FUMAGALLI, Giuseppe
Nacque a Firenze il 27 luglio 1863 da Paolo e da Rosa Macciani. Il padre (1797-1874) era stato un distinto tipografo e calcografo e la sua officina aveva avuto qualche rinomanza sotto il regno di Leopoldo II.
Rimasto orfano in giovane età, il F. seguì gli studi classici, conseguendo la maturità nel 1880; subito entrò come allievo assistente alla Biblioteca nazionale della sua città, passando sempre con la qualifica di assistente effettivo alla Governativa di Lucca nel 1881, alla Riccardiana di Firenze nel 1883, all'Universitaria di Padova nel 1884 e, alla fine dello stesso anno, alla "Vittorio Emanuele II" di Roma. Poiché la sua situazione familiare gli aveva impedito di accedere agli studi universitari, il F. dovette lasciare a colleghi più specificamente preparati il lavoro sui fondi manoscritti e concentrare tutte le sue capacità sulla catalogazione degli stampati, formandosi a poco a poco una straordinaria preparazione intorno all'ordinamento delle biblioteche e ai problemi bibliografici; in tale ambito fu, dal febbraio 1880 alla fine dell'agosto 1881, impegnato nella compilazione della seconda parte del Catalogo alfabetico delle pubblicazioni italiane (Milano 1881). Così, quando nel 1885 sotto gli auspici di F. Martini venne bandito un concorso bibliografico sul miglior sistema di redazione dei cataloghi, il F. ottenne il premio e un giudizio lusinghiero della commissione, con una "Memoria" basata sugli insegnamenti dei più importanti bibliografi stranieri (specialmente americani), ma anche frutto originale della sua personale esperienza e dei suoi studi.
Elevato di colpo al livello dei principali esperti di problemi bibliotecnici, il F. pubblicò Cataloghi di biblioteche e indici bibliografici (Firenze 1887), primo volume della Biblioteca di bibliografia e paleografia inaugurata in quell'anno dalla casa editrice Sansoni di Firenze, nella quale collezione apparirà poi anche Della collocazione dei libri nelle pubbliche biblioteche (ibid. 1890), complemento dell'opera precedente, di grande chiarezza anch'essa come tutte le sue opere, sempre sostenute da una non comune capacità di esposizione: questi due lavori, i primi del genere in Italia, continuarono per oltre cinquant'anni a essere i testi in uso nelle principali biblioteche per l'impostazione dei servizi fondamentali.
Nel 1888, superando gli esami di abilitazione, ottenne il posto di vicedirettore della biblioteca nazionale Braidense di Milano, retta allora da I. Ghiran. In quello stesso anno il ministero bandì un concorso per un catalogo delle opere bibliografiche italiane: il F. vi partecipò con un manoscritto compilato in collaborazione con il collega G. Ottino, che ottenne il premio di lire 3.000 e fu pubblicato a cura del ministero (Roma 1889): si trattava della Biblioteca bibliografica italiana. Catalogo degli scritti di bibliologia, bibliografia e biblioteconomia pubblicati in Italia, e di quelli riguardanti l'Italia pubblicati all'estero, giudicata un capolavoro del genere, tanto da rimanere (col suo Supplemento del 1895), quasi fino ai nostri giorni, lo strumento migliore per gli studiosi di quel settore.
Nel 1893 fu mandato a reggere la biblioteca Alessandrina di Roma e nel 1894 l'Universitaria di Napoli, con l'incarico della Brancacciana; vi rimarrà fino al 1896, quando farà finalmente ritorno a Milano come vivamente desiderava.
