FRUA, Giuseppe
Nacque a Milano il 17 sett. 1855 da Carlo e Teresa Minola.
Il padre, medico, dimostrò una spiccata attenzione ai problemi politici e sociali che animavano il dibattito nazionale all'indomani dell'Unità d'Italia. In particolare si interessò ai rapporti tra Stato e Chiesa (cfr. C. Frua, Le mie considerazioni morali dall'anno XXXIII al L di vita. Epoca 1843-1860, Milano 1861) e alla necessità di costruire un efficiente sistema scolastico in grado di formare culturalmente le classi sociali meno abbienti: l'istruzione di base doveva diventare obbligatoria, non tanto attraverso una imposizione statale quanto attraverso l'esempio trasmesso dalle classi colte; il lavoro e l'etica del sacrificio erano posti quali elementi unificanti tra le classi e principî essenziali per la "salvezza dell'uomo" (Id., Una seria educazione, ibid. 1872).
In questo contesto familiare e culturale avvenne la prima formazione del F.: avviato alle scuole commerciali compì, per esplicito desiderio del padre, le prime esperienze di praticantato e di lavoro in alcune industrie tessili tedesche; e fu proprio in una di queste aziende, all'età di diciassette anni, che il F. comprese e teorizzò le grandi potenzialità del mercato tessile italiano, decidendo di dedicarsi allo sviluppo industriale di questo settore.
Rientrato in Italia, riuscì a ottenere dapprima una procura commerciale presso un'azienda bergamasca specializzata nella lavorazione di tessuti in lana pregiati e poi, nel 1875, un impiego nell'azienda di Eugenio Cantoni, certamente tra i più innovativi cotonieri italiani. Qui entrò in contatto con Ernesto De Angeli, al quale il Cantoni aveva affidato la gestione della stamperia dei tessuti in cotone sita a Ponte d'Albiate; già nel 1879 il Cantoni conferì al F. la piena procura commerciale, con conseguente compito di direzione, dello stabilimento di Castellanza di proprietà dello stesso Cantoni. A seguito del matrimonio con Anna De Angeli, sorella di Ernesto, il F. abbandonò poi la Cantoni e assunse la carica di procuratore generale della neonata società in accomandita semplice Ernesto De Angeli & C., stamperia di tessuti in cotone.
L'influenza del F. nella gestione apparve subito evidente: la piccola azienda (34 operai nel 1883) nel 1884 si dotò di un più moderno modulo per la stampa e avviò un progetto di integrazione produttiva, costituendo una sezione per l'incisione a mano dei cilindri per stampa; contestualmente, fedele agli insegnamenti impartiti dal padre, il F. attivava una scuola per la formazione degli operai e dava avvio alla costruzione di case per i dirigenti dello stabilimento. Inoltre, grazie anche all'esperienza acquisita nel periodo di formazione in Germania, riuscì a incrementare il commercio con l'estero, entrando quindi in diretta concorrenza proprio con coloro che solo un decennio prima erano riusciti a monopolizzare il mercato nazionale italiano.
L'ampliamento dei mercati potenziali e, parallelamente, l'esigenza, sempre più evidente, di disporre di una produzione a ciclo completo, portarono il F. a ritenere assolutamente improcrastinabile la costruzione di nuovi reparti per la tessitura di cotone. Nonostante iniziali resistenze interne alla ditta, nel 1893 fondò, in accordo con la famiglia Banfi, la Società anonima Frua & Banfi, con sede in Legnano, che si dotò immediatamente di telai Jacquard e, in seguito, anche di un moderno impianto per la filatura.
Con l'inizio del nuovo secolo anche la Società in accomandita De Angeli & C. si trasformò in società anonima e assunse la denominazione di Società anonima italiana per l'industria dei tessuti stampati, incorporando, nell'arco di pochi anni, stabilimenti di notevole importanza come quello della famiglia Blumer ad Agliè o quello della ditta Ackermann di Omegna; nell'ambito di questo processo di accentramento produttivo, nel 1905 fu riassorbita anche la ditta Frua & Banfi. Inoltre, nel 1907, alla morte di Ernesto De Angeli, il F. divenne direttore generale e consigliere delegato della Società. Sotto la sua direzione la ditta ebbe un eccezionale impulso: nell'arco di pochi anni furono acquisiti cotonifici produttivamente strategici come il Cotonificio di Roè in provincia di Brescia, il Cotonificio bergamasco a Ponte Nossa e la stamperia meccanizzata Romeo Zerbi a Saronno.
