FABIANI, Giuseppe
Nacque a Siena nel 1720 da Alessandro e da Teresa Nenci.
Scarse sono le notizie sulla sua vita. Ciò dipende forse in gran parte dalla quasi costante abitudine del F. di nascondere le sue opere dietro l'anonimato, pseudonimi accademici, o addirittura nomi di altri autori, sicché la sua figura si defila fino a divenire evanescente.
Compì i suoi studi nella città natale presso i gesuiti, dimostrando buone qualità. Da quei padri apprese le basi del greco antico, che perfezionò poi da solo sino a divenire un buon traduttore. Le fonti affermano che egli "abbracciò lo stato ecclesiastico", ma probabilmente solo fino agli ordini minori, perché, salvo rarissimi casi in cui viene qualificato sacerdote, quasi sempre viene definito semplicemente abate.
Entrato a far parte dell'Accademia dei Rozzi col nome di Secondante, fu molto attivo, interessandosi specialmente delle origini e della storia dell'istituzione (e delle altre accademie senesi, specialmente quella degli Intronati e quella dei Fisiocritici), al punto da diventarne archivista e curatore delle memorie.
Già con le prime pubblicazioni, nel 1751 e 1754, il problema dell'attribuzione delle sue opere si presenta in forma alquanto complessa: , ᾿Αριστοϕάνους Πλουτος, Il Pluto di Aristofane, comedia prima greco-italiana in versi con sue annotazioni, opera del Sig. G. B. Terucci... illustrata e pubblicata dall'abate G. Fabiani, Firenze 1751 (recensita nelle Novelle letterarie..., XII [1751], 39, coll. 609 s.), e ᾿Αριστάτοϕανους Νεϕέλαι Firenze 1754 (recensita ibid., XV [1754], 28, coll. 433 ss.).
Sembrerebbe da questi frontespizi che la traduzione fosse dal F. attribuita completamente al gentiluomo senese G.B. Terucci, professore nell'università di Siena, anche se nella prefazione a Le nuvole (p. 8) il F. dichiara di essere intervenuto su molti passi, ma solo per eliminare oscenità: "... è convenuto correggere molte espressioni usate dal traduttore (conforme si è fatto anche nel Pluto) le quali ... riuscivano alquanto libere".
Queste traduzioni furono senz'altro attribuite sia dal De Angelis sia dall'Inghirami al F. (eliminando il nome del Terucci), mentre poi in successive edizioni di quella stessa traduzione de Le nuvole (in Aristofane, Menandro, Callimaco ed Epigrammi, Venezia 1795, in Aristofane e Menandro, ibid. 1841, e in Le nuvole, Le rane di Aristofane, Milano 1883) si fece solo il nome del Terucci. Una spiegazione di queste contraddizioni può essere fornita da un confronto dei manoscritti della Biblioteca comunale di Siena, dove sono conservate sia la versione del Terucci (autografo, ms. I.X.12) sia quella del F. (autografo, ms. A.IX.52-53), che permette di constatare come quella pubblicata dal F. sia opera del tutto originale e differisca sostanzialmente da quella del Terucci; tutt'al più è condotta "sulla guida" dell'altra, come annota il F. stesso nell'Avvertimento del manoscritto, cc. 6r-gr. Per un confronto critico fra alcuni dei passi più significativi dei due testi, cfr. Inventario dei manoscritti della Biblioteca comunale di Siena, a cura di G. Garosi, III, Scandicci 1986, pp. 63 s.
Questo è valido anche per le successive traduzioni da Aristofane del F., effettuate sempre in versi sdruccioli, ossia Le ranocchie e Gli uccelli, pubblicate a.Venezia (nessuna delle fonti bibliografiche fornisce la data esatta), mentre per quella de I cavalieri pare che la "guida" sia stata una versione francese, opera di J. Boivin. Si può comunque affermare che quest'edizione veneziana fu posteriore al 1763, perché vi si trova citata un'opera di G. L. Bianconi (Lettere sopra alcune particolarità della Baviera), pubblicata a Lucca in quell'anno.
Nell'opera successiva, Memoria sopra l'origine ed istituzione delle principali Accademie della città di Siena, dette degli Intronati, dei Rozzi e dei Fisiocritici (pubblicata nella Nuova Raccolta di opuscoli scientifici..., III [1757], pp. 1-104), il nome del F. non figura affatto pur trattandosi senza dubbio di un lavoro suo, come pure di sicura sua paternità sono le Osservazioni sulla dissertazione storico-critica della vera origine dello spedale di S. Maria della Scala di Siena scritta da Gio. Antonio Peri, raccolte e completate da un bottegaio sanese, stato già servente in detto spedale, Bassano [ma Siena] 1757, che ebbero una replica da G. A. Pecci con le Annotazioni storico-critiche sopra l'Osservazioni..., Siena 1758.
