BALLOCO, Giuseppe Luigi (Balochi, Balocchi, Ballocco)
Nacque a Vercelli da Agostino nel 1766 e studiò a Pisa al collegio Dal Pozzo, laureandosi nel 1786 in giurisprudenza. Abbandonò presto, però, le scienze giuridiche per coltivare la poesia e la musica a cui il suo ingegno era naturalmente disposto. Il suo primo successo letterario fu la traduzione di alcuni poemetti di G.-M.-J.-B. Legouvé (Il merto delle donne. Le rimembranze. La malinconia e le pompe funebri), pubblicata, insieme con altre pregevoli composizioni poetiche del B., da A. A. Renouard nel 1802 a Parigi, dove il B. si era recato, dopo l'annessione del Piemonte alla Francia, in qualità di poeta e direttore del Teatro Italiano (chiamato Théatre de l'Impératrice). Egli si fece conoscere presto anche come compositore di musica da camera, la maggior parte della quale scritta su versi francesi dello stesso B. e che il Fétis informa stampata a Parigi presso l'editore Carli. Secondo il De Gregory, il B. sarebbe stato anche "ottimo compositore sul cembalo", ma quasi tutta la sua produzione musicale. è andata perduta, né miglior sorte ebbero i suoi libretti - numerosi, secondo il Fétis - originali o tradotti, che il B. scrisse per il Teatro Italiano. Di alcuni, tuttavia, si ha memoria, e il B. è noto soprattutto per i tre libretti che egli compose o riadattò per G. Rossini durante il primo periodo in cui il compositore fu a Parigi (1824-1829): Il viaggio a Reims, ossia L'Albergo d'oro (19 giugno 1825), libretto originale per il primo lavoro scritto dal Rossini per il Teatro Italiano, commessogli dal visconte S. de La Rochefoucauld in occasione dell'incoronazione di Carlo X, Le siège de Corinthe (Théâtre de l'Opéra, 9 ott. 1826), libretto trasformato e ampliato dal B. e da L. A. Soumet sul libretto del rossiniano Maometto II e Moise et Pharaon, ou Le passage de la Mer Rouge (ivi, 26 marzo 1827), anche questo ampliato e modificato dal B. e V. J. Etienne de Jouy sul libretto Mosè in Egitto di A. L. Tottola.
Il viaggio a Reims, dato il carattere di circostanza, non ottenne un gran successo. Il libretto di questa specie di cantata in due parti non fu giudicato favorevolmente e dopo le prime rappresentazioni il Rossini ritirò la partitura (nella quale figuravano canti patriottici inglesi, francesi, tedeschi, ecc., e un balletto fra le due parti con delle bellissime variazioni per due clarini), che tre anni più tardi utilizzò per l'opera Le comte Ory. Così pure gli altri due libretti restarono nell'ambito di più o meno riusciti arrangiamenti.
Di migliore fattura sembra che fossero precedenti libretti scritti dal B. o da lui tradotti: Milton, traduz. dell'omonimo libretto di V. J. Etienne de Jouy e M. Dieulafoy, musicato da G. Spontini (Opéra-Comique, 27 nov. 1804), L'eccelsa gara, cantata originale in lode di Napoleone, celebrativa della vittoria di Austerlitz, su musica dello Spontini (Teatro Italiano, 8 febbr. 1806), I virtuosi ambulanti, testo tradotto da Les comediéns ambulants di L. B. Picard e musicato da Valentino Fioravanti (ivi, 26 sett. 1807), La primavera felice nel 1816 alli 17 giugno, intermezzo originale per lo sposalizio di Carlo Ferdinando, duca di Berry, con Maria Carolina di Napoli, musicato poi da F. Paer (ivi, 5 luglio 1816), e Le nozze di Lammermoor, libretto arrangiato da La fiancée de Lammermoor di W. Scott e messo in musica da M. Carafa (ivi, 12 dic. 1829). La sua ultima fatica fu la traduzione del libretto dell'opera di G. Meyerbeer Robert le Diable per il Teatro Drury Lane di Londra. Il B. morì a Parigi il 26 apr. 1832 durante un'epidemia di colera.
