MONTANARI, Giuseppe Ignazio
– Nacque a Bagnacavallo (presso Ravenna) il 15 sett. 1801, da Lorenzo e Barbara Biancoli (cfr. lettera a D.M. Vaccolini, Pesaro, 12 genn. 1834: la data del 16, riportata da alcuni testi, è da riferirsi al battesimo).
Iniziò a studiare nel seminario di Faenza, dove si erano formati letterati famosi come V. Monti e D. Strocchi. Tuttavia, problemi di salute indussero i genitori a trasferirlo a Ravenna, presso il Collegio dei Nobili, dove gli fu maestro di eloquenza P. Farini ed ebbe per compagno F. Mordani, al quale restò legato d'amicizia per tutta la vita.
Dopo aver perso la madre (il padre s’era intanto risposato), completò gli studi tra Bologna e Roma, laureandosi in diritto. Subito dopo, nel 1823, ottenne la cattedra di umanità e retorica al ginnasio di Solarolo, dove restò quattro anni e sposò Giuseppina Mainardi. A quest’epoca risalgono le sue prime prove letterarie (Rime sacre, Faenza 1824, che S. Betti preferiva agli Inni sacri del Manzoni), d’ispirazione cristiana, come molta della sua non rimarchevole produzione successiva che pure in qualche caso ottenne giudizi favorevoli dai contemporanei.
Nel 1827, spinto dall’illustre letterato e amico di famiglia B. Borghesi, concorse per la cattedra a Savignano ottenendola. Già in questa fase il M. si rivelò scrittore dalla vena facile e prolifica, rivolgendo i propri interessi a quattro filoni fondamentali: opere di retorica, traduzioni dal latino, brevi biografie e opere di argomento religioso.
I moti del 1830-31 in Romagna non videro in prima fila il M., che però, «sebbene un po’ copertamente, dev’essere stato del numero» (Pierini, p. 16).
Portano a questa conclusione alcune professioni di patriottismo dello stesso M. e la domanda che indirizzò al vescovo di Rimini per essere riammesso all’insegnamento; tuttavia l’atteggiamento assai prudente del M., preoccupato di conservare l’impiego e mantenere agli studi i cinque figli, non consente di conoscere le sue autentiche idee politiche: se, da una parte, sembrò talora aderire ai moti liberali (v. un carme a Mordani, cit. in Polenta, p. 7), dall’altra mostrò in pubblico un atteggiamento deferente verso le autorità ecclesiastiche, delle quali cercò spesso l'aiuto e la protezione. Non si può escludere che il suo patriottismo si limitasse a un nazionalismo delle lettere, altrimenti non si spiegherebbero le parole scritte a S. Betti in una lettera in cui, parlando del proprio coinvolgimento nei moti del ’31, affermava di aver dovuto «fingere di credere ciò che io non credeva né mai credetti, e mostrar di aderire a ciò che pur mi doleva» (da Savignano, 24 maggio 1831, Roma, Biblioteca nazionale, Autografi, A 73/20.7).
Come molti esponenti della scuola classica romagnola, il M. entrò spesso nel vivo della polemica contro i romantici, dei quali salvava il solo Manzoni, «romantico nato dal classicismo o a dir meglio finto apostata del classicismo» (lettera a F. Ilari, 20 sett. 1840: in Piancastelli, p. 96); tuttavia perseguì una posizione personale, raccomandando un classicismo sfrondato delle vane digressioni mitologiche, lontane dalla sensibilità dei moderni, e temperato dal cattolicesimo.
Nel marzo 1832, avendo vinto un concorso, lasciò Savignano per Pesaro, dove insegnò nel ginnasio fino al 1842: nella nuova sede non trovò più G. Perticari, da poco scomparso, né T. Mamiani, esiliato, ma poté stringere amicizia con F. Cassi, traduttore della Farsaglia di Lucano, ed entrare in contatto con la rinomata tipografia Nobili, che stampò poi molte sue opere.
Attraverso i suoi scritti, la corrispondenza con letterati italiani e le collaborazioni con periodici letterari e di studi (L'Utile-Dulci di Imola, il Museo scientifico letterario di Torino, Il Poligrafo di Verona, L’Istitutore di Bologna, Il Giornale scientifico di Modena. ecc.) il M. prese parte alla vita culturale dell’epoca, anche se da una posizione defilata e provinciale. Importante, seppur limitata, fu la collaborazione con l’Antologia di G.P. Vieusseux, della quale apprezzava la funzione di stimolo al progresso civile della nazione. Tra i suoi contributi per la rivista si segnala la recensione-saggio Notizie statistiche intorno l'agraria del Pesarese raccolte da L. Bertuccioli… 1931 (ibid., t. XLVI, n. 137, maggio 1832, pp. 12-21): che è anche una pregevole analisi socio-economica della realtà di quella provincia. Ben più duraturo fu il rapporto con il Giornale Arcadico di Betti, espressione di una cultura classicheggiante e aulica gradita ai conservatori e in auge nel clima politico romano della Restaurazione.
