ALVISI, Giuseppe Giacomo
Nacque a Rovigo il 28 marzo 1825.
Ancora studente universitario, cospirò contro l'Austria; nella primavera del 1848 divenne, anzi, segretario del Comitato padovano di difesa e stampò un proclama per incitare i Veneti e i Lombardi a essere concordi nella guerra di liberazione. Nel 1849 accorse alla difesa di Venezia, dove strinse amicizia con Daniele Manin. Laureatosi in medicina a Padova nel 1854, fu promotore della terapia balneare e primo medico al Lido di Venezia; si diplomò anche in paleografia e pubblicò, in realtà poco accuratamente, il capitolare dei medici insieme con altri documenti sull'arte medica e sul personale sanitario di Venezia dal X al XV secolo (Considerazioni documentate sull'arte medica e sul personale sanitario di Venezia, Venezia 1858). Esercitò poi la professione di medico nel Bellunese, ma, nel 1857, dovette emigrare in Toscana perché era stata scoperta la sua attività di cospiratore. Nel 1861 si laureò a Pisa in giurisprudenza, sentendosi specialmente inclinato verso le scienze sociali; nei due anni seguenti diresse a Firenze e a Pisa il giornale politico La Venezia, per mantenere di attualità il problema irredentistico, e anche per sollecitare la conciliazione fra Cavour e Garibaldi; pubblicò inoltre dotte recensioni nell'Archivio Storico Italiano del 1861 e 1862 e studi sul credito agricolo per l'Accademia fiorentina dei Georgofihi. Fu tra i primi fondatori delle cooperative di consumo, e compilò pure gli statuti per la "Banca del popolo", che fu inaugurata a Firenze nel settembre del ma decadde dopo l'errata applicazione dei criteri di accentramento, introdotti dai suoi avversari politici e personali nel nuovo statuto del 1871. L'A. criticava le banche popolari del Luzzatti, perché non impegnavano la responsabilità ifiimitata dei soci, come invece ben avevano fatto le banche mutue fondate in Germania da H. Schultze.
Subito dopo l'annessione del Veneto, fondò a Venezia Il Tempo, primo giornale d'opposizione, e fu eletto deputato per cinque legislature dal 1866 al 1879. Militò molto attivamente nelle file della sinistra e propugnò, con profonde dissertazioni sui progetti-legge, la tassa di famiglia proporzionale e progressiva, in sostituzione della tassa sul macinato, la libertà delle banche con biglietto unico di emissione, secondo il sistema americano, la tassa sui contratti di Borsa in armonia con la legge dei passaggi di proprietà, e la Cassa-pensioni per gli operai. Nominato senatore nel 1879, partecipò a molte commissioni e inchieste, fra cui rimase famosa quella dell'ottobre 1889 sulla Banca Romana, della quale rivelò per primo le gravi irregolarità. Per avere poi denunciata la fraudolenta circolazione in soprannumero dei biglietti bancari e tacciato il governo di colpevole inettitudine, suscitò, nella seduta del 30 giugno 1891, i risentimenti dei ministri L. Luzzatti e B. Chimirri, tanto che dovette interrompere e lasciare incompleta la relazione sul progetto di legge per il riordinamento delle banche. Amareggiato da quest'ultima vicenda parlamentare e afflitto da una lunga infermità, morì a Coiano, presso Castelfiorentino, il 24 nov. 1892.
Fra le sue opere, oltre a quella citata, si ricordano: Belluno e la sua provincia, in Grande illustrazione del Lombardo-Veneto, II, Milano (1858), pp. 579-807; Banca del popolo, programma-statuto, Firenze 1864; Del credito fondiario o agricolo in Italia. Due memorie, in Atti dei Georgofili, n.s., XI (1864), pp. 255-275, XII (1865), pp. 159-201; Storia del credito e delle Banche in generale e della Banca del popolo in particolare, Firenze 1870; Intenti politici dei diversi Stati d'Europa nelle questioni d'Oriente, Napoli 1883-85; 2 ediz. riveduta e ampliata, Firenze 1889-90.
Bibl.: M. Memmio, Il senatore Alvisi e il Senato del Regno (note e documenti), Roma 1893; G. Pasolini-Zanelli, Il senatore Giuseppe Giacomo Alvisi, Castelfranco Veneto 1894; M. Quilici, Banca Romana, Milano-Verona 1935, pp. 61-65, 366 s. e passim; M. Rosi, Diz. del Risorg. nazionale, II, p. 53 (che dà erroneamente come data di nascita il 1827 e accenna alla partecipazione, non sicura, dell'A, alla impresa garibaldina del 1860).