LANDSMANN, Giuseppe (Lucio Venna)
Nacque a Venezia il 28 dic. 1897, primogenito di cinque figli, da Giovanni Battista, di origine austriaca, e Luigia Zanette. Appena quindicenne il L. abbandonò la famiglia e si trasferì a Firenze, vivace centro culturale che alimentava, in modo sempre più attivo, il dibattito intorno al futurismo, allora alla sua acme. Al 1913 risale l'incontro con il pittore pugliese E. Notte (probabilmente in occasione della serata futurista tenutasi al teatro Verdi il 12 dicembre di quell'anno), che segnò il suo avvio alla pittura. In quegli stessi mesi la libreria Gonnelli organizzava la storica esposizione futurista di Lacerba, e il L. aderì con entusiasmo alle istanze avanguardiste del gruppo. Tra il 1914 e il 1915 realizzò i suoi primi dipinti, che fece giungere a U. Boccioni tramite F.T. Marinetti.
Da allora l'attività, teorica e pratica, nelle fila futuriste fu intensa e continua. Nel 1916 il L. collaborò al film Vita futurista di A. Ginna (Arnaldo Ginanni Corradini), in veste di attore e aiutoregista, e con Notte elaborò una bozza del Manifesto tecnico antiastrattista, suo primo scritto, rimasto inedito (se ne conosce una redazione manoscritta, su carta intestata del caffè Gambrinus di Firenze, datata 17 febbr. 1916). All'anno successivo risale la collaborazione con il giornale fiorentino L'Italia futurista, diretto da E. Settimelli e B. Corra (Bruno Corradini), nel quale pubblicò le "parolibere" Ad A. Tanganelli (n. 15, 27 maggio 1917), Sintesi di città / Disegno tipografico (n. 18, 17 giugno 1917), Circo equestre e Caffè+Arno (n. 33, 18 nov. 1917), esito di una ricerca definita dall'autore "compenetrazione tipografica". Sempre nel foglio fiorentino (n. 31, 21 ott. 1917), il L. pubblicò, ancora insieme con Notte, il manifesto Fondamento lineare geometrico. Al genio ed ai muscoli degli incrollabili pittori futuristi, tardivo ma significativo contributo alla diffusione degli ideali futuristi, impregnato del tipico e colorito linguaggio marinettiano. Durante il servizio militare fu a Roma, dove frequentò G. Balla e F. Depero e lavorò per la Cines.
All'inizio del 1918 L'Italia futurista pubblicò il disegno Tram+strada e l'articolo Una visita a Giacomo Balla (n. 37, 15 genn. 1918), esplicito omaggio all'artista "considerato una calamita di sensibilità, un polo spirituale, un centro magnetico-medianico che influenza altri centri-cervelli che s'avvicinano". A febbraio l'artista, in comunicazione epistolare con Notte, all'epoca milite convalescente a Monza, elaborò un altro manifesto, al quale avrebbero dovuto aderire P. Conti e A. Lega, da lanciare in occasione di una mostra fiorentina sostenuta da Marinetti, ma mai realizzata. Il progetto, redatto sulla consueta carta del caffè Gambrinus in data 25 febbr. 1918 e rimasto inedito, era formulato in sette punti programmatici, che riprendevano e sviluppavano la "sintesi lineare-geometrica" già espressa nel manifesto precedente. Intanto l'attività illustrativa si faceva intensa; e il L. venne incaricato di disegnare copertine per libri futuristi: B. Corra - F.T. Marinetti, L'isola dei baci, Milano 1918; E. Robert Angelini - F.T. Marinetti, Un ventre di donna, ibid. 1919; E. Settimelli, Inchiesta sulla vita italiana, Rocca San Casciano 1919; E. Settimelli, Si amarono così!…, Milano s.d. (ma 1920). Nei due anni successivi si ampliò anche la collaborazione con riviste importanti, quali Roma futurista (Preti rossi e preti neri: nn. 1-2, 5 e 12 genn. 1919), Dinamo e il giornale I Nemici d'Italia. Settimanale antibolscevico (n. 7, 25 sett. 1919). Nel 1919 il L. partecipò all'evento capitale della Grande Esposizione nazionale futurista che si tenne a Milano, nella galleria centrale di palazzo Cova, e vi conobbe, fra gli altri, A. Funi e A. Martini. I tre si ritrovarono l'anno dopo a Rovenna, per un soggiorno offerto dall'industriale Piero Preda nella sua villa sul lago di Como, durante il quale il L. dipinse molto (nulla è rimasto di quel periodo). Quello stesso anno, particolarmente significativo, il pittore fu tra i fondatori della rivista dadaista Bleu (n. 1, luglio 1920) ed eseguì una serie di illustrazioni e vignette per Poesia (nn. 5-6, agosto-settembre 1920; nn. 7-9, ottobre-dicembre 1920) e La Testa di ferro. Nel gennaio 1922 il L. partecipò all'Esposizione d'arte italiana futurista del teatro Modernissimo di Bologna e, tra marzo e aprile, all'Esposizione futurista internazionale che si tenne nel salone del Winter Club di Torino: ultimi atti della sua militanza ufficiale.
In pieno clima di "ritorno all'ordine", durante il quale molti artisti si allontanarono dalla scena futurista, il L., stabilitosi a Firenze, decise di dedicarsi appieno all'attività di grafico e cartellonista (di questi anni si conosce solo il dipinto Il bicchiere, del 1925: Firenze, collezione privata): aprì lo studio pubblicitario Venna - Innocenti e realizzò bozzetti e litografie per la ditta Giaccone e Morelli. Scarse le conoscenze sulla prima produzione dello studio, negli anni 1922-24; mentre dal 1925 la disponibilità di una maggiore documentazione permette una messa a fuoco più precisa.