In quegli anni uscirono i suoi principali lavori di pura bibliografia: dal Catalogo delle edizioni romane di Antonio Blado Asolano ed eredi (1516-1593) possedute dalla Bibl. naz. centr. "Vittorio Emanuele" di Roma, steso in collaborazione con G. Belli e pubblicato (Firenze 1891) nella collezione "Indici e cataloghi" del ministero, a Bibliografia etiopica, Milano 1893 (ma 1892), primo segnale del suo vivo interesse per gli studi coloniali; dalla Bibliografia degli scritti italiani o stampati in Italia sopra Cristoforo Colombo, la scoperta del Nuovo Mondo e i viaggi degli Italiani in America, in collaborazione con P. Amat di San Filippo, uscita come volume VII della "Raccolta Colombiana" (Genova 1893), alla Bibliografia delle opere concernenti Paolo Toscanelli e Amerigo Vespucci, inserita nella Vita di Amerigo Vespucci di A.M. Bandini (Firenze 1898). Agli studi teorici dedicò invece la traduzione dall'inglese della Paleografia di E.M. Thompson (Milano 1890), e, in collaborazione con G. Biagi, la riduzione del Manuale del bibliotecario di J. Petzholdt (ibid. 1894). Il lavoro bibliografico e una nascente inclinazione nazionalistica lo spingevano sempre più verso studi relativi alla storia del libro italiano; così pubblicò, fra l'altro, La questione di Panfilo Castaldi (Milano 1891), in cui esclude la partecipazione di quello all'invenzione dei caratteri mobili in tipografia, e Antonio Blado tipografo romano (ibid. 1893), a completamento delle opere del Blado pubblicate due anni prima.
A suggellare così svariate indagini sulla storia della stampa uscì a Firenze nel 1905 il principale lavoro del F., cui aveva dedicato un decennio di ricerche e che gli varrà la fama incontrastata di primo bibliografo italiano del suo tempo, il Lexicon Typographicum Italiae. Dictionnaire géographique d'Italie pour servir à l'histoire de l'imprimerie dans ce Pays…, un accurato repertorio di tutti i luoghi d'Italia che produssero qualche stampatore, con tutti i dati e le notizie reperibili.
Il F., che scriveva elegantemente, fu anche letterato: era stato per molti anni assiduo collaboratore de L'Illustrazione italiana, ma cominciò a distinguersi con Saggio di una iconografia leopardiana (in Emporium, VIII [1898], 44, pp. 111-140, con 58 tavv.), con Albo pariniano, ossia iconografia di Giuseppe Parini (Bergamo 1899, con 146 tavv.) e, nello stesso filone, con Albo carducciano, iconografia della vita e delle opere di Giosuè Carducci, composto unitamente a F. Salveraglio (Bologna 1909, con 417 zincotipie). Fra il 1890 e la fine del secolo si ebbe poi una nuova manifestazione letteraria del F., quale raccoglitore e illustratore di curiosità, notizie bizzarre, proverbi ed espressioni popolari. Delle opere di tale filone si segnalano Bartolomeo Bolla di Bergamo ed il "Thesaurus proverbiorum italico-bergamascorum" (in Arch. stor. lombardo, s. 2, XX [1893], pp. 167-199) e, più indicativo, il notissimo manuale Chi l'ha detto? Repertorio metodico ragionato di MDLXXV citazioni o frasi popolari di origine letteraria e storica, italiane, greche, latine, francesi… che sono popolari in italiano, Milano 1895 (ma 1894), che ebbe enorme diffusione, con otto edizioni sempre accresciute fino al 1934. Di genere analogo furono Piccolo dizionario dei nomi propri italiani di persona (Genova 1901) e L'ape latina, dizionarietto di 2588 frasi, sentenze, proverbi, motti… (Milano 1911).
Il 18 apr. 1892 a Cremona il F. aveva sposato Angela Sajni, che gli fu affettuosamente vicina per 24 anni (morì nel 1916) e gli diede un'unica figlia, Paola. Nel 1896, trasferitosi a Milano come direttore della Biblioteca di Brera, poté, pur senza trascurare i suoi impegni professionali, applicarsi a numerose altre attività in qualche modo connesse col suo ruolo, nel campo tipografico ed editoriale ma anche fuori di esso. Poco dopo il suo arrivo fu chiamato a dirigere il Giornale della libreria e delle scienze affini, e nel 1897 venne nominato presidente della Scuola professionale tipografica, che per suo appassionato interessamento diverrà la rinomata Scuola del libro, inaugurata nel marzo 1904.
La Scuola del libro, dotata di validi insegnanti e di moderni macchinari, fornì tutta una generazione di addetti alla fabbricazione e al commercio dei libri. Di questo suo impegno il F. ha lasciato numerose testimonianze, fra cui Per una scuola del libro da istituirsi a Milano sotto il patrocinio della Società umanitaria. Prime notizie e programma didattico (Milano 1902), L'arte del libro (ibid. 1899), e diversi articoli pubblicati in vari numeri del periodico tecnico L'Industria della carta e arti grafiche fra il 1899 e il 1900.
