GEROSA, Giuseppe
Nacque il 29 giugno 1857 a Caino in provincia di Brescia da Pietro e Albina Turotti. Dopo aver frequentato le scuole classiche a Brescia, si trasferì a Pavia, dove era stato ammesso al collegio Ghislieri, per frequentare la facoltà di fisica-matematica. Fu uno studente brillante, tanto che venne assunto come assistente dal prof. Giovanni Cantoni un anno prima della laurea in fisica, che conseguì nel 1880. Nell'anno successivo si laureò anche in chimica.
A quest'anno risale anche la sua prima pubblicazione Sulla caloricità dell'acqua alle temperature prossime al massimo di intensità e d'alcun poco superiori, in Memorie dell'Accademia dei Lincei, cl. di scienze fisiche…, s. 3, X (1880-81), pp. 75-90, che presenta i risultati della sua tesi.
Nel 1884 conseguì la libera docenza e dal 1885 al 1891 supplì il Cantoni a Pavia "nella cattedra che fu già di Alessandro Volta" (Pugliese, p. 10). Fra il 1886 e il 1892 prese parte a diversi concorsi per la cattedra di fisica in varie università, da Cagliari a Modena, a Padova, a Parma, ottenendo sempre l'eleggibilità.
È questo il decennio della sua più intensa attività scientifica, che si esplicò in ambiti di interessi diversi. Collaborò con il Cantoni per un nuovo metodo di misura dell'equivalente meccanico della caloria, basato sulla misura dell'aumento di temperatura di una massa di mercurio fatta cadere da una certa altezza (Sul valore dinamico di una caloria [con G. Cantoni], in Memorie dell'Accademia dei Lincei, XII [1882], pp. 437-450); compì ricerche sulle proprietà elettriche e magnetiche dei miscugli di soluzioni saline e sulla conduzione nelle amalgame, con osservazioni pionieristiche nel campo che poi sarà della chimica-fisica (Studio sui miscugli delle soluzioni dei sali affini, in Rendiconti dell'Accademia dei Lincei, cl. di scienze fisiche…, II [1886], pp. 60-65, 89-95, 141-145, 174-179; Sulla resistenza elettrica dei miscugli delle amalgame liquide e sulle costanti fisiche dei miscugli dei liquidi isomeri, in Memorie dell'Accademia dei Lincei, s. 4, IV [1887], pp. 118-132); lavorò sulla velocità di propagazione del suono in leghe di stagno e zinco e in diversi vapori organici (Sulla velocità del suono nelle leghe, in Rendiconti dell'Accademia dei Lincei, cl. di scienze fisiche…, IV [1888], pp. 127-136); Sulla velocità del suono nei vapori [con E. Mai], ibid., VI [1890], pp. 494-502;); scrisse molti lavori in collaborazione sulla suscettività magnetica dei liquidi e del bismuto (diamagnetico) (Sulla magnetizzazione del bismuto [con E. Mai], in Rendiconti dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, XXIV [1891], pp. 677-695), sul comportamento delle sostanze ferromagnetiche "sotto l'azione di campi magnetizzanti elicoidali quando si faccia variare […] la componente longitudinale o quella circolare" (Sulla intensità di magnetizzazione dei tubi e delle spirali di ferro, in Rendiconti dell'Accademia dei Lincei…, VII [1891], pp. 151-157; Sulla variazione ciclica della intensità di magnetizzazione del ferro sotto l'induzione delle correnti alternate [con E. Mai], in Rendiconti dell'Istituto lombardo…, XXIV [1891], pp. 951-959; Sulla magnetizzazione del ferro in un campo magnetico prodotto da correnti alternate [con G. Finzi], in Rendiconti dell'Accademia dei Lincei…, VII [1891], pp. 255-259; Sulla magnetizzazione del ferro in un campo magnetico prodotto simultaneamente da correnti alternate primarie e secondarie, in Rendiconti dell'Istituto lombardo…, XXIV [1891], pp. 1196-1224); in collaborazione con E. Bonardi scrisse anche un lavoro di applicazione della fisica alla biologia (Nuove ricerche intorno all'azione di alcune condizioni fisiche della vita nei microrganismi, in Memorie dell'Accademia dei Lincei…, V [1888], pp. 332-373). Molto abile nell'ideare e realizzare dispositivi sperimentali, accuratissimo e rigoroso nell'indagine, diede contributi certamente significativi, soprattutto per l'impatto delle sue ricerche sull'elettrotecnica e sulla teoria dei rivelatori elettromagnetici di onde hertziane.
Alla fine del 1891 vinse la cattedra di fisica e meteorologia della R. Scuola superiore di agricoltura in Portici, dove rimase sino al 1898. Di qui passò alla R. Accademia navale di Livorno. Come già nel periodo precedente si dedicò all'insegnamento con passione e rigore, di qui il carattere didattico di alcuni dei suoi ultimi lavori (Meteorologia agraria, Torino 1898; Elementi di meteorologia, Livorno 1909).
Morì prematuramente a Intra, sulla sponda piemontese del lago Maggiore, il 3 nov. 1910, dopo una lunga malattia che non gli aveva impedito di partecipare fino al luglio all'attività didattica dell'Accademia.
Fonti e Bibl.: A. Pugliese, G. C., in Il Nuovo Cimento, s. 6, I (1911), pp. 7-20; G. Polvani, Fisica, in Un secolo di progresso scientifico italiano, Roma 1939, pp. 562, 573, 592 s., 595, 599.