Nel 1836 il M. fu appunto a Roma per un viaggio, ospite di C.E. Muzzarelli, per studiare greco presso il celebre poliglotta G. Mezzofanti e poter frequentare i circoli letterari degli arcadi nonché degli accademici Tiberini, fra i quali venne ascritto. Di poco posteriore fu un viaggio a Firenze, dove si recò per una ricerca genealogica per conto del card. L. Ciacchi che lo mise in contatto con i letterati toscani.
Ma la fama del M. resta legata alle Istituzioni di rettorica e belle lettere tratte dalle lezioni di Ugo Blair dal p. Soave, che egli rivide e ampliò (Foligno 1836).
Il manuale scolastico dello scozzese, già adattato per i lettori italiani dal somasco F. Soave, fu riproposto dal M., che sottopose a revisione critica la storia della letteratura dal punto di vista del classicismo, ribadendo al contempo la validità degli strumenti retorici nella didattica. L’opera, la cui fortuna è testimoniata dall’edizione del 1839 e da numerose ristampe e compendi curati dall'autore stesso, non può essere considerata isolatamente rispetto alla sua concreta attività di docente. È stato osservato (Danzi, p.157) che nelle Istituzioni, con l’influenza del pensiero di B. Puoti, i riferimenti a Dante e la scelta dei modelli e delle traduzioni italiane di passi latini, il M. riaffermò il primato della scuola classica sul piano teorico e pedagogico.
Attratto da un lauto stipendio, nel 1842 il M. lasciò Pesaro per Osimo, accettando l’incarico di docente di retorica nel collegio Campana, offertogli dal cardinale G. Soglia Ceroni che lo aveva conosciuto a Roma. Qui fu scelto per dirigere l’Accademia dei Risorgenti, appena rinata per volontà dello stesso Soglia Ceroni, di cui fece parte anche G.M. Mastai Ferretti, futuro Pio IX. Da Osimo il M. – «Quintiliano moderno» come fu chiamato – non si mosse più, assorbito dall’insegnamento e dagli studi letterari.
Il 26 marzo 1849, forse per essersi espresso contro le riforme della Repubblica Romana, il M. fu gravemente ferito a colpi di pugnale da alcuni sconosciuti, probabilmente appartenenti alla fazione degli «Ammazzarelli». Salvatosi dopo aver invocato s. Giuseppe da Copertino, gli dedicò una biografia (Vita e miracoli di s. Giuseppe da Copertino de' minori conventuali di s. Francesco, Fermo 1851), la cui riuscita lo spinse a comporre una Vita di s. Filippo Neri (Bologna 1856). Dopo l’episodio del ferimento si registrò in lui un’involuzione politica che lo portò a schierarsi contro ogni tentativo di sovversione.
Nell’ultimo trentennio il M. continuò a scrivere, fra le altre, opere di supporto all’attività didattica, come le sillogi Lettere de’ più eccellenti scrittori italiani dalla metà del sec. XVII alla metà del XIX e Lettere di scrittori italiani del sec. XIX (entrambe Pesaro 1852), o a ripubblicare lavori nati dall’esperienza di docente, come L’arte di scriver lettere (Firenze 1840). Va ricordato che il M. godette di ottima fama come educatore, attività svolta per quasi mezzo secolo, nella quale adottò un metodo derivato dalla scuola sensista che venne diffuso dai suoi allievi romagnoli e marchigiani.
Gli anni Sessanta videro il M. protagonista in due occasioni: nel 1862 quando, impegnato in una polemica contro la legislazione scolastica del Regno d’Italia, partecipò ad adunanze per combattere il sistema di studi «piemontese» e a sostegno del primato della morale cattolica nell’insegnamento, secondo lui base della libertà nazionale (v. la Lettera a sua eccellenza il sig. commendatore Pasquale Stanislao Mancini ministro della pubblica istruzione, Osimo 1862); e quindi nel 1865 allorché, invitato dal comitato organizzatore per i festeggiamenti in Firenze del VI centenario della nascita di Dante, licenziò due saggi all’interno della miscellanea Dante e il suo secolo (Firenze 1865), a fianco di autori quali G. Capponi, T. Mamiani, N. Tommaseo, F.D. Guerrazzi, ecc.: se da un lato ciò rappresentava un riconoscimento nazionale del valore dei suoi studi, dall’altro il suo contributo appariva «inesorabilmente datato», frutto di una «retorica […] inadeguata ad una celebrazione che voleva essere un’indagine anche storicamente fondata» (Danzi, p. 168).
