FRACASSETTI, Giuseppe
Nacque a Fermo il 19 ag. 1802 da Camillo, nobile di Cingoli, e da Teresa Cinughi de' Pazzi, patrizia senese. Il F. compì i primi studi nel locale ginnasio, continuandoli poi nel seminario vescovile; nel 1817 fu mandato a Roma, dove venne ammesso come interno al collegio "Capranica" (retto da monsignor A. Nicolai, cui presto si legò), donde passò al Collegio Romano, che dovette però presto abbandonare per motivi di salute. Rientrato a Fermo dopo circa tre anni, pur continuando l'apprendimento delle lettere greche e latine e delle principali lingue moderne, prese a seguire i corsi di giurisprudenza nella locale università fino alla laurea, conseguita nel 1821. Nel 1822 tornò a Roma, dove si applicò alla pratica giudiziaria: entrò nel tribunale della Sacra Rota come segretario, ma riuscì a essere ammesso avvocato rotale, divenendo aiutante di studio e bibliotecario di monsignor G.F. Marco y Catalan, mentre questi era giudice rotale e governatore di Roma.
In quel periodo il F. cominciò a espletare un'assidua attività negli ambienti romani delle accademie: membro di quella dei Filomati dal 1822, della Latina dal 1823, della Tiberina dal 1824, e dell'Arcadia dal 1825 col nome di Licofrone Penejo, presentò in quelle sedi numerosissime composizioni, per lo più poetiche.
Il primo lavoro da lui pubblicato furono le anonime Memorie sulla vita del beato Pellegrino di Falerone, discepolo e sozio di s. Francesco d'Assisi, Fermo 1822.
A Roma il F. si fermò per cinque anni: poi, come scrive egli stesso, "nuovamente travagliato da forte male di stomaco mi ricondussi nel 1827 al luogo natio, donde più non rimossi il mio domicilio". Ivi esercitò fino al settembre del 1845 la professione di avvocato, godendo di buona fama e di vasta clientela (molte sue allegazioni e difese sono a stampa). In quell'anno venne nominato consultore e assessore legale di delegazione, dopo alcuni lustri durante i quali le autorità pontificie lo avevano tenuto lontano dalla cosa pubblica per essere egli stato membro del governo provvisorio di Fermo nel 1831. Annesse le Marche al Regno d'Italia, nel 1862 il F. divenne consigliere provinciale per il mandamento di Fermo, nel 1863 vicepresidente della locale Cassa di risparmio, nel 1871 presidente del consiglio direttivo degli studi, sovraintendente alle scuole elementari e presidente della commissione preposta alla Biblioteca comunale.
Come a Roma anche in patria il F. continuò a partecipare alle attività di un grande numero di accademie. Pure nell'ambito delle deputazioni di storia patria fu attivissimo: dal 1864 socio ordinario di quella per la Toscana, Marche e Umbria, divenne il 14 nov. 1870 vicepresidente di quella per le Marche, carica che ricoprirà nuovamente nel 1875 e nel 1883. Innumerevoli sono le pubblicazioni minori del F., dei più svariati generi (scienze giuridiche, sociali ed economiche, storia e biografia, belle arti, letteratura latina e italiana, epigrafia, traduzioni dall'inglese e dal francese, critica, poesia), stampate in raccolte d'occasione e periodici. Tra questi si ricordano: Giornale de' letterati, Giornale romano di storia, letteratura, belle arti…, Astrea, Giornale arcadico, Antologia oratoria, poetica… di Fossombrone, Utile dulci. Foglio scientifico… di Imola, Zibaldone ossia Rivista enciclopedica… di Roma, Gazzetta di Foligno, Giornale letterario e scientifico di Modena, Enciclopedia contemporanea di Fano, e soprattutto Il Tiberino, Il Saggiatore, La Strenna picena per l'anno 1846 (Loreto 1845). Collaborò alla Biografia degli Italiani illustri curata da E. De Tipaldo (voci I. Guerrieri, I, p. 324; M. Catalani, II, pp. 451 ss.; G. Garulli, C. Erioni e F.S. Franceschini, III, rispettivamente pp. 192 s., 193 ss., 235 ss.) e alle Biografie e ritratti di uomini illustri piceni… (Sisto V e O. Ricci, I, Forlì 1837, pp. 3 ss., 97 ss.; G. Bertacchini e G.B. Pergolesi, II, ibid. 1839, pp. 3 ss., 157 ss.). Pubblicò inoltre: In lode dell'em.mo cardinale T. Bernetti. Ode, Fermo 1829; Cenni storici sulla ven. Arciconfraternita del Ss. Sacramento di Fermo, ibid. 1833; Notizie storiche della città di Fermo, con un'appendice topografico-statistica…, ibid. 1841, e molti altri scritti, per i quali si rimanda al catalogo di F. Raffaelli.
