FORCHIELLI, Giuseppe
Nato a Roma da Alfonso e da Ersilia Belli il 30 apr. 1885, fu impiegato nell'amministrazione provinciale delle imposte dirette di Roma e vice agente delle imposte di Grosseto negli anni 1907-1908 e successivamente impiegato negli economati dei benefizi vacanti. Studiava frattanto diritto conseguendo la laurea in giurisprudenza il 19 nov. 1911.
Lasciò l'impiego soltanto nel 1918, ma già nel 1912 aveva ottenuto una borsa di perfezionamento da parte del Sodalizio dei Piceni a Roma, e un assegno di perfezionamento dal ministero della Pubblica Istruzione. Dal 1918 fu supplente di materie giuridiche negli istituti tecnici di Fossombrone, Urbino e di Pesaro, fino al 1920, anno in cui divenne professore di ruolo.
La professione di insegnante nelle scuole medie fu mantenuta dal F. fino al 1931 e, dopo il conseguimento di una seconda laurea in lettere, dal 10 sett. 1919 insegnò anche materie letterarie negli istituti magistrali. Il 30 aprile dello stesso anno si sposò a Fossombrone con Antonietta Oliva, appartenente a una famiglia di possidenti di Serrungarina, dalla quale ebbe cinque figli.
Negli anni 1916-1917 interruppe l'insegnamento perché richiamato alle armi. Nel dopoguerra si iscrisse al Partito nazionale fascista (1923) e nel 1924 ebbe l'incarico di diritto ecclesiastico all'università di Urbino.
Nel 1929 ottenne la libera docenza e nel 1931 vinse il concorso per professore straordinario di diritto ecclesiastico all'università di Cagliari. Nel 1935 divenne ordinario della stessa materia all'università di Macerata.
In quegli anni pubblicò numerose opere: Il beneficium competentiae degli ecclesiastici nella storia del diritto e nel Concordato italiano vigente (in Riv. di storia del diritto italiano, IV [1931], pp. 150-154); La pieve rurale. Ricerche sulla storia della costituzione della Chiesa in Italia e particolarmente nel Veronese (Verona 1931; 2 ed. Bologna 1938); Mussolini e la religione (Tolentino 1934).
Questo lavoro fu uno sviluppo della prolusione al corso di diritto ecclesiastico all'università di Macerata tenuta il 12 genn. 1933 con il titolo Lo Stato fascista, la Chiesa cattolica e il nuovo diritto ecclesiastico. Con esso egli passò in rassegna la letteratura preconcordataria e sostenne la tesi che il filocattolicismo del regime fascista fosse un derivato dei precedente nazionalismo: la difesa della religione cattolica assumendo i significati più generali di tutela della civiltà italiana e dei legami tra la tradizione latina, quella cattolica e quella italiana. Riprese poi questi temi nella sua Teoria del diritto ecclesiastico concordatario (in Studi in onore di F. Scaduto, I, Firenze 1936, pp. 389-418) in cui sostenne la tesi che il regime concordatario veniva a costituire un ordinamento autonomo nei confronti di quelli rispettivi dello Stato e della Chiesa che ne erano esclusivi soggetti.
Con lo studio Il diritto patrimoniale della Chiesa (Padova 1935), che gli valse la vittoria al concorso per ordinario in diritto ecclesiastico nell'università di Macerata, si occupò di un settore del diritto della Chiesa che era stato fino ad allora trascurato dagli ecclesiasticisti in favore del diritto matrimoniale. In esso tenne in giusto equilibrio i principi informaton tanto del diritto dello Stato che di quello della Chiesa, cosicché lo studio del dato normativo positivo risultava frutto dell'interpretazione alla stregua degli strumenti propri dei rispettivi ordinamenti.
