FILIASI, Giuseppe
Nacque a Napoli nel 1872, da Luigi Giacomo, di nobile famiglia napoletana, e da Maria Milano Franco. Primo di nove fratelli, condusse vita molto ritirata: le poche fonti pervenute accennano a motivi di salute che, nonostante fosse avviato agli studi classici, lo costrinsero.a lasciare ben presto l'università, e a continuare ad approfondire da autodidatta quegli studi scientifici e filosofici che lo appassionarono per tutta la vita.
Cattolico sincero, sebbene non sempre apprezzato dal cattolicesimo ufficiale, il F. tentò nella sua opera fondamentale, gli Appunti di fisica e metafisica, di armonizzare in un'ampia sintesi i risultati della scienza moderna, i principi della teologia e il pensiero filosofico. L'opera, incompiuta, fu data alle stampe, in tre momenti successivi a Napoli: il primo volume apparve nel 1913, il secondo nel 1917, infine il terzo nel 1926.
Il F. stesso, nelle Avvertenze e Prefazioni che antepose ai tre volumi, denunciò le difficoltà di ordine diverso che aveva incontrato nel dare alla sua opera sviluppo sistematico e carattere unitario; solo gradualmente, infatti, si era reso conto della vastità del disegno, così da dover ripiegare sulla pubblicazione provvisoria di un primo volume, Le intuizioni, che riguardava la sola prima parte dell'opera, cui sarebbe dovuta seguire, in un momento successivo, la seconda parte, Le sensazioni. Inoltre il F., ansioso di sottoporre il lavoro al giudizio della critica, si accontentò di una versione incompleta: il primo volume fu dato alle stampe privo degli ultimi due fondamentali capitoli (VIII e IX), in cui l'autore, svolti i principî filosofici che dovevano armonizzare la sua concezione teistico-dualistica con le sue teorie fisiche (cap. VIII), avrebbe dovuto "trattare della Natura e della Divinità e però dei rapporti fra Dio e il Mondo e quindi sviluppare la parte più specialmente metafisica" (Avvertenza, 1913, p. XXI). Tuttavia l'opera passò quasi completamente sotto silenzio, se si eccettuano due recensioni, una di G. Gentile sulla Critica del 1916;l'altra, apparsa anonima, su Civiltà cattolica il 1º luglio 1916(cfr. Prefazione al secondo volume). Per quanto riguarda la pubblicazione, sempre provvisoria ed incompiuta, degli altri due volumi, l'autore accenna a motivi di salute ed anche a difficoltà economiche.
Il F. pose alla base del suo pensiero la filosofia scolastica, cercando di armonizzarla con le più recenti conquiste del pensiero scientifico e filosofico; tale apertura alle problematiche scientifiche e alle suggestioni della filosofia contemporanea lo spinse verso un certo relativismo e pragmatismo, che provocarono le critiche del pensiero ortodosso più intransigente. Ma il F. non venne mai meno a una delle istanze fondamentali del suo pensiero: dimostrare la convergenza tra gli scopi della scienza e della filosofia per giungere, attraverso la coordinazione dei fenomeni, alla semplificazione e all'unificazione dei principi; pertanto affermò il valore relativo delle teorie scientifiche, quali "...espedienti metodici per la sintesi e la coordinazione dei fenomeni" (Appunti di fisica e metafisica, I, p. 4).
A questo relativismo metodologico nell'ambito scientifico doveva corrispondere la più ampia libertà nell'indagine filosofica: "Il dogmatismo si può ammettere, dai credenti, nella Religione, ... in Filosofia si può conciliare la ricerca spassionata e sincera del vero con l'indagine libera e spesso anche ardita" (ibid., Prefaz., II, p.XXI).
L'intero processo conoscitivo è per il F. un processo evolutivo, che attraverso tre fasi - intuitiva, analitica, sintetica - percorre il cammino che va dal reale all'ideale, giungendo a risultati che, pur non potendo, a causa della nostra natura limitata, essere esaustivi, porteranno, nella conoscenza dell'universo, a leggi unificanti e supreme.
A fondamento di questa concezione vi è un postulato dualistico tra l'autonomia dell'ente infinito e increato e l'eteronomia dell'ente finito e creato; dualismo quindi tra mondo fisico e mondo morale, tra materia e spirito, tra natura e divinità. Il F. intese così contrapporsi decisamente al monismo imperante nella cultura della sua epoca, sia come idealismo sia come materialismo, definendo il suo sistema come uno spiritualismo dualista e trascendentista.