Nell'arco di quindici anni, fino al 1937, l'artista realizzò un centinaio di manifesti e moltissime locandine, pieghevoli, marchi aziendali, copertine per riviste e calendari. Il suo legame con lo stile precedente era ancora forte e riscontrabile nei principî futuristi di sintesi geometrica e scomposizione dinamica dei corpi che avevano caratterizzato tutti i lavori di questo periodo. Tale intensa attività gli valse, nel 1926, il primo premio per il manifesto del carnevale di Viareggio: fu l'inizio di una collaborazione che si sarebbe protratta per un decennio. Al 1925 risale il manifesto per la quinta edizione della coppa Montenero, che aprì la serie dei lavori dedicati a campionati e circuiti moto-automobilistici. Rilevanti, in particolare, i manifesti realizzati per la terza e la quarta corsa automobilistica Cuneo-Colle della Maddalena (1927 e 1930).
Il tema presenta, anche in questo caso, motivi ricorrenti: colori squillanti su fondale nero e schema compositivo estremamente semplificato, con forme geometriche elementari. Nonostante tale fortunata attività, però, alla fine del 1928 il suo studio pubblicitario si divise: la separazione dallo stabilimento Innocenti portò il L. a creare un marchio proprio, Nuove Creazioni Venna, con il quale realizzò edizioni a firma, tra gli altri, di G. Alinari, P. Benaglia e M. Gros Monti. Nel 1929 la rivista inglese Commercial Art pubblicò alcuni suoi manifesti; mentre a Firenze strinse collaborazioni con la casa editrice Saporetti & Cappelli e con le Edizioni Allegra, per le quali disegnò copertine di spartiti.
All'inizio degli anni Trenta l'attività grafica si intensificò, e il L. eseguì numerose copertine per Gran Sport (1930-32) e per il Corriere musicale dei piccoli (1930-34). Nel 1934, in occasione della VII Mostra d'arte del Sindacato interprovinciale fascista di belle arti di Firenze, gli fu affidata la gestione della sezione Cartellonisti e grafica pubblicitaria, dove espose una gamma di lavori che vanno dal 1925 al 1934, illustrando il vasto repertorio grafico realizzato in quel decennio. Nel 1936 partecipò alla I Mostra nazionale del cartellone e della grafica pubblicitaria di Roma. La fine del 1937 segnò un ulteriore cambiamento di rotta: il ritorno alla pittura e la pratica sempre più assidua della tecnica litografica. L'attività pubblicitaria venne quasi definitivamente abbandonata, se si escludono alcune sporadiche commissioni, molto più tarde: la realizzazione del manifesto per la festa dell'Unità di Firenze (1952) e piccoli manifesti disegnati, negli anni Sessanta, per esposizioni personali. I dipinti di questi anni sono caratterizzati da un influsso riconducibile alle contemporanee ricerche del gruppo di Corrente, pur mantenendo una cifra stilistica del tutto personale: l'approccio al reale, infatti, subì sempre un processo di semplificazione e sintesi cubo-futurista, perfettamente coerente con le passate esperienze artistiche. Nel frattempo, tuttavia, nonostante il sostanziale ritorno alla pittura, l'attività illustrativa non fu abbandonata: sempre nel 1937 il L. assunse la direzione tecnico-artistica della Scena illustrata, che manterrà fino al 1959, e realizzò numerose copertine per il mensile e l'annuario dell'Almanacco. Nel 1941 disegnò la copertina del romanzo Gog di G. Papini (di cui si conserva un raro esemplare alla Fondazione Primo Conti di Fiesole) e nel secondo dopoguerra partecipò alla V Quadriennale di Roma e alla XXIV Biennale di Venezia.
Negli anni Sessanta l'attività artistica del L. si concentrò principalmente sulla produzione di litografie, che sarebbe continuata per tutto il decennio: note, in particolare, a partire dal 1962, le serie dedicate alle Chiese di Venezia e Isola d'Elba, dall'impostazione sintetica, le forme estremamente semplificate e i colori stesi a larghe campiture. Questo periodo, inoltre, fu scandito dall'insegnamento all'istituto d'arte di Firenze (1958-63). All'inizio degli anni Settanta il L. non lavorava praticamente più, afflitto da una grave malattia.
Il L. morì a Firenze il 4 sett. 1974.
Fonti e Bibl.: Fiesole, Fondazione Primo Conti, Fondo Lucio Venna; M. Drudi Gambillo - T. Fiori, Archivi del futurismo, Roma 1962, I, p. 382; II, pp. 426, 430, 433, 436 s.; E. Crispolti, Ricostruzione futurista dell'universo (catal.), a cura di E. Crispolti, Torino 1980, pp. 377, 623; M. Fidolini, Dal secondo futurismo al cartellone pubblicitario. Lucio Venna, Bologna 1987; L. Caruso - M. Fidolini - R. Notte, Lucio Venna, Firenze 1991; Lucio Venna: oli, pastelli e tempere (catal.), Firenze 1992; G. Fanelli - E. Godoli, Il futurismo e la grafica, Milano 1998, pp. 201 s. e ad indicem; M. Fidolini, Lucio Venna. Il siero futurista, Pontedera 1998; Il Dizionario del futurismo, a cura di E. Godoli, Firenze 2001, I, pp. 55, 70-72, 281; II, pp. 629-631, 937 s.; Futurismo 1909-1944. Arte, architettura, spettacolo, grafica, letteratura (catal., Roma), a cura di E. Crispolti, Milano 2001, pp. 315, 594.