FERRANTI, Giuseppe
Nacque a Piacenza il 29 giugno 1888 da Gaetano e da Maria Teresa Montanarini.
La vita e l'opera di questo compositore restano in gran parte sconosciute. Molto poco si conosce dell'uomo, a causa della sua natura schiva e riservata, mentre la sua musica attende ancora di essere riscoperta o almeno un doveroso tributo di notorietà e stima che l'artista non seppe e non volle cogliere in vita.
Compì gli studi musicali privatamente a Milano (si ignora con quali insegnanti), ove poi definitivamente fissò la propria residenza nel 1910, dando regolarmente lezioni di composizione e canto. A Parigi, nel febbraio del 1914, vennero eseguite sue composizioni cameristiche insieme con musiche di A. Casella, G. F. Malipiero e I. Pizzetti, sotto gli auspici della Société musicale indépendante che si prestò a far conoscere i protagonisti della giovane scuola italiana. Questo avveniva in un periodo di intensissima attività concertistica della Société, la quale proponeva continuamente al pubblico le opere degli artisti più rappresentativi del momento (C. Debussy, M. Ravel, A. Schoenberg e I. Stravinskij). Presto però il F. si chiuse in appartato isolamento, pur continuando a comporre musica di tutti i generi. Fece tuttavia numerosi viaggi sia in Europa sia in Africa, visitò l'Egitto e arrivò fino a Cartagine, dove si documentò sui luoghi di ambientazione della sua opera più ambiziosa: la gigantesca Salammbô (tratta dall'omonimo romanzo di G. Flaubert). Ritornato in patria, pressoché dei tutto isolato - per vivere dava lezioni di canto - continuò a comporre, tenendosi lontano dagli avvenimenti culturali e politici del suo tempo e anzi distinguendosi sempre per il suo atteggiamento anticonformistico.
Pur senza essere un eccentrico il F. non seppe mai conquistarsi i favori di quegli ambienti culturali e sociali che avrebbero potuto aiutarlo a trovare la via dei successo; anzi fu egli stesso a ripudiare queste forme di compromesso e, per contro, "s'immerse in una sorta di contemplativa dedizione sacerdotale, da mistico asceta laico, verso una musica intesa come missione esclusiva ed assoluta" (F. Bussi, in Storia di Piacenza).
Morì a Piacenza il 17 maggio 1937, ricordato solamente da un laconico e impreciso comunicato, pubblicato dalle maggiori riviste musicali italiane.
La produzione artistica dei F. è notevole: essa consta di ben novantatré numeri e comprende opere di musica strumentale, vocale e operistica. Le sue opere teatrali, tutte su libretto proprio, non hanno avuto la fortuna di essere rappresentate; soltanto Salammbô si sarebbe dovuta realizzare alla Scala, per diretto ed esplicito interessamento di A. Toscanini, ma anche questa subì misteriosamente la sorte delle altre e fu dimenticata. Nel campo della musica vocale da camera appare evidente una maggiore fortuna, tanto che la sua lirica per canto e pianoforte Le chant de la pluie ottenne un sincero apprezzamento da parte di Debussy ("si délicieusement musicale" [Storia di Piacenza, V, p. 776]) al quale il F. aveva inviato la musica; Debussy scrisse al giovane artista piacentino una lettera, datata 20marzo 1910, per lodarlo con queste parole: "Vous êtes sûrement un artiste" (ibid., V, p. 776 nota). Solo una volta, dopo la sua morte, si eseguirono sue musiche da camera; il concerto ebbe luogo nel teatro Municipale di Piacenza il 3 maggio del 1940con la partecipazione di Carlo Vidusso al pianoforte.
Sebbene per obiettivi dati anagrafici il F. appartenga alla generazione dell'80 (Casella, Malipiero e Pizzetti) tuttavia egli si trovò, nonostante il felice esordio parigino, ai margini dell'attività culturale del suo tempo e non partecipò direttamente alla rinascita delle forme musicali italiane, dal gregoriano al Settecento, propugnata dalla maggioranza della cultura ufficiale; al contrario egli tentò una continuazione del romanticismo europeo, riallacciandosi, almeno per l'opera, alle figure di G. Verdi e G. Puccini, di A. Catalani e P. Mascagni. Ma, per naturale inclinazione e per sincera vocazione estetica, il F. predilesse, sopra tutte le altre, la cultura letteraria e musicale francese: le sue manifeste simpatie andavano, nella poesia, da Ch. Baudelaire e J.-A. Rimbaud fino a Blaise Cendrars, di cui musicò i Chants nègres, e nella musica si indirizzavano verso F. Chopin, H. Berlioz, Ch. Gounod, Debussy e oltre fino al "groupe des six", ma toccavano anche la grande musica settecentesca, primo fra tutti J.-Ph. Rameau. Tuttavia, dal genere di composizioni, si può considerare la produzione artistica del F. ancora legata al tardo romanticismo. Le sue sei opere - quasi tutte inedite - possono collocarsi nell'ambito della cultura italiana della fine del XIX secolo, sulla stessa scia di quelle di Catalani, Mascagni, A. Boito e U. Giordano; opere dove vengono trattati e talvolta confusi storia, esotismo, misticismo e miti greco-orientali; esse sono: Alastor (1907); Bersabea (1922); Salammbô (1923); Chitra (1926); Athena Parthenos (1935);l'incompiuta Nerone (1936), tutte non rappresentate. Le sue musiche per orchestra annoverano una Ouverture da concerto in si bem. magg. (1910) e un altro pezzo (incompiuto) in re maggiore. Piùnumerose e forse piùinteressanti le musiche cameristiche: Allegro appassionato per violino e pianoforte (1911); quattro quartetti in mi min., 1916;in fadiesis min., famin., lamin., 1925 (trascritti anche per orchestra); Trio con pianoforte; tre sonate per violino e pianoforte (1933). Musica pianistica: Berceuse (1908); Mattino in porto, poema per uno o due pianoforti (1914);due temi con variazioni (1921-22);ventiquattro preludi e fughe in tutti i toni maggiori e minori (1930-33) (in parte trascritti per orchestra e per quartetto d'archi); cinque sonate (1932);quattro piccole suites (due serie di undici e dodici pezzi); il valzer per pianoforte Létoile d'Orient (Milano s.d.). Quasi cento liriche per canto e pianoforte su testi italiani, francesi (i 4 Chants nègres su testo di Cendrars, Trois piècescondamnées su poesie di Baudelaire e altre 14 su testi ancora di Baudelaire, Rimbaud, R. Pillet ecc.); Cinque canti (R. Tagore); altre composizioni vocali: sette fughe a 3 e 4 voci su temi di Th. Dubois, Gounod, B. Marcello, A. Thomas e C. M. Weber. Il F. aveva inoltre curato una revisione di trenta sonate di D. Scarlatti per pianoforte (Milano 1919).
Una parte della critica odierna si è in qualche modo accorta della problematica figura del F.: tra gli altri, si sono mostrati attenti a questo artista negletto A. Toni, F. Abbiati e, in ultimo, F. Bussi, distintosi per una vivace e convinta opera di riscoperta dell'opera e della personalità del Ferranti.
Fonti e Bibl.: Necrologi in Musica d'oggi, XIX (1937), 6, p. 239; Riv. mus. ital., XLI (1937), 45, p. 544; La Rass. musicale, X (1937), 7-8, p. 287; F. Bussi, G. F., in Storia di Piacenza, V, L'Ottocento: i musicisti, Piacenza 1980, pp. 766 s., 776; Id., F. G., in Nuovo Diz. biogr. piacentino, Piacenza 1987, sub voce;Id., F. G., in Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, II, p. 739.