Mentre sulla produzione musicale del B. è impossibile dare un giudizio (eccettuato quello del Fétis sulla romanza L'Amandier), il già citato piccolo volume di versi stampato a Parigi nel 1802, unico suo documento letterario pervenutoci (poiché non si ha notizia della "nuova raccolta d'opere drammatiche Francesi e Inglesi trasportate nell'Italiana favella" annunciata dal B. "Agli amatori della lingua italiana" nell'"Avviso del Traduttore"), offre un contributo modesto ma sicuro per una sua valutazione come poeta. I poemetti del Legouvé - il primo dei quali, Ilmerto delle donne, era dedicatodal B. a madame Murat - sono tradotti in endecasillabi di corretta aderenza al testo francese; assai importanti, invece, le diciannove poesie del B. che li seguono, nelle cui forme e nel cui stile si riconosce immediatamente il poeta adusato alla musica. La maggior parte di questi componimenti poetici, infatti, è costituita da "cantate" e "canzoni per musica", dai versi di vario tipo, ma tutti spontanei, scorrevoli, di intenti drammatici (che fanno supporre il B. abile sceneggiatore dei suoi libretti), come Werther, Ugolino, Tito a Berenice, Andromaca, o lirici, arieggianti al Metastasio, come Clori ad Amore, La partenza, Il lamento, Il tradimento, L'amante desolato, di buon effetto. Degni di ricordo sono, fra le anacreontiche, La rosa parlante, per la sua armoniosità, e fra i sonetti, La lontananza, vigorosamente rappresentativo e All'ombra di J. J. Rousseau, sonetto estemporaneo composto "all'Hermitage sulle Rime dettate dall'amico D'Harcourt".
Chiude la piccola raccolta un epigramma, Specchio de' poeti. Una cantata a quattro voci, Per la morte del celebre Cimarosa - piuttosto mediocre -, dà occasione al B. nelle note in fondo al volumetto per una breve digressione sul teatro del suo tempo. Egli lamenta, lodando la musica gioiosa "quasi divina" di D. Cimarosa, "moderno Orfeo", la mancanza di libretti d'opera buffa degni di tale musica, mancanza e decadenza causate, secondo le sue giuste considerazioni, dalla "cattiva, per non dir pessima, organizzazione teatrale, [dal]la forma de' teatri favorevole al cicaleggio de' Zerbini e delle Dame, e funesta agli orecchi de' veraci amatori dell'arte drammatica, [dal]l'ignoranza e l'avarizia degli impresarj...", ma non dalla... "mancanza di buoni autori, e di buon gusto...", citando, per quest'ultima asserzione, le opere dell'abate G. B. Casti. A questo proposito il B. rivolge al Casti e al compositore G. Paisiello (entrambi a Parigi insieme con altri grandi musicisti, L. Cherubini, A. Tarchi, ecc.) il caldo invito "ad unire le loro incantevoli lire, e a vendicar l'onore dell'Italia, offrendoci un modello d'opera comico-musicale" e termina con la speranza di essere esaudito nei suoi voti "di opere che nulla lascino a desiderare".
Bibl.: G. A. De Gregory, Istoria della vercellese letteratura ed arti, IV, Torino 1824, pp. 101 s.; F. H. J. Castil Blaze, L'Académie impériale de musique de 1645 à1855, II, Paris 1855, pp. 187, 199, 203, 209, 213; Id., Théatres lyriques de Paris - L'Opéra Italien de 1548 à1856, Paris 1856, pp. 348 s., 368, 423, 439; F. F. Carloni, Gli Italiani all'estero dal sec. VIII ai dì nostri, II, 1, Poeti e letterati, Città di Castello 1890, p. 99; G. Radiciotti, G. Rossini. Vita documentata, opere ed influenza su l'arte, II, Tivoli 1928, pp. 52, 55,63, 73, 102; M. Ferrarotti, Un centenario L. B., compositore e librettista, in Riv. naz. di musica, XIII(1932), pp. 1795-1798; U. Rolandi, Librettistica rossiniana, in Musica, I (1942), pp. 43, 48 dell'estr.; F. Clément-P. Larousse, Dict. des Opéras (Dict. Iyrique), Paris s. d., pp. 749 s., 790, 1025, 1141, 1150 s.; A. Loewenberg, Annals of Opera 1597-1940, 1, Genève 1955, passim (v. Indice, II vol., col. 1632); F. J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, I, Paris 1860, p. 232; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, I, p. 321.