Lanci, Giuseppe
Direttore della fotografia, nato a Roma il 1° maggio 1942. Tra le più rilevanti personalità della fotografia italiana degli anni Ottanta e Novanta, è stato spesso legato al cinema d'autore e si è dimostrato in grado di utilizzare il colore in maniera espressiva per sottolineare i movimenti psicologici dei personaggi e la drammaturgia del racconto, come nei film diretti da Marco Bellocchio. In particolare, ha mostrato una vocazione postespressionista per il colore che emerge dalle penombre. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il David di Donatello per Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti (1986) di Lina Wertmüller.
Figlio di un meccanico dell'aeronautica e di una casalinga, studiò fotografia all'Istituto d'arte di Roma, e approdò poi al Centro sperimentale di cinematografia, dove ebbe come docenti gli operatori Carlo Nebiolo e Carlo Ventimiglia, e fu assistente-operatore al saggio di diploma di Bellocchio, Ginepro fatto uomo (1962), del quale fu in seguito anche assistente e operatore alla macchina aggiunto nel suo primo lungometraggio, I pugni in tasca (1965). Ma la parte più importante dell'apprendistato professionale la trascorse al fianco di Tonino Delli Colli e Franco Di Giacomo. Mentre era ancora operatore di macchina, esordì come direttore della fotografia con il film per la televisione Carlo 23% (1972) diretto da Antonio Bertini. A rivelare pienamente le sue doti di creatore di impasti cromatici densi e inquietanti è stato Salto nel vuoto (1980) di Bellocchio, in cui ha reinventato, in un'ottica moderna, le atmosfere della vecchia luce di studio, trattando le ricostruzioni in teatro di posa con la freschezza delle riprese dal vero. Per Bellocchio ha illuminato otto lungometraggi, fino al cupo e premiatissimo La balia (1999), interrompendo la sua collaborazione con il regista in occasione di L'ora di religione ‒ Il sorriso di mia madre (2002). Il suo uso della luce, che a volte lo ha condotto a scoprire nel colore l'intensità drammatica del bianco e nero, è stato applicato anche al mondo di Andrej A. Tarkovskij in Nostalghia (1983), per il quale ha saputo trasformare la dolcezza della Toscana in un cupo mondo dostoevskiano, e al grottesco Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti. La densa pasta del colore di L. si adatta a rappresentare il dramma delle ideologie e le ambiguità della narrazione moderna: non a caso è toccato a lui materializzare il mondo di L. Pirandello per cineasti di diversa impostazione, da Bellocchio (Enrico IV, 1984; La balia) ai fratelli Taviani (Kaos, 1984), con i quali ha lavorato in ben sei lungometraggi, fino a Tu ridi (1998). Dalla fine degli anni Ottanta è divenuto anche l'operatore di fiducia di Nanni Moretti, per il quale ha illuminato tutti i film da Palombella rossa (1989) a La stanza del figlio (2001), riuscendo a trovare una formula fotografica di grande purezza a base di luce naturale, che ha applicato anche, in una versione più crepuscolare, al road movie spirituale Compagna di viaggio (1996) di Peter Del Monte. Negli ultimi anni ha scoperto il fascino della luce latinoamericana, ed è stato nelle regioni più estreme del Sud America per girare Tierra del fuego (2000; Terra del fuoco) di Miguel Littín e Nowhere (2001), primo film diretto da Luis Sepúlveda e tratto da un racconto dello stesso autore. Tra gli altri registi con i quali ha collaborato sono da ricordare Mauro Bolognini, Salvatore Piscicelli, Margarethe von Trotta, Roberto Benigni. Ha insegnato nel biennio 1986-87 al Centro sperimentale di cinematografia. Per lunghi anni inoltre ha fatto parte del consiglio direttivo dell'Associazione italiana autori della fotografia cinematografica (AIC), ricoprendo varie volte la carica di vicepresidente.
S. Masi, Italian cinematographers: le nuove tendenze, in "Cineforum", 1983, 226, pp. 41-54.
S. Consiglio, F. Ferzetti, Beppe Lanci. L'uomo e le sue ombre, in La bottega della luce, a cura di S. Consiglio, F. Ferzetti, Milano 1983, pp. 107-16.
S. Masi, Storie della luce, L'Aquila 1983, pp. 129-34.
M. Dersken, Op locatie bij Frans Weisz: Havinck in italianse schijnwerper, in "Skoop", 1987, 3-4, pp. 42-44.