GIUSEPPE l'Innografo
Nato in Sicilia circa l'anno 816, si sottrasse alle incursioni dei Saraceni riparando nel Peloponneso con la famiglia, che presto abbandonò per entrare in un monastero di Salonicco. Condotto a Costantinopoli da San Gregorio Decapolita, durante la persecuzione iconoclastica di Teofilo, fu incaricato di una missione a Roma presso la S. Sede. Ma catturato in viaggio da pirati arabi, fu tradotto schiavo a Creta. Riscattato da pie persone, rientrò a Bisanzio (11 marzo 843). Verso l'850 costruì per i suoi seguaci un monastero e una chiesa dedicata a S. Bartolomeo e a S. Gregorio Decapolita, ove depose le reliquie dell'apostolo e del suo maestro. Coinvolto nella disgrazia di S. Ignazio Patriarca, fu esiliato nel Chersoneso, donde, richiamato, fu nominato custode dei vasi sacri di S. Sofia. Morto Ignazio, riconobbe il successore Fozio, col quale visse poi in buoni rapporti.
Morì il 3 aprile 886.
Si meritò il nome di Innografo per il numero stragrande di canoni liturgici da lui composti, specialmente in onore di santi. Egli ordinò la Paracletica (Παρακλητική), che oltre all'Ottoeco di S. Giovanni Damasceno contiene anche gli uffici di tutti i giorni, i cui canoni sono dovuti appunto a G., e non a S. Giuseppe di Tessalonica (morto il 15 aprile 832), fratello di S. Teodoro Studita.
Ediz.: I Canoni oltre che nei libri liturgici, in Migne, Patrol. Graeca, CV, coll. 983-1426; Christ-Paranikas, Anthol. graecacarminum christianor., Lipsia 1871, XLVII, p. 242 segg. La Vita scritta da Giovanni diacono in Migne, Patrol. Graeca, loc. cit. La Vita scritta da Teofane monaco, in A. Papadopulos-Kerameus, Monumenta ad historiam Photii pertinentia, II (Pietroburgo 1901). L'Encomio di Teodoro Pediasimo in M. Treu, Theodori Pediasimi quae exstant, Potsdam 1899.
Bibl.: M. Théarvic, in Échos d'Orient, VII (1904); P. Van de Vorst, in Analecta Bollandiana, XXXVIII (1920).