LUGO, Giuseppe
Nacque a Rosolotti di San Giorgio in Salici, una frazione di Sona, presso Verona, il 18 giugno 1899, da Pietro e da Elvira Magalini, entrambi di origine contadina. Si trasferì giovanissimo (intorno al 1914) a Milano, dove lavorò per mantenersi; chiamato alle armi, combatté fino alla fine della guerra come artigliere. Emigrò quindi in Belgio, a Charleroi, dove dal 1920 lavorò come minatore, falegname e muratore. Da sempre appassionato di canto, fu ascoltato per caso in un caffè da Léon Gaudier, direttore di un coro locale, di cui divenne allievo. Tornò a Milano nel 1924, dove, impiegatosi come usciere presso l'Ufficio delle imposte, studiò canto con Raffaele Tenaglia, che gli dette gratuitamente lezioni per un paio d'anni. Rimasto senza occupazione ritornò in Belgio, dove si perfezionò con Gaudier, sposandone poi la figlia Suzanne nel 1934.
La vittoria a un concorso di canto indetto a Roubaix gli permise di debuttare nella Tosca all'Opéra-Comique di Parigi la sera del 6 ott. 1931: il suo Cavaradossi fu considerato una rivelazione e sarebbe divenuto il suo cavallo di battaglia.
Il repertorio che il L. si formò all'Opéra-Comique fu quello tipico del tenore lirico: il 17 marzo 1932 cantò nel ruolo di Nadir nei Pêcheurs de perles di G. Bizet, accanto a Jeanne Guyla (Leïla), sotto la bacchetta del direttore stabile Maurice Frigara, replicando il successo il 2 apr. 1932 accanto alla Leïla di Denise Agnus; sarebbe ancora stato il Nadir della centesima recita dei Pêcheurs all'Opéra-Comique (21 maggio 1936). Nel frattempo aveva debuttato, l'11 giugno 1932, come duca di Mantova in un galà di beneficenza del Rigoletto verdiano, di cui fu però eseguito il solo ultimo atto; gli altri ruoli cantati all'Opéra-Comique, fino al 1936, furono Des Grieux in Manon e Werther nel Werther di J. Massenet, Rodolfo nella Bohème e Pinkerton in Madama Butterfly di G. Puccini.
In quegli anni, oltre alle regolari apparizioni a Parigi, ebbe modo di cantare anche in altre città francesi (Lione e Marsiglia) e di spingersi in Svizzera (Ginevra) e in Belgio (Bruxelles). Inoltre cantò ad Amsterdam e, nel 1936, a Londra, dove la sua interpretazione di Cavaradossi gli procurò un grande successo.
Il 1( dic. 1936 debuttò al teatro Comunale di Bologna con Tosca, accanto a Iva Pacetti e Luigi Montesanto; da quel momento la sua carriera si svolse essenzialmente in Italia, dove in breve tempo divenne uno fra i tenori di spicco del panorama lirico nazionale. Si susseguirono così i debutti alla Scala (Tosca, 20 genn. 1937, con Maria Caniglia e Armando Borgioli, diretti da Franco Ghione; seguita il 3 febbraio dalla Bohème, con Pia Tassinari), al teatro Carignano di Torino (Tosca, 8 marzo 1937, con Eleonora Visciola e Carlo Galeffi), al teatro Verdi di Pisa (in concerto, il 29 marzo 1937), al Comunale di Modena (Tosca, primavera 1937, con Bianca Scacciati), al Grande di Brescia (La bohème, 5 maggio 1937, con Magda Olivero), all'EIAR di Torino in un concerto Martini & Rossi (7 giugno 1937, con arie pucciniane), a Genova (La bohème, 22 luglio 1937, con Iris Adami Corradetti, direttore Franco Capuana) e a Verona (Tosca, estate 1937).
La stagione successiva, dopo quattro rappresentazioni, in novembre, della Bohème al Comunale di Bologna con Mafalda Favero, avrebbe portato a un primo ampliamento di repertorio e al contempo l'innegabile prestigio della scrittura per la serata inaugurale alla Scala (26 dic. 1937): il L. ricoprì il ruolo di Faust nel Mefistofele di A. Boito sotto la bacchetta di Victor De Sabata, accanto alla Favero e Tancredi Pasero. Ancora De Sabata lo avrebbe diretto, il 12 genn. 1938, in Madama Butterfly, protagonista la Adami Corradetti, mentre il 23 febbr. 1938, sempre alla Scala, il L. si ripresentò ne I pescatori di perle, con Margherita Carosio e Franco Capuana sul podio. Nella stessa stagione, 1937-38, esordì al Comunale di Trieste in Tosca, accanto alla Pacetti e Mariano Stabile. Dopo la conferma della Bohème a Verona nell'estate 1938, in autunno conquistò un nuovo teatro nel consueto ruolo di Cavaradossi (Municipale di Reggio nell'Emilia, 6 ott. 1938) e tornò ancora a Bologna, ma questa volta nelle vesti di Pinkerton accanto alla Cio-Cio-San di Licia Albanese (15 nov. 1938, direttore G. Marinuzzi). Il 14 dic. 1938 segna il debutto del L. al Regio di Parma con La bohème, la settimana successiva quello al teatro dell'Opera di Roma (Tosca, 21 dic. 1938, con la Pacetti e Mariano Stabile). Il 28 genn. 1939 si ripresentò alla Scala in un nuovo ruolo, quello di Kalaf, nella Turandot di Puccini accanto a Gina Cigna e sotto la direzione di Marinuzzi.