Notevoli sono i suoi studi su F. Petrarca, il primo dei quali fu l'articolo Sulla canzone del Petrarca che incomincia "Spirto gentil", pubblicato su Lo Spettatore. Rassegna letteraria, artistica…, I (1855), 16-17, pp. 181 ss., 193 ss., in cui egli, con A. D'Ancona, cerca di dimostrare che tale canzone è indirizzata a Cola di Rienzo anziché a S. Colonna, come generalmente si riteneva. In seguito, a cominciare dal 1854, il F. iniziò la versione in italiano di alcune opere latine del Petrarca, partendo dal trattato De sui ipsius et multorum ignorantia, con annotazioni (Venezia 1859). Per proseguire con le epistole familiari fu necessario compiere un lavoro assai impegnativo di collazione critica, con minuziose ricerche sui codici di Roma, Firenze, Venezia, Padova, Torino e Parigi (Francisci Petrarcae Epistolae de rebus familiaribus et variae, tum quae adhuc tum quae nondum editae, familiarium scilicet libri XXIIII, variarum liber unicus…, I-III, Firenze 1859-63). Poté quindi dare alle stampe Lettere di F. Petrarca delle cose familiari libri ventiquattro…, I-IV, Firenze 1863-67, cui volle aggiungere le Lettere senili di F. Petrarca…, I-II, ibid. 1869-70 (ristampate a cura di G. Martellotti col titolo Le senili, Torino 1976).
Alle richieste di molti studiosi, specialmente stranieri (L. Geiger, G. Voigt), di arricchire la sua opera di un più ricco apparato di note storiche e di documenti chiarificatori, egli si pose subito al lavoro, ma purtroppo tale parte del lavoro rimase inedita per il rifiuto dell'editore Le Monnier, e anche una trattativa coll'editore torinese P. Marietti non ebbe seguito. Le ricerche del F. ebbero larga eco, come testimoniano innumerevoli lettere di letterati e studiosi italiani e stranieri con i quali egli fu in corrispondenza.
La pubblicazione, da lui non autorizzata di trentotto epistole erudite a T. Vallauri (Lettere d'illustri scrittori a T. Vallauri, pubblicate a cura di O. Berrini, Torino 1880, pp. 13-80), gli causò gravi imbarazzi per alcuni giudizi ivi espressi sui metodi d'insegnamento in Italia e sul latinista D. Vitrioli.
Il F. morì a Fermo il 10 nov. 1883. Nel 1838 aveva sposato Ernestina dei conti Piccolomini della Triana, di Siena, che gli diede due figli, Camillo e Giovanni.
Dei molti manoscritti inediti del F. i più interessanti sono alcune traduzioni, come quella di una parte del Childe Harold's pilgrimage e della Profezia di Dante di G. Byron, delle Favole di G.E. Lessing, della I satira di Orazio e della XV di Giovenale in terza rima, e delle Lettere poetiche del Petrarca in versi sciolti. Nel 1890, a Fermo, C. Antona Traversi e F. Raffaelli pubblicarono il suo In epistolas Francisci Petrarcae de rebus familiaribus et variis adnotationes…, opus postremum.
Fonti e Bibl.: Fermo, Biblioteca comunale, Carte Fracassetti; Bassano del Grappa, Biblioteca civica, ms. IV-65 (lettera da Fermo, 14 luglio 1877); Roma, Bibl. naz., Autografi, A-64-25 (11 lettere a S. Betti dal 1827 al 1863); R. De Minicis, All'avv. G. F. di Fermo nel dì delle sue nozze con E. Piccolomini senese, Fermo 1838; G. F., in Il Piceno, 20 luglio e 10 ag. 1872; Omaggio di Pavia a F. Petrarca, aprile-maggio 1875, Pavia 1875, passim; G. Montanari, Epistolario…, III, Bologna 1876, pp. 1-49; A. De Gubernatis, Dizionario biogr. degli scrittori contemporanei, I, Firenze 1879, p. 461; L'Appennino, serie scientifico-letteraria, 8 giugno 1880; F. Raffaelli, Onoranze funebri all'avv. cav. comm. G. F.… con aggiunta bibliografica e notizie varie…, Fermo 1883 (alle pp. 33-80 minuzioso catalogo degli scritti editi e inediti); Id., Il mausoleo del comm. G. F., lettera descrittiva, Recanati 1886; A.G. Curi Colvanni, G. F., ricordi biografici, Fermo 1898; G. Leti, Fermo e il card. F. De Angelis: pagine di storia politica, Roma 1902, pp. 10 s. e note; R. Micheletti, G. F.…, in Studi marchigiani, I-II (1905-06), pp. 373-377; R. Felsi, G. F.…, Fermo s.d. [1913].