Nel 1896 aveva fondato, insieme con il bibliofilo livornese D. Bonamici, la Società bibliografica italiana, che presiedette per il primo anno, conservando la vicepresidenza fino all'estinzione di essa, avvenuta nel 1915 all'inizio della guerra. La Società bibliografica ebbe un considerevole peso sulle decisioni governative in materia di biblioteche.
Essa tenne otto riunioni generali, in alcune delle quali il F. sostenne memorabili battaglie, come quella in cui si batté contro il Repertorio bibliografico universale proposto alla Conferenza internazionale bibliografica di Bruxelles del 1895, o quella in cui osteggiò la classificazione decimale, entrambi i quali egli riteneva irrealizzabili utopie; propose e sostenne invece con vigore la creazione di un codice italiano per la compilazione delle schede e la redazione di una bio-bibliografia italiana.
S'interessò molto anche delle biblioteche popolari: nel 1908 venne nominato membro del consiglio della Federazione nazionale di esse e, in seguito, ne costituì diverse, fino a quella di Rodi nel 1933 e a quella Littoria di Firenze nel 1934. Fu segretario del comitato milanese della Dante Alighieri, riuscendo nel 1896 a raddoppiare il numero dei soci; nel 1905 fu chiamato a far parte del comitato centrale, e prese viva parte all'azione patriottica che quell'associazione svolse dal 1906 al 1909 per sostenere l'italianità di Trento e Trieste. Sempre nello stesso ambito egli aveva avanzato la proposta d'inserire nel quadro della grande Mostra delle comunicazioni, viaggi e trasporti in allestimento a Milano una sezione dedicata agli Italiani all'estero; poté attuarla e ne redasse il Catalogo… (Milano 1906). Tale mostra ebbe come conseguenza la creazione di una collana di studi e documenti sugli italiani all'estero e l'emigrazione, alla quale il F. contribuì con La stampa periodica italiana all'estero (ibid. 1909). Fin dal 1888 aveva preso parte alla promozione della Società coloniale italiana, e nel 1906 era riuscito a far accettare nella suddetta mostra una sezione Eritrea; nel 1931 a Firenze poi, in occasione del primo congresso di studi coloniali, organizzò una mostra del libro coloniale.
Tuttavia l'impegno professionale del F. restava quello della biblioteca cui era preposto: quella di Brera attraversava allora una grave crisi, a causa di un considerevole aumento della suppellettile libraria in un edificio che non consentiva ampliamenti. Poiché si stava lavorando al restauro dell'ex convento delle Grazie, egli ottenne che alcuni locali fossero adattati a magazzini librari e seguì personalmente i lavori. Ma la commissione parlamentare incaricata del controllo trovò i modi d'attuazione dei provvedimenti del F. non soddisfacenti, e ne richiese l'allontanamento dalla Braidense. Così nel 1910 egli dovette nuovamente lasciare Milano e fu destinato all'Estense di Modena, dove poté nuovamente occuparsi degli studi che la frenetica attività milanese gli aveva fatto trascurare in parte, dedicandosi questa volta alle legature antiche e dando alle stampe L'arte della legatura alla corte degli Estensi, a Ferrara e a Modena, dal secolo XV al XIX, col catalogo delle legature pregevoli della Biblioteca Estense di Modena (Firenze 1913). Verso la fine del 1913 venne nuovamente trasferito, questa volta all'Universitaria di Bologna: lì lo colse l'inizio della guerra, alla quale partecipò con i mezzi a sua disposizione, fondando e presiedendo il Comitato bolognese per i libri ai feriti e ai combattenti, e costituendo presso la sua biblioteca una raccolta bibliografica sulla guerra, dotata di una classificazione esemplare, sulla quale scrisse diversi articoli: nel Marzocco (XXII [1917], pp. 2 ss.), ne L'Italia che scrive (I [1918], 1, pp. 4 ss.) e ne IlRisorgimento grafico (XVI [1918], 12, pp. 346-362).