Una volta giunto alla direzione generale, accanto all'attività produttiva e finanziaria, il F. ebbe la possibilità di mettere in pratica i concetti appresi dal padre e poi personalmente elaborati attraverso la lezione lessoniana e il tradizionale paternalismo della borghesia industriale lombarda: nella convinzione che educazione e istruzione dovessero marciare parallelamente sin dai primi anni di vita, il F. fondò vari asili per i figli degli operai, nel 1908 a Omegna, nel 1910 a Ponte Nossa e nel 1926 anche a Legnano. Nel 1911 dette avvio alla creazione di strutture ricreative denominate ricreatori ed educatori, dove, accanto ai momenti di studio, di ricreazione e di sport, erano previste lezioni di cucito per le donne e di disegno pratico per i maschi. Persuaso che il maggior ostacolo allo sviluppo sociale e al benessere delle masse popolari fosse l'ozio, istituì biblioteche e luoghi "protetti", dove i giovani tra i dodici e i diciassette anni potessero passare il tempo libero. Sempre nello stesso spirito può essere letta l'istituzione, fortemente voluta anche se inizialmente osteggiata all'interno della ditta stessa, dei convitti per le operaie e gli operai che dal contado o dalle valli stazionavano in settimana per poter lavorare in fabbrica: nel 1907 sorse quello di Omegna, di seguito quelli di Ponte Nossa e Agliè e nel 1924 di Legnano. A Milano, dove il problema dell'immigrazione operaia temporanea era meno sentito, nel 1923, in evidente antitesi con le strutture create precedentemente dal movimento sindacale, fondò la Casa del lavoratore.
Sempre attento a quanto fosse funzionale all'autonomia produttiva dell'industria cotoniera, nel 1923 finanziò la nascita di due ditte per la produzione della forza motrice necessaria ai propri stabilimenti: la Società idroelettrica di Crusinallo e di Omegna e, in provincia di Bergamo, la Società per gli impianti idroelettrici dell'alto Serio. Di particolare importanza, sia in termini di investimenti finanziari sia sul piano tecnologico, questi ultimi impianti furono completati da tre cabine di sezionamento (la terza era situata a Castellazzo) e tre di trasformazione (Saronno, Legnano, Milano), che servirono ad alimentare gli opifici situati sulla linea.
A suggello dell'impegno profuso nella conduzione dell'azienda, nel 1925 il F. fu nominato presidente della Società italiana Ernesto De Angeli per l'industria dei tessuti stampati, che aumentava il proprio capitale sociale a 50.000.000 di lire (nel 1905 la ditta aveva un capitale di 20.000.000 di lire) e mutava la propria denominazione sociale in Società De Angeli Frua per l'industria dei tessuti stampati. La costante attenzione alle nuove richieste del mercato, al mutamento dei gusti e delle mode e ai cambiamenti produttivi, condusse il F. ad aprire, nel 1927, un primo settore per la lavorazione dei tessuti in seta artificiale e, in seguito, un reparto per il candeggio della nuova materia prima che si stava affermando sul mercato internazionale.
Contestualmente all'impegno per risolvere i problemi produttivi di un settore che cominciava ad accusare i prodromi della crisi economica internazionale, il F., nel tentativo di formare gli operai delle aziende controllate, fondò nel 1926 una scuola professionale cui erano ammessi i figli degli operai dell'azienda e, in subordine, quanti fossero accettati dall'ufficio personale dell'azienda stessa. Le materie impartite erano: falegnameria, meccanica, disegno pratico, ma anche i primi rudimenti di chimica, lingua italiana, legislazione sociale e igiene. Contemporaneamente fu istituita una sezione più specificamente indirizzata alle mansioni amministrative, dove venivano insegnate anche le lingue estere. A completamento del suo ampio progetto educativo il F. contribuì, sul piano finanziario e organizzativo, all'Opera pia E. De Angeli, che aveva lo scopo di erogare borse di studio agli studenti più meritevoli perché potessero compiere studi superiori.
Politicamente il F. fu e rimase un cattolico fedele alle idee liberali moderate. Interventista durante la prima guerra mondiale, seguì la linea intransigente degli industriali cotonieri di fronte alle agitazioni operaie del 1919-21, giungendo a proclamare la serrata nell'agosto 1922; tuttavia, in più di una occasione, riconobbe come la grave situazione politica, sociale ed economica fosse causata da "molti gravi errori commessi da tutte le classi". Con l'avvento del fascismo il F., come la maggioranza degli industriali, si schierò apertamente con il nuovo regime, interpretato come una necessità storica per riportare il lavoro industriale al centro dell'iniziativa nazionale; come pure egli vide nella politica sociale del regime un'ideale prosecuzione del proprio programma assistenziale in favore degli operai; nel 1930 gli fu consegnata la tessera d'onore del Partito nazionale fascista.
Il F. morì a Milano il 22 luglio 1937.
Fonti e Bibl.: Bergamo, Arch. storico della Camera di commercio, Registro delle ditte cessate, fasc. 4, ad nomen; Milano, Arch. della Camera di commercio, Registro ditte 1875-1899, ad nomen; Ministero di Agricoltura industria e commercio, Statistica industriale. Lombardia, Roma 1900, ad nomen; Banca commerciale italiana, Archivio storico, Collana inventari, Milano 1990, ad Ind.; G. Frua, Nozioni pratiche sulla stampa dei tessuti ad uso degli operai della stamperia italiana E. De Angeli, Milano 1909; Le opere assistenziali sociali della Società De Angeli Frua. Celebrandosi i cinquant'anni di lavoro di G. F., Milano 1926; G. F. e la De Angeli Frua, Milano 1939; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia. 1894-1906, I-III, Milano 1974-76, ad Indices; R. Romano, La modernizzazione periferica. L'alto Milanese e la formazione di una società industriale 1750-1914, Milano 1990, ad Ind.; Id., L'industria cotoniera lombarda dall'Unità al 1914, Milano 1992, ad Ind.