Ancor più complessa è la questione dell'attribuzione della Vita di Pietro Andrea Mattioli raccolta dalle sue opere da un Accademico Rozzo di Siena, uscita a Livorno nel 1758 nel tomo II delle Vite degli uomini illustri toscani, pp. 169 ss. (ristampata separatamente s.n.t. nel 1787, e ancora a Siena nel 1872 come La vita di P.A. Mattioli raccolta dalle sue opere da Giuseppe Fabiani e pubblicata con aggiunte e annotazioni per cura di L. Banchi), per la quale scesero in campo per due volte le Novelle letterarie del Lami.
La prima volta nel 1759 (XX, coll. 425-28 e 439 ss.) questi ne attribuì la paternità al F., "...al quale non può certo esser rinfacciato quello che ad altri giustamente si rimprovera, di pubblicare vite da altri composte sotto il proprio nome, e di farsi onore degli scritti che loro una goccia di sudore non costano"; la seconda volta nel 1767 (XXVIII, coll. 429 S.), in seguito alla pubblicazione di un Esame critico di un paragrafo della Vita di P. A. Mattioli..., scritto ad un amico di Siena da fra' Mitridato minore osservante laico della spezieria di Aracoeli di Roma, Napoli 1767, in cui si concludeva, in senso totalmente opposto, che "...tal Vita fu composta dal padre Gio. Nicola Bandiera Sanese, prete dell'Oratorio, con annotazioni scientifiche fornite da F. Calvi, professore di medicina"; il Lami, imbarazzato, si limitava a dichiarare che fra' Mitridato era un nome finto (si trattava del minore osservante senese Anichini), la data di Napoli era falsa (in realtà Roma) e sconosciuto il vero autore.
In realtà il F. risulta esser stato in rapporti col Bandiera, anch'egli accademico Rozzo col nome di Scartato, e nel ms. Z.T.II della citata biblioteca intitolato Bibliotheca Sanensis ... (appunti del Bandiera per una raccolta di biografie degli scrittori senesi) si trovano una introduzione ed alcune aggiunte di pugno del F., che fu considerato raccoglitore degli scritti e continuatore dell'opera di quello, come lo fu di G. Gigli, del cui Vocabolario cateriniano sembra abbia compilato aggiunte ed annotazioni, sostenendo quella "lingua senese" che i Rozzi avevano sempre cercato di conservare, contrapponendola alla fiorentina.
Nel 1759 il F. pubblicò a Siena una Vita di mons. Alessandro Piccolomini, arcivescovo di Patrasso..., e nel 1760 la prima edizione de Ilduomo di Siena descritto per comodo de' forestieri da Giacomo Pianigiani custode anziano del medesimo, di cui il Lami "ci discopre il vero autore" nelle Novelle letterarie del 1760 (XXI, coll. 369 s.).
Di quest'opera si conosce una seconda edizione (Siena 1761), con titolo leggermente mutato nella parte finale (… da Giacomo Pianigiani e Giacomo Provedi custodi del medesimo), e pare sia esistita anche una terza edizione. Nel 1763 a Firenze pubblicò, questa volta col suo nome soltanto, un Discorso di Senofonte sulle rendite di Atene e de' vari mezzi di accrescerle, di greco in italiano tradotto colle annotazioni dell'abate Giuseppe Fabiani; pure di quell'anno è una lettera datata 24 agosto al segretario dei Fisiocritici, inserita da F. Angellieri Alticozzi nella Risposta apologetica al libro dell'antico dominio del vescovo di Arezzo sopra Cortona, II, Livorno 1765, p. 27. Anche G. D. Mansi aveva incluso nella sua Stephani Baluzii Tutelensis Miscellanea ... (alle pp. 437 ss. del tomo III, Lucca 1762, e alle pp. 566 ss. del tomo IV, ibid. 1764) alcune erudite segnalazioni di antichi autori senesi inviate dal Fabiani. Seguirà una Descrizione generale della città di Siena, Lucca 1767, pubblicata anonima, alla stesura della quale "ebbe parte anche il Sig. Silvio Campioni", come annota D. Moreni.