Tra gli ulteriori lavori del M. spiccano le traduzioni dal latino, in particolare l’Arte poetica di Orazio (Parma 1849); Il Catilinario e il Giugurtino di Sallustio (Firenze 1850), lodata da P. Giordani; Delle cose operate presso Velletri nell'anno 1744 e della guerra italica. Commentarii di C. Buonamici (Lucca 1841), lavoro che valse al M. il conferimento della cittadinanza lucchese. La Biografia del conte Giacomo Leopardi da Recanati, edita come dispensa de L'Istitutore di Bologna nel luglio 1838, dimostra come il M. fosse tra i primi a riconoscere la grandezza del poeta. Pubblicò inoltre biografie di santi, tra cui una breve Vita di s. Francesco di Assisi (Firenze 1852), che sognò di riprendere e ampliare, ma senza riuscire a portare a compimento.
Il M. morì a Osimo il 10 dic. 1871. Lasciò al collegio Campana la sua biblioteca personale di circa 5500 volumi.
Fonti e Bibl.: Bagnacavallo, S. Michele, Arch. storico parrocchiale, Reg. Battezzati, 1789-1806, vol. 10, c. 349, n. 2324 (atto di nascita); Ibid., Arch. storico comunale, Fondo Vaccolini, Corrispondenti, ad nomen (contiene 43 lettere a D.M. Vaccolini, fino al 1844); Pesaro, Bibl. Oliveriana, Mss., 962; 1767, n. 31; 1829, ff. II, j, VII, n. 3; 1897; 1900, f. III, n. 29; 1927, f. II, n. 62 e appendice al f. II, n. 133 (soprattutto lettere, 1831-50, e autografi); Roma, Biblioteca nazionale, Carteggio di S. Betti, bb. A 52-A 82; Firenze, Biblioteca nazionale, Carteggio Vieusseux, 71, 10-53; altre lettere in Carteggi Vari; Forlì, Bibl. comunale «A. Saffi», Raccolta Piancastelli, sez. carte Romagna, b. 303/111: Nuove lett. del prof. cav. G.I. M. raccolte e pubblicate pel nuovo dal suo amico G. Ginepri, 1882; Osimo, Arch. della Biblioteca comunale «F. Cini», Catal. dei manoscritti, ad nomen; f. G.I. M.; ibid., M. Pinori, Storia di Osimo, p. 86; ibid., G. Cecconi, Diario osimano, 26 marzo 1849; ibid., Catal. dei libri posseduti da G.I. M.; Comune di Osimo, Anagrafe, n. 481/1871 (atto di morte); una biografia del M., in L’Utile-Dulci, III (1844), 7, pp. 49 s. e, ibid., suppl. al foglio n. 36 (1844), pp. 297-299 (Elenco delle opere pubblicate da G.I. M.); G. Moroni, Diz. di erudizione storico-ecclesiastica…, Venezia 1840-61, ad ind.; C. Giannini, G.I. M., in Arch. storico italiano, s. 3, XV (1872), pp. 180 ss.; A. Ippoliti, Discorso sulla vita del professor G.I. M., Osimo 1872; B. Quatrini, Brevi cenni intorno alla vita e alle opere di G.I. M., in Epistolario di G.I. M., 2ª ed., Bologna 1878, pp. I-XXII; A. Ippoliti, Pel solenne scoprimento della lapide posta a G.I. M. … l’11 dic. 1878, Osimo 1879; F. Frezzini, Cronaca osimana, Osimo 1898 (a. 1849); Onoranze funebri rese in Osimo al professor G.I. M., Osimo 1903; O Pierini, L’ultimo retore di Romagna, Faenza 1932, in Valdilamone, XII (1932), n. 3 (estratto); C. Grillantini, Storia di Osimo Vetus Auximon, Pinerolo Cottolengo 1957, II, pp. 590, 633, 640; M. Parenti, Aggiunte al Diz. bio-bibliogr. dei bibliotecari e bibliofili italiani di C. Frati, II, Firenze 1959, p. 260; G. Gasperoni, Un grande maestro di antichità classiche. B. Borghesi nel centenario della morte, Città di Castello 1961, pp. 22, 24, 36 s., 96, 170, 229, 271, 298; G. Mazzoni, L’Ottocento, Milano 1964, I, pp. 321, 349, 366, 421, 432, 567; II, pp. 466 s., 508; C. Polenta, G.I. M., tesi di laurea in Pedagogia, Università degli studi di Urbino, facoltà di magistero, a.a. 1968-69; L. Danzi, Appunti sul M. e sulle sue «Istituzioni di rettorica», in Scuola classica romagnola, Atti del convegno di studi, Faenza… 1984, Modena 1988, pp. 149-169; C. Piancastelli, I Promessi Sposi nella Romagna e la Romagna nei Promessi Sposi, Bologna 2004, pp. 94-96, 195 s. e ad indicem.