Debutti in altri teatri (S. Carlo di Napoli, 8 febbr. 1939; Petruzzelli di Bari, 16 febbr. 1939) avvennero con la collaudata Tosca; il 18 maggio 1939 fu accanto a Gino Bechi in Rigoletto a Genova, poi in estate a Verona e Torino, quindi si esibì a Bologna, Milano, Roma, Napoli, Modena, Trieste. Sempre alla stagione 1939-40 risale il suo debutto alla Fenice di Venezia (Turandot, 9 genn. 1940, con Jolanda Magnoni) e al Massimo di Palermo (Tosca, 6 apr. 1940).
Nelle stagioni successive il repertorio non fu ampliato, ma il L. continuò a cantare, oltre che in provincia (Modena, Rovigo, Livorno), nei grandi teatri: al Comunale di Bologna, al S. Carlo di Napoli e all'Opera di Roma. Una delle ultime produzioni operistiche cui il L. prese parte in Italia fu La fanciulla del West, messa in scena a Rovigo nel dicembre 1943, con Maria Carbone.
Nel frattempo il L. aveva debuttato come attore cinematografico, secondo un costume del tempo che amava immortalare sul grande schermo i tenori popolari. Il suo film d'esordio, del 1939, inanellava, con il pretesto di un'esile storia sceneggiata dallo stesso regista, G. Brignone, brani lirici e canzoni, tra cui La mia canzone al vento, di C.A. Bixio, che diede il titolo alla pellicola. Visto l'enorme successo presso il grande pubblico, il L. fu ingaggiato per altri due film dello stesso genere, Cantate con me! (1940) e Miliardi, che follia! (1942 [o 1943]), sempre con la regia di Brignone, e Senza una donna (1943), di A. Guarini, basato su una sceneggiatura di A. Campanile. Proprio il cinema, che aveva procurato tanta popolarità al L., o piuttosto la speranza di un ulteriore successo, avrebbe determinato anche la fine della sua carriera: il L. investì ingenti somme nel progetto di un film storico, La leggenda del lago, da girarsi sul lago di Garda, il cui fallimento lo rovinò finanziariamente. Nel dopoguerra non riuscì più a inserirsi nel grande circuito lirico; una Tosca all'Opéra-Comique il 27 nov. 1946 segnò uno dei suoi ultimi successi; si ritirò dopo un'ultima recita di Tosca al teatro Manzoni di Pistoia nel 1949. Il L. morì a Milano il 18 sett. 1980.
Nel 1994 i suoi resti furono traslati da Milano al cimitero di Custoza. Nello stesso anno fu istituito il premio internazionale "G. Lugo", giunto nel 2005 alla sua 12a edizione, assegnato dal Comune di Sommacampagna (Verona) a noti interpreti della lirica.
Le prime incisioni del L. risalgono al 1932 e tramandano una voce fascinosa, il cui fraseggio elegante sembra singolarmente adatto alle due romanze dai Pêcheurs de perles (Je crois entendre encore e De mon amie fleur endormie), mentre alla versione francese di Che gelida manina (Que cette main est froide) dalla Bohème, pur ispirata, è preferibile quella italiana del 1939, per via della qualità impeccabile degli acuti squillantissimi (il Do è da antologia). La Siciliana da Cavalleria rusticana registrata per la Polydor (561088) nel 1933 in francese è l'unico documento mascagnano: assai misurato, fa coppia con Ris donc, Paillasse (dello stesso anno) tratto dai Pagliacci di R. Leoncavallo. Quantunque mai affrontato in teatro, il L. si mostra del tutto all'altezza dell'arduo personaggio di Canio, non indugiando tuttavia nei vizi canori di molti colleghi. Al contempo si fa ammirare per la notevole appropriatezza stilistica in Pourquoi me réveiller dal Werther (1933) e Ah! Fuyez, douce image dalla Manon di Massenet (1935). Negli estratti da Tosca, del 1939, talvolta il L. tende allo stentoreo, ma complessivamente l'ottima miscela di timbro suadente, passione e gusto mai volgare fa rimpiangere il fatto che il suo repertorio sia stato tanto ristretto e che siano state effettuate solo poche incisioni operistiche; tra le canzoni si segnalano Mattinata di Leoncavallo e Cuore, diglielo anche tu di Bixio.
Nelle parole di R. Celletti, che confronta il L. con Galliano Masini, ambedue "ebbero mezzi veramente cospicui. La voce [(] di Lugo era piena, sonora, estesa, ma anche morbida e pastosa. [(] L'uno e l'altro però mancavano di duttilità e di capacità di approfondimenti musicali e interpretativi. [(] Lugo, apparentemente più raffinato, mancava anch'egli di doti di fondo e di autentica personalità interpretativa". Se ciò può valere per un'epoca in cui erano attivi ancora D. Borgioli, B. Gigli, G. Lauri Volpi, G. Martinelli, F. Merli, A. Pertile, T. Schipa, l'ascolto delle incisioni del L. in realtà rivela un materiale eccezionale e un gusto non comune, che forse mediante la collaborazione con direttori di spicco in sede discografica si sarebbe potuto sfruttare anche maggiormente.
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