Nel 1771, ancora a Siena, il F. pubblicò un in folio che rappresenta la sola sua incursione nel campo della pittura: Narrazione delle gesta di Enea Silvio Piccolomini, poi Pio II, rappresentate sulle pareti della libreria corale del duomo di Siena da Pinturicchio, con gli schizzi e cartoniRaffaello da Urbino in dieci quadri colle loro rispettive incisioni (anche di questo soggetto G. N. Bandiera aveva lasciato un abbozzo e documenti). Ulteriore frutto della sua attività di accademico e della sua conoscenza delle memorie e degli archivi dei Rozzi fu il più interessante e originale dei suoi lavori, una Storia dell'Accademia de' Rozzi estratta da manoscritti della stessa dall'Accademico Secondante [il F.] e pubblicata dall'Acceso, Siena 1775, in cui il F. amplia e completa quanto aveva pubblicato nel 1757 e ("... used the documents uncovered by his predecessors for a somewhat more judicious account of the Intronati and the Rozzi" (E.W. Cochrane, p. 43). Infine, l'ultima opera edita che si conosca è una Descrizione dell'Evangeliario greco esistente nel cassone delle reliquie dello spedale di S. Maria della Scala di Siena, inserita nella Descrizione delle reliquie..., stampata a Siena nel 1780.
Per gli anni successivi non si sa più nulla di questo "...scrittore modesto ma diligente, ... ed erudito assai nell'istoria e letteratura della sua patria" (L. Banchi, cit., p. VII). Anche la data della morte è vaga: la maggior parte delle fonti la colloca a Siena nel 1807, all'età di 87 anni, ma alcune propongono il 1805.
Delle opere manoscritte segnalate dai repertori (la traduzione degli Avvertimenti di Plutarco per regolare uno Stato e quella di Della Repubblica di Sparta, e di Atene di Senofonte) non si ha traccia. Tuttavia presso la Biblioteca comunale di Siena ne esistono molti altri, oggi inventariati, tra i quali si segnalano: Vita del card. F. Mignanelli, copia di mano di G.A. Pecci (ms. A.III.5); Memorie dell'origine e fondazione dei monasteri di Siena (ms. A.IX.56, cc. 217r-222v); Spogli dell'archivio Cervini relativi a papa Marcello II e al card. Bellarmino (ms. A.IX-57, cc. 20r-62v); Lettere del card. Bellannini copiate dall'originali che si conservano nella libreria di mons. arcivescovo Cervini (ibid., cc. 51r-57r); Copia di una lettera di s. Ignacio de Loyola al card. Cervini, 24 giugno 1543, dall'originale conservato daipp. gesuiti di Ancona (ibid., c. 58v); Vita di Girolamo Gigli (autogr., ibid., cc. 65r-71r); Descrizione dello Stato sanese (autogr., ibid., cc. 72r-77v), Notizie sui terremoti avvenuti in Siena nei secc. XIV e XV (ibid., cc. 79r-80r); Siena greca, o sia l'uso delle lettere greche in Siena (ibid., cc. I 07r- 118v); Dei medici e filosofi sanesi (ibid., cc. 241r-244v). Infine il ms. A.IX-52-53 è totalmente di mano del F., tranne le cc. 105-147 del vol. II: si tratta di due volumi cartacei tutti dedicati alle traduzioni di Aristofane. Sul dorso recano Aristofane, Commedie tradotte da G. Fabiani.
Fonti e Bibl.: Novelle letterarie di Firenze, XII (1751), coll. 609 s.; XV (1754), coll. 433 ss.; XX (1759), coll. 425 ss. e 439 ss.; XXVIII (1767), coll. 429 s.; Nuova Raccolta di opuscoli..., III (1757), p. 82; D. Moreni, Bibliografia storico-ragionata della Toscana, I, Firenze 1805 (anche ediz. anastatica Bologna 1974), p. 351; L. De Angelis, Biografia degli scrittori sanesi, I, Siena 1824 (anche ed. anastatica Bologna 1976), pp. 281 ss. (cfr. anche le voci G. N. Bandiera, p. 50 e F. Belloni, p. 79); E. De Tipaldo, Biogr. degli Ital. illustri, V, Venezia 1837, pp. 32 s.; Diz. biografico universale, II, Firenze 1840, p. 659; F. Inghirami, Storia della Toscana..., Fiesole 1841-1845, XIII, P. 11; XV, pp. 264 s.; G. Melzi, Diz. di opere anonime e pseudonime..., I, Milano 1848, pp. 12, 14, 288; II, ibid. 1852, pp. 181, 299, 339; R. Ucelli, Contributo alla bibliografia della Toscana, Firenze 1922, p. 170, n. 4569; M. Maylender, Storia delle accademie d'Itaha, V, Bologna s.d. [1930], pp. 64, 69; E. W. Cochrane, Tradition and enlightenment in the Tuscan academies, Chicago-Roma 1961, pp. 3, 21, 31, 42, 45, 51, 55, 71, 116, 134, 174.