In questo dualismo si inserisce un movimento dialettico di tipo triadico che pone tra l'essere e il non-essere (tesi e antitesi), la creazione, momento della sintesi, attraverso la quale l'esistenza promana dall'essere supremo e assoluto. Il F. tentò così di superare ogni forma di soggettivismo, che, negando l'essere, categoria fondamentale in cui tutte le altre convergono, nega la filosofia in quanto investigazione sull'essere.
All'origine del cosmo vi è dunque l'antinomia tra essere e non-essere che si compone nella creazione, cioè non nella mente umana ma nella mente divina; l'universo è l'espressione di un processo ideale che si concreta e condensa nel reale, mentre la mente umana, come è stato sopra accennato, va dal reale all'ideale.
Il F. pensò che l'opposizione tra idealismo e realismo potesse risolversi nel ciclo di continuità fra l'ideale e il reale, in cui invece che come termini opposti questi apparissero come manifestazioni incomplete dell'essere assoluto che potessero concorrere insieme a formare una unica, integrale nozione dell'universo.
La cosmologia del F. parte da principî dinamico-pluralisti: il reale è formato da monadi, o punti vibranti, entità elementari ontologicamente discontinue in quanto provenienti dal non essere ma elevate all'essere dalla creazione divina, enti esistenziali, quindi, fisici ma non materiali. Fra questi elementi primordiali si può, per il F., concepire un avvicinamento o un allontanamento reciproco; essi producono forze di tipo elettromagnetico, cariche positive e negative, che metafisicamente vengono espresse dall'alternanza di essere e non essere. Da questa discontinuità ontologica ha origine il "continuo" fisico del "sostrato cosmico", in cui l'azione scambievole dei punti fisici si manifesta come condensazione o rarefazione, come "un'elasticità fondamentale del sostrato cosmico; la quale.... metafisicamente ... fa capo al nostro principio della discontinuità ontologica" (Massa, densità e volume in ordine ai principi metafisici e alle recenti scoperte scientifiche, Napoli 1921, p. 110).
Tale sostrato cosmico, che il F. fece coincidere con la "materia prima" degli scolastici, non può essere concepito come immoto, ché altrimenti non potrebbe aver luogo alcuna differenziazione; le monadi nel loro complesso sono animate da un moto incessante, primario ed originale che sembra implicare già in atto una prima differenziazione. Rifacendosi alle più attuali teorie della fisica sui fenomeni elettromagnetici e sulla radioattività, il F. concluse per una convergenza tra i recenti risultati della fisica e le concezioni peripatetiche e scolastiche.
Il F. pensò che la chiave di volta del suo sistema consistesse nell'avere identificato sul piano esistenziale, nella vita cosmica attuata, essere e divenire, senza però giungere al panteismo o all'immanentismo inevitabile nel sistemi idealisti. Il principio di discontinuità ontologica permise, inoltre, al F. di teorizzare una evoluzione necessaria dell'io empirico, che costituisce, nell'ambito del pensiero cattolico, uno degli aspetti più originali e innovativi del suo pensiero.
Il F. pubblicò altre due brevi opere monografiche, che, pur trattando in modo più specifico argomenti scientifici, dovevano, tuttavia, essere considerate parti integranti del suo lavoro principale. La prima di queste "note preliminari" (L'inerzia, il principio di causalità e il dogma della creazione, Napoli 1915) nega che l'inerzia possa essere considerata una forza, rifacendosi soprattutto alle teorie cosmologiche sviluppate nel primo volume degli Appunti. L'altra (Massa, densità e volume...,cit.), che anticipa di alcuni anni la pubblicazione dell'ultimo volume degli Appunti, preconizza la fondazione di una nuova Meccanica generale, i cuirisultati, concordi con le teorie filosofiche, convergeranno verso una interpretazione metafisica dell'universo.
Il F. morì a Napoli il 2 sett. 1935.
Fonti e Bibl.: Necr. in Il Mattino, 4 sett. 1935; G. Gentile (rec. agli Appunti di fisica e metafisica, I; a Le intuizioni e a L'inerzia, il principio di causalità..., in La Critica, XIV (1916), pp. 61-64;rec. agli Appunti..., in La Civiltà catt., 10 luglio 1916, pp. 95 ss.);L. D'Atena, G. F., in Riv. di psicologia, XII (1916), pp.157 ss.; R. Bizzarri, Fisica e metafisica. Al professor G. F., in Rass. nazionale, XLVIII (1925), pp. 3-25; R. Pavese, G. F., in Sophia, IV (1936), pp. 401-405; M. F. Sciacca, in Il secolo XX, Milano 1947, pp. 292- 297; G. Morra, in Encicl. filosofica, II,Firenze 1957, p. 385.