Il F. collaborò a numerosi periodici: dall'Almanacco italiano, da lui fondato nel 1896, a quelli promossi dalla casa Bemporad di Firenze, quali Chirone: piccola enciclopedia metodica italiana (1913-15), Almanacco dello sport (1914-21), Almanacco della donna italiana (1920-27), fino a occuparsi del completamento (pp. 3116-4739) del III volume della 2ª ed. della Piccola enciclopedia Hoepli, incompiuta per la morte di G. Garollo. Anche l'Almanacco dei bibliotecari italiani fu creatura sua, e lo compilò per corrispondenza dalle varie città in cui risiedette; quando nel 1937 esso passò dalla Bemporad alla Marzocco, egli ebbe memorabili scontri col nuovo presidente U. Ojetti, fino alla cessazione della pubblicazione.
Nel 1921 fu collocato a riposo, e si ritirò nella natia Firenze; ma non per questo rallentò la sua attività; nel 1922 insieme con E. Bemporad diede mano all'istituzione della Fiera internazionale del libro, la prima grande iniziativa commerciale in Europa per la conoscenza e la diffusione dei libri. Come direttore della prima edizione ne compilò il Programma (Firenze 1921), la Guida e il Catalogo generale (ibid. 1922), e la Relazione e rendiconto finanziario (ibid. 1923). Lo stesso fece per la seconda e assai più grandiosa edizione di tale manifestazione, organizzata nel 1925, anno in cui fondò, sempre col Bemporad, la Camera del libro, cui fece seguito nel 1926 l'Istituto italiano del libro, che venne preposto all'organizzazione delle Fiere suddette e che sarà soppresso nel 1934, soffocato da analoghi organismi statali sorti nel frattempo.
Sotto l'egida di tale Istituto negli anni successivi il F. organizzò tutta una serie di mostre librarie di svariato genere: da quella del Libro francescano a Poppi nel 1926 a un'esposizione storica del giornale italiano a Colonia nel 1928, replicata a Barcellona l'anno successivo. Raggiunse il massimo risultato in questo campo nel 1929 quando in occasione del Congresso mondiale delle biblioteche venne incaricato di curare la Mostra storica del libro italiano, che egli volle divisa in due sezioni: quella del libro antico a Firenze (per la quale compilò il Catalogo, Firenze 1929) e quella del libro moderno a Roma.
Nel 1934 fu chiamato a Roma per dirigervi l'Agenzia generale italiana del libro (AGIL), ma vi rimase pochi mesi, afflitto da vari disturbi fisici d'età, forse anche per divergenze d'indirizzo con gli organi superiori. Rientrò dunque a Firenze, dove trascorse gli ultimi anni, tentando di portare a termine lavori scientifici incompiuti o appena abbozzati.
Il F. morì a Firenze l'11 maggio 1939. Per l'elenco completo delle sue opere si veda: G. F., bibliografia 1880-1939 preparata e completata di indice da N. Vian con nota introduttiva di G. Mazzoni (Firenze 1940, con ritratto).
Fonti e Bibl.: Necr. in Il Libro italiano, III (1939), 1, pp. 351-359; in Maso Finiguerra…, IV (1939), pp. 157-160; in Il Giornalismo, aprile-settembre 1939, n. 2-3, pp. 110-112; in Accademie e biblioteche d'Italia, XIII (1939), 5, pp. 419-430, con ritratto; D. Fava, G. F. e l'opera sua, ibid., XIV (1940), 3, pp. 154-165; A. Boselli, G. F. bibliografo, in Il risorgimento grafico, XXXVII (1940-41), pp. 297-303; A. Sorbelli, G. F., ibid., pp. 177-182; G. Avanzi, in La Bibliografia italiana, Roma 1946, pp. 214 s.; M. Armanni, G. F. bibliofilo, ibid., pp. 269-272; A. Lancellotti, Ricordo di G. F., in Almanacco dei bibliotecari italiani 1962, XII (1963), pp. 61-67; Memorandum, ibid., XIV (1965), p. 107 (sulla ristampa di una bizzarra operetta del F., Bibliografia immaginaria di libri che non esistono); G. F. bibliotecario, ibid., XXII (1973), pp. 202 s.; Enc. Italiana, Appendice II, 1938-48, pp. 1011 s.