FALEZZA, Giuseppe (fra' Giuseppe carmelitano)
Sono poche le notizie certe su questo pittore attivo a Verona agli inizi del sec. XVIII, oggetto di varie confusioni (in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 228, risulta attivo verso il 1850).
Gli atti anagrafici, pubblicati dal Dal Forno (1980-1981), ne fissano la morte (avvenuta a 89 o 90 anni, a seconda dei documenti) a Verona nella parrocchia di S. Tommaso Cantuariense, al 19 nov. 1748, e lo indicano quale frate carmelitano, dell'Ordine cioè che allora reggeva la chiesa di S. Tommaso: da tali atti se ne dedurrebbe la nascita verso il 1658-1659.
L'anagrafe di S. Stefano del 1692, tuttavia, segnala un certo Gregorio Falezza, trentatreenne, "lavorente" del muraro Domenico Muttoni, e suo figlio Giuseppe di 10 anni (Guzzo, 1990-91); di per sé non sarebbe impossibile che si trattasse sempre del pittore, perché, anche togliendo al F. 23-24 anni, all'epoca del decesso egli ne avrebbe comunque avuti quasi settanta, un'età cioè sufficiente per dare l'impressione di "vecchiaia", causa naturale del suo decesso stando all'atto comunale. È ricordato dal Federici (1818) e dallo Zannandreis (1891) quale "prete di casa Allegri", con riferimento ad una nobile famiglia veronese sua committente, specializzato "nel genere di dipingere cose naturali", quali "uccellami, quadrupedi e pesci morti". L'indicazione dell'esatta professione religiosa del F. è utile anche per rendere ragione della confusione dello Zannandreis (1891), che erroneamente scinde in due una sola personalità, "don Giuseppe Falezza", appunto il generista "prete di casa Allegri", e un certo fra' Giuseppe, carmelitano, pittore di figura attivo nella chiesa di S. Tommaso (Guzzo, 1990).
Nella chiesa di S. Tommaso, nel 1720, il Lanceni gli attribuisce le ante dei due organi (nell'Ottocento soltanto quelle di uno erano superstiti e raffiguravano Angeliche suonano per il Dalla Rosa, 1803-1804, e Davide che suona l'arpa ... per lo Zannandreis, 1891), mentre nel 1733 sempre il Lanceni ricorda altre quattro tele sotto gli organi stessi, evidentemente eseguite dopo il 1720: Natività, Adorazione dei magi, Fuga verso l'Egitto e Arrivo in Egitto. Perdute tutte queste opere, la fisionomia artistica del F. resta legata agli affreschi e alle tele tradizionalmente attribuitigli ed esistenti nella villa Allegri, oggi Arvedi, a Grezzana (od. prov. di Verona), effettivamente legati alle tematiche e ai generi in cui l'artista era, stando alle fonti, specializzato.
Si tratta degli affreschi di una stanza della torretta destra (Viviani, 1975), dove, tra quadrature ed inserti paesaggistici, il pittore esibisce la sua abilità nel dipingere verzure ed uccelli, nonché di sette tele raffiguranti Nature morte, arricchite dalla presenza di tendaggi, elementi architettonici e squarci di paesaggio: due di frutta e verdura; una di crostacei, molluschi e ortaggi di fronte ad una fontana monumentale con un putto scolpito; una di frutta; due di pesci; una di putti tra canestri di fiori.
Non conoscendo l'esistenza di un "fra' Giuseppe" pittore di soggetti figurati, il Dal Forno (1980-81) ha creduto di dover scindere in questa produzione tra quadrature, nature morte e paesaggi, tutti opera del F., ed inserti di figura, attribuendo questi ultimi a Sante Prunati (Verona, 1656-1728), attivo in altre stanze della villa. Ma l'errata attribuzione al Prunati delle Scene di vita campestre affrescate nel fregio di una stanza (ill. in Gli affreschi nelle ville venete dal Seicento all'Ottocento, Milano 1978, figg. 385 s.) ed attribuibili invece al F. (Guzzo, 1990), anche per l'identità tra questo soffitto e quello nella torretta, chiarisce invece la responsabilità del F. per quanto riguarda le modeste parti figurate. Entrambi i soffitti presentano vere travi lignee sulle quali, e tra le quali, fingono di inerpicarsi le verzure dipinte nate dalle pareti sottostanti. Resta semmai da chiedersi se le notevoli quadrature di gusto bibienesco sulle pareti della stanza della torretta non siano invece opera di un pittore specializzato e se questi non sia lo stesso attivo, poco prima del 1720, nel salone della villa a riquadrare gli affreschi di Louis Dorigny e che talora è stato identificato con Francesco Galli Bibiena.
In quanto alle tele, in una sala di palazzo Serpini-Salvetti-Dai Prè in via Arcidiacono Pacifico, a Verona, esistono, adattati entro stucchi del tardo Settecento, altri otto dipinti raffiguranti Nature morte, almeno in parte attribuibili al F. e comunque vicini ai suoi modi. In questi, e nelle tele di villa Allegri, i tagli compositivi, di impianto tardo-barocco, e le tipologie floreali mostrano una chiara dipendenza dai modi del parmigiano Felice Bigi (Felice dei Fiori), a lungo attivo a Verona, dove lasciò una serie di seguaci ed imitatori.
Fonti e Bibl.: G. B. Lanceni, Ricreazione pittorica o sia Notizia universale delle pitture nelle chiese, e luoghi pubblici, della città, e diocese di Verona, Verona 1720, p. 235; Id., Continuazione e notizia delle pitture dall'anno 1719, fino all'anno 1733 di nuovo poste nelle chiese di Verona, e sua diocese, Verona 1733, pp. 39 s.; Verona, Biblioteca civica, ms. 1008: S. Dalla Rosa, Catastico delle pitture e delle scolture esistenti nelle chiese e luoghi pubblici situati in Verona [1803-1804], c. 196; L. Federici, Elogi istorici de' più illustri ecclesiastici veronesi, II, Verona 1818, p. 83; D. Zannandreis, Le vite dei pittori scultori e architetti veronesi, a cura di G. Biadego, Verona 1891, pp. 335, 371; G.F. Viviani, La villa nel Veronese, Verona 1975, p. 475; F. Dal Forno, Fra' G. F. pittore di nature vive e morte (1658 c.-1748), in Atti e mem. della Acc. di agric., scienze e lett. di Verona, s. 6, XXXII (1980-1981), pp.99-111; E.M. Guzzo, Pitture, sculture e stucchi del Sei e Settecento, in Villa Carlotti a Caprino, a cura di P. Brugnoli, Verona 1990, p. 235; Id., Documenti per la storia dell'arte a Verona in epoca barocca, in Atti e mem. della Acc. di agric. scienze e lettere di Verona, s. 6, XLII (1990-91), p. 259.