MEZZOFANTI, Giuseppe Gaspare
Cardinale, nato a Bologna il 17 settembre 1774, morto a Roma il 15 marzo 1849. Figlio di un falegname, studiò dapprima alle Scuole Pie, ove da alcuni gesuiti profughi dai territorî della corona di Spagna, apprese le prime lingue (latino, greco, spagnolo, e forse svedese); nel 1786 passò al seminario arcivescovile e si approfondì nello studio dell'ebraico e dell'arabo, apprendendo anche parecchie lingue moderne. Fu ordinato sacerdote il 23 settembre 1797. Il 15 dello stesso mese era stato nominato professore di lingua araba all'università di Bologna; con la riforma dell'università, qualche anno dopo (1803), la sua cattedra fu ampliata in "lingue orientali". Col pretesto della soppressione della cattedra, il 15 novembre 1808 il M. fu tolto dall'insegnamento, rimanendo professore emerito. Il 28 aprile 1814, la cattedra fu ripristinata da Gioacchino Napoleone e l'anno seguente, tornato il governo pontificio a Bologna, il titolo della cattedra venne ancora ampliato in "lingua greca e lingue orientali". Entrato nel gennaio 1803 nella biblioteca dell'Istituto delle scienze, prima come assistente, poi come bibliotecario, compilò un catalogo ragionato e completo dei manoscritti orientali e greci, catalogo tuttora manoscritto e che resta, per i codici orientali, ancora fondamentale. Nel 1814 PioVII lo nominò segretario della Congregazione di Propaganda, ma il M. preferì rimanere a Bologna. Dalla Propaganda ebbe però ancora nel tempo del suo soggiorno bolognese, parecchi incarichi; nel 1828, per incarico del cardinale M. Cappellari, che fu poì Gregorio XVI, il M. compì la revisione del Breviario siro-maronita, che arricchi di una traduzione latina. Nel 1831 il M. si trasferì a Roma, dove fu subito creato canonico di Santa Maria Maggiore. A Roma la sua principale palestra fu la società dei giovani allievi del Collegio urbano di Propaganda Fide. Il M. si recò anche a Napoli presso quel Collegio cinese; ma lo studio intensissimo del cinese gli procurò un grave esaurimento, che lo costrinse a tornare a Roma. Nel 1833 fu chiamato a succedere ad Angelo Maj nella carica di custode della Biblioteca Vaticana; nello stesso anno fu fatto anche canonico di S. Pietro e l'anno seguente consultore della Sacra Congregazione della correzione dei libri orientali e censore dell'Accademia. Nel 1838 fu nominato cardinale e prefetto della Congregazione per la correzione dei libri liturgici della chiesa orientale e della Congregazione degli studî e membro di parecchie altre congregazioni.
Il M. parlava correntemente e correttamente moltissime lingue. Si suole però credere che il M. avesse solo il dono di apprendere le lingue macchinalmente e fosse privo di acume critico e scientifico. Tuttavia ciò è contrario al vero e dipende solamente dal fatto che il M., schivo dal pubblicare quanto scrisse e distolto dalle molteplici occupazioni, non poté condurre a termine opere che aveva progettato. È certo, ad ogni modo, come appare da un esame dei suoi manoscritti e della sua corrispondenza, ch'egli intravvide molte relazioni fra lingue diverse che poi furono approvate dalla glottologia; già nel 1805, come appare da una sua lettera al De Rossi, si dedicava allo studio del sanscrito, qualche anno prima che F. Schlegel attirasse l'attenzione dei dotti su questa lingua. In un discorso tenuto all'Accademia delle scienze dell'istituto di Bologna il 13 luglio 1815 il M. fissava con sufficiente precisione la posizione del romeno tra le lingue neolatine, stabilendo anche alcune leggi fonetiche esatte. Nel luglio 1816 lesse alla stessa Accademia una dissertazione Sopra i Sette Comuni di Vicenza, nella quale, alcuni anni prima dello Schmeller, si confutava la communis opinio dell'origine cimbrica di questa colonia e, sulla sola base del noto catechismo stampato a Padova nel 1813, si dimostrava l'affinità di questo dialetto con quelli del Tirolo.
Le due dissertazioni sopra il sistema di numerazione dei Messicani e della loro cronologia, che illustrano il celebre manoscritto pittograficogeroglifico nahuatl di Bologna (Codex Bologna Conti) sono prova della sua perspicacia filologica e prevengono alcuni risultati dell'americanistica moderna. Il catalogo della biblioteca del M., che poi, comperata da Pio IX, fu donata alla Biblioteca universitaria di Bologna, mostra ch'egli possedette anche le opere che apersero la via alla linguistica comparativa, (come la grammatica del Bopp) e le postille di cui sono arricchite, mostrano quanto zelo egli ponesse anche nello studio di opere non esclusivamente descrittive.
Bibl.: Per la vita: A. Santagata, De Josepho Mezzofantio. Sermones duo, in N. Comment. Accad. Instit. Scientiarum, V, Bologna, p. 169 segg.; A. Manavit, Esquisse historique sur le Cardinal M., Tolosa 1853; 2ª ed., Parigi 1854; C. W. Russell, The Life of Cardinal M., Londra 1858, e assai meglio nella versione italiana (Bologna 1859). Il discorso sulla lingua valacca fu pubblicato da C. Tagliavini ne L'Archiginnasio, XVIII (1923), pp. 206-213. I manoscritti e la corrispondenza del M. si conservano nella biblioteca comunale dell'archiginnasio di Bologna, presso cui esiste ora anche un catalogo manoscritto; alcuni, specialmente riguardanti le lingue indigene americane, furono pubblicati da E. Teza, Saggi inediti di lingue americane, Pisa 1868, e da C. Tagliavini, La lingua degli Indi Luiseños, Bologna 1926. Alcuni manoscritti si trovano in proprietà privata a New York (cfr. C. Tagliavini, Notizie intorno ad alcuni manoscritti sconosciuti del cardinal M. esistenti a New York, ne Il comune di Bologna, XVI [1929], n. 2, p. 39 segg.). Il catalogo della biblioteca M. fu pubblicato, se pur con una congerie di errori, da F. Bonifazi, Catalogo della libreria dell'eminentissimo cardinale G. M. compilato per ordine di lingue, Roma 1851.