L'opera prese spunto da un suggerimento di A.C. Jernolo e quello che fu all'inizio concepito come un articolo divenne invece un libro voluminoso che affrontava la problematica dei rapporti tra le vecchie esperienze del diritto della Chiesa e le nuove esperienze legislative, e che, sulla base della teoria giuridica pura, e non della ricerca empirica, delineava i caratteri di un sistema interpretativo elaborato sulla base dello studio delle personae, delle res e delle actiones che fosse idoneo ad abbracciare entrambe le sfere giuridiche.
Egli dedicò la seconda parte dell'opera a La teoria della proprietà sulle cose sacre e dei rapporti di diritto privato degli enti ecclesiastici, settore di maggiore interferenza tra il diritto dello Stato e il diritto della Chiesa. In quelle pagine il F. limitò i tratti distintivi tra i beni privati e i beni ecclesiastici al solo requisito pubblicistico dell'indisponibilità per questi ultimi, limitato, peraltro, nella sua portata, dalla generica applicabilità di strumenti possessori o petitori di difesa di natura prettamente civilistica.
Nell'ottobre del 1937il F. ottenne il trasferimento all'università di Bologna. Nel 1939pubblicò il saggio Il regime dei beni ecclesiastici nel vigente diritto italiano (in Chiesa e Stato. Studi storici e giuridici per il decennale della conciliazione tra la Santa Sede e l'Italia, II, Milano, pp. 195-220), concludendo su due rilievi, uno giuridico e l'altro politico ed economico: il primo rispecchiante l'esigenza di giungere ad una chiara determinazione legislativa della condizione giuridica delle cose sacre; l'altro rappresentato dalla risoluzione del problema del miglioramento dei beni rustici degli enti ecclesiastici, connesso alle questioni della configurabilità di un diritto al rimborso spettante agli enti per le migliorie effettuate e della fissazione, nel caso esso debba ammettersi, della sua disciplina giuridica.
Ad esso seguirono Il concetto di pubblico e privato nel diritto canonico. Appunti di storia e di critica della sistematica (in Studi in onore di C. Calisse, II, ibid. 1940, pp. 483-556) e La giuridicità del diritto canonico al vaglio della dottrina contemporanea (in Studi per V. del Giudice, ibid. 1952, pp. 469-532).
Nel 1953fondò gli Studia gratiana, contribuendo alla ricerca sul Decretum Gratiani e sulla canonistica bolognese del Medioevo, adoperandosi altresì per l'organizzazione di un congresso intemazionale per l'ottavo centenario del Decretum.
Nel settembre del 1954partecipò ad Amburgo ai lavori del X Deutscher Rechtshistorikertag. L'anno seguente fu collocato fuori ruolo e il 6marzo 1962gli fu conferito il titolo di professore emerito.
Il F. morì a Bologna il 29ott. 1969.
Tra le sue ultime opere va ricordato il saggio Bartolo canonista? (in Bartolo da Sassoferrato, studi e documenti per il VI centenario, II, Milano 1962, pp. 235-250). Lo studio affronta l'attività di Bartolo nell'indagine delle relazioni tra diritto romano e diritto canonico, per esempio sulla questione della sussistenza del requisito della buona fede per la prescrizione: per tutta la durata del possesso secondo il diritto canonico oppure soltanto al momento dell'acquisto per il diritto romano. Ma lo scritto affronta anche temi non propriamente tecnici, ponendo in rilievo il contegno di Bartolo riguardo alla questione dei rapporti tra la Chiesa e l'Impero; e inoltre la questione della dubbia attribuzione a Bartolo dell'opera Tractatus quaestionis ventilatae coram domino nostro Iesu Christo, inter Urginem Maria ex una parte et diabuluni ex alia pane e la ricostruzione delle origini delle copie esistenti dell'opera De praestantia doctorum del Diplovataccio, primo biografo di Bartolo.
Fonti e Bibl.: F.P. Gabrieli, F. G., in Novissimo Digesto ital., VII, Torino 1957, p. 533, s. v.; Chi è? Diz. biogr. degli Italiani d'oggi 1961, Roma 1961, p. 287; Lessico univ. ital., VIII, p. 134.