M. entrò a far parte della commissione "per la revisione di tutte le leggi ed ordinamenti che reggono l'amministrazione generale delle Poste e la proposizione di quelle riforme che si vedranno necessarie ai tempi e ai bisogni del Paese" (Roma, Arch. stor. Ministero Affari esteri, Pensioni, cart. 10851), presieduta da M. d'Azeglio e di cui fece parte anche C. Benso conte di Cavour.
Il 13 luglio 1849 il M. fu inviato a Roma nelle vesti di console generale incaricato di reggere la legazione in attesa del ritorno di papa Pio IX. Sostenuto dall'appoggio di Azeglio, con cui ebbe una fitta corrispondenza, risultò essere un punto di riferimento per quei pochi moderati romani che intendevano recarsi in Piemonte, fungendo altresì da filtro per l'emigrazione politica, che era quanto gli aveva raccomandato proprio Azeglio: "Ella con riserva e prudenza appoggi sempre il partito moderato, che solo può impedire il ritorno di gravi disordini" (M. d'Azeglio, V, p. 253). Non a caso durante il suo consolato mantenne buoni rapporti con elementi in contatto con Azeglio quali L.C. Farini, T. Tommasoni e D. Pantaleoni, di cui si fece mediatore con il governo sardo e che protesse nel loro esilio.
Pratico osservatore della realtà politica e sociale durante la delicata fase dell'occupazione francese, criticò la repressione messa in atto dal governo pontificio e la debolezza dei Francesi, che vennero meno nei fatti al proposito, enunciato da Luigi Napoleone, di imporre al papa un piano di riforme ripreso dal Memorandum del '31.
Dopo il rientro di Pio IX, deluso dal clima di restaurazione, il M. chiese di essere trasferito ad altra sede e dal 23 aprile al luglio del 1851 fu destinato al consolato di Lione, per venire subito dopo inviato al Congresso sanitario di Parigi, dove, fino al febbraio del 1852, svolse il ruolo di delegato per il Regno sardo per la firma di una convenzione di salvaguardia della sanità pubblica fra gli Stati partecipanti. Eletto presidente della commissione incaricata di rivedere gli ordinamenti che regolavano i rapporti con l'Oriente, difese e ottenne l'immediata abolizione della quarantena facilitando e favorendo il commercio nazionale.
Il 17 ott. 1852 subentrò a C. Spagnolini nel consolato generale di Livorno, dove rimase fino all'annessione del Granducato di Toscana al Regno sabaudo. Testimone dell'ultimo moto mazziniano del 1857, sembrò credere poco all'approssimarsi di una rivoluzione e alla sua efficacia, mettendo piuttosto in risalto - sia nella corrispondenza ufficiale sia in quella confidenziale con Cavour - il ruolo provocatorio della polizia austriaca e i tentativi dell'Austria di convincere i legittimisti del Granducato che il Piemonte sosteneva i disordini per impossessarsi del Paese. Mantenne lo stesso convincimento anche dopo lo scoppio del moto del 30 giugno, quando avanzò il sospetto che la polizia austriaca fosse a conoscenza dei movimenti dei patrioti, ma che non fosse subito intervenuta per poi compiere una più dura repressione. Né poté evitare qualche screzio al momento dell'annessione della Toscana al Piemonte, quando si scontrò con il console francese che aveva abbracciato la causa del ritorno del granduca Leopoldo II di Lorena.
Nel luglio del 1860 fu chiamato al consolato di Nizza, subito dopo la cessione della città alla Francia. Il M. si trovò così a gestire la questione dell'opzione degli Italiani ivi residenti tra la nazionalità italiana e quella francese; nel 1861, in seguito alla decisione francese di espellere dal territorio coloro che avevano scelto di mantenere la nazionalità italiana, il M. si dimostrò instancabile sostenitore dei diritti degli ex sudditi sardi, sia per le questioni di alloggio sia per le pensioni, così come per ogni primario bisogno di quanti in vario modo avevano servito il Regno di Sardegna. Il suo zelo non piacque al ministero degli Esteri francese che ne chiese ufficiosamente la sostituzione e cambiò idea solo quando da Cavour fu assicurato che il M. avrebbe avuto competenza di carattere puramente amministrativo.
Collocato a riposo il 19 marzo 1862, il M. morì a Pisa il 2 genn. 1864.
Era stato decorato con la croce di cavaliere dell'Ordine Mauriziano il 27 ag. 1849 e di commendatore dello stesso Ordine il 29 febbr. 1852, un mese dopo avere ottenuto dalla Francia il titolo di cavaliere della Legione d'Onore.
Fonti e Bibl.: Per la consultazione del materiale documentario conservato in Roma, presso l'Arch. del Ministero degli Affari esteri si vedano: Indici dell'Arch. storico, I, Le scritture della Segreteria degli Affari esteri del Regno di Sardegna, a cura di R. Moscati, Roma 1947, ad ind.; VI, Le scritture del Ministero degli Affari esteri del Regno d'Italia dal 1861 al 1887, a cura di R. Moscati, ibid. 1953, ad ind.; Roma, Museo centrale del Risorgimento, b. 563/9-10; F.D. Falcucci, Ricordo del comm. G. M., Livorno 1865; L.C. Bollea, Una silloge di lettere del Risorgimento, Torino 1919, pp. 305 s.; N. Belletti, Di alcuni avvenimenti di storia toscana da un carteggio inedito (1859-60), in Rass. nazionale, XLII (1920), vol. 30, pp. 122-143; Il carteggio Cavour-Nigra dal 1858 al 1861, IV, La liberazione del Mezzogiorno, Bologna 1929, pp. 116 s., 128, 130 s., 140 s., 159; G. Falco, Una lettera di Mazzini e il moto livornese del 1857, in Rass. stor. del Risorgimento, XX (1933), pp. 242-244; Le relazioni diplomatiche fra la Francia e il Granducato di Toscana, III, a cura di A. Saitta, Roma 1959, pp. 379 s.; Inventario delle carte Farini, a cura di G. Cortese, Ravenna 1960, p. 323; C. Cavour, Epistolario, a cura di C. Pischedda - R. Roccia, XVI, 2, Firenze 2000, pp. 447, 497; M. d'Azeglio, Epistolario, a cura di G. Virlogeux, V, 8 maggio 1849 - 31 dic. 1849, Torino 2002, ad ind.; Universitá degli Studi di Lecce, La formazione della diplomazia nazionale (1861-1915), Roma